Dopo la delusione, non celata, per la sconfitta nella finale di Coppa Italia contro il Napoli, per mister Antonio Conte è tempo delle meritate vacanze, anche se – per uno come lui – pare difficile riuscire a staccare completamente la spina, allontanando la mente dal suo habitat naturale, ossia le questioni di campo. In vacanza, però, Antonio Conte riceverà una notizia che gli farà sicuramente piacere, un annuncio che potrebbe avvenire a breve, considerando che – come ha sottolineato lo stesso ad Beppe Marotta – è solo una “formalità”. La notizia in questione riguarda, naturalmente, il rinnovo contrattuale del mister salentino, con conseguente adeguamento in fatto di cifre: in particolare, l’attuale contratto scadrebbe a fine della prossima stagione, a Giugno 2013, e prevede una retribuzione da 1,5 milioni di euro a stagione; la proposta di prolungamento, invece, legherebbe mister Conte alla Signora fino al 2015, con un ingaggio esattamente raddoppiato, a ben 3 milioni di euro l’anno, che lo renderà il tecnico più pagato d’Italia. Un traguardo importante per Antonio Conte, soprattutto considerando la diffidenza iniziale che ha contraddistinto la scelta di affidargli la guida della Juventus: poca esperienza di alto livello, si diceva: lui, invece, ha smentito tutti, ha fatto ricredere coloro che storcevano il naso e lo ha fatto nella maniera più semplice e diretta, con i risultati, inconfutabili.
L’imbattibilità stagionale è sfumata proprio sul più bello, ma resta l’impressione di un percorso perfetto e, soprattutto, resta la sensazione di un condottiero che riesce sempre ad avere il polso della situazione, che conosce nel dettaglio ogni aspetto che riguarda i suoi uomini, sia inerente l’aspetto calcistico che l’aspetto umorale, che riesce a tenere unito il gruppo valorizzandolo nel suo complesso, anteponendo il collettivo ad ogni individualità, valorizzando i singoli nel momento topico, mettendoli in luce per regalargli gli stimoli giusti per migliorarne sempre più il rendimento.
La Juventus non può far altro che riconoscergli tutti questi meriti, e blindarlo alla sua corte, perchè – come lo stesso Conte ha più volte ripetuto – “l’appetito vien mangiando” e la vittoria dello scudetto può esser considerata solo un punto di partenza e non un punto d’arrivo, soprattutto in una squadra che solo ora ha riassaporato il gusto dolcissimo del trionfo.
Inoltre, anche se manca la controprova, appare come un dato di fatto che la Juventus di questa stagione senza la tenacia e la determinazione della sua guida tecnica non avrebbe potuto compiere la straordinaria cavalcata che l’ha resa protagonista: mister Conte è stato il valore aggiunto determinante ed imprescindibile e, pertanto, appare ovvio e scontato che si debba ripartire da lui, nonostante le voci di disturbo e la questione-Carobbio, che lo ha tirato in ballo nello scandalo calcio scommesse legato ai tempi della sua esperienza sulla panchina del Siena. Su tale tematica, il presidente Andrea Agnelli si è schierato apertamente al fianco del tecnico, sostenendo senza mezzi termini: “Credo che il tecnico abbia ragione quando dice che per ora ci stiamo limitando a leggere opinioni uscite sui media. Aspettiamo. Se e quando qualcuno sarà convocato andremo a rispondere con fiducia agli organi inquirenti”.
Ecco, dunque, che il rinnovo contrattuale si baserà su un fattore che nel mondo del calcio è spesso assente, o comunque secondario, un valore importante, che – anche se intangibile – rappresenta un aspetto essenziale di ogni rapporto, umano e lavorativo e che può essere l’unica vera base solida su cui costruire qualcosa di duraturo: la fiducia.
Nonostante il sorriso di circostanza durante le interviste postpartita e la volontà di pensare alle meritate vacanze, dopo una stagione intensa e comunque vittoriosa, la finale di Coppa Italia persa contro il Napoli lascerà nella mente e nel cuore di Alex Del Piero il ricordo di una serata all’insegna della malinconia, del rammarico per il trofeo sfuggito e, soprattutto, del guardarsi indietro, ripercorrendo con lo sguardo la lunga strada e le tappe di questi diciannove anni in bianconero, il suo unico amore, che lui stesso ha definito “One Love“, stampandolo anche sulla maglia da gioco del suo ultimo capitolo juventino.
Le vacanze gli serviranno sicuramente a metabolizzare il fiume di emozioni che ha conservato dentro di sè, riuscendo a trattenere la commozione, ad una settimana di distanza dal bagno di folla dello Juventus stadium, con giro di campo annesso per salutare il suo pubblico ma, prima della partenza per qualche località esotica, Del Piero incontrerà ancora la stampa, venerdì prossimo, in un Hotel del centro di Torino nel quale sicuramente si scoprirà il futuro di Alessandro Del Piero.
Lo ha annunciato quest’oggi Stefano Del Piero, fratello di Alessandro e suo agente, che – in merito al contenuto della conferenza stampa – ha mantenuto uno stretto riserbo, considerando “prematuro” ogni discorso di mercato, rimarcando quanto dichiarato dallo stesso Capitano bianconero (bisognerebbe scrivere ex, ndr) che, fra il serio ed il faceto, la scorsa settimana aveva sottolineato di “non esser più abituato alle trattative di mercato, considerando che da diciannove anni sono fuori dal giro”. L’unico aspetto che sembra trapelare con maggior forza rispetto agli altri, è che la prossima destinazione del numero dieci sarà all’estero, alla luce di quanto dichiarato sempre da suo fratello, che ha fatto riferimento ad un certo interesse del calcio internazionale per Alessandro, manifestatosi dallo scorso mese di Ottobre, ossia in concomitanza con l’ormai celebre discorso all’Assemblea dei soci del presidente Andrea Agnelli, in cui annunciò che il campionato in corso sarebbe stato l’ultimo di Del Piero in maglia juventina.
L’aggettivo “internazionale”, dunque, necessita di essere maggiormente approfondito, per comprendere a cosa faccia riferimento nello specifico, anche alla luce del fatto che – come ha rivelato lo stesso procuratore – gli attestati di stima nei confronti di Alessandro sono trasversali, a testimonianza che in questi anni ha “seminato bene”: gli States, che Del Piero ha spesso dichiarato di amare, al punto da sceglierli come frequente meta dei suoi viaggi, oppure la Cina, per raggiungere Marcello Lippi, il mister con cui ha vinto praticamente tutto? Fra le due ipotesi potrebbero collocarsi, naturalmente, altri scenari ben diversi o qualche risvolto clamoroso, come – ad esempio – l’approdo in una grande della Premier League per disputare la prossima Champions League, magari proprio contro la Juventus. Uno scenario che, ad oggi, sembra davvero incredibile e che i tifosi bianconeri si augurano non si materializzi, per scongiurare il pericolo di considerare Alex in veste di “avversario”.
Quel che è certo è che, “da adesso inizieremo ad approfondire tutte le questioni che si presenteranno, e quando sarà il momento Alessandro renderà tutti partecipi della sua decisione”: parola di Stefano Del Piero, c’è da fidarsi.
Nel calcio c’è veramente poco di scontato. Lo ha scoperto il Milan perdendo da assoluta favorita lo scudetto, lo ha scoperto il Bayern Monaco vedendosi sfilare la Champions League da un mai domo Chelsea tra le mura amiche e lo ha scoperto questa sera la Juventus che da fresca Campione d’Italia e imbattuta trova la sconfitta contro un gagliardo Napoli rovinando in parte la festa di addio Alessandro Del Piero.
Questa sera a scrivere una pagina importante nella storia è il Napoli che esattamente 22 anni dopo riporta la Coppa Italia nella città campana, battendo esattamente la stessa finalista di allora. Si tratta del primo trofeo per l’era De Laurentiis e della prima sconfitta per Antonio Conte che, a fine gara, non nasconderà di essere arrabbiato per la sconfitta.
Lo stadio scelto per la finalissima è l’Olimpico di Roma che ha radunato oltre 64 mila tifosi equamente suddivisi per squadra. In tribuna d’onore anche il presidente del Senato Schifani sul prato, prima del fischio d’inizio, Arisa ad intonare a cappella l’inno di Mameli, Inno che verrà accompagnato dai fischi degli spalti, fischi duri e ignobili all’indomani di due tragedie come quelle che hanno colpito il nostro Paese nell’arco di tempo di meno di 24h l’una dall’altra.
Parte subito forte il Napoli di Mazzarri che nei primi 10′ di gara aggredisce gli uomini di Conte. Ci prova per primo Zuniga a sorprendere Storari che, con un gran rifesso, mette fuori l’insidioso colpo di testa del difensore azzurro. Qualche minuto dopo è ancora il Napoli a rendersi pericoloso con Lavezzi il cui tiro in diagonale esce di poco a lato. I partenopei pressano i campioni d’Italia che, forse presi dai troppi festeggiamenti settimanali, non hanno dimostrato la stessa cattiveria e grinta delle ultime giornate di campionato. All’11’ minuto Cavani viene fermato per un fuorigioco le cui immagini alla moviola non ne chiariranno il dubbio.
La prima reazione bianconera all’ottima organizzazione del Napoli si avrà il 18′ quando Marchisio sfiora la rete con un destro violento che De Sanctis manderà in calcio d’angolo. E’ l’ora per la Juve di giocare da Juve e guidati dai tocchi di un Del Piero meno incisivo rispetto alle ultime uscite e di un Pirlo che prova a mettere ordine a centrocampo, inizia l’assalto bianconero. Marchisio ancora prova a sfondare la difesa azzurra ma questa volta viene fermato in maniera poco lecita e goffa da Aronica. Per Brighi è tutto regolare ma l’arbitro, alla sua ultima direzione di gara, valuta erroneamente l’intervento e la Juve ha tutto da reclamare. Finisce sullo 0-0 il primo tempo e tutto sommato il risultato, nonostante il rigore netto negato, sembra il risultato più giusto.
Al rientro dagli spogliatoi è ancora il Napoli più in partita rispetto gli avversari. La partita si fa più nervosa e Brighi, dal suo canto, non ne azzecca una di decisione scontentando entrambe le compagini. Su un’innocua rimessa laterale Bonucci si addormenta, Lavezzi punta la porta e Storari prova a fermarlo ma lo tocca in area. Per l’arbitro questa volta non ci sono dubbi, si tratta di rigore che el Matador Cavani non fallisce. E’ il tripudio per i 30 mila napoletani sugli spalti.
Lo svantaggio porta Conte alla scelta di due cambi, fuori Del Piero, che così dice definitivamente addio alla Juventus, dentro Vucinic e fuori Lichtsteiner per Pepe. E’ proprio quest’ultimo a rendersi pericoloso al 32′ penetrando nell’area avversaria e concludendo con un sinistro e solo un miracolo di De Sanctis nega la gioia del gol. La Juventus si riversa tutta nella metà campo del Napoli che a questo punto altro non fa che cercare di arginare la rabbia degli avversari. Ci prova ancora la Juve questa volta con Bonucci che si traveste da attaccante ma il suo tiro finisce di poco a lato. Al 38’ però i Campioni d’Italia vedono definitivamente svanire il sogno di fare il double, il Napoli infatti trova l’occasione per il raddoppio. Pandev entrato al posto di Lavezzi si invola in contropiede e con un passaggio filtrante invita Hamsik a chiudere definitivamente il match. E’ 2-0 per il Napoli e la città vesuviana ormai è in festa. Il finale è segnato dall’espulsione di Quagliarella, da poco subentrato a Borriello, che, stuzzicato dalla solita irriverenza di Aronica, rifila una gomitata all’avversario. Lo Juventino accetta il cartellino senza protestare e, ancora una volta Aronica, tra i più fallosi del match, se la cava senza alcun cartellino.
Manca ormai poco all’ultimo appuntamento della stagione calcistica, la finale di Coppa Italia che vedrà difronte la Juventus fresca campione d’Italia e il Napoli classificata quinta in campionato. La gara è importante per le entrambe le due squadre che puntano a portare a casa il trofeo: il Napoli perché vinse l’ultima coppa (la supercoppa Italiana ai danni proprio dei bianconeri) 22 anni fa, la Juventus invece vuole continuare a vincere e accoppiare la Coppa Italia (sarebbe il decimo trofeo e la prima squadra Italiana a riuscire nell’impresa) allo Scudetto, finendo la stagione da squadra imbattuta.
Nel corso della competizione è stato più tortuoso il cammino per i Campioni d’Italia che ha incontrato ed eliminato Bologna, Roma e Milan, rispetto a quello dei Napoletani più agevole avendo incontrato Cesena, Inter e Siena.
Nonostante le accuse lanciate al mister Antonio Conte dal “pentito” Carobbio in merito allo scandalo del calcio scommesse, la società bianconera non vuole perdere la concentrazione evitando di tornare sull’argomento. Ciò che conta è chiudere in positivo la stagione 2011/2012, stagione che ha visto il ritorno alla vittoria della società “fraudata” da Calciopoli.
Antonio Conte deve rinunciare a Chiellini infortunatosi nell’ultima di campionato contro l’Atalanta, al suo posto giocherà Caceres nel 3-5-2 mentre sulla corsia di sinistra Estigarribia dovrebbe sostituire l’altro infortunato, De Ceglie. Il portiere sarà Storari che ha giocato tutta la competizione da titolare, mentre ad affiancare Vucinic sarà Alex Del Piero che giocherà la sua ultima gara in bianconero.E a proposito del Capitano dei bianconeri, la società ha deciso di omaggiare la sua bandiera con la maglia che la squadra indosserà stasera all’Olimpico, una maglia che avrà impresso uno scudetto speciale. Così la società ha spiegato in una nota ufficiale:
“12 settembre 1993, 20 maggio 2012 due date, un unico amore. Quello che ha legato e legherà sempre Alessandro Del Piero e la Juventus. Le date sono quelle della prima partita del capitano in bianconero, quasi 19 anni fa, contro il Foggia e quella dell’ultima, domenica sera, contro il Napoli. Saranno impresse sulla patch che verrà cucita sulle maglie indossate dai giocatori durante la finale di Coppa Italia, insieme a una scritta, One Love. E’ così che la società e i compagni lo onoreranno: con un gesto semplice, ma che riassume nel modo migliore quanto Alex e la Juventus rappresentino uno per l’altra: 19 anni di un unico amore, scolpiti su un’unica maglia e nel cuore“.
Il tecnico Mazzarri, che deve fare a meno soltanto dello squalificato Gargano, ha un solo dubbio da sciogliere ovvero quello che riguarda il reparto offensivo tra Lavezzi e Pandev, con l’argentino in vantaggio per far coppia con Cavani, mentre sulla fascia sinistra Dossena sembra essere preferito al colombiano Zuniga. Per il resto, solito assetto a cinque a centrocampo, con Dzemaili-Inler-Hamsik in mezzo e il recuperato Cannavaro al centro della retroguardia.
Filippo Carobbio contro tutti. Si riapre il capitolo calcioscommesse (se mai si fosse chiuso), dove il difensore ex Siena, indagato dalla Corte federale di Cremona, punta il dito contro la sua ex società, i suoi ex compagni e persino il suo ex allenatore Antonio Conte.
Il verbale esposto da Carobbio non lascia spazio ad interpretazioni. Sono chiare e pesanti le accuse dell’ex difensore bianconero. Come già detto, indice puntato anche su Antonio Conte, che secondo Carobbio era a conoscenza della combine tra Novara e Siena. Frasi al veleno che vedrebbero l’attuale tecnico della Juventus, coinvolto in prima persona e parte integrante della combine. ” Fu proprio lui a dirci di aver raggiunto l’accordo per il pareggio con il Novara”, afferma Carobbio. Naturalmente queste pesanti accuse saranno tutte da provare e verranno analizzate nelle sedi opportune. Non si dovrebbe sparare a zero su delle persone citate da un verbale. Non si dovrebbero esprimere sentenze ancor prima di aver dato parola ai diretti interessati, si rischierebbe di cadere nel ridicolo, dove esisterebbe una potenziale sentenza, senza però un reale processo.
Se da una parte esistono le accuse di Carobbio verso Conte e il Siena, dall’altra c’è chi è pronto a smentire queste accuse a spada tratta. Si tratta di Ferdinando Coppola, Daniele Ficagna, Cristian Stellini, Daniele Faggiano e Giorgio Perinetti, giocatori ai tempi in forza alla società toscana. Il primo ad esporsi è stato il portiere Coppola. Le sue parole rimbalzano come una smentita colossale nei confronti del verbale di Carobbio. Il portiere ha affermato di aver partecipato alla riunione pre Novara-Siena, ma che le frasi imputate da Carobbio a Conte non sono mai state pronuciate: “ Il Mister non pronunciò le parole esposte nel verbale da Carobbio, anzi rimasi colpito dalla grinta e determinazione che il mister cercò di trasmetterci nel pre partita, spronandoci a dare il tutto per tutto”.
Sulla scia del portiere anche i compagni di squadra, solidi nell’appoggiare le parole del portiere ex toro. Anche il presidente del Siena Mezzaroma si taglia fuori dalle accuse: “E’ impensabile che il Siena fosse coinvolto direttamente nello scandalo vista la nostra posizione in classifica all’epoca“. La Corte Federale proseguirà con le indagini. Di fatto è stato ascoltato Carobbio, ritenuto persona e fonte attendibile dei fatti. Bisognerà provare ciò che l’ex difensore del Siena sostiene nella sua tesi, solo all’ora si potranno esprimere dei giudizi e sentenze a riguardo.
Prezzo pregiato di questo mercato è Sebastian Giovinco, che non sa ancora dove giocherà e che maglia indosserà il prossimo anno, ma di certo non rimarrà alla corte ducale, troppo stretta la città di Parma, per ambizione e blasone, per un giocatore della sua caratura tecnica e che in questa stagione ha mostrato di aver raggiunto una certa maturità e di essere pronto per una squadra con obiettivi più nobili della salvezza.
Le voci di mercato sul fantasista piemontese si rincorrono e il suo procuratore Claudio Pasqualin in più di un’occasione ha confermato che il futuro della Formica Atomica, potrebbe anche non essere in una della due società che ne detengono il cartellino:«Abbiamo registrato l’interessamento del City, ma Sebastian è molto seguito anche in Spagna e Germania».
C’è però l’impressione che almeno in Italia, Giovinco non potrebbe e dovrebbe indossare nessun’altra maglia se non quelle o della Juventus o del Parma. La suggestione Napoli, pare essere molto lontana dal realizzarsi anche perchè, sebbene il patron De Laurentiis debba sostituire l’ormai sicuro partente Lavezzi, il talento italiano non pare essere alla portata della casse del club partenopeo, che quest’anno prospetta un mercato low cost e vista la quotazione elevata del giocatore, il Vesuvio, a meno di sorprese, non vedrà il trasferimento del numero 10 ducale.
La pista più attendibile pare essere quella del riscatto juventino, la società, infatti, dietro le forti pressioni del tecnico Conte, dovrebbe riscattare l’altra metà concessa ai gialloblu e consentire alla Formica Atomica, una nuova possibilità di dimostrare il proprio valore anche con la pesante casacca bianconera, tanto più che al suo arrivo potrebbe trovare libero un numero pesante da sostenere, quel numero 10 appartenuto per 19 anni alla leggenda Del Piero.
Tutto questo clamore intorno al talentino piemontese non fa che ingolosire il presidente Ghirardi, che sa benissimo di non poterlo trattenere e che vorrebbe monetizzare al massimo il profitto dalla cessione della propria metà. Le dichiarazioni a tal proposito non lasciano spazio ad interpretazioni, secondo il patron gialloblu, infatti, l’attaccante vale 40 milioni, non meno di Pastore e Sanchez e quindi un top player a tutti gli effetti. E’ certo che la telenovela Giovinco non è destinata a concludersi al più presto e sarà una delle trame di mercato più complicate, per adesso le due società proprietarie del cartellino attendono la deadline del 22 giugno, data ultima per la risoluzione delle comproprietà, poi probabilmente il futuro del giocatore sarà ancora più chiaro.
Emergono nuovi elementi a proposito dell’ inchiesta calcioscommesse che coinvolge il Siena, allenato all’epoca dei fatti dall’attuale tecnico della Juventus Campione d’Italia Antonio Conte. L’ex calciatore senese Filippo Carobbio, che viene considerato dagli inquirenti come un elemento attendibile, infatti, ha rivelato alcuni particolari inerenti le combine nelle gare Novara-Siena ed Albinoleffe-Siena, terminate rispettivamente con i punteggi di 2 a 2 ed 1 a 0. In occasione della gara contro il Novara, secondo Carobbio, mister Conte era a conoscenza dell’accordo per raggiungere il pareggio, al punto da farne riferimento nella riunione tecnica pre gara, in cui il tecnico salentino avrebbe detto ai suoi di “poter star tranquilli in quanto era stato già raggiunto l’accordo con il Novara”.
Per quanto concerne la gara contro l’Albinoleffe, invece, sembra che gli “accordi” risalgano addirittura all’ 8 Gennaio 2011, in occasione della gara di andata disputata a Siena, in cui l’allenatore in seconda Stellini chiese a Carobbio e Terzi di prendere accordi con gli avversari in merito alla gara di ritorno, in modo da “lasciar punti a chi ne avesse maggiormente bisogno”. Un accordo che venne raggiunto con il coinvolgimento di Bombardini e Garlini, che mostrarono la loro disponibilità e, così, la gara di ritorno (ultima del campionato di serie B 2010-2011, ndr) terminò proprio con la sconfitta di misura per i toscani, “per evitare i clamori di un risultato eclatante” e la conseguente vittoria per i lombardi, che riuscirono, così, a conquistare l’accesso ai play out. Anche in tale occasione, secondo quanto riferisce Carobbio, nella settimana prima della gara“si parlò molto fra giocatori, allenatore e società”.
Ed è proprio sul coinvolgimento della società toscana che l’ex bianconero fa leva, affermando con decisione che le riunioni tecniche avvenivano alla presenza di allenatore, vice, preparatore dei portieri e collaboratore e, pertanto, “è evidente che la società sapeva, anche perchè ricordo di averne parlato con Daniele Faggiano, un dirigente, braccio destro di Perinetti”.
Se la versione di Carobbio – rilasciata lo scorso 29 Febbraio – venisse giudicata attendibile dalla Procura di Cremona, dunque, la posizione di mister Conte verrebbe incrinata seriamente, poichè all’accusa di omessa denuncia si aggiungerebbe quella ben più grave di diretto coinvolgimento nelle combine. Nel caso in cui gli venisse attribuita solo l’omessa denuncia rischierebbe fino ad un anno di squalifica, mentre nel caso in cui venisse accertata la sua partecipazione nelle combine la durata della squalifica ammonterebbe a tre anni.
Tuttavia, il mister juventino non è ancora mai stato sentito dalla Procura e, soprattutto, le dichiarazioni di Carrobio non sono state mai confermate dalle versioni rilasciate dagli altri calciatori del Siena di Antonio Conte interrogati, come Terzi, Ficagna e Vitiello. Da altri verbali, infatti, emergerebbero versioni contrastanti con quella di Carobbio, in cui si evidenzierebbe la volontà di Conte di vincere l’ultima gara per raggiungere il primo posto in classifica e prendersi una rivincita, così, sull’Atalanta che lo aveva esonerato in precedenza.
In riferimento all’ultima gara di campionato, poi, secondo Filippo Carobbio la vicenda di Albinoleffe-Siena non sarebbe affatto un episodio isolato ma, bensì, una prassi consolidata che si verifica in ogni ultima giornata di campionato, di cui sono a conoscenza “tutti gli addetti ai lavori del mondo del calcio”. Una situazione che l’ex senese definisce “un meccanismo più grande di me”: un meccanismo che, se confermato, rischia di gettare nuove ombre sulla credibilità di questo sport, scrivendone l’ennesima pagina nera.
Il tempo dei festeggiamenti scudetto è già archiviato in casa Juventus – almeno per ora – considerando che ieri la squadra è tornata a Vinovo per preparare la finale di Coppa Italia in programma allo stadio Olimpico di Roma domenica sera contro il Napoli: obiettivo “double”, dunque, per chiudere al meglio un’annata straordinaria e renderla super, per salutare ancora una volta il Capitano con un trofeo da alzare al cielo. Tutti questi sono i temi della finale dell’Olimpico in casa bianconera, ma anche la fame di Conte che, di certo, non si sazia solo con la vittoria del campionato, considerando che il tecnico ha ridato all’ambiente la mentalità giusta per vincere, dopo tanti anni di digiuno, facendo leva proprio su “quel fuoco e quella voglia che ci hanno portato a compiere questo percorso che è iniziato con lo scudetto ma che vogliamo portare avanti con la Coppa Italia”.
Questa l’analisi compiuta da uno dei maggiori protagonisti del campionato bianconero, Claudio Marchisio, già proiettato alla finalissima di domenica, di cui sottolinea la temibilità dell’avversario partenopeo, rimarcando la difficoltà delle partite disputate in campionato contro la squadra di Walter Mazzarri, sia nella gara di andata che di ritorno, definendo le due gare contro gli azzurri “due periodi importanti del nostro campionato”: all’andata il centrocampista osservò la gara dalla tribuna, percependo la difficoltà del match, che poi terminò con un rocambolesco pareggio, mentre al ritorno – allo Juventus Stadium lo scorso 1 Aprile – osservò dal campo la vittoria bianconera, che segnò un passo fondamentale verso l’obiettivo finale.
La serata di domenica sarà, dunque, un match da vivere appieno, ma con la consapevolezza delle difficoltà che potrà riservare, data la forza degli avversari e le loro motivazioni in campo; pertanto, la Juventus dovrà puntare ancora una volta sulle sue caratteristiche migliori, ossia la voglia di vincere, la solidità del gruppo ed il gioco, le tre “chiavi di volta” della stagione bianconera, che ha avuto diverse impronte, come lo stesso Marchisio ricorda nell’intervista rilasciata a Sky, sottolineando, in particolare, il contributo di coloro che hanno avuto meno visibilità, ma che sono stati comunque determinanti ed “impressionanti” secondo il centrocampista bianconero. In particolare, gli arrivi del mercato di Gennaio, Marco Borriello (in gol a Cesena) e Martin Caceres (determinante proprio nelle gare di coppa Italia), ma anche Emanuele Giaccherini, rivelatosi duttile e prezioso quando è stato chiamato in causa, ed il giovane Marrone, che ha trovato il gol nella passerella finale contro l’Atalanta mostrando ottime prospettive future.
Se quello della Juve è stato lo “scudetto di tutti”, secondo il “Principino”, il merito è anche loro, così come è stato fondamentale il contributo “delle persone che ci hanno sempre dato una grossa mano, che hanno fatto sì che non ci mancasse nulla, dimostrando grande amore nei nostri confronti”. Il percorso intrapreso è appena cominciato e merita di essere portato avanti, aprendo un ciclo – in accordo con quanto sostenuto dal compagno di reparto Andrea Pirlo – e puntando a rinforzarsi anno dopo anno, per competere al livello delle più grandi, considerando il ritorno della Juventus nell’Europa che conta, ossia la Champions League.
E’ il trentesimo nel cuore e nella testa di tutti gli juventini, è quello più bello e inaspettato, quello che segna la rinascita dopo l’inferno della Serie B e dopo annate segnate da risultati molto deludenti, è quello che chiude il cerchio e riporta la Vecchia Signora sul trono più alto d’Italia, quello che per rango e blasone le spetta di diritto, prima con 84 punti e senza mai subire l’onta della sconfitta. Merito di un lavoro costante, di una società che c’ha messo un po’ ad ingranare, ma che ha avuto la giusta intuizione nello scegliere un bianconero puro, mettendolo alla guida di una squadra ben costruita, certo con qualche errore, ma ideata con un mix di giovani e veterani, affamati e vogliosi di prendersi quello che da troppo tempo mancava all’ombra della Mole.
Le Pagelle
Marotta-Paratici-Nedved 8: la nuova triade nata sotto l’egida di un Agnelli, ha avuto grosse difficoltà al suo primo anno dovendo ricostruire una squadra vecchia e stanca. Specie il duo ex-sampdoriano ha portato quell’esperienza che era mancata alla precedente dirigenza per far risorgere dalle ceneri la gloriosa maglia bianconera. Il terzo elemento aggiuntosi in seguito è colui che ha permesso ai dirigenti di capire cos’è la Juve, cosa vuol dire vivere e indossare determinati colori e combattere per essi.
Andrea Agnelli 9: ha ripreso da dove Calciopoli aveva interrotto, al suo arrivo ha cancellato quanto fatto nelle annate precedenti e si è accollato il peso di decisioni talvolta impopolari che gli sono però valse il rispetto di tutto il popolo della Vecchia Signora. Ha voluto Conte, ha voluto Nedved in società e ha voluto continuare il progetto dello stadio per regalare una casa alla sua Juventus, una casa dove poter arricchire la propria bacheca.
Antonio Conte 10: voto massimo per il condottiero della Juve, è riuscito nell’impresa di rinvigorire giocatori che sembravano non essere da grande squadra, ha riportato la juventinità nello spogliatoio e dopo aver conquistato la qualificazione in Champions ha realizzato un capolavoro che neanche ai suoi maestri era riuscito prima, vincere al primo anno senza perdere neanche una partita, un’impresa che rimarrà impressa negli annali della storia bianconera e non solo. Oltre a questo ha regalato alla squadra un’identità ed un gioco che da molti anni non si vedevano alla corte bianconera.
Gianluigi Buffon 9: è il portiere numero uno in Italia e in Europa da anni, troppe volte messo in discussione e criticato anche dallo stesso popolo bianconero con la memoria troppo corta, quest’anno molto spesso le sue pagelle sono state un s.v. perchè quasi mai è stato chiamato in causa per fare ciò che meglio gli riesce, ha reso più interessante, diciamo così, il finale di campionato con quell’errore di piede nella partita casalinga contro il Lecce che è valso il pareggio dei salentini, ma negli anni a venire nessuno ricorderà quella gaffe. SUPERMAN
Marco Storari 7: secondo silenzioso e mai invadente, del resto quando a rubarti il posto è un certo signor Buffon, non puoi mica pretendere tanto. Ha sempre risposto presente quando è stato chiamato in causa ed è anche merito suo se la squadra dopo aver vinto lo scudetto potrà giocarsi una preziosa finale di Coppa Italia. GREGARIO DI LUSSO
Alexander Manninger 6: ha vissuto nottate di gloria in maglia bianconera come quella del Bernabeu espugnato con doppietta del capitano, quest’anno ha lavorato in silenzio godendo dei frutti del sudore altrui. ONORE AL MERITO
Andrea Barzagli 9: una forma spettacolare, preciso negli interventi, mai fuori tempo ha disputato un campionato su livelli da Campione del Mondo ed è certamente uno dei migliori acquisti della gestione Marotta-Paratici. Anche Prandelli sarà stato felice di vederlo così. THE WALL
Giorgio Chiellini 9: ha cominciato da centrale, poi è passato esterno sinistro, poi terzo di sinistra della difesa a 3, una duttilità tattica e una grinta figlia di chi ha vissuto quel periodo con una gran voglia di rivalsa, con la fame e la rabbia di voler tornare a certi livelli. Giorgione ci mette l’anima e la testa come quando a Roma pareggia con una zuccata il momentaneo vantaggio di De Rossi. KING KONG
Leonardo Bonucci 8: rinato, risorto e tornato a nuova vita anche in una stagione decisamente con alti e bassi per lui, ha il merito però di credere in se stesso, di riprendersi una maglia da titolare, di siglare gol importanti come quello a Palermo e di fornire l’assist del gol scudetto a Vucinic. LAZZARO
Stephan Lichtsteiner 8,5: arrivato in estate per una cifra ragguardevole, il laterale svizzero va subito a segno alla prima giornata, su una schema che molto spesso si ripeterà in stagione e che lo porterà a siglare un’altra rete a Bergamo. Sempre presente in attacco e difesa, un motorino inarrestabile. PENDOLINO
Paolo De Ceglie 7,5: è sempre stato un oggetto del mistero per tutto il popolo bianconero, ma quest’anno non ha mai sbagliato una gara quando è stato chiamato in causa. SBOCCIATO
Martin Caceres 7,5: ha fortemente rivoluto la maglia bianconera e la dirigenza ha rinunciato a Guarin per poterlo riaccogliere tra le proprie fila, una scelta decisamente azzeccata visto che appena arrivato ha messo a segno da terzino una doppietta a San Siro contro il Milan in Coppa Italia, ipotecando di fatto la finale. MATURATO
Andrea Pirlo 10: l’uomo in più di quest’anno, metronomo di un centrocampo perfetto direttore d’orchestra di una squadra che sotto i suoi passaggi ha composto musica. Dato per finito troppo presto dal Milan ha avuto la sua personale rivincita in maglia bianconera. GENIO
Arturo Vidal 9,5: arrivato come oggetto misterioso del mercato bianconero, ha convinto Conte a cambiare modulo e dire che la mossa è stata azzeccatissima è dire poco, una stagione di altissimo livello quella del Guerriero bianconero, recupera palloni su palloni a centrocampo e non disdegna di siglare gol esteticamente meravigliosi, vedi gol contro il Napoli. RE ARTU’
Claudio Marchisio 9,5: la stagione della consacrazione per il capitano bianconero del futuro, gol di alta scuola come quello al Parma e prestazioni spettacolari come quella casalinga contro il Milan, dove lascia il segno per ben due volte. PRINCIPINO
Simone Pepe 8: rinvigorito dalla cura Conte, più libero di agire anche in zona gol e si vede, meglio la prima parte della stagione che la seconda. Fondamentale quello che vale il pareggio contro il Napoli. SOLDATINO
Emanuele Giaccherini 7,5: Voluto fortemente da mister Conte e difeso a spada tratta dallo stesso tecnico bianconero che ha più volte ribadito che se il ragazzo fosse stato brasiliano non ci si sarebbe sorpresi più di tanto di vederlo indossare la maglia della Juventus. GIACCHERINHO
Marcelo Estigarribia 7: vera rivelazione della Coppa America è stato un ottimo gregario, nobilita la sua stagione mettendo la firma nella decisiva rimonta di Napoli. EL CHELO
Elijero Elia-Milos Krasic 6: poche apparizioni per entrambi ma una rete all’attivo per il serbo importante ai fini del risultato. Un unico lampo in una stagione incolore che l’ha visto poi finire ai margini della squadra, probabile il suo addio a fine stagione. Stesso discorso per il vero oggetto del mistero della campagna acquisti bianconera il giovane olandese ha avuto pochissime occasioni di mettersi in mostra e sarà ricordato come una meteora negli annali juventini visto che ha già annunciato di voler lasciare la squadra. DESAPARECIDOS
Luca Marrone-Simone Padoin 6: entrambe ricorderanno a lungo questa stagione, sempre pronti quando sono stati chiamati in causa, hanno mostrato di essere sempre a disposizione della squadra. Entrambi si levano anche lo sfizio di entrare nel tabellino dei marcatori, il secondo nella gara contro la Fiorentina mentre il primo con un bolide nell’ultima di campionato ieri contro l’Atalanta. GREGARI
Marco Borriello 7,5: arrivato a Gennaio c’ha messo un po’ per entrare nel cuore dei tifosi bianconeri, ma il gol contro il Cesena, fondamentale per la corsa scudetto gli ha facilitato molto il compito. OPPORTUNISTA
Fabio Quagliarella 7,5: l’anno scorso fino al suo infortunio la Juventus viaggiava spedita, quest’anno Conte ha dovuto aspettarlo e dosarlo per fargli recuperare fiducia in se stesso, l’allenatore è stato ripagato con prestazioni sempre molto sufficienti. SCUGNIZZO
Alessandro Matri 8: in molte partite ha tirato avanti la carretta di un attacco che appariva sterile, nelle ultime partite ha perso un po’ di smalto sotto porta, anche per il grosso lavoro di sponde che richiede il mister, ha avuto il merito di siglare forse il gol più importante della stagione, quello del pari a San Siro contro il Milan. UTILE
Mirko Vucinic 9: doveva essere il top player tanto invocato durante il mercato acquisti, il montenegrino è genio e sregolatezza, ma quest’anno alla corte della Vecchia Signora ha mostrato, specie nella seconda parte di stagione, molta più maturità e costanza nelle prestazioni, suo il gol scudetto. FENOMENO
Alessandro Del Piero 110 e lode: Laurea summa cum laude per i suoi 19 anni in maglia bianconera, coronati da una vittoria tanto bella quanto inaspettata, in molti sperano che rimanga ancora, ma nel frattempo si godono le giocate che il capitano è ancora in grado di regalare, chiedere a Marchetti in campionato e Stekelenburg in Coppa Italia. Per parlare di Alex servirebbero pagine intere e speriamo che quelle pagine non si concludano il 20 maggio a Roma. INFINITO
L’ultima volta allo Juventus Stadium di fronte ai suoi tifosi indossando la maglia bianconera, la maglia che per 19 anni ha onorato amandola più di ogni aspettativa. Di dimostrazioni d’affetto Alessandro Del Piero ne ha regalati tantissimi dalla decisione, per un neo campione del mondo, di scendere nella serie cadetta del calcio italiano, a quella di firmare un contratto in bianco pur di rimanere legato ancora un anno ai suoi colori. Celebrare il campione che Del Piero rappresenta non solo per la società bianconera ma per il calcio italiano, è cosa che abbiamo più volte fatto e i complimenti per lui non si sprecano mai. Ieri, nel giorno dell’addio alla sua “Signora“, lo stesso giorno dell’addio di Pippo Inzaghi, un velo di tristezza misto a orgoglio ha pervaso tutti gli amanti del gioco calcio. Si perchè Del Piero è patrimonio nazionale e al 57′ di gioco tra Juventus e Atalanta l’ha dimostrato non solo nelle lacrime dei tifosi bianconeri allo Juventus Stadium e di tutti coloro che da casa, indipendentemente dai colori delle proprie squadre, seguivano le immagini di un tributo unico nel suo genere, ma anche nella voce rotta dalla commozione di chi si trovava a commentare quel momento storico.
Alessandro Del Piero di smettere non ne vuole sapere, la Juventus di rinnovare neanche e allora sembra addirittura l’unica logica possibile quella dell’addio in grande stile, come merita un personaggio del suo calibro: Del Piero è entrato nella storia bianconera da vincente ed è uscito da Campione d’Italia regalando l’ultima rete nel suo nuovo Stadio. Ha scritto una favola nella storia bianconera ma questa volta a chiudere la favola non sarà la parole fine, perchè il binomio Juventus Del Piero è destinato a restare per sempre come scolpito in una roccia. Diciannove anni fa Boniperti ed Agnelli gli offrirono una tela bianca e lui su quella tela ha dipinto il suo quadro più bello.
Alessandro Del Piero: 1993 l’arrivo alla Juventus, il debutto e l’exploit con Marcello Lippi
La prima incisione è datata 1992 quando Alex debutta nel calcio professionistico grazie a Mauro Sandreani che decide di farlo debuttare in serie B all’età di 16 anni. Le sue prestazioni e il talento furono evidenti a tutti tanto che i maggiori club rivolsero subito il loro interesse verso quel giovane dal fisico minuto ma dalla classe innata. Il Milan lo rifiutò ma per Ale presto si sarebbe avverato un sogno, quello di vestire la maglia del club bianconero.
Nell’estate del 1993 fu Giampiero Boniperti il primo a credere in lui, voluto fortemente anche da Giovanni Trapattoni, allora allenatore, che lo fece debuttare il 12 Settembre 1993 subentrando a Fabrizio Ravanelli. Per accendere gli animi dei tifosi per la prima rete con la maglia della Juve bisognerà attendere una settimana più tardi, quando siglò il 4-0 definitivo nella sfida contro la Reggiana. Il 20 Marzo invece mise a segno una tripletta nel 4-0 con cui la Juventus batté il Parma.
Nel ’94 la svolta: cambiano i vertici della società con l’arrivo di Bettega, Giraudo e Moggi e Trapattoni lascia il posto a Marcello Lippi. Alessandro Del Piero viene inserito stabilmente in prima squadra come quarto attaccante dopo Baggio, Ravanelli e Gianluca Vialli. Proprio l’infortunio del codino più famoso del campionato italiano offre un’ottima chance al giocatore che in quella stagione segna 29 presenze e 8 gol in campionato. Sarà il primo trofeo per Alex, la conquista dello scudetto e la Coppa Italia contro il Parma. Nella stagione ’95-’96 Roberto Baggio abbandona la Juventus che a sua volta decide di puntare tutto su quel giovane che ancora aveva tutto da dimostrare. Alex non perde tempo ad entrare nel cuore dei tifosi e a conquistare la stima del tecnico e il 13 settembre, giorno del suo debutto in Champions League, sigla la sua prima rete nella competizione al Borussia Dortmund con un tiro a girare sul secondo palo. Quello diventerà il suo marchio di fabbrica “Il tiro alla Del Piero“. In quella stagione la Juve conquista anche la Champions League il 22 maggio 1996 a Roma. Il 26 novembre 1996 un suo gol contro il River Plate regala la Coppa Intercontinentale alla società bianconera. L’anno dopo la Juve non riesce a confermarsi nuovamente campione d’Europa perdendo la finale con il Borussia Dortmund ma sale sul gradino più alto d’Italia e Alex Del Piero sarà il capocannoniere in rosa. In quegli anni arriva anche il debutto con la maglia azzurra.
Nel 1998 diventa campione d’Italia per la terza volta in quattro anni, ma ancora una volta la Juventus viene sconfitta in finale di Champions stavolta dal Real Madrid. Quell’anno Alex Del Piero segna 29 gol in tutto siglando il suo record personale.
8 Novembre 1998, l’infortunio e il ritorno alla vittoria
L’8 novembre 1998, sul finire della gara Udinese-Juventus, Pinturicchio, come ribattezzato da Gianni Agnelli, si infortunò gravemente al ginocchio sinistro riportando la lesione del legamento crociato anteriore e posteriore che lo costrinse a rimanere fermo per 9 mesi. Al suo rientro in campo è Carlo Ancelotti il nuovo allenatore il quale continua a puntare sul suo grande talento anche se le condizioni fisiche post infortunio influiranno negativamente sulla sua annata: saranno 9 i centri in campionato, di cui 8 però su rigore. Il 2000 fu un anno ancora negativo per “Godot“, come aveva preferito rinominarlo l’Avvocato in attesa del suo ritorno ai massimi livelli, il Capitano trova la svolta per tornare il gioiello di un tempo solo dopo il gol contro il Bari, rete liberatoria di dolore dovuta alla perdita del padre avvenuta 5 giorni prima.
Nel 2001-2002 torna Marcello Lippi in panchina e con lui le vittorie. La Juventus infatti si laurea Campione d’Italia strappando il titolo all’odiata Inter proprio all’ultima giornata: è il 5 Maggio 2002 quello sarà il primo scudetto da Capitano per Alex che in quell’annata, in coppia con Trezeguet, registrerà 40 reti (in due). L’anno successivo, il 2003, sono ancora i bianconeri a conquistare il tricolore, sarà l’ultimo dell’era Lippi che lascerà la guida della panchina a Fabio Capello.
Dal 2004 al 2006, l’era Capello. Dal Tetto del Mondo all’inferno della Serie B
Il passaggio di testimone tra Lippi e Capello non porta grossi cambiamenti e la Juventus continua a dominare in Italia trascinata dai gol del capitano e dai suoi assist per i compagni di squadra. In due anni saranno due gli scudetti conquistati ma quei due scudetti saranno destinati a dividere gli animi ancora oggi. Alessandro batte un importante record, quello dei gol segnati in bianconero e per lui, infrangere quel record che fu del suo presidente Boniperti, voleva dire entrare nella storia. Il il 14 maggio 2006 arriva la vittoria del 28° scudetto, una vittoria che lo stesso campione definirà “la più strana, contraddittoria, sofferta e rabbiosa della mia carriera“. Per una sentenza legata al caso Calciopoli alla Juventus verranno revocati i due scudetti dell’era Capello con conseguente retrocessione in serie B. Una scelta quella di Del Piero di seguire la squadra anche nell’abisso della serie cadetta come solo un vero capitano può fare per amore dei colori che indossa.
Dopo le pene per la retrocessione per Del Piero c’è spazio per un’altra grande soddisfazione, quella di salire sul Tetto del Mondo a Berlino, il 9 Luglio 2006. Una finale conquistata anche grazie alla sua rete in semifinale e, una Coppa alzata anche grazie alla trasformazione del suo calcio di rigore.
Il ritorno in Serie A, la standing ovation del Bernabeu, l’ottavo scudetto e il saluto alla Juventus
Il ritorno dalla Serie B lo consacra nuovamente capocannoniere della stagione con 21 gol all’attivo. in quell’anno la Juventus riconquista l’accesso alla Champions League. Il 5 Novembre 2008 al Bernabéu Alex realizza le due reti della vittoria dei bianconeri sul Real, diventando il primo giocatore di una squadra italiana a segnare una doppietta nello stadio spagnolo. Quella giornata rimarrà memorabile per il tributo che il pubblico spagnolo gli regalò: una standing ovation al momento dell’uscita dal campo.
Gli anni a seguire non furono memorabili dal punto di vista dei risultati infatti i bianconeri chiuderanno con un’imbarazzante settima posizione entrambi i campionati dell’era Ferrara/Zaccheroni e Del Neri.
Nel 2011 Andrea Agnelli, accantonati i fallimenti delle precedenti stagioni, ingaggia Antonio Conte per la svolta, per tornare a vincere nel nuovo Stadio che sarà inaugurato a Settembre proprio dalla coppia Boniperti-Del Piero. Per Alex inizia il count down per il rinnovo del contratto che tarda ad arrivare. Il popolo bianconero non vuole perdere l’ultima bandiera, il capitano di mille battaglie, il simbolo della Juventus vincente e Alex, che di abbandonare la sua squadra non ne ha mai avuto desiderio, lancia l’ennesimo gesto d’amore verso il club: firma un contratto d’amore in bianco che lo legherà ancora per un altro anno, l’ultimo, ai colori bianconeri. Passerà una stagione relegato in panchina ma il suo contributo alla fine si rivelerà fondamentale per la conquista del tricolore, soprattutto con la rete del vantaggio contro la Lazio in un momento delicatissimo per il Campionato. Il resto della storia è cosa recente, Alessandro Del Piero si laurea, per l’ultima volta in bianconero e l’ottava della sua carriera, Campione d’Italia. Ad oggi l’idolo bianconero vanta 704 presenze con la maglia della Juventus, 290 gol totali, 188 in serie A e 19 anni di totale e incondizionato amore verso il suo Club. I trofei conquistati in questa lunga avventura potrebbero crescere con la vittoria domenica 20 Maggio della Coppa Italia e quella si, che sarà l’ultima partita bianconera per Alex… Potremmo continuare a scrivere e raccontare ancora di questo uomo diventato leggenda ma cos’altro aggiungere Di più, Niente se non un infinito Grazie per averci permesso di raccontare oggi la tua Storia.
Video Alessandro Del Piero tributo Juventus Atalanta