Tag: ayrton senna

  • Ayrton Senna il ricordo 20 anni dopo quel maledetto 1° maggio

    Ayrton Senna il ricordo 20 anni dopo quel maledetto 1° maggio

    Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota
    e corro veloce per la mia strada
    anche se non è più la stessa strada
    anche se non è più la stessa cosa .

    Così inizia la canzone che Lucio Dalla dedicò al grande campione brasiliano Ayrton Senna che nel pomeriggio del 1° maggio 1994 perse la vita in un tragico incidente alla curva Tamburello durante il Gran Premio di San Marino ad Imola.

    20 anni dopo quella tragedia il ricordo di Senna è ancora vivo, nelle menti degli appassionati di Formula Uno, ma anche di tutti gli sportivi, rimangono ancora le gesta del grande campione, ma anche del grande uomo, che seppe far emozionare ed appassionare milioni di tifosi in tutto il mondo.

    Nato a San Paolo nel 1960, Senna mette subito in luce il suo talento sui kart, a 21 anni inizia la sua carriera con le monoposto realizzando grandi prestazioni con le formule minori sino all’esordio in F1 con una Toleman nel 1984, annata nella quale il giovane asso brasiliano entusiasma tutti ottenendo un incredibile secondo posto nel Gran Premio di Monaco sotto un vero e proprio diluvio, ma la gara fu fermata mentre Senna stava rimontando su Prost togliendo al brasiliano una possibile vittoria. L’annata si chiuse con altri due piazzamenti a podio.

    Molte scuderie si lanciarono su di lui, la più abile fu la Lotus con la quale Senna corse per 3 stagioni, dimostrando il suo punto di forza, il giro veloce, con la scuderia inglese ottenne 16 pole position e 6 vittorie.

    Ayrton Senna
    Ayrton Senna

    Nel 1988 il passaggio alla McLaren dove trovò, come compagno, quello che sarebbe diventato uno dei suoi più grandi rivali, Alain Prost. L’anno per l’asso brasiliano fu trionfale e con una super vettura riuscì a surclassare il compagno di team, ottenendo così il primo titolo mondiale. Nel 1989 con un finale thrilling fu Prost a soffiare il titolo a Senna a Suzuka, l’anno dopo Ayrton “restituì il favore” all’ex compagno, passato alla Ferrari, conquistando il secondo alloro mondiale. Il terzo titolo arrivò con qualche fatica in più, contro una grande Williams nel 1991, questo sarà ‘ultimo mondiale che Senna metterà in bacheca.

    Nel 1992 e nel 1993 la Williams cominciò a dimostrarsi molto più competitiva della McLaren, nonostante tutto nel biennio Senna riesce a conquistare 8 successi, in Australia nel 1993 arriverà quella che sarà la sua ultima vittoria.

    Nel 1994 finalmente, approfittando anche del ritiro dalle corse di Alain Prost, Senna riuscì ad ottenere il sedile della tanto desiderata Williams-Renault, sogno che purtroppo durò soltanto 3 gare.

    La Williams di allora, a causa di nuovi regolamenti, aveva perso competitività, non era semplice da guidare ma nonostante questo Senna nelle prime due gare, Brasile e Pacifico, ottenne due Pole Position, vanificate poi in gara, da un testacoda ad Interlagos, sotto la pressione dell’astro nascente Michael Schumacher, e da un incidente in partenza ad Aida. Senna voleva rifarsi e l’occasione giusta era il Gran Premio di San Marino in programma il 1° maggio 1994.

    Il weekend di Imola fu però tragico, l’incidente del venerdì, senza gravi conseguenze al connazionale Barrichello, quello purtroppo mortale di Ratzenberger al sabato, tutto questo segnò pesantemente Senna che però nonostante tutto decise di correre e alla domenica si posizionò al suo posto, in Pole Position.

    Dopo una caotica partenza, con l’ingresso della Safety Car per rimuovere i detriti di un incidente tra Lehto e Lamy, la gara riprese il suo corso, Senna piazzò subito un giro veloce per allontanare Schumacher senza sapere che di lì a poco sarebbe giunta la sua fine.

    Al 7° giro, dopo aver tagliato il traguardo, Senna si preparò ad affrontare la curva Tamburello in piena velocità, il piantone dello sterzo cedette e l’impatto contro il muretto, nonostante la frenata del pilota, fu inevitabile. Nello schianto il puntone della sospensione anteriore destra s’infilò nella parte altra della visiera del pilota, causando sfondamento della regione temporale destra e provocando quelle che si rivelarono le lesioni fatali.

    Le immagini successive sono impresse nella mente di tutti, la macchina che rientra verso la pista, Senna inerte nell’abitacolo, l’intervento dei soccorsi, la pozza di sangue perso dal pilota nella via di fuga, l’elicottero che atterra per portare il brasiliano all’ospedale di Bologna. Quei lunghi momenti di gelo furono accompagnati dalla speranza del miracolo, che però non avvenne: Ayrton Senna si spense all’ospedale alle 18.40 del 1° maggio 1994 senza aver mai ripreso conoscenza.

    Tutto il mondo si unì al dolore del Brasile che con solenni funerali, pianse la perdita del suo campione.

    Vorrei concludere questo ricordo citando ancora Lucio Dalla che nella sua canzone ci dice:

    E ho deciso una notte di maggio
    in una terra di sognatori
    ho deciso che toccava forse a me
    e ho capito che Dio mi aveva dato
    il potere di far tornare indietro il mondo
    rimbalzando nella curva insieme a me
    mi ha detto “chiudi gli occhi e riposa”
    e io ho chiuso gli occhi.

     

  • Imola 1994: prima di Senna si pianse per Ratzenberger

    Imola 1994: prima di Senna si pianse per Ratzenberger

    Il Gran Premio di San Marino disputatosi ad Imola nel weekend dal 29 Aprile al 1 Maggio 1994 sarà ricordato come il più tragico nella storia della Formula Uno moderna. Domani ricorreranno infatti i 20 anni dalla scomparsa del grande campione brasiliano Ayrton Senna che al 5° giro della gara perse la vita dopo uno schianto avvenuto con la propria Williams nel muro della curva del Tamburello. Prima della gara però erano già state versate lacrime di dolore per la scomparsa, del certamente meno noto pilota austriaco Roland Ratzenberger avvenuta il giorno precedente durante le prove ufficiali.

    Ratzenberger, nato a Salisburgo il 4 luglio 1960, aveva iniziato a correre sin da giovane, disputando campionati minori in Germania ed in Gran Bretagna prima del passaggio con ottimi risultati in F3 inglese dove però, nonostante tutto non riuscì a convincere i team del Circus della Formula Uno.

    La sua grinta e la sua passione però non lo abbandonarono e dopo due anni di campionati in Giappone e diverse partecipazioni alle 24 ore di Le Mans, nel 1993 tornò in Formula 3 dove corse per 2 anni prima della tanto agognata chiamata della F1, Roland ce l’aveva fatta, nel campionato 1994 avrebbe corso con la neonata scuderia Simtek.

    Roland Ratzenberger
    Roland Ratzenberger

    La scuderia non era certo un top team, infatti nella prima gara della stagione, il Gran Premio d’Interlagos in Brasile, Ratzenberger si piazzò al 27° posto nelle prove, proprio alle spalle del compagno di squadra Brabham, non riuscendo a qualificarsi. Molto meglio andò nella gara successiva, il Gran Premio del Pacifico disputatosi sulla pista di Aida in Giappone. Ratzenberger ottenne il suo primo, e purtroppo ultimo, piazzamento in gara in F1, l’austriaco della Simtek concluse la gara con 5 giri di distacco dal vincitore ottenendo un onorevole 11° posto, una buona giornata in attesa di provare a ripetersi 2 settimane dopo nel Gran Premio di San Marino.

    Il 29 aprile 1994 si accesero i motori nell’autodromo “Enzo e Dino Ferrari” di Imola e lo spaventoso incidente capitato a Rubens Barrichello, fortunatamente uscitone senza gravi conseguenze, nelle prove del venerdì fece calare la paura sul mondo della F1.

    Sabato 30 aprile era in programma la seconda sessione di prove ufficiali, Ratzenberger aveva il 26° ed ultimo tempo valevole per la qualificazione alla gara ma avrebbe potuto non bastare, così Roland decise di rientrare in pista per limare qualche decimo di secondo sul tempo. Erano circa le 13.15, nel giro di lancio probabilmente l’austriaco passo troppo violentemente su un cordolo alle “Acque Minerali” e la sua ala anteriore subì un danno senza che il pilota potesse accorgersene. Ratzenberger infatti proseguì e partì per il suo giro cronometrato, passata la veloce curva Tamburello, Roland nella successiva curva Villenueve filò via dritto, dalle immagini della Rai si vede un pezzo di ala staccarsi negli attimi precedenti alla curva, andando ad impattare intorno ai 315 Km/h contro il muro e rimbalzando in pista con le immagini incancellabili di quel che rimane, la cellula di sopravvivenza resistette bene, della Simtek che pian piano va a fermarsi nel centro della pista alla curva della Tosa con il casco biancorosso del pilota che ciondola prima di fermarsi immobile, lasciando a tutti l’impressione di essere dinanzi al compiersi di una tragedia.

    Ratzenberger fu prontamente soccorso con tutte le procedure di emergenza possibili, ma la frattura alla base cranica non aveva lasciato speranza. L’annuncio della morte di Roland arriverà dall’ospedale poco dopo le 14.15 del 30 aprile 1994.

    Roland, il ragazzo di 33 anni, che con tanta passione, grinta, amore per lo sport e forza di volontà aveva inseguito e coronato il sogno di correre in Formula Uno, vide il destino portarglielo via troppo presto.

  • Ayrton Senna, 18 anni fa moriva il più grande pilota di tutti i tempi

    Ayrton Senna, 18 anni fa moriva il più grande pilota di tutti i tempi

    Cade oggi il 18esimo anniversario della morte di Ayrton Senna, immenso campione della Formula 1 scomparso l’1 maggio del 1994 durante il Gran Premio di San Marino e che negli anni in cui ha corso ha scritto la storia di tutto l’automobilismo sportivo.

    Quel giorno si correva a Imola, terzo appuntamento del Mondiale. Il week-end sammarinese iniziò con infausti presagi, nelle prove del venerdi Rubens Barrichello fu protagonista di un brutto incidente che per poco non diede fine alla sua carriera agonistica. Accadde lo stesso il giorno dopo a Roland Ratzenberger, sebbene con destino diverso. Il pilota austriaco perse il controllo della sua vettura, una Simtek Ford, alla curva intitolata a Gilles Villeneuve andando a schiantarsi contro il muretto e morendo sul colpo.

    Senna, in pole position dopo le qualifiche per la terza volta consecutiva su tre GP, aveva lasciato la McLaren per prendere il posto del suo nemico numero 1, il “Professore” Alain Prost alla guida della Williams Renault, campione del mondo in carica. Al settimo giro della corsa il brasiliano, messo sotto pressione da un giovanissimo Michael Schumacher che gli stava guadagnando terreno alla guida della Benetton Ford e vincitore dei primi due Gran Premi, perse il controllo della sua vettura al Tamburello a causa del cedimento del piantone dello sterzo, finendo violentemente e ad una velocità elevatissima contro le barriere di protezione.

    La gara fu subito interrotta e i soccorsi furono tanto immediati quanto inutili. Il trasporto in ospedale non servì a salvargli la vita tanto erano gravi le ferite e i traumi riportati soprattutto alla testa. Quel giorno la F1 perse uno dei protagonisti più amati nel mondo del circus capace come pochi di entusiasmare gli animi degli appassionati di questo sport.

    Ayrton Senna © Mike Hewitt/Getty Images

    Gli anni particolarmente più gloriosi sono sicuramente quelli passati con la McLaren con la quale ottenne la sua consacrazione definitiva vincendo i suoi tre titoli Mondiali nel 1988, 1990 e 1991. Gli anni nella casa di Woking furono caratterizzati anche dalla grande competizione con il suo compagno-rivale Alain Prost con il quale diede vita a duelli entusuasmanti culminati spesso con grandi imprese da parte del brasiliano. Oltre ai tre titoli iridati Ayrton Senna vanta anche un particolare record, è infatti il pilota ad aver ottenuto più pole position (67) in relazione ai Gran Premi disputati (161). Solo il sette volte campione del mondo Michael Schumacher è riuscito nell’impresa di battere questo record con 68 partenze dalla prima posizione, sebbene abbia disputato quasi il doppio dei GP con 288 gare sulle spalle, ed è terzo nella storia della F1 per numero di vittorie, 41, dietro proprio al campione tedesco, che primeggia con 91 successi, e Prost con 51.

    Senza quel maledetto 1 maggio del 1994 oggi Ayrton avrebbe 52 anni. Uomo dalle grandi doti umane non solo per il suo impegno nel sociale, di cui tutti siamo a conoscenza, ma forse in pochi ricorderanno il soccorso prestato ad un pilota che aveva subito un incidente durante le prove del Gran Premio del Belgio nel 1992 schizzando fuori dalla sua McLaren senza pensarci su due volte e al rischio che avrebbe corso con la vettura incidentata in mezzo alla pista, pilota dalla grandissima caratura e di forte personalità, anche se non particolarmente attivo con le telecamere a causa del suo carattere schivo e riservato. Non per questo non può essere considerato uno dei piloti più forti che la Formula 1 abbia  mai avuto, forse il più grande di sempre, il suo ricordo è da sempre vivo nella memoria di tutti gli appassionati di questo sport e non solo, mito della Formula 1 al quale le nuove generazioni dell’automobilismo che cominciano sin da piccoli ad avvicinarsi a questo sport si ispirano perchè Ayrton Senna non era un semplice pilota ma “il” pilota.

    VIDEO TRIBUTO AYRTON SENNA

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  • In Corea la McLaren fa 700 Gran Premi

    In Corea la McLaren fa 700 Gran Premi

    Sono trascorsi 48 anni da quando un giovane pilota neozelandese di 26 anni ebbe il coraggio e l’intuizione di fondare una squadra tutta sua con il sogno un giorno di mettersi al volante della sua creatura e di guidarla personalmente in Formula 1. Era il 1963 e Bruce McLaren, allora pilota della Cooper, fondò la Bruce McLaren Motor Racing Ltd iniziando così anche la carriera di costruttore di vetture sportive facendo esordire la sua vettura nelle serie CanAm.

    McLaren 700 GP | Facebook McLaren
    Soltanto 3 anni più tardi, nel 1966, realizzò il suo sogno facendo l’esordio in Formula 1 al volante di una vettura che portava il suo nome nel Gran Premio di Montecarlo tra le strette e insidiose curve del circuito del Principato di Monaco: per Bruce però l’esordio non fu felice perchè fu costretto al ritiro dopo appena 9 giri per una perdita d’olio sulla sua M2B. La prima soddisfazione, dopo quelle con la Cooper con la quale vinse 3 corse, però non tardò ad arrivare perchè in quello stesso anno durante il GP “di casa” in Gran Bretagna a Brands Hatch, Bruce si piazzò sesto regalando il primo punto iridato alla sua “neonata”. Per la prima vittoria dovette aspettare altri due anni, a Spa durante il GP del Belgio, per quella che poi fu soltanto la prima di una lunga serie. Purtroppo il povero Bruce non potè godersi a lungo il frutto del suo lavoro perchè due anni più tardi, nel 1970, perì in un incidente mentre stava provando la nuova M8D sul circuito di Goodwood. Da lì a poco quella vettura sarebbe diventata una delle scuderie più vincenti della Formula 1 annoverando tra le proprie fila piloti del calibro di Emerson Fittipaldi, James Hunt, Niki Lauda, Alain Prost, Ayrton Senna, Nigel Mansell (anche se per qualche GP), Mika Hakkinen, David Coulthard per arrivare fino ai più recenti Kimi Raikkonen, Lewis Hamilton e Jenson Button. In totale 174 vittorie, 146 pole position, 149 giri veloci in gara che sono valsi 12 titoli piloti, dietro solo alla Ferrari (15), e 8 titoli costruttori, terza dietro alla scuderia di Maranello (16) e Williams (9). Il primo titolo giunse nel 1974 grazie all’esperienza di Emerson Fittipaldi, già campione del mondo due anni prima con la Lotus, gli anni più belli furono quelli degli epici scontri interni tra il Professore Alain Prost e The Magic Ayrton Senna che, da compagni di squadra, fruttarono alla McLaren in sole due stagioni 25 vittorie, 28 pole position e 4 titoli Mondiali (2 piloti e 2 costruttori) monopolizzando le stagioni ’88 e ’89 nonostante gli “scontri” in pista. Da ricordare anche l’era Hakkinen, con il primo Schumacher in Ferrari come rivale, che vinse due degli ultimi titoli piloti per la scuderia di Woking prima dell’ultimo datato 2008 e che porta la firma di Lewis Hamilton, trionfo rocambolesco con sorpasso decisivo per il titolo nelle curve finali su Timo Glock sulla pista di San Paolo e vinto ai danni del padrone di casa Felipe Massa dopo che lo stesso inglese l’anno precedente, alla sua stagione d’esordio in Formula 1, gettò al vento il Mondiale perdendolo in favore di Kimi Raikkonen, nel frattempo passato in Ferrari, dilapidando un vantaggio di 16 punti con sole due gare al termine della stagione (l’assegnazione dei punteggi prevedeva ancora 10 punti al primo classificato) nei confronti del finlandese. Quella di domenica in Corea sarà la gara numero 700 per l’eterna rivale della Ferrari, la scuderia di Woking taglierà questo grande e prestigioso traguardo (seconda solo al Cavallino Rampante per numero di Gran Premi) cercando di festeggiarlo nel migliore dei modi. E come se non con una vittoria? Sarebbe però ancor più bello farlo con una doppietta Vettel e Red Bull permettendo….

  • F1, Hamilton snobba Vettel: “Io e Alonso come Senna e Prost”

    F1, Hamilton snobba Vettel: “Io e Alonso come Senna e Prost”

    Tornato dall’Australia con un ottimo e, alla vigilia, sorprendente secondo posto, Lewis Hamilton è sorridente e mostra una buona dose di tranquillità che lo ha contraddistinto anche durante tutto l’inverno nonostante i test poco prolifici con una McLaren come al solito innovativa e, all’apparenza, ancora non performante come ci si aspettava.
    Il campione del mondo 2008, intervistato dal tabloid britannico Guardian, ha detto la sua sul Mondiale appena iniziato snobbando, forse con troppa superficialità, il dominatore di Melbourne nonchè trionfatore della stagione appena conclusa con la conquista del titolo iridato Sebastian Vettel. Il pilota inglese infatti vede come suo principale antagonista il ferrarista Fernando Alonso paragonando la loro rivalità a quella che ha contraddistinto la Formula 1 nella seconda metà degli anni ’80 e i primi anni ’90 tra Ayrton Senna e Alain Prost: “Penserò sempre che la mia nemesi e il mio avversario principale sarà sempre Fernando. Lo dice la mia storia. Se dovessi scegliere quale pilota mi piacerebbe essere, direi Senna. E lui sarebbe il mio Prost“.

    Non accostamenti che sarebbero improponibili e totalmente fuori luogo (Senna e Prost vengono ancora considerati da qualsiasi esperto di F1 piloti di calibro maggiore per lo spettacolo, unico, che hanno saputo regalare ai tanti appassionati in quei magnifici anni) ma una semplice analogia per far comprendere quanto sia realmente bella la rivalità, sportivamente parlando, che corre tra l’inglese e lo spagnolo cominciata nel 2007 quando i due, anche se per un solo anno, sono stati compagni di team in McLaren ricalcando le orme del Professore e di The Magic o, se preferite, il Mago della pioggia con Alonso nelle vesti di campione già affermato (Prost) ed Hamilton che ha come unico obiettivo vincere il mondiale a spese del pilota più forte in quel momento (Senna).

    Ma nell’epoca d’oro della F1 c’era anche un altro campione che di certo non stava a guardare Senna e Prost e che ha avuto i suoi successi che risponde al nome di Nigel Mansell. Anche qui Hamilton non risparmia frecciatine al tedesco: “Vettel il nuovo Mansell? No, non lo ritengo assolutamente all’altezza di Mansell. Non è un avversario vero. Certo, dovesse continuare ad avere una macchina come quella che ha oggi, forse, ma credo che a parità di passo vedremmo delle gare davvero combattute“.

  • Ecclestone shock: “La morte di Senna un bene per la Formula 1”

    Ecclestone shock: “La morte di Senna un bene per la Formula 1”

    Bernie EcclestoneSarà l’età, sarà la troppa popolarità, saranno i soldi che danno alla testa. Il padrone della Formula 1 Bernie Ecclestone in un’intervista al quotidiano la Folha de Sao Paulo ha rilasciato delle dichiarazioni a dir poco infelici che hanno indignato addetti ai lavori e non.
    Il giornalista autore dell’intervista Fabio Seixas è rimasto incredulo quando Ecclestone ha pronunciato la seguente frase: “La morte di Senna è stata una gran tristezza, ma è stata poi un bene per la F1. Chi non aveva mai sentito parlare di F1 ha cominciato a interessarsi al nostro sport“.
    Ovviamente Ecclestone ha prontamente smentito tali dichiarazioni ma il giornalista brasiliano ha fornito i nastri registrati dell’intervista alle radio locali e, da come si è potuto ascoltatare, confermano le affermazioni di infelici del boss del Grande Circus che ricasca nuovamente nell’ennesima caduta di stile.

  • F1: I 10 migliori piloti di sempre

    F1: I 10 migliori piloti di sempre

    ayrton-sennaEurosport.com ha riportato la classifica fatta da il Times online su i 10 migliori piloti di tutti i tempi: sicuramente farà discutere il primo posto di  Jim Clark e l’assenza dalla top ten di Tazio Nuvolari. Sarà un caso ma nella top ten figurano 4 piloti anglosassoni, Stirling Moss “l’eterno secondo”  è l’unico pilota inserito a non aver mai vinto un mondiale; Senna e Clark, i primi due piloti di sempre per la gradutoria, hanno perso la vita in pista.

    10 Mika Hakkinen (28.9.1968, Finlandia)
    Grand Prix: 161
    Vittorie: 20
    Mondiali: 2 (1998, 1999)

    Il finlandese è stato il pilota che più di ogni altro ha ostacolato Michael Schumacher quando il tedesco trionfava alla guida della Ferrari. Il primo acuto della sua carriera risale al 1993: all’esordio con la McLaren, durante le qualifiche del GP di Portogallo, Hakkinen si piazzò terzo nella griglia di partenza davanti al compagno di squadra Ayrton Senna. Due anni più tardi, fu vittima di un terribile incidente in Australia che lo tenne in coma per alcuni giorni. Si riprese in fretta, e restò alla McLaren fino al termine della carriera. E’ rimasto nelgi annali della F1 lo storico sorpasso su Schumacher durante il Gran premio del Belgio del 2000: mentre il tedesco doppiava la Bar Honda di Ricardo Zonta all’esterno, Hakkinen li infilò entrambi all’interno. Un sorpasso memorabile. Puro genio.
    9. Nigel Mansell (8.8.1953, Gran Bretagna)
    Grand Prix: 187
    Vittorie: 31
    Mondiali: 1 (1992)

    La carriera del pilota inglese si divide principalmente tra Williams e Ferrari e conta solo un titolo mondiale (1992), eppure il ‘Leone’ rimarrà nel cuore di tutti gli appassionati di F1 per il coraggio e la personalità fuori dal comune, per la spregiudicatezza in pista e la voglia di non mollare mai.
    8. Fernando Alonso (29.7.1981, Spagna)
    Grand Prix:123
    Vittorie: 21
    Mondiali: 2 (2005, 2006)

    Al volante della Renault, Alonso ha dato prova di tutto il suo talento vincendo, giovanissimo, il mondiale per due volte di fila, nel 2005 e nel 2006. Gli anni alla McLaren sono stati decisamente meno fortunati; poi, lo scorso anno, il ritorno alla Renault: l’idolo di Spagna ha concluso degnamente una stagione difficile per colpa di una vettura poco competitiva. Ha prolungato il contratto con la scuderia francese fino al 2010, mettendo fine alle voci che lo volevano diretto a Maranello,eppure c’è chi ancora spera in un suo futuro alla Ferrari.

    7. Stirling Moss (17.9.1929, Gran Bretagna)
    Grands Prix: 66
    Vittorie: 16
    Mondiali: 0

    Perché inserire nei top ten un pilota che non ha mai vinto un titolo mondiale? Perché Moss era dotato di in talento innato, e l’onestà, il rispetto che provava per il grande Juan Manuel Fangio gi sono costati almeno un titolo mondiale. La sua carriera si è interrotta troppo presto, dopo un incidente a Goodwook, nel 1962. L’ ‘eterno secondo’ in F1 è rimasto nella storia dei motori per la Mille Miglia del 1955: con la Mercedes-Benz 300SLR numero 722 percorse i 1600 km in 10 ore e 8 minuti. Una impresa memorabile.

    6. Juan Manuel Fangio (24.6.1911 – 17.7.1995 , Argentina)
    Grands Prix: 51
    Vittorie: 24
    Mondiali: 5 (1951, 54, 55, 56, 57)

    Basta questo dato: Fangio ha partecipato solo a 51 Gran Premi, eppure ben 48 volte è partito in prima fila nella griglia di partenza e ha vinto quasi la metà di quelle gare. Fangio è diventato una leggenda della F1. Ha vinto il suo ultimo Mondiale a un’età (47 anni) in cui la maggior parte degli altri piloti se ne sta comodamente seduta sul divano a guardare le gare in tv.

    5. Jackie Stewart (11.6.1939, Gran Bretagna)
    Grands Prix: 99
    Vittorie: 27
    Mondiali: 3 (1969, 71, 73)

    Le vetture che si è trovato tra le mani (Matra e Tyrrel soprattutto) non erano straordinarie ma con lui alla guida sono risultate vincenti. Stewart si ritirò alla fine della stagione 1973, dopo la scomparsa del compagno di squadra e grande amico François Cevert, deceduto durante le prove dell’ultima gara di quell’anno a Watkins Glen. Verrà ricordato anche per il ruolo che ha ricoperto fuori dalle piste e per le sue battaglie a favore di standard di sicurezza più elevati nel circus della F1.

    4. Alain Prost (24.2.1955, Francia)
    Grands Prix: 199
    Vittorie: 51
    Mondiali: 4 (1985, 86, 89, 93)

    Forse non era un mostro di simpatia, ma il soprannome di ‘Professore’ non gli è stato affibiato a caso. Pignolo all’inverosimile nella messa a punto della vettura, non amava i rischi, adorava la tattica; non ricercava lo spettacolo a tutti i costi, per lui contava solo il risultato finale. La rivalità con Ayrton Senna rimarrà negli annali della F1.

    3. Michael Schumacher (3.1.1969, Germania)
    Grand Prix: 250
    Vittorie: 91
    Mondiali: 7 (1994, 95, 2000, 01, 02, 03, 04)

    Se le statistiche da sole bastassero a misurare le qualità di un pilota, Schumacher dovrebbe essere considerato il migliore dei tutti tempi. Il tedesco detiene la maggior parte dei record in F1, dal numero di Gran Premi vinti, al numero di pole position, a quello dei giri veloci.
    Conquistò il primo mondiale nel 1994 con la Benetton, un trionfo assai discusso per la collisione con Damon Hill nell’ultima gara della stagione; bissò il titolo l’anno successivo e ne vinse altri cinque alla guida della Ferrari. Semplicemente, un mito.

    2. Ayrton Senna (21.3.1960 – 1.5.1994 , Brasile)
    Grands Prix: 161
    Vittorie: 41
    Mondiali: 3 (1988, 90, 91)

    Tutto il mondo dello sport ha trattenuto il fiato in quel fatidico 1 maggio del 1994, dopo l’impatto della sua vettura contro il muro del Tamburello nel GP di San Marino. Quell’incidente ha posto fine alla carriera di uno dei più grandi sportivi di sempre. Coraggioso, abile tecnicamente, preparato dal punto di vista atletico, Senna viene considerato un precursore del pilota moderno. Purtroppo non potremo mai sapere come sarebbe andato a finire il duello con Michael Schumacher. Uno dei capitoli più affascinanti della storia della F1 è rimasto incompiuto per colpa di quell’incidente mortale.

    1. Jim Clark (4.3.1936 to 7.4.1968 – Gran Bretagna)
    Grands Prix: 72
    Vittorie: 25
    Mondiali: 2 (1963, 65)

    Non c’era nulla che Jim Clark non sapesse fare alla guida di una vettura di F1. Tutta la sua carriera è stata contrassegnata dal ‘matrimonio’ con la Lotus: un binomio che gli ha portato due titoli mondiali. Il 7 aprile 1968, durante una gara di Formula 2 in Germania, la sua vettura andò a sbattere contro gli alberi e morì all’istante. Lo scozzese se n’è andato così, ma il ricordo del suo immenso talento sopravviverà per sempre.
    fonte:eurosport.com