Tag: arrigo sacchi

  • Bologna, il nuovo corso con Zanetti, Baraldi e Sacchi

    Bologna, il nuovo corso con Zanetti, Baraldi e Sacchi

    Il Bologna è finalmente nelle mani di Massimo Zanetti, l’imprenditore del caffè dopo una estenuante trattativa è riuscito a trovare l’accordo con i Menarini-Porcedda prospettando un nuovo futuro per i rossoblu di Malesani. Già domani nel corso del cda verrà ratificato il cambio di proprietà e la nuova cordata si impegnerà ad effettuare l’aumento di capitale necessario a colmare i debiti e pagare gli stipendi facendo ritirare la messa in mora da parte dei giocatori.

    Ma non è solo economica la rivoluzione proposta da Zanetti pare infatti che siano intensi i colloqui con Luca Baraldi e Arrigo Sacchi per la gestione societaria da un punto di vista tecnico. Pare infatti che nel corso del cda lo stesso Zanetti voglia proporre Baraldi come ad e Sacchi come responsabile della gestione sportiva.

  • Under 21: Ferrara, primo giorno da C.T., “non me l’aspettavo”.

    Under 21: Ferrara, primo giorno da C.T., “non me l’aspettavo”.

    Presentazione oggi, in Federcalcio, del nuovo Commissario tecnico dell’ under 21, Ciro Ferrara. L’ ex allenatore della Juventus si è dichiarato molto sorpreso della chiamata da parte della federazione ed al tempo stesso, ritiene di essere molto fiducioso per il nuovo cammino che lo attende nei prossimi anni, in cui dovrà assolutamente far tornare l’ Under 21, ai fasti di un tempo.

    Contratto fino al 2013, per il napoletano che ha voluto precisare di non essere né un “lippiano” che un “sacchiano”, ma di essere sicuro che la scelta sia caduta su di lui per le sue qualità tecniche che umane. Comunque Ferrara, per quanto riguarda il capitolo “oriundi” sembra essere sulla stessa falsa riga di Cesare Prandelli, C.T. della nazionale maggiore, confermando che le porte della Under saranno aperte.

    Sicuramente il compito di Ferrara non sarà certo semplice, la materia prima per poter costruire un nuovo ciclo vincente sembra esserci, ma sicuramente i club di serie A e serie B dovranno dare una mano al Tecnico per poter portare in nazionale, giocatori già rodati e con esperienza internazionale, visto che proprio questo, è stato il motivo della disfatta della gestione Casiraghi.

  • Under 21: in 4 per il dopo Casiraghi, ma Sacchi vuole Maldini

    Under 21: in 4 per il dopo Casiraghi, ma Sacchi vuole Maldini

    A pochi mesi della deludente spedizione in Sudafrica l’Italia vive ancora una clamorosa e mortificante debacle con l’Under 21 sconfitta mestamente in Bielorussia con un netto tre a zero dicendo addio anzi tempo all’Europeo e alle Olimpiadi del 2012.

    Gli azzurrini, nonostante i tanti talenti in rosa, hanno dimostrato una scarsa confidenza con partite di una certa importanza evidenziando limiti caratteriali e di tenuta che con ogni probabilità costeranno la panchina a Pierluigi Casiraghi.

    L’ex attaccante di Juventus e Lazio paga forse più dei suoi demeriti quei sciagurati minuti iniziali, ma il nuovo staff tecnico-dirigenziale vorrà adesso dare una sterzata ripartendo con un nuovo progetto e un nuovo modo di sincronizzare le giovani nazionali azzurre.

    Tra i papabili ci sono Zoratto e Zola, uomini che rappresenterebbero la continuità grazie alle loro esperienze in azzurro, alla guida dell’Under 19 il primo e come vice di Casiraghi il secondo. Costacurta e Bergomi gli altri papabili, ma una indiscrezione raccoltà da Alfredo Pedullà vorrebbe Arrigo Sacchi pronto a convincere Paolo Maldini a guidare gli azzurrini dando lustro ed esperienza al nuovo corso azzurro.

  • Mourinho: “Ibra deve imparare ad accettare le critiche”

    Mourinho: “Ibra deve imparare ad accettare le critiche”

    L’attuale allenatore del Real Madrid Josè Mourinho, esprime il suo parere riguardo alla lite in diretta tv fra Arrigo Sacchi e Zlatan Ibrahimovic: “Io non sono l’uomo giusto per criticare. Giocatori e allenatori devono accettare le critiche e dire quando non sono giuste, ma con educazione. Ma mi capita dopo una partita di avere l’adrenalina negli occhi. Per questo io sono uno che non critica. Sacchi comunque per quello che ha fatto ha l’autorità per dire la sua opinione“.

    Sulla sua esperienza Madrid aggiunge: “Sono l’allenatore del Real Madrid, è un lavoro che mi piace, che mi appassiona, a cui dedico ogni energia e spero di poter restare su questa panchina per altri quattro anni, fino alla scadenza del mio contratto“.

    Termina parlando della sua possibità offertagli dal Portogallo di allenare la nazionale lusitana: “Non sono stato capace di dire no, però la decisione spetta al Real Madrid“. Ma vista la contrarietà del presidente Florentino Perez sembra già scontato il suo rifiuto.

  • Mourinho abilita Sacchi: “ha le carte in regola per criticare”

    Il battibecco tra Ibrahimovic e Sacchi ha superato i confini italici per esser diffuso in tutta Europa tanto da arrivare a Madrid dove Josè Mourinho, un non particolarmente incline alle critiche, si erge a difensore dell’ex tecnico milanista:

    “Io non sono l’uomo giusto per criticare. Però giocatori e allenatori devono accettare le critiche. Anche esprimendo il proprio disaccordo, ma sempre con educazione”.

    Il portoghese conclude la difesa dell’ex collega:“Sacchi per quello che ha fatto ha l’autorità per esprimere la sua opinione”.

  • Che fine ha fatto lo stile Milan? Guardate Ibra cosa dice a Sacchi.

    Ieri durante il post-partita di Mediaset Premiun, è stato intervistato Zlatan Ibrahimovic, protagonista di una doppietta contro l’Auxerre. Purtroppo al momento dell’intervista, lo svedese, non è stato molto elegante, come invece lo è spesso sul campo, quando sforna assist e goal incredibili. La vittima è stata Arrigo Sacchi, che commentando un suo goal ha detto che “Se Ibra non avesse avuto il 47 di piede, non l’avrebbe fatto”.

    l genio svedese ha risposta alle sue parole ha detto:”Sacchi sembra geloso, sta parlando troppo. Deve parlare meno in televisione e sui giornali. Se lui vuole qualcosa deve venire da me a parlare. Non solo stasera, ha anche parlato prima quando ero al Barcellona, non solo adesso”. Aggiunge Sacchi:”io credo di poter esprimere la mia opinione con educazione e correttezza senza offendere le persone, e credo di non averti mai offeso”. Poi replica Ibra:”Se hai qualcosa contro di me non guardarmi, non mi devi spiegare niente.”Chiude Sacchi: »Impara l’educazione»

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  • La rivoluzione italiana:Abete…ma lascia stare!!!

    Giancarlo Abete, romano annata 1950. Svolge in ordine cronologico le mansioni di imprenditore, politico e dirigente sportivo. Democristiano per devozione, copre tre legislature in qualità di deputato. I riflettori della notorietà si accendono quando prende parte alla vittoriosa spedizione azzurra del 2006 nelle vesti di capo-delegazione. Sull’onda della popolarità viene eletto presidente della FIGC. Mission: “moralizzare il calcio italiano, utilizzando i successi della Coppa del Mondo e delle competizioni per club come stimolo ed esempio”. Ovvero: ricordati chi siamo e facci rimanere così. Ergo, non toccare niente!

    E per tutta risposta Abete chiosò, con fare da protagonista,“dis-obbedisco”. Difatti, nel 2008 detronizzò Donadoni restituendo a Lippi una panchina azzurra che sembrava gli spettasse come fosse un diritto inalienabile. Nel più classico dei: “era uscito a comprare le sigarette ma la poltrona è sua ”. Sappiamo tutti come è andata a finire, ma siccome è semplice parlare col senno di poi è bene citare un dato interessante. All’indomani dell’eliminazione agli ottavi per mano dei futuri campioni spagnoli, una ragguardevole maggioranza degli spettatori del TG1 perorò in un sondaggio la continuazione del ciclo Donadoni . La nomina di Lippi vale quanto l’esclusione di Cassano perché ne è conseguenza, eppure le rimostranze per gli errori non hanno lo stesso appeal mediatico. E fu così che nel presepe dell’opinione pubblica Lippi venne messo in croce, mentre Abete recitò il ruolo di “Barabba”.

    Ok, non sarà un granché come designatore di commissari tecnici, ma la trafila politica implica una miglior inclinazione alle negoziazioni, e diciamolo pure, agli “inciuci” sottobanco, vero? Ehm…no! Per l’appunto il buon Giancarlo riesce nell’ardua quando paradossale impresa di farsi soffiare Euro 2016 dalla Francia, ed Euro 2012 nientemeno che dall’impareggiabile candidatura del tandem Polacco-Ucraino. Le conseguenze di questa debacle dirigenziale non sono da sottovalutare giacché, grazie ai fondi Uefa investi nei suddetti eventi, avremmo potuto rimodernare gli stadi aspirando ai floridi standard anglo-spagnoli. Limitandoci, dunque, a concupire le strutture straniere continuando a chiederci a cosa sia dovuta la retrocessione del calcio italiota: “Chi ha mangiato il gelato?” disse colui che impugnava il cucchiaio sporco di gianduia. Anche in questo frangente stendiamo un velo pietoso.. amen!

    E non è finita qui. L’ultima marachella ha urtato non poco la suscettibilità dei Presidenti di Lega, che è confluita addirittura nella diserzione del Consiglio federale del 16 luglio. Mi riferisco ovviamente “all’embargo extracomunitari”, regola secondo la quale ogni team può tesserare “un solo” giocatore facente parte di una comunità esterna a quella europea. Diversamente, prima erano possibili due tesseramenti di questo tipo. Il provvedimento filo-leghista, come detto, ha scatenato le invettive dei club in quanto ha scombussolato (in corsa) l’intero calciomercato delle società italiane. Il motivo snocciolato a supporto della norma è la tutela e la valorizzazione del patrimonio calcistico italiano, il che mi spinge a tirare le seguenti conclusioni:

    1)      Se non è extracomunitario non vuol dire che non sia straniero

    2)       Se una società dovesse puntare su un singolo calciatore extracomunitario, a causa della norma che nega un doppio tesseramento, scommetterebbe su un papabile titolare, o sbaglio?

    Il sillogismo fila, e la norma si rivela controproducente. Non sarebbe stato meglio imporre alle formazioni italiane di corrispondere un minutaggio stagionale da parte di giocatori italiani? Magari il minutaggio sarebbe potuto partire da una base non considerevole per poi accrescere negli anni, così da non sconvolgere gli equilibri e impedire alcuni club come l’Inter. In questa maniera ci sarebbe la garanzia comprovata di vedere più italiani in campo, con un provvedimento forzato ma non forzante perché dà tempo a tutti di mettersi in riga. Per pensare una cosa del genere, che non cozza contro gli interessi di nessuno e aderisce a un fine condivisibile, occorre solo un po’ di fantasia. Materiale che forse mancherà al reduce di una classe dirigente che si è estinta per effetto della propria inefficienza.

    Giancarlo Abete è “il Principe”. Quello di Machiavelli però. “Un po’ golpe un po’ lione”. Capace di tirare fuori lo specchio quando si vince, e di schivare le sconfitte con suoi “mi dispiace di circostanza” che occultano la propria compartecipazione negli errori. Infine, un’altra deprecabile arte fa sì che si rispecchi nel profilo machiavellico: la demagogia. Baggio, Rivera e Sacchi che si vanno ad aggiungere a Riva ed Albertini. Insomma una squadra di pallone con tanto di allenatore pronta a riaccendere il tizzone dell’entusiasmo. Parliamoci chiaramente: Baggio, al quale vanno i più sinceri auguri, ce lo ricordiamo per come riusciva ad evadere dal possibile con la palla tra i piedi. In tutta franchezza, fare il presidente del settore tecnico alias “la ragazza immagine” mi sembra un insulto. Lo stesso vale per Rivera, uomo dei quattro a tre nelle semifinali e non in qualità di “responsabile scolastico”. In ultimo c’è il sedicente erudito Sacchi. Fanno specie già le dichiarazioni al debutto:

    “Questo non è un paese per giovani”

    Infatti, chiamano un sessantaquattrenne per cambiare le cose. E quando gli chiedono lumi sulle cifre che percepirà:

    “La federazione non diventerà povera con il mio contratto…”

    A parte che ricorrere a un eufemismo sul tema ci suggerisce che non prenda poi due spicci, comunque per quello che ha avuto dal calcio italiano magari poteva pure accettare uno stipendio simbolico. Sono sicuro che con i suoi introiti possa aprire più di una scuola calcio, e questo è un controsenso per uno che fa il coordinatore delle nazionali giovanili. Or dunque veniamo alle competenze. E’ scellerato pensare che ci sia qualcuno più preparato di lui in materia? I trascorsi a Parma e Madrid come consulente non hanno lasciato traccia. Come allenatore vanta un palmares eccezionale, ma ha allenato pur sempre squadre di grande caratura. Si dice sia un grande tattico e un geniale innovatore, quando poi ha scopiazzato il calcio totale degli olandesi. Si dice che le sue squadre vincessero grazie ai suoi schemi:  io già lo immagino in allenamento che fa provare le rovesciate a Van Basten. Sta di fatto che molti suoi calciatori sono poi diventati allenatori. Perché? Lui era un gran maestro, o loro avevano una grande intelligenza tale da poter fare a meno del più grande allenatore italiano di sempre (secondo il Times)? Insomma, è nato prima l’uovo o la gallina?. Come dicevano i latini la virtù sta nel mezzo: Sacchi è stato un bravo allenatore al pari di altri che hanno avuto meno fortuna. Comunque sia, le sue competenze non sono consone al ruolo che andrà a ricoprire.

    L’ultimo soldatino che andrà in guerra per Abete, pardon per l’Italia, sarà Cesare Prandelli. L’uomo della rivoluzione: ha aperto le porte a Cassano, Amauri e Balotelli. Il perfetto ossimoro vivente di Lippi, e questo già la dice lunga sulla coerenza logica di Abete che difende le scelte di Lippi salvo poi aderire a una politica antitetica. Nella lista di convocati non figura Pazzini. Strano dato che con Cassano l’intesa è già affinata, e il suo stato di forma dovrebbe essere dei migliori visto che la sua Samp a breve affronterà i preliminari di Champions. Una leggenda narra che dopo il gol alla Fiorentina, Pazzini abbia sussurrato parole poco mielate al neo cittì azzurro, reo di averlo confinato in panchina durante la permanenza in maglia viola. Tuttavia, è solo una voce; come quella che il figlio di Lippi le aveva prese da Cassano. Non resta che appellarci al buon grado di Cesare.

    Arriva il momento del congedo: ho analizzato per filo e per segno la nuova classe dirigente che prenderà in custodia il calcio nostrano. Mi sono reso conto che quella intrapresa non è una vera rivoluzione, perché le rivoluzioni sono quelle dove cade la testa del tiranno. E allora…Abete fatti da parte, perché come disse Garibaldi: “l’Italia o si fa o si muore!

    a cura di Domenico Maione

  • Abete ingaggia Baggio, Sacchi e Rivera

    Abete ingaggia Baggio, Sacchi e Rivera

    Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi il consiglio federale ha ufficializzato le nomine di Roberto Baggio a presidente del settore tecnico di Coverciano, Arrigo Sacchi il coordinatore delle nazionali giovanili.

    Trova una poltrona anche Gianni Rivera nominato presidente del settore giovanile-scolastico. Le nomine di Baggio e Sacchi sono state all’unanimità, si è invece astenuta la Lega nazionale dilettanti dalla nomina di Rivera.

    Scelte importanti che portano finalmente gente di calcio ai vertici della Federazione resta da sperare che abbiano davvero margine d’azione piuttosto che fungere da parafulmini per Abete.

  • Prandelli, Sacchi e Maldini: Abete vara la triade per il dopo Lippi

    Nell’estate in cui quasi tutte le panchine della serie A cambiano padrone non può non farlo anche la nazionale. Marcello Lippi dopo il mondiale africano saluterà l’azzurro per intraprendere nuove strade dirigenziali questa volta e sulla panchina azzurra a meno di clamorosi stravolgimenti si siederà Cesare Prandelli.

    Il tecnico viola non ha rivali in questo momento e conclusa la torunèe negli Stati Uniti con la Fiorentina sarà annunciato da Abete come successore di Marcello Lippi. Insieme a Prandelli dovrebbero ricoprire incarichi azzurri Arrigo Sacchi e Paolo Maldini, l’ex capitano del Milan e della Nazionale rappresenterà l’Italia alla cerimonia per la proclamazione della nazione che ospiterà gli Europei del 2016 e poi dovrebbe intraprendere la carriera da dirigente azzurro.

    Arrigo Sacchi dovrebbe essere una sorta di supervisore tecnico e lavorare in stretta sintonia con Prandelli alla ristrutturazione degli azzurri poi Sud Africa. La conferma è arrivata ieri dal presidente federale Abete: “Sacchi e Maldini sono due grandi risorse professionali e culturali per il calcio italiano anche se non ho mai parlato di un possibile incarico da supervisore delle nazionali di Sacchi. Se ci fossero ha continuato ancora Abete, “le condizioni per una collaborazione, sarebbe un fatto gradito per la Federcalcio. Sul futuro ct, invece, c’è stata un’accelerazione e comunicheremo la nuova guida tecnica azzurra prima della partenza per il Sudafrica dell’8 giugno”.

  • Nuovo Milan? Galli e Sacchi guideranno la rivoluzione

    Nuovo Milan? Galli e Sacchi guideranno la rivoluzione

    La scelta del presidente Berlusconi e del suo entourage di rendere ufficiale l’ormai scontato esonero di Leonardo, a pochi giorni da una partita importantissima, che vale il terzo posto e di conseguenza le strategie future è discutibile, ma adesso è l’ora della rivoluzione.

    Il nuovo Milan ripartirà da due vecchie conoscenze del popolo rossonero, Filippo Galli, attuale direttore tecnico del settore giovanile prenderà il posto di Leonardo e con Tassotti assumerà la guida tecnica. La novità più importante è quella legata ad Arrigo Sacchi, il tecnico di Fusignano che contribuì a far grande il primo Milan dell’era Berlusconi sarebbe l’uomo a cui il presidente ha chiesto la svolta.

    Dopo esser balenata per un periodo l’idea Lippi, la società ha dirottato l’interesse su Sacchi che assumerebbe il ruolo di direttore di tutta l’area tecnica e in piena sinergia con Mauro Pederzoli si occuperebbe di traghettare il Milan verso nuove vittorie.

    La nuova politica societaria impostata all’autofinanziamento impone scelte ponderate ma coraggiose e uomini in grado di anticipare il mercato in modo tale di esser avvantaggiati sulla concorrenza e limare i costi. Facendo proprio lo spirito di rinnovamento di Platini il Milan pare voglia dare per primo la sterzata e chi sa se i tifosi adesso scontenti dovranno ricredersi in un futuro non troppo prossimo.