Tag: basket femminile

  • Abiola Wabara mente? La verità degli ultrà

    Abiola Wabara mente? La verità degli ultrà

    Questa mattina vi abbiamo informato della lodevole iniziativa della Federbasket con la campagna “Vorrei la pelle nera” contro il razzismo a sostegno di Abiola Wabara, giocatrice di colore della Bracco Geas che in gara due di playoff dei quarti di finale di serie A-1 contro la Pool Comense è stata oggetto di ripetuti cori razzisti. Pur condannando fermamente qualsiasi episodio di razzismo riteniamo doveroso dar spazio a chi è stato “protagonista” della questione riportando la loro versione dei fatti.

    La gravità della questione e il risalto dato dagli organi di stampa ha però fatto insorgere i gruppi ultrà Eagles Cantù 1990 Curva Como 1907 che hanno affidato ad un comunicato stampa le loro verità. I tifosi intanto precisano che all’incontro in questione non erano presenti gruppi organizzati e il fatto è riscontrabile dall’assenza di striscioni sugli spalti, in secondo luogo rigettano l’accusa di razzismo in quanto a loro avviso Abiola Wabara mente “La verità è che la giocatrice, a fine partita, ha perso il controllo, ha “sbroccato”, come a volte capita a tutti i giocatori di qualsiasi colore ed è andata verso i tifosi con fare minaccioso e mostrando ripetutamente il dito medio, a quel punto probabilmente si è accorta di aver esagerato e di rischiare una squalifica (giocandosi il diritto alla terza gara, la “bella”) e si è giustificata con la provocazione dei cori razzisti che, ripetiamo, non ci sono mai stati”

    Gli ultrà chiedono adesso “a chi era presente mercoledì, e può riferire quanto realmente successo, a farsi avanti e dichiararlo apertamente mandando una mail ai quotidiani locali e nazionali o scrivendo direttamente alla Questura; il secondo, ad Abiola Wabara, che porga le sue scuse a noi, a tutto il pubblico presente, alla Società Comense e, soprattutto, che si scusi con tutti coloro che vittime di cori razzisti lo sono stati davvero. Reclama giustizia ma pratica furbizia”.

    In rete intanto impazza un video che ritrae la Wabara far il gesto dell’ombrello alla gente sugli spalti al termine di una azione bisognerebbe però capire se da quel gesto che è nata la diatriba o se il gesto ne è stata solo una conseguenza.

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  • Basket femminile: “Tutti neri” per Abiola Wabara

    Basket femminile: “Tutti neri” per Abiola Wabara

    Solo una settimana fa veniva alla luce un brutto episodio di razzismo in gara 2 di playoff dei quarti di finale di serie A-1 femminile tra Pool Comense e Bracco Geas.
    Abiola Wabara, giocatrice di colore della Bracco Geas, era stata ripetutamente, fischiata ed offesa da u piccolo gruppo di “supporters” (se così possiamo chiamarli) della Pool Comense (leggi l’articolo).

    E’ notizia dell’ultim’ora che la Federbasket ha lanciato la campagna di solidarietà “Vorrei la pelle nera” contro il razzismo.

    Il prossimo fine settimana i giocatori dei campionati di pallacanestro, a partire dalla serie A, si tingeranno la pelle di nero in favore della Wabara. La Federbasket ha esteso l’invito a colorarsi di nero anche ai tifosi.

  • Basket femminile: Insulti razzisti contro Abiola Wabara

    Basket femminile: Insulti razzisti contro Abiola Wabara

    Brutto episodio di razzismo in gara 2 di playoff dei quarti di finale di serie A-1 femminile tra Pool Comense e Bracco Geas.

    Durante la gara, vinta dalla Geas 75-65, un gruppo di sostenitori locali, hanno insultato ripetutamente Abiola Wabara. L’allenatore della Geas, Montini, ha richiamato l’attenzione di uno degli arbitri su quanto stava accadendo, ma invano.
    La Wabara, 30 anni, è anche nazionale azzurra essendo naturalizzata. Alla cestista sono saltati i nervi dopo gli insulti e alla fine del match si è avvicinata agli ultrà. Per fermarla sono dovuti intervenire il presidente Mazzoleni e il suo capitano Giulia Arturi. Nel parapiglia generale, durato peraltro alcuni minuti, Abiola è stata anche raggiunta da sputi. Figlia di una coppia nigeriana ma nata e cresciuta a Parma, Wabara ha commentato così l’episodio:

    • Gli insulti da parte dei tifosi fanno parte del gioco, dobbiamo fingere di non sentirli e andare avanti. Quando però mi sono sentita chiamare ‘scimmia’ e ‘negra di m…’ non ho potuto restare indifferente. Mi spiace per il tentativo di reazione ma queste cose non devono succedere, mai. A tutto c’è un limite, è davvero triste vedere uomini adulti che prendono di mira e insultano in particolare una donna, sfociando poi nel razzismo più bieco“.

    Amareggiato anche il Presidente della Bracco Geas, Mazzoleni:

    • In Italia purtroppo ci sono ancora persone con questa cultura, se di cultura si può parlare, che si infiltrano nello sport ma non fanno parte del nostro mondo. Dobbiamo lavorare tutti insieme per isolarli, per fare barriera. Una bellissima partita è stata rovinata da 15 persone su 800. Non deve più accadere. Per fortuna Abiola sta bene, ha già voltato pagina e oggi si è allenata senza più riparlarne“.

    Indignato per l’episodio anche Dino Meneghin, Presidente della FIP:

    • Esprimo tutta la mia solidarietà all’atleta azzurra e del Bracco Sesto S. Giovanni Abiola Wabara vittima di insulti razzisti durante la partita di playoff Pool Comense-Geas giocata ieri sera“.

    Meneghin ha anche sentito telefonicamente la giocatrice:

    • L’ho invitata a non demoralizzarsi per l’accaduto e a continuare a giocare a testa alta. Abiola è una delle nostre migliori giocatrici e solo dei mentecatti possono rovinare uno spettacolo sportivo come sono i playoff. Sicuramente non fanno parte del pubblico abituale della Pool Comense e della pallacanestro in generale. Il basket è sempre stato caratterizzato dalla multirazzialità e i giocatori stranieri e di altre etnie hanno, nel tempo, permesso al nostro sport di crescere e di affermarsi. Mi auguro che sia un caso isolato ed esprimo tutta la solidarietà mia personale e di tutta la federazione ad Abiola“.

    Una nota paradossale c’è ed è una grande macchia per quanto riguarda il movimento del nostro basket: infatti nessuna sanzione disciplinare è stata inflitta alla società di Como per quello che è successo dato che nel referto non si fa, incredibilmente si potrebbe dire, menzione del deprecabile episodio.