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  • NBA playoff 2010, Finale: Los Angeles Lakers – Boston Celtics

    Los Angeles Lakers – Boston Celtics, ci risiamo!
    E’ la 12 volta che le 2 squadre, le più titolate nel panorama NBA, si affrontano nell’ultimo atto della stagione, le Finali, che decideranno il vincitore del campionato.
    Nelle 11 occasioni precedenti i Celtics guardano i rivali di sempre dall’alto verso il basso, forti di un record di 9 finali vinte contro le sole 2 dei Lakers.
    L’ultimo confronto sul palcoscenico più ambito è della stagione 2007-2008 quando i biancoverdi (ricostruiti dal General Manager Danny Ainge con gli acquisti di Kevin Garnett dai T-wolves e di Ray Allen dai Sonics) domarono in 6 partite i rivali gialloviola, chiudendo nell’ultima gara con un clamoroso +39 che ancora nessuno ha cancellato nella mente di tifosi, dirigenza e giocatori californiani.
    Le 2 franchigie, come già detto sono le più titolate nella NBA: 17 titoli per Boston, 15 per Los Angeles. Tuttavia i Lakers hanno disputato ben 30 finali (bilancio in perfetta parità 15 vinte e 15 perse), molto meglio il record dei Celtics che in 20 apparizioni sono usciti sconfitti solo in 3 occasioni (17 vinte e 3 perse).
    Insieme quindi hanno vinto 32 titoli sui 63 campionati finora disputati dalla Lega professionistica americana di basket e il prossimo, indipendentemente da chi vincerà sarà il 33esimo su 64 campionati totali, più della metà dei titoli della NBA sono finiti in mano a queste 2 squadre, ecco perchè sicuramente questa sfida rappresenta la finale più prestigiosa e la più attesa da parte di ogni tifoso appassionato di pallacanestro.
    Rispetto alla finale del 2008 è cambiato il vantaggio del fattore campo: 2 anni fa era a favore di Boston, ora sarà a favore di Los Angeles che ha conquistato in stagione regolare 7 vittorie in più rispetto agli storici rivali di sempre.
    Una piccola curiosità per gli amanti del basket è che i Celtics potrebbero essere la prima squadra nella storia della NBA a vincere l’”Anello” dopo aver concluso la regular season con più vittorie in trasferta che sul parquet amico.
    Quest’anno in regular season il bilancio è in parità con 1 vittoria per parte (entrambe vittorie in trasferta con il minimo scarto di un punto).
    Ecco perchè sarà una sfida dall’esito incerto.

    La stagione regolare per i Boston Celtics non è stata delle migliori, avendo ottenuto solo il quarto piazzamento nella Eastern Conference, superati non solo dalle 2 superpotenze Cleveland Cavaliers e Orlando Magic, ma addirittura degli Atlanta Hawks, cosa che in molti non si sarebbero aspettati alla vigilia del campionato. Il record di 50 vittorie e 32 sconfitte è praticamente uguale a quello ottenuto da Portland Trail Blazers, San Antonio Spurs e Oklahoma City Thunder, rispettivamente squadra sesta, settima e ottava classificata per i playoff nella Western Conference (le ultime per intenderci). Proprio per questo motivo nessuno con un record abbastanza modesto quale quello dei Celtics, si sarebbe aspettato una cavalcata così convincente fino alle Finali NBA di quest’anno.
    Ma i motivi per cui i tifosi biancoverdi possono ambire a sogni di gloria sono tanti, a partire da un gruppo forte e compatto come quello della vittoria del titolo del 2008, con tanta esperienza in più sulle spalle e una ritrovata energia fisica sulla quale in pochi addetti ai lavori avrebbero scommesso. Boston basa gran parte del suo gioco offensivo sull’asse Rajon Rondo-Paul Pierce il quale resta sempre la prima soluzione offensiva della squadra. Tuttavia il giovane playmaker risulta essenziale e fondamentale per via di un’acquisita imprevedibilità che rende la franchigia del Massachusetts praticamente di difficile lettura agli occhi dei giocatori avversari: ancora i Lakers ricordano la sua strepitosa gara 6 nella finale del 2008, dove chiuse con 21 punti, 7 rimbalzi, 8 assist e 6 steals. Logicamente molto del destino dei Celtics dipenderà dalla vena realizzativa di Paul Pierce, è per questo che nei momenti di difficoltà dovranno farsi trovare pronti sia Kevin Garnett che Ray Allen: il numero 5 della squadra del “Trifoglio” è tornato ad altissimi livelli dopo che lo scorso anno l’infortunio al ginocchio ne aveva limitato il talento, importante pedina su entrambi i lati del campo sia in attacco che in difesa. Allen invece ha mantenuto la sua costanza realizzativa specialmente nel tiro da 3 punti, cosa che potrebbe rivelarsi molto utile in questo ultimo atto della stagione. Un giocatore che magari è offuscato dalla luce dai 4 grandi componenti del quintetto ma di un’efficacia e di un’importanza fondamentali è Kendrick Perkins, che quest’anno ha migliorato le proprie statistiche disputando probabilmente la sua migliore stagione da quando è entrato nella Lega. Non male non solo i primi “attori”, ma anche i comprimari dei Celtics, che sono di notevole livello. Tuttavia Rasheed Wallace non ha disputato una stagione regolare eccezionale, ma arrivato alla post season si è totalmente trasformato, risultando decisivo in molte partite, specialmente quelle disputate contro i Cavs e contro i Magic. Importante è stato il contributo dato in questa stagione da Tony Allen, molto pericoloso sia in attacco che in difesa, e l’ormai consolidato sostituto di Garnett, ovvero Glen Davis, maturato e pronto nei momenti di difficoltà ad aiutare i compagni. A metà stagione Boston si è in un qualche modo giovata dell’energia dell’ultimo arrivato Nate Robinson, che quando decide di stare con la testa sul parquet risulta essere un ottimo giocatore. Anche l’arrivo di Finley, sempre a metà stagione, ha dato una certa qualità nel tiro dalla lunga distanza (il suo palmarès parla chiaro), inconstante, ma sempre pericoloso se in giornata, uno dei giocatori più eclettici dell’intera NBA, ovvero Marquis Daniels. Per finire l’analisi sul roster dei biancoverdi non possiamo esimerci dal parlare di coach Doc Rivers, che quest’anno ha affrontato momenti di vera difficoltà ma che alla fine ne è uscito da vero vincitore. Certamente il suo curriculum non è ai livelli del suo collega rivale Phil Jackson, ma la carriera di Rivers è tutta da scrivere, mentre Jackson la sua l’ha già scritta e sta continuando a farlo, e con risultati notevoli (è l’allenatore più vincente della storia dell’NBA).

    Ben altro piazzamento per i Los Angeles Lakers, primi nella Western Conference con il record di 57 vittorie e 25 sconfitte. Pronostici rispettati per la franchigia gialloviola, favoriti per il titolo in quanto campioni in carica. Per L.A. è la terza finale NBA consecutiva, ma bisogna dire che rispetto agli anni precedenti il roster si è rafforzato particolarmente, grazie anche ad una crescita generale del quintetto stesso e della panchina losangelina. Il gioco dei ragazzi di Phil Jackson si basa essenzialmente sull’asse Kobe Bryant-Pau Gasol: il numero 24 gialloviola, dopo una regular season abbastanza costante come rendimento, sta disputando dei playoff entusiasmanti, con 15 partite su 16 al di sopra dei 30 punti! E’ sicuramente l’arma in più di 1 squadra già molto forte in tutti i settori del campo, e tutte le giocate pregevoli passano dai suoi polpastrelli, come recentemente affermato dall’ultimo sconfitto dalla banda gialloviola, Alvin Gentry, coach dei Phoenix Suns, il quale ha chiaramente mostrato nelle finali di Conference di aver adottato tutte le strategie possibili per far marcare Kobe dai suoi uomini, definito poi dallo stesso allenatore “immarcabile” alla fine della serie, nonchè il migliore giocatore dell’intera Lega. In questi playoff inoltre Bryant ha impressionato gli addetti ai lavori anche in qualità di assistman e di rimbalzista, arrivando in molte partite a sfiorare la tripla doppia. L’MVP delle Finals del 2009 è stato senza dubbio il trascinatore assoluto e arriva alla sfida contro i Celtics più carico che mai, e in mente ha il chiodo fisso della vendetta, in quanto i suoi Lakers sono stati battuti proprio da Boston nel 2008. Per quanto riguarda lo spagnolo Gasol, ha inanellato prove superlative sia in attacco che in difesa, con molte doppie doppie nella post season; a volte risulta essere immarcabile sotto canestro e i suoi semiganci sono ormai un incubo per qualsiasi difesa avversaria. Inoltre il feeling con Kobe Bryant sembra ritrovato, anche in virtù dei molti tiri presi durante questi playoff; in difesa risulta essere sempre di più una garanzia, e il notevole apporto a rimbalzo fanno di L.A. una squadra insuperabile sotto canestro, anche grazie al supporto superlativo di Lamar Odom, il sesto uomo ideale della Lega. Raramente il numero 7 ha mancato la sua consueta doppia doppia, e durante questa post season si è riscoperto anche un notevole tiratore da 3 punti. Porta molta sostanza sul parquet che lo rende indispensabile per coach Phil Jackson: memorabili ormai sono i suoi rimbalzi offensivi, che consentono ai Lakers un maggior numero di tiri tentati dalla distanza. Un’altra pedina importante nello scacchiere di Los Angeles è sicuramente Ron Artest, acquistato quest’estate dagli Houston Rockets che si sta rivelando un giocatore determinante anche in fase offensiva (suoi i 2 punti che consentono ai Lakers di battere i Suns a gara 5 a meno di 1 secondo dalla sirena finale). Inoltre la sua media punti nelle ultime gare è notevolmente cresciuta, arrivando a mettere a referto 25 punti in gara 6 sempre contro Phoenix: inutile accennare la sua solidità difensiva, molto famosa da anni, e le sue marcature a uomo estremamente soffocanti, che inducono spesso il suo avversario a cercare tiri improbabili. Altra notizia importante in casa gialloviola è il suo nuovo feeling con il suo ex-nemico Kobe Bryant, il quale gli ha dimostrato una grande fiducia al suo arrivo a Los Angeles nonostante vecchi screzi di recente data (le semifinali di Conference contro Houston, nel quale i 2 stavano quasi venendo alle mani). Infine il numero 37 gialloviola si sta dimostrando molto efficace dal tiro dall’angolo. Una gradita sorpresa per i Lakers è il sempre più fondamentale apporto in fase offensiva da parte del playmaker Derek Fisher, che quando sente odore di playoff sembra trasformarsi in meglio partita dopo partita. Dopo una regular season al di sotto delle sue capacità, e con critiche piovutegli per la sua inefficenza al tiro e come uomo assist, il numero 2 si sta prendendo una grossa rivincita contro chi lo aveva duramente criticato, e la sua esperienza (36 anni ad agosto, con 4 titoli NBA alle spalle) si sta dimostrando utilissima alla causa gialloviola. Merito indubbiamente sempre di coach Phil Jackson, che gli ha sempre dato una grande fiducia, e le statistiche, al momento, gli stanno dando ragione. Per quanto riguarda il giovane centro Andrew Bynum, le sue condizioni fisiche, in particolare il suo ginocchio, è una grossa incognita in vista della Finale NBA, e nel resto dei playoff ha avuto un minutaggio particolarmente esiguo, nonostante parti sempre nel quintetto base. Resta da verificare il suo impiego quanto sarà utile a Kobe Bryant e compagni, al momento il suo menisco non necessita di essere operato. Dalla panchina si stanno dimostrando molto efficaci Jordan Farmar e Shannon Brown, che quando vengono messi sul parquet da Jackson, svolgono il loro compito egregiamente. Il playmaker ex UCLA è fondamentale nel tiro da 3, e molte volte le sue triple spaccano in due la squadra avversaria e indirizzano la gara a favore dei gialloviola; la guardia invece cresce di partita in partita ed è impressionante la sua integrità fisica, condite da schiacciate alla LeBron James e da una esplosività fuori dal comune. La grande varietà di lunghi nel roster dei Los Angeles Lakers non permette a Luke Walton e Josh Powell di avere a disposizione molti minuti di gioco: il figlio di Bill Walton negli anni precedenti, trovando più spazio, ha dimostrato di essere un giocatore molto utile, ma con i vari acquisti nel corso degli anni della franchigia californiana, è arrivato ai margini della rotazione. Powell, con un passato anche in Italia, pure essendo molto giovane, paga il fatto che i Lakers abbiano una rotazione molto ampia appunto tra i lunghi, anche se quando è stato chiamato in causa per via degli infortuni dei suoi compagni, si è dimostrato sempre utilissimo. Infine Sasha Vujacic, lo sloveno ex Udine, che quest’anno ha trovato davvero pochissimo spazio nella rotazione di squadra, e che negli anni precedenti è stato un giocatore fondamentale quando entrava dalla panchina. In panchina Phil Jackson offre ampie garanzie sul modo di condurre sia la singola gara che un’intera serie: il suo ricco palmarès parla chiaro, è l’allenatore più vincente nella storia dell’NBA con 10 titoli in sole 12 finali disputate, avendo superato l’anno scorso nella vittoria contro gli Orlando Magic Red Auerbach, storico coach dei mitici Celtics.

    Le chiavi della serie: innanzitutto la marcatura di Artest su Pierce. Il numero 37 gialloviola era stato acquistato pochi mesi fa per l’eventuale difesa su LeBron James in una ipotetica e probabile finale tra Cavaliers e Lakers. Non ci sarà James, ma visto il Pierce delle finali 2008 servirà il miglior Ron Artest per limitarlo in ogni zona del campo. Pierce poi avrà il difficile compito di limitare Bryant, cosa quasi impossibile tra l’altro vista l’attuale forma del 24 dei “Lacustri”, e questo doppio sforzo sui 2 lati del campo (evitare Artest e marcare Bryant) potrebbe spremerlo fisicamente.
    Poi cercare di limitare Rondo. Non è esagerato affermare che da qui passa gran parte della serie. Se Artest sulla carta può benissimo marcare Pierce, non altrettanto si può dire di Fisher sul playmaker biancoverde.
    Decisivo sarà lo scontro tra Gasol e Garnett: Gasol fu molto criticato per il suo atteggiamento contro i Boston Celtics di due anni fa, definito “soft”, ovvero morbido, molle. Lo spagnolo si è rifatto un anno più tardi, limitando alla grande Dwight Howard e risultando come una delle chiavi della vittoria dell’anello. Ora ritroverà Garnett. Più probabile che non escano vincitori da questo duello, tutt’al più un annullamento reciproco. Ad ogni modo, saranno due sorvegliati speciali.
    Infine le panchine ovvero gli uomini che entreranno a partita in corso. Occhi puntati principalmente su Odom da una parte e Wallace dall’altra, ma non solo. Anche Brown può rivelarsi un’arma importante contro le guardie Celtics, mentre Robinson può essere la variabile impazzita da utilizzare in momenti di crisi per l’attacco di Boston.

    I quintetti: Lakers che scenderanno in campo con Derek Fisher e Kobe Bryant come guardie, Ron Artest e Pau Gasol come ali e Andrew Bynum come centro. Poi ci sarà anche bisogno di Farmar Walton e Brown.
    Boston con ogni probabilità schiererà Rajon Rondo e Ray Allen come guardie, Paul Pierce e Kevin Garnett come ali e Kendrick Perkins nel ruolo di centro. Dalla panchina sarà fondamentale l’apporto di Nate Robinson, la difesa di Tony Allen, i “piazzati” di Michael Finley, la freschezza fisica di Glen Davis e l’apporto fondamentale da parte di Rasheed Wallace che già contro Cleveland e Orlando ha fatto vedere qualcosa di buono contribuendo alla clamorosa eliminazione degli ex favoriti al titolo del 2010 e ai vice campioni del 2009.

    Ultima considerazione: non sarà una riedizione delle Finals del 2008.
    Sono almeno 3 i motivi che ci spingono a dire che queste Finali rischiano di essere profondamente diverse rispetto a quelle del 2008. Ecco quali sono: 1) Il fattore campo rovesciato rispetto a 2 anni fa che ora è appannaggio dei Lakers (e potrebbe essere un fattore non di poco conto).
    2) I Lakers, rispetto a due anni fa, si sono rinforzati in quello che era il loro aspetto più debole: la difesa. Questo grazie all’acquisizione di Artest e ad una maggiore consistenza difensiva di Gasol. Attenzione, però. Lo spagnolo dovrà dimostrare di non temere nè il clima in trasferta nè la marcatura di Garnett, che riuscì a limitarlo.
    I Celtics, da parte loro, hanno aggiunto un ottimo attaccante come Rasheed Wallace e hanno a propria disposizione un Rajon Rondo nettamente migliorato, e che si è innalzato insieme a Paul Pierce come il trascinatore della sua squadra. Insomma, se nel 2008 i Lakers erano una squadra prettamente offensiva e i Celtics basavano la propria forza sulla difesa, ora le due squadre appaiono più equilibrate.
    3) I giocatori di entrambe le franchigie hanno fatto dei passi in avanti enormi sotto il profilo dell’esperienza. Tutti i giocatori chiave, da Bryant a Pierce passando per Gasol, Odom, Allen e via dicendo (eccezion fatta per Rondo) hanno superato la soglia dei 30 anni. E tutti loro hanno vinto un titolo, tranne che Artest. Non è un’eresia dire che si fronteggeranno i due roster più esperti dell’intera NBA.

    Sarà una sfida da non perdere e i motivi per stare al televisore incollati per un paio d’ore ci sono tutti e speriamo di averli elencati tutti.
    La sfida prenderà il via stanotte alle 3 ora italiana. Leggermente diverso il formato rispetto a tutti gli altri turni dei playoff, infatti le Finali hanno un formato di 2-3-2 per quanto riguarda le sfide in casa e trasferta rispetto al consueto e solito 2-2-1-1-1 degli altri turni. Ecco in dettaglio tutto il programma di queste attese “Finals”:

    Gara 1 Boston Celtics @ Los Angeles Lakers giovedì 3 giugno 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)
    Gara 2 Boston Celtics @ Los Angeles Lakers domenica 6 giugno 2010 8.00 PM (02.00 in Italia)
    Gara 3 Los Angeles Lakers @ Boston Celtics martedì 8 giugno 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)
    Gara 4 Los Angeles Lakers @ Boston Celtics giovedì 10 giugno 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)
    Gara 5 * Los Angeles Lakers @ Boston Celtics domenica 13 giugno 2010 8.00 PM (02.00 in Italia)
    Gara 6 * Boston Celtics @ Los Angeles Lakers martedì 15 giugno 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)
    Gara 7 * Boston Celtics @ Los Angeles Lakers giovedì 17 giugno 2010 9.00 PM (03.00 in Italia)

    *se necessaria

    IN COLLABORAZIONE CON LUCA NACCARATO.

  • NBA: Atlanta lascia libero Woodson, Brown appeso ad un filo a Cleveland

    Il futuro degli Atlanta Hawks non sarà più legato al nome di Mike Woodson.
    Il coach, autore di una buona regular season ma che ai playoff non ha entusiasmato la dirigenza dei “Falchi” sarà lasciato libero visto che non ha ottenuto il rinnovo di contratto.
    Si chiude così un periodo comunque molto positivo per lui e per la franchigia, che 6 anni fa (quando Woodson prerse in mano le redini di Atlanta) era reduce da una stagione da 13 vittorie ed è costantemente migliorata nel corso degli anni con 3 partecipazioni ai playoff nelle ultime 3 stagioni e numero di vittorie sempre crescente, quest’anno 53.
    Sostanzialmente, gli Hawks non sono riusciti a fare progressi in questi ultimi anni nella post season, ma è una squadra che con un paio di innesti in alcuni ruoli, in particolare nel settore dei lunghi, può ancora fare bene. Anche se si dovrà valutare se Joe Johnson, il leader della squadra, vorrà proseguire a giocare in Georgia oppure cercare fortuna altrove.
    Il record con gli Hawks da parte di Mike Woodson parla di 206 vittorie e 289 sconfitte e nei playoff ha centrato per 2 anni consecutivi (gli ultimi 2) le semifinali di Conference, non riuscendo mai a vincere perdendo sempre con uno sweep (2009 4-0 dai Cavs, 2010 4-0 da parte dei Magic).

    E sempre a proposito di coach appare sempre più appeso ad un filo quello di Mike Brown che per ora è stato riconfermato alla guida dei Cleveland Cavaliers, ma che ha sopra la testa nuvoloni neri che ne segneranno i prossimi giorni.
    Queste le parole del proprietario dei Cavs, Dan Gilbert:

    Non è vero! Non abbiamo licenziato Brown. Siamo in una fase di valutazione della situazione. Sicuramente la figura dell’allenatore sarà considerata e valuteremo il da farsi, per ora Mike Brown è il nostro coach“.

    Voci dallo spogliatoio narrano che entro una settimana, massimo 10 giorni, i tifosi di Cleveland e l’NBA sapranno il futuro della franchigia. Poi ecco affrontare il tema LeBron James che l’1 di luglio sarà free-agent.
    Anche su questo argomento l’owner di Cleveland ha voluto rilasciare una dichiarazione:

    Siamo sicuri che resterà, questo è il suo ambiente e la miglior franchigia dove può giocare“.

    In effetti Cleveland si sta muovendo per trattenere il suo gioiello, cercando di accontentarlo in tutte le sue richiesta prima fra tutte quelle di un nuovo head coach (ecco perchè il futuro di Brown appare oramai segnato).
    La voce di alcuni dissidi tra lo stesso Mike Brown e LeBron James sul modo di giocare dei Cavs è alla base del futuro licenziamento, visto che Brown ha imposto a James un gioco lento e manovriero mentre il numero 23 dei Cavs avrebbe gradito un gioco più veloce e ficcante, molto più adatto alla squadra dell’Ohio e alle sue caratteristiche.
    Ecco perchè è stato contattato John Calipari, molto stimato da James e in continuo contato telefonico con la stella dei Cavs.

  • NBA playoff 2010, Finali di Conference: Orlando Magic – Boston Celtics

    Orlando Magic e Boston Celtics si ritrovano un anno dopo a scontrarsi nuovamente nella post season.
    Se nella passata stagione la sfida era valida per le Semifinali di Eastern Conference, con i Magic che a sorpresa eliminarono gli allora campioni in carica, ora la serie varrà l’accesso per la Finale NBA.
    La situazione sembra essersi capovolta con Orlando che parte in vantaggio, ma Boston ha dimostrato di poter dire la sua eliminando nella serie precedente la migliore squadra della Lega e il miglior giocatore del mondo dalla corsa al titolo ovvero i Cleveland Cavaliers e LeBron James.
    Finale NBA che le due squadre hanno raggiunto negli ultimi due anni. Vincenti i Celtics nel 2008, perdenti i Magic nel 2009.
    Boston ha tutto quello che serve per mettere in difficoltà il convulso e affascinante sistema offensivo dei Magic. Orlando ha la convinzione mentale e una freschezza fisica che alla lunga può risultare letale per i Celtics.
    Il precedente della Semifinale di Conference dello scorso va preso con le pinze del caso. Quest’anno è tutta un’altra storia. Facce nuove, facce diverse.
    In Regular Season, il parziale è favorevole ad Orlando che è stata in grado di vincere 3 partite contro una sola dei Celtics.
    Sarà una serie che vivrà di dettagli, difesa e tanta, tantissima fisicità.
    Orlando poi partirà avvantaggiata dal fatto di aver riposato avendo eliminato gli Atlanta Hawks in sole 4 gare, così come nel primo turno era capitato con Charlotte Bobcats. I Magic sono gli unici ad essere imbattuti nella post season e se ciò è avvenuto un motivo ci sarà di certo. Orlando ha potuto preparare le migliori soluzioni tattiche per affrontare l’avversario nel secondo turno, con Van Gundy che ha potuto studiare ogni singola debolezza dei Celtics per poterne trarre vantaggio.

    I Magic hanno trovato l’apporto, finalmente, di Jameer Nelson in questi playoff, e con il gioco interno di Howard restano una delle squadre più difficili da fermare: un mix di “dentro-fuori” che se attuato con perizia risulta devastante. Se si decide di dare la palla dentro il pitturato, Dwight Howard risulta letale visto il suo strapotere fisico. Se la palla viene fatta girare sugli esterni, i Magic hanno giocatori che risultano pericolosissimi nel tiro dalla lunga distanza come Vince Carter, Jameer Nelson, Rashard Lewis, J.J. Redick, Matt Barnes, Jason Williams e Mickael Pietrus. E quando queste 2 armi funzionano assieme praticamente Orlando diventa imbattibile.
    Sono 4 i giocatori da cui dipendono le fortune dei Celtics e stiamo parlando in primis di Paul Pierce, poi di Kevin Garnett, di Ray Allen, e di Rajon Rondo che citiamo per ultimo ma sembra essere il vero ago della bilancia dei biancoverdi come dimostrato nel confronto contro i Cavs di James soprattutto nella spettacolare gara 4 in cui ha messo a referto una stratosferica tripla doppia da 29 punti, 18 rimbalzi e 13 assist.

    I Magic dovrebbero scendere in campo con questo quintetto: Jameer Nelson e Vince Carter come guardie, Rashard Lewis e Matt Barnes come ali e Dwight Howard come centro. Dalla panchina potrebbero risultare decisivi il francese Mickael Pietrus (gran difensore e buon attaccante) Marcin Gortat come cambio di Howard, J.J. Redick tiratore terrificante e Jason Williams a portare tanta esperienza quando conta. Ricordiamo che la panchina dei Magic è stata la migliore nella regular season assieme a quella dei Cavs.
    Boston con ogni probabilità schiererà Rajon Rondo e Ray Allen come guardie, Paul Pierce e Kevin Garnett come ali e Kendrick Perkins nel ruolo di centro. Dalla panchina sarà fondamentale l’apporto di Nate Robinson, la difesa di Tony Allen, i “piazzati” di Michael Finley, la freschezza fisica di Glen Davis e il presumibile riscatto dopo una stagione veramente deludente da parte di Rasheed Wallace che già contro Cleveland ha fatto vedere qualcosa di buono contribuendo alla clamorosa eliminazione degli ex favoriti al titolo del 2010.

    Chiavi della serie saranno, banalmente, i puri scontri tra gli interpreti dei vari ruoli: Barnes e Pietrus (a turno) dovranno limitare il capitano biancoverde Paul Pierce, Lewis dovrà fare i salti mortali per rendere innocuo Garnett e garantire comunque il suo contributo in attacco, Carter risulterà decisivo se Ray Allen lo dovrà inseguire per tutto il parquet, Nelson avrà l’arduo compito di bloccare la mente dei Celtics ovvero Rajon Rondo (e qui si potrebbe spostare l’equilibrio della serie) e infine il centro di Boston, Perkins, dovrà cercare di fare bella figura contro Howard, cosa un pò improbabile a dire la verità.
    Tutto molto semplice, ma da questi duelli dipenderà l’esito del risultato!

    Si parte oggi alle 21.30 ora italiana. Questo il programma completo:
    Gara 1: Boston Celtics @ Orlando Magic domenica 16 maggio 3.30 pm (21.30 italiane)
    Gara 2: Boston Celtics @ Orlando Magic martedì 18 maggio 8.30 pm (02.30)
    Gara 3: Orlando Magic @ Boston Celtics sabato 22 maggio 8.30 pm (02.30)
    Gara 4: Orlando Magic @ Boston Celtics lunedì 24 maggio 8.30 pm (02.30)
    Se necessarie:
    Gara 5: @ Orlando mercoledì 26 maggio
    Gara 6: @ Boston venerdì 28 maggio
    Gara 7: @ Orlando domenica 30 maggio

  • NBA: Joe Johnson in trattativa con Miami, idea Tony Parker per i Knicks

    Stando alle ultime voci di mercato, la stella degli Atlanta Hawks, la guardia tiratrice Joe Johnson, sarebbe finita nel mirino dei Miami Heat.
    Dopo l’imbarazzante serie di playoffs contro Orlando, il numero 2 degli Hawks ha dichiarato che, da free agent qual’è, prenderà in considerazione tutte le opzioni possibili durante l’estate, compresa la possibilità di giocare a fianco di Dwyane Wade.

    Dopo Gara 3 contro i Magic si era discusso del suo valore effettivo; JJ è sicuramente un giocatore di prima fascia ma dopo le prestazioni contro i Magic, il suo contratto potrebbe essere ritoccato.
    Di oggi il rumor che dalla Florida è arrivata la notizia di un forte interessamento della compagine di Pat Riley: l’ex coach dei Lakers ha come priorità massima quella di riconfermare la sua stella Wade e come seconda quella di trovargli un alfiere di rilievo.
    Il “Miami Herald” riporta anche le parole del diretto interessato che non disdegna la meta:

    Sarebbe una grande opzione e un’ottima situazione per me!“.

    Riley ha detto che prima del primo di luglio non avrà l’occasione di parlare con le parti interessate, ma che farà di tutto per poter ri-portare Miami ad alti livelli. Da non dimenticare che lo stesso Riley sta pensando di tornare personalmente ad allenare gli Heat.

    Johnson ha affermato di non avere problemi ad accettare il ruolo di spalla all’uomo franchigia, descrivendo quindi la situazione salariale di Miami come molto interessante.
    In effetti non sono molte le squadre nelle condizioni degli Heat: se rifirmeranno Wade, avranno comunque altri 25 milioni liberi nel salary cap per portare in Florida almeno due free agents di livello.

    La priorità del presidente, dopo aver rifirmato Wade, è ovviamente quella di sondare il terreno per arrivare addirittura a LeBron James, ma la lista dei desideri non finisce qui: in mente ci sono Chris Bosh, Amar’e’ Stoudemire, Carlos Boozer oltre al sopracitato Johnson, tutti questi sono in pole position. E’ molto probabile che Wade incontrerà James, Bosh e Johnson per capire dove giocheranno la prossima stagione e progettare il proprio futuro. Saranno tutti tasselli quasi ad incastro!

    Dal canto loro, gli Hawks necessitano di un innesto importante per fare il salto di qualità, ma la firma di un free agent di livello passa chiaramente dalla conferma di Joe Johnson, senza di lui cadrebbe ogni tipo di interesse verso la franchigia di Atlanta da parte dei giocatori che si svincoleranno da giugno.

    Un’altra intrigante possibile destinazione per Johnson, anche se meno chiacchierata, potrebbe essere Phoenix: ritornerebbe a giocare con sui ex compagni Nash e Stoudemire in una squadra potenzialmente da titolo.

    Tra Tony Parker (playmaker di 27 anni, 28 da compiere il 17 maggio) e i San Antonio Spurs c’è aria di divorzio e i New York Knicks sono pronti ad approfittarne!
    Il “New York Daily News” trascrive l’interessamento della compagine di Donnie Walsh verso il francese, forte del fatto che anche la moglie di Parker, Eva Longoria, famosa attrice, gradirebbe un trasferimento nella “Grande Mela” per dare ancora più luce alla sua carriera cinematografica.
    Inoltre dal Texas arrivano sempre più voci che Gregg Popovich, capo allenatore degli “Speroni” abbia ormai lasciato il francese per abbracciare il nuovo fenomeno di squadra George Hill mentre Nicolas Batum, ala dei Portland Trail Blazers e compagno di Nazionale di Tony, ha rilasciato un’intervista dove dichiara che Parker non lascerà mai San Antonio.
    Dove sta la verità? le prossime settimane saranno cruciali per capirlo…

  • NBA playoff 2010, semifinali di Conference: Avanzano Lakers e Magic

    Ancora un altro “sweep” per gli Orlando Magic, unica squadra imbattuta in questi playoff.
    Atlanta deve cedere il passo nei confronti di una squadra in cui tutto gira a meraviglia.
    Hawks dominati come al solito con il tiro da 3 punti e gara mai in discussione, condotta dall’inizio fino alla fine.
    4 triple a testa per Lewis (17 punti, 6 rimbalzi, 5 assist), Carter (22 punti), e Pietrus (12 punti) con quest’ultimo che nell’intera serie ha infilato 11 tiri dalla lunga distanza. Per gli Hawks è una brutta eliminazione, la fatica prodotta nella serie contro Milwaukee ha inciso in modo determinante. Altra pessima serata al tiro (40%) con un Joe Johnson molto deludente che chiude gara 4 con 5/15 dal campo e la serie con 17/57. Dall’altra parte, Dwight Howard (13 punti, 8 rimbalzi e 4 stoppate) ha sbagliato solo 5 tiri (27/32) nella serie. Bene anche Nelson con 16 punti e 9 assist.

    Dopo l’enorme fatica nel turno precedente contro i Thunder di Kevin Durant in cui si è rischiata fortemente gara 7, i Lakers spazzano via con un “cappotto” i Jazz.
    Nel primo quarto la partita si mantiene su un sottile equilibrio, prontamente spezzato da 2 schiacciate di Shannon Brown a cavallo tra fine primo e inizio secondo periodo. Il +9 Lakers si trasforma in un clamoroso +22 con un Gasol dominante su tutti e 2 i lati del campo che trascina i suoi sul 57-35. Utah non molla e grazie all’inventiva di Williams ritorna sul -5 con la giocata di Boozer nella seconda metà del terzo quarto. Ma è solo un’illusione visto che 2 canestri di Bryant e la tripla di Odom riportano i Lakers sulla doppia cifra di vantaggio. All’inizio del quarto parziale l’esperienza di Fisher porta alla causa 6 punti con una tripla e tre liberi consecutivi. Utah risponde con il solito e mai arrendevole Williams ma le triple di Brown ed il dominatore Gasol di questa gara 4 chiudono l’incontro.
    Lo spagnolo chiude con 33 punti e 14 rimbalzi, Bryant ne segna 32, bene Brown dalla panchina (12 punti) e l’impatto di Odom sulla gara (10 punti). Fondamentale anche l’esperienza di Fisher nei momenti delicati.
    Per i Jazz 21 punti a testa per Williams (ma 0/7 da 3) e Millsap, Miles ne aggiunge 15 e Boozer va in doppia doppia con 10 punti e 14 rimbalzi, ma contro questi Lakers non basta. Onore ad Oklahoma City che nel turno precedente aveva fatto sembrare i campioni un pò bolliti: invece L.A. ha dimostrato il contrario, a dimostrazione che i Thunder se avessero preso qualche altra squadra nel primo turno sarebbero passati perchè è una franchigia in rapida crescita ed una delle più forti della Lega.
    Ad Attendere i gialoviola ora ci sono i Suns per una serie che si presenta veramente interessante.

    Risultati NBA del 10 maggio 2010

    Atlanta Hawks – Orlando Magic 84-98
    –> Atl: Crawford 18, Josh Smith 16, Johnson 14 – Orl: Carter 22, Lewis 17, Nelson 16
    Utah Jazz – Los Angeles Lakers 96-111
    –> Uta: Williams 21, Millsap 21, Miles 15 – Lak: Gasol 33, Bryant 32, Brown 12

    LE SERIE DELLE SEMIFINALI DI CONFERENCE:

    Cavs-Celtics 2-2
    Magic-Hawks 4-0 (Magic alla Finale di Conference)
    Lakers-Jazz 4-0 (Lakers alla Finale di Conference)
    Suns-Spurs 4-0 (Suns alla Finale di Conference)

  • NBA playoff 2010, semifinali di Conference: Lakers e Magic vanno sul 3-0

    Partita senza storia ad Atlanta dove i Magic spazzano via gli Hawks per la terza gara di fila.
    30 punti il divario, dovuto alle basse percentuali di Atlanta dal campo (35% da 2, 26% dalla lunga distanza) e dal dominio a rimbalzo degli avversari (51-34).
    Top scorer è Rashard Lewis con 22 punti, mentre Howard ne piazza 21 con 16 rimbalzi. Nelson si ferma a quota 14.
    Per gli Hawks gli unici a non arrendersi sono Crawford (22 punti) e Josh Smith (15+11 rimbalzi).
    Gara 4 in programma il 10 maggio potrebbe sancire la matematica qualificazione per la Finale di Conference da parte dei Magic.

    A Salt Lake City gara tiratissima dove i Lakers ancora una volta riescono a spuntarla nel finale. Utah parte forte e nei primi 2 quarti riesce ad allungare facilmente ma i gialloviola sebbene in difficoltà riescono a stare a galla. Il ritorno di Kirilenko permette ai Jazz di riuscire a contrastare meglio gli avversari sui rimbalzi (che alla fine saranno 42-39 per Los Angeles ma senza netto dominio come nelle precedenti 2 gare della serie). La svolta arriva a 8 minuti dala fine del terzo quarto quando un tiro da 3 di Bryant porta L.A per la prima volta in vantaggio sul 60-59. Da quel momento la partita viene giocata punto a punto fino al convulso finale: sul 103-102 per i Laker una tripla di Korver ad 1 minuto dalla fine sembra poter dare l’inerzia dell’incontro ai Jazz che però subiscono la tripla di Bryant per il pareggio a quota 106 a 47 secondi dalla fine. Williams riporta avanti i padroni di casa sul 108-106 ma ancora una tripla di Fisher manda avanti i gialloviola 109-108. Si arriva così agli ultimi 6 secondi sul 111-110 per gli ospiti che hanno il pallone in mano sulla rimessa che può chiudere i conti. Bryant però consegna il possesso ai Jazz sbagliando la rimessa che è preda di Korver. Dell’ultimo tiro si incarica Williams ma senza fortuna tocca il ferro, il rimbalzo è per Matthews che corregge ma quando tutto sembra andare per il verso giusto incredibilmente la palla esce e i Lakers portano a casa il punto del 3-0. Ottimo Bryant con 35 punti, ben assisstito da artest e Fisher (20 punti). Gasol solito dominatore sotto i tabelloni (14 punti e 17 rimbalzi, quasi la metà di L.A.).
    A Utah non sono bastati un grande Williams (28 punti) e un ottimo Korver (23) con Boozer che ha aggiunto 14 punti e 14 rimbalzi.
    Gara 4 in programma lunedì ma ormai la Finale di Conference aspetta solo l’ufficialità perchè sarà tra Lakers e Suns.

    Risultati NBA dell’8 maggio 2010

    Atlanta Hawks – Orlando Magic 75-105
    –> Atl: Crawford 22, Josh Smith 15, Horford 11 – Orl: Lewis 22, Howard 21, Nelson 14
    Utah Jazz – Los Angeles Lakers 110-111
    –> Uta: Williams 28, Korver 23, Boozer 14 – Lak: Bryant 35, Artest 20, Fisher 20

    LE SERIE DELLE SEMIFINALI DI CONFERENCE:

    Cavs-Celtics 2-1
    Magic-Hawks 2-0
    Lakers-Jazz 2-0
    Suns-Spurs 3-0

  • NBA: Ecco il miglior quintetto della stagione

    Sono stati resi noti i migliori quintetti NBA.
    Sostanzialmente non ci sono sorprese, con i migliori giocatori attualmente nella Lega a ricoprire i rispettivi ruoli.

    Come guardie sono stati selezionati Kobe Bryant dei Los Angeles Lakers e Dwyane Wade dei Miami Heat, come ali Kevin Durant degli Oklahoma City Thunder e LeBron James dei Cleveland Cavaliers e come centro Dwight Howard degli Orlando Magic.

    James è alla terza stagione consecutiva nella prima migliore squadra ed ha anche superato Larry Bird come migliore ala piccola in assist messi a referto in una singola stagione con la media di 8.6 in questa annata. Il numero 23 è anche stato nominato Giocatore della Eastern Conference per quattro volte questa stagione (e per di più consecutive tra novembre e febbraio) vincendo il secondo MVP di seguito.
    Howard, anche lui selezionato per la terza volta consecutiva è il primo a guidare il campionato sia in rimbalzi che in stoppate ed ha realizzato in questa stagione la bellezza di 64 doppie doppie di cui tre con 20punti e 20rimbalzi. Lui e James hanno ottenuto l’unanimità dei voti per il primo quintetto con 122 voti su 122.
    Bryant invece, selezionato per la quinta volta consecutiva, ne ha collezionate otto in carriera. Arrivato quarto in campionato per punti segnati (27 di media) con 5.4 rimbalzi e 5 assist è inoltre il secondo giocatore attivo insieme a Shaquille O’Neal con più presenze nel primo quintetto dietro solo a Duncan che ne ha collezionate nove.
    Durant, vera sorpresa stagionale, è invece al suo primo miglior quintetto dopo essere stato il giocatore più giovane a vincere la classifica dei marcatori con 30.1 punti di media per partita. Durant è stato anche giocatore del mese ad aprile dopo aver fatto almeno 30 punti in sette partite consecutive. Stagione straordinaria per il talento dei Thunder che ha bruciato tutte le tappe diventando in sole 3 stagioni una delle stelle più luminose del palcoscenico della NBA secondo solo all’irraggiungibile James.
    Al suo secondo miglior quintetto di fila, invece, Wade che assieme al solito LeBron James è l’unico dei vincitori del miglior quintetto NBA a comparire nella top 10 per punti, assist e rimbalzi con le medie di 26.5 punti, 6.5 assist e 4.8 rimbalzi a partita.

    Nel secondo miglior quintetto invece troviamo 2 giocatori di Phoenix (Stoudemire e Nash, segno di quanto abbia operrato bene il G.M. Steve Kerr nella costruzione della squadra che è tornata agli antichi splendori), poi una superstar come Melo Anthony e 2 grandissimi atleti come Deron Williams e Dirk Nowitzki.

    Di seguito riportiamo i 3 migliori quintetti con i voti ottenuti in totale tra parentesi:

    Primo quintetto All-NBA: LeBron James, Cleveland Cavaliers (610 punti); Kevin Durant, Oklahoma City Thunder (579 punti); Dwight Howard, Orlando Magic (610 punti); Kobe Bryant, Los Angeles Lakers (604 punti); Dwyane Wade, Miami Heat (520 punti)

    – Secondo quintetto All-NBA: Carmelo Anthony, Denver Nuggets (321 punti); Dirk Nowitzki, Dallas Mavericks (356 punti); Amar’è Stoudemire, Phoenix Suns (239 punti); Steve Nash, Phoenix Suns (366 punti); Deron Williams, Utah Jazz (343 punti)

    – Terzo quintetto All-NBA: Tim Duncan, San Antonio Spurs (125 punti); Pau Gasol, Los Angeles Lakers (94 punti); Andrew Bogut, Milwaukee Bucks (149 punti); Joe Johnson, Atlanta Hawks (118 punti); Brandon Roy, Portland Trail Blazers (87 punti)

  • NBA playoff 2010, semifinali di Conference: Orlando non si ferma, battuti ancora una volta gli Hawks

    Orlando continua nella sua marcia inarrestabile e colleziona la sesta vittoria di fila nella post season senza aver mai perso, unica squadra ad essere imbattuta.
    Gara che ha visto 2 protagonisti principali, ovvero Dwight Howard e Vince Carter: il centro guida la sua squadra nel primo quarto con 18 punti e 5 rimbalzi, la guardia nel quarto periodo si scatena e chiude il conto a favore dei neroazzurri.
    Alla fine i punti per Howard saranno 29 con 17 rimbalzi, per Carter invece 24. Determinanti come sempre Jameer Nelson e Rashard Lewis con 20 punti per entrambi. Pietrus porta il suo solito contributo sia in attacco con 13 punti a referto, che in difesa.
    Gli Hawks hanno cercato di restare sempre in partita e ci sono riusciti fino a quando Orlando ha deciso che era il momento di chiudere il match. Passi avanti incoraggianti dopo la terrificante gara 1 dove Atlanta è stata sommersa sotto 43 punti di scarto, la peggiore sconfitta per la franchigia della Georgia nella storia dei playoff. Horford è parso più vivo e pronto ad affrontare il dirimpettaio Howard, visto che dopo la bruttissima partita precedente si è riscattato con una doppia doppia da 24 punti e 10 rimbalzi. Bene anche Crawford dalla panchina autore di 23 punti. Josh Smith ha segnato 18 punti e Johnson 19, ma è mancato l’apporto della panchina che ad esclusione di Crawford ha avuto solo 2 punti di Collins. Troppo poco per riuscire ad impensierire Orlando. Serie che per le prossime 2 partite si sposta in Georgia, con i “Falchi” che sono costretti a riaprire la serie.

    Orlando Magic – Atlanta Hawks 112-98
    –> Orl: Howard 29, Carter 24, Lewis 20, Nelson 20 – Atl: Horford 24, Crawford 23, Johnson 19

  • NBA: Atlanta vuole John Salmons

    John Salmons, guardia dei Milwaukee Bucks, è sotto stretta osservazione da parte degli Atlanta Hawks.
    Salmons, ha disputato una stagione eccellente, prima a Chicago, e poi a Milwaukee dopo il trasferimento avvenuto a febbraio, dove con i Bucks ha alzato vertiginosamente il suo livello di gioco trascinando i rossoverdi ai playoff e diventando un cardine della squadra.
    Salmons, che ha 30 anni ma ancora qualche ottimo anno di carriera davanti a sè, è legato alla compagine del Wisconsin anche per la prossima stagione dove andrà a percepire 5.8 milioni di dollari ma ha la facoltà per via di una clausola di chiedere di uscire dall’attuale contratto già in questa Estate.
    Gli Hawks vorrebbero tutelarsi qualora Joe Johnson, free agent tra pochi mesi, dovesse decidere di abbandonare la nave e firmare per qualche altra squadra. Anche se le dichiarazioni del numero 2 di Atlanta hanno rassicurato i tifosi:

    Perchè dovrei andarmene? Sono arrivato quando la squadra era una delle peggiori della Lega e ho contribuito a portarla tra le più forti. Ci manca poco per competere per il titolo, e non ho voglia di andare in qualche altra squadra a ricostruirla e portarla ai vertici come ho già fatto in questi anni con gli Hawks. Se aggiungeremo qualche altro buon giocatore saremo molto competitivi e potremo scrivere assieme la storia di Atlanta

    Queste le parole pronunciate poco tempo fa dalla talentuosa guardia tiratrice.
    Certamente l’aggiunta di Salmons potrebbe essere clamorosa visto anche il basso ingaggio percepito dal giocatore di Milwaukee. Se poi gli Hawks riuscissero a prendere qualcuno sotto canestro come cambio per Horford e Josh smith, allora veramente la squadra della Georgia diventerebbe non solo una delle più forti nella Eastern Conference, ma di tutta la Lega. Anche perchè il vero problema degli Hawks sono i cambi per i lunghi che non sono, purtroppo, di livello per competere con i team più forti.
    Aggiungendo Salmons e un lungo di ottimo livello la franchigia diventerebbe pericolosissima per chiunque, dato che il talento non manca di certo scorrendo il roster: atleti come Mike Bibby, Joe Johnson, Marvin Williams, Josh Smith, Al Horford, Jamal Crawford non hanno certo bisogno di presentazioni.

  • NBA: I migliori quintetti difensivi. Manca Ron Artest

    Sono stati resi noti i 2 migliori quintetti difensivi della regular season 2009-2010.

    All’ufficialità dei risultati ci sono state molte polemiche per via dell’esclusione di qualche giocatore che sicuramente avrebbe dovuto aver maggiore considerazione.

    Il migliore quintetto difensivo dell’anno ha la presenza del miglior difensore della stagione ovvero il centro degli Orlando Magic Dwight Howard. Come Ali sono stati selezionati LeBron James dei Claveland Cavaliers e Gerald Wallace dei Charlotte Bobcats. Guardie invece sono Rajon Rondo dei Boston Celtics e Kobe Bryant dei Los Angeles Lakers.

    Il secondo quintetto difensivo invece vede la presenza di Tim Duncan dei San Antonio Spurs come centro, di Josh Smith degli Atlanta Hawks e Anderson Varejao dei Cleveland Cavaliers come ali, e di Dwyane Wade dei Miami Heat e Thabo Sefolosha degli Oklahoma City Thunder come guardie.

    Stupisce che non sia stato inserito in nessuno dei 2 quintetti uno dei migliori difensori dell’NBA, ovvero Ron Artest dei Lakers, cifre alla mano che dicono e confermano che è il difensore che concede la minor media punti per tiro al suo diretto avversario. E anche vedendolo in azione nelle immagini di regular season non ci sarebbero dubbi nel dire che è il prototipo di difensore modello!
    Stupisce l’inserimento di Wade che proprio difensore non è, così come le altre 2 super stelle James e Bryant, che alzano il loro livello di difesa solo nei playoff. Rondo probabilmente è stato premiato perchè è il miglior ruba palloni della Lega ma deve crescere ancora molto come applicazione difensiva. Sefolosha sarebbe il secondo migliore difensore dopo Artest ma non è riuscito a prendere posto nel primo quintetto, così come Josh Smith che fa della difesa il suo vero marchio di fabbrica, uno dei pochi assieme ad Artest capace di arginare lo strapotere di LeBron James. Escluso un’altro specialista come Shane Battier degli Houston Rockets. Insomma le polemiche non sono mancate!