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  • Esclusione Pogba, Mino Raiola polemizza con Conte

    Esclusione Pogba, Mino Raiola polemizza con Conte

    Lesclusione di Pogba dai convocati di Pescara-Juventus non è passata sottotraccia, soprattutto considerando il gran momento di forma attraversato dal giovane francese, dopo i due gol decisivi realizzati contro Napoli e Bologna e le ottime prestazioni offerte, al punto che – se non ci fossero stati i suoi due ritardi in allenamento – mister Conte aveva deciso di lanciarlo titolare al posto di Andrea Pirlo, per concedere un turno di riposo al regista bresciano contro gli abruzzesi.

    Per Antonio Conte, però, il gruppo assume assoluta priorità rispetto alle individualità, seppur brillanti, e la disciplina e la correttezza nei comportamenti sono assolutamente determinanti per guadagnarsi la stima e la considerazione del tecnico salentino che, anche da calciatore, ha sempre mostrato un comportamento impeccabile e, dunque, da tecnico pretende lo stesso dai suoi giocatori. Per questo motivo, al contrario di quanto accade solitamente, la Juventus ha deciso di sottolineare pubblicamente con un comunicato sul suo sito ufficiale quale sia la motivazione dell’esclusione del diciannovenne francese dalla trasferta di Pescara, in controtendenza con l’abitudine di risolvere all’interno dello spogliatoio ed al riparo da “occhi esterni” eventuali problematiche della squadra, ed ha rimarcato i due ritardi negli allenamenti settimanali di Pogba.

    Questo ha, però, suscitato l’immediata reazione critica da parte dell’entourage del centrocampista, con in testa il procuratore Mino Raiola che si è scagliato polemicamente contro l’artefice di questa decisione, alludendo in maniera ironica proprio al tecnico bianconero: “Chi ha deciso di dare la notizia sul sito è in confusione. Mi auguro che non sia stata una decisione di Conte, altrimenti vuol dire che non è in grado di gestire situazioni di questo livello”. Inoltre, Raiola ha cercato di motivare e giustificare i due ritardi di Pogba attribuendone la responsabilità al club: “nel primo caso gli è arrivata la notifica dell’allenamento a notte inoltrata, nel secondo aveva degli appuntamenti che il club stesso gli aveva preso per conseguire dei documenti”. 

    Paul Pogba escluso da trasferta di Pescara, Raiola polemizza | © Valerio Pennicino/Getty Images

    Parole pesanti e dure alle quali, però, è difficile ipotizzare una pubblica risposta di Antonio Conte, chiuso nel suo silenzio almeno fino al prossimo 9 Dicembre: più probabile pensare ad una “delega” nei confronti del suo vice Angelo Alessio, il quale aveva già fatto trapelare qualche segnale in tal senso quando, nonostante un’ottima prestazione di Pogba contro il Bologna, nel post-gara gli venne rimproverata un’eccessiva leziosità, invitandolo ad essere maggiormente concreto.

    Antonio Conte crede fortemente nelle capacità e nel potenziale tecnico di questo talento purissimo, al punto da dedicare molto tempo alla ricerca di diverse soluzioni in campo per valorizzare al meglio le sue caratteristiche e , pertanto,vorrebbe plasmarlo al meglio anche dal punto di vista caratteriale, evitando che il calciatore – data la giovane età – possa lasci tentare da consigli poco lungimiranti che possano provenire dal suo entourage che potrebbero finire per “bruciarlo” compromettendo il suo rapporto con tecnico e società.

    La Juventus, dunque, vuole fortemente evitare l’ipotesi di un Balotelli-bis considerando il comune denominatore che lega i due calciatori, somiglianze fisiche a parte: il procuratore Mino Raiola, appunto. La Juventus e Conte non hanno di certo gradito le pressioni esercitate da parte del procuratore per un impiego maggiormente continuo del suo assistito ed hanno scelto, quindi, di inviargli un segnale forte e deciso.

    La disciplina ed il rispetto delle regole prima di tutto, senza far sconti a nessuno e senza distinzioni: ancor di più nel caso del giovane Pogba che deve e può crescere molto, dentro e fuori dal campo.

  • Paul Pogba salta Pescara, pugno duro di Conte

    Paul Pogba salta Pescara, pugno duro di Conte

    Pugno duro. Il talento francese in forza alla Juventus, Paul Pogba, è stato escluso dalla lista dei convocati di Antonio Conte per la trasferta bianconera a Pescara, gara che si giocherà questa sera in notturna. All’ex giocatore del Manchester United sono costati cari i due ritardi ingiustificati agli allenamenti nel giro di una settimana. Ventidue i convocati per il match in terra abruzzese, con il francese costretto a rimanere a Torino insieme a Pepe e De Ceglie, con il primo che giocherà con la Primavera bianconera per riprendere la condizione mentre il terzino è alle prese con un affaticamento alla coscia sinistra. Quindi, nonostante l’ottimo periodo del centrocampista, il tecnico juventino non fa sconti e lascia a casa Pogba.

    DOPPIA DELUSIONE – Il giocatore francese avrebbe dovuto sostituire Andrea Pirlo a Pescara, concedendo al regista italiano un turno di riposo dopo una serie di partite giocate ad alto livello. Niente da fare. L’ex United ha perso un’ottima occasione di dimostrare il suo talento partendo nell’undici iniziale. Venerdì, il centrocampista bianconero è stato escluso anche dalle convocazioni di Deschampsper la partita amichevole Italia-Francia in programma il 14 novembre. In patria si parlava di una chiamata da parte dell’ex tecnico del Monaco che ha giustificato l’esclusione per la mancanza di continuità del giocatore.

    Paul Pogba
    Pogba escluso dalla lista dei convocati per la trasferta pescarese © Alberto Pizzoli/Getty Images

    POGBALOTELLI – Che si sia già montato la testa dopo qualche più che buona prestazione e due gol importantissimi in campionato contro Napoli e Bologna? Un nuovo Balotelli? Per il bene del calcio italiano ci si augura di no. Il 19enne francese ha dimostrato grande carisma ma questo doppio ritardo agli allenamenti potrebbe essere un primo campanello d’allarme. Troppo spesso abbiamo visto giocatori che ai primi complimenti si sono esaltati e hanno perso la testa, probabilmente non sarà il caso di Pogba, ma è giusto dare una scossa al giocatore, lasciandolo a casa per la sfida contro il Pescara. Per quanto riguarda una multa,  non è stato preso alcun provvedimento. Voi avreste usato il pugno duro oppure sarebbe stato più opportuno chiudere un occhio visto l’ottimo rendimento del 19enne francese?

  • Giornalisti esultano al gol del Chelsea, Antonio Conte furioso

    Giornalisti esultano al gol del Chelsea, Antonio Conte furioso

    Dopo lunghi mesi di silenzio chiuso nel suo box schermato allo Juventus Stadium, e di peregrinante ricerca di un posto “idoneo” nelle trasferte di campionato, dopo aver scelto la strada del silenzio rinunciando a rilasciare qualsiasi tipo di dichiarazione (fino al prossimo 9 Dicembre, ndr), Antonio Conte si lascia andare ad uno sfogo – seppur misurato – nel post gara di Juventus-Nordsjaelland, nonostante la soddisfazione per la grande risposta sul campo offerta dai suoi uomini, capaci di conquistare un sonoro 4-0 e di mostrare nuovamente quelle caratteristiche di aggressività e “fame” che avevano contraddistinto la sua Juventus vincente dello scorso campionato.

    Inizialmente, la notizia era circolata in maniera distorta rispetto alla realtà dei fatti, “gonfiata” al fine di renderla  più “gustosa”, raccontando di uno scontro fisico tra il mister bianconero ed alcuni giornalisti presenti in sala stampa che avevano esultato alla notizia del gol del vantaggio del Chelsea contro lo Shakhtar Donetsk che rende più complesso il destino della Juventus nel girone E di Champions League. In realtà, lo scontro fisico non c’è stato anche se il mister bianconero “non le ha mandate a dire” ai giornalisti presenti.

    Antonio Conte furibondo dopo l’esultanza dei giornalisti al gol del Chelsea | © Filippo Alfero/AFP/GettyImages

    Secondo la “ricostruzione” dei fatti, Antonio Conte stava transitando nella zona della sala stampa e, sentendo un boato ed associandolo alla rete realizzata in extremis dal Chelsea, è tornato indietro e si è rivolto ai giornalisti presenti chiedendo in tono molto stizzito: “C’è qualcuno che ha esultato al gol del Chelsea? Siete delle merde”.

    La frase, dunque, non lascia spazio ad interpretazioni diverse rispetto ad un profondo risentimento del mister salentino nei confronti di coloro che “gufano” contro la sua squadra, ancor di più in un momento tanto delicato della stagione, dopo la sconfitta in campionato con l’Inter ed un cammino in Champions che, nonostante la vittoria con il Nordjaelland, non appare semplice, considerando l’obbligo di ottenere almeno quattro punti nelle due gare contro Chelsea e Shakhtar e che, proprio quel gol allo scadere di Moses, ha complicato ulteriormente in chiave qualificazione. Per questo mister Conte ha deciso di “non lasciar correre”, apostrofando gli artefici di un’esultanza che – quantomeno – può risultare fastidiosa per chi, come lui, vive intensamente ogni gara nonostante non possa sedere in panchina e soffrire da vicino con i suoi giocatori.

  • E’ tornata la vecchia Juve. Adesso tocca battere il Chelsea

    E’ tornata la vecchia Juve. Adesso tocca battere il Chelsea

    Il riscatto serviva e il riscatto è arrivato. La Juventus si impone allo Juventus Stadium con un secco 4-0 ai danni del Nordsjaelland, una vittoria che serve a dare la carica ed entusiasmo all’ambiente bianconero dopo la brutta prestazione di sabato contro l’Inter, entusiasmo che però viene smorzato dalla notizia al 94′ della vittoria del Chelsea sul Shakhtar Donetsk.

    Una Juve alla vecchia maniera, aggressiva, feroce, concentrata è quella che ha praticamente annullato gli avversari nei primi 5 minuti di gara, quando Marchisio, servito da un Isla devastante preferito a Lichtsteiner per occupare la fascia destra, si inserisce centralmente spianando la strada alla goleada bianconera. E’ sempre il principino che va vicinissimo al raddoppio ma questa volta Hansen non si fa sorprendere e si fa trovare pronto sul tiro di destro del centrocampista respingendo su Giovinco che dal limite dell’area spara alto sopra la traversa.

    Passano pochi minuti e arriva il raddoppio su rapina di Vidal che sfrutta una leggerezza difensiva dei danesi per poi battere Hansen da posizione defilata. La Juventus dilaga complice anche l’atteggiamento del Nordsjaelland in versione completamente rivisitata rispetto alla gara in Danimarca. I Danesi tutti chiusi nella loro metà campo nulla possono di fronte la fame di vittoria degli uomini di Conte. Prova ad andare a segno Isla, Matri deve arrendersi alla traversa ed infine arriva il colpo della sicurezza con Giovinco che sugli sviluppi di un contropiede scodella un gioello di destro dal limite, siglando la sua prima rete in Champions League. Si chiude sul punteggio di 3-0 il primo tempo.

    Claudio Marchisio
    Claudio Marchisio apre le marcature in Juventus-Nordjaelland © Valerio Pennicino/Getty Images

    Nel secondo tempo la Juventus, forte del risultato gia acquisito, rallenta la pressione sugli avversari e si concentra soprattutto nel tentativo di mandare in rete Matri il quale anche nel secondo tempo ha potuto godere della fiducia di Mister Conte che decide di prelevare Giovinco per l’inserimento di Quagliarella. Ed è proprio l’attaccante partenopeo che lancia Matri in un “a tu per tu” con Hansen salvo poi facendosi recuperare da Okore, sciupando tutto. Chi invece trova la reta, la quarta e conclusiva, è proprio Quagliarella, di testa, su sponda proprio di Matri. Finisce così, con un perentorio 4-0 con un Nordsjaelland che in 93′ ha fatto visita solo una volta dalle parti di Buffon.

    Il ko con l’Inter ormai è un ricordo così come da domani lo sarà la prima vittoria in Champions perchè il pensiero è già al 20 Novembre quando lo Juventus Stadium accoglierà il Chelsea con un solo imperativo: Vincere!

    LE PAGELLE DI JUVENTUS-NORDSJAELLAND

    JUVENTUS (3-5-2): Buffon sv, Barzagli 6.5, Bonucci 6.5, Chiellini 6 (24′ st Lucio 6); Isla 7, Vidal 7 (8′ st Pogba 6), Pirlo 7, Marchisio 7.5, Asamoah 6.5; Matri 5.5, Giovinco 6.5 (15′ st Quagliarella 6.5).
    Allenatore: Alessio 6.5.
    NORDSJAELLAND (4-2-3-1): Hansen 7; Parkhurst 5, Okore 5.5, Runje 5, Mtiliga 5; Adu 5 (1′ st S. Christensen 6), Stokholm 5; Lorentzen 5.5, Laudrup 5 (1′ st A. Christiansen 5.5), John 5; Beckmann 5.5 (27′ st Nordstrand sv).
    Allenatore: Hjulmand 5.

    VIDEO JUVENTUS-NORDSJAELLAND 4-0

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  • La Juve non ci sta, Alessio attacca l’Inter: impari a vincere

    La Juve non ci sta, Alessio attacca l’Inter: impari a vincere

    Alla vigilia del match di Champions League contro il Nordsjaelland che può essere decisivo per il futuro cammino della Juventus verso la qualificazione agli ottavi, Juventus-Inter è ancora di attualità trovando ampio spazio fra gli argomenti toccati  nella conferenza stampa pomeridiana “imposta” dall’Uefa, che ha interrotto il silenzio pre-partita delle ultime due vigilie di campionato, ed in cui mister Angelo Alessio attacca l’Inter rispondendo a tono ai veleni dei giorni scorsi.

    Contrariamente ai toni pacati e poco incisivi solitamente adoperati, il vice di mister Conte sceglie di non nascondersi dietro le parole e commenta in maniera molto critica le accese polemiche montate in casa Inter sull’arbitraggio di Tagliavento, facendo riferimento soprattutto al gol in fuorigioco concesso a pochi secondi dall’inizio del match, ed alla mancata espulsione di Lichtsteiner. In tal senso, Alessio rispolvera una frase adoperata qualche tempo fa da John Elkann, che affermava ironicamente come l’Inter non fosse ancora abituata a vincere, e decide di riproporla affermando che “bisogna saper vincere, senza parlare di arbitri”, specificando ulteriormente il concetto con un esempio che si riferisce ad Inter-Juventus dello scorso campionato, quando a Claudio Marchisio venne negato un vistoso calcio di rigore per fallo di Castellazzi, precisando che – in quell’occasione – la Juventus scelse la strada della “non polemica”  senza ritenere che quella decisione fosse “voluta” ed evitando, così, facili illazioni circa la malafede dei direttori di gara.

    Angelo Alessio attacca l’Inter in conferenza stampa | © JONATHAN NACKSTRAND/AFP/Getty Images

    Secondo Angelo Alessio, dunque, è necessario evitare la gogna mediatica per la classe arbitrale in occasione di errori, più o meno gravi, perchè soltanto evitando di “pensar male” e lasciando lavorare gli arbitri in serenità sarà possibile trarne beneficio. Anche Leonardo Bonucci, presente in conferenza stampa, si aggrega all’opinione espressa da mister Alessio e sottolinea l’importanza di evitare le facili polemiche, in particolar modo da parte di una società come la Juventus che – a suo avviso – ha saputo distinguersi negli ultimi difficili anni, “in cui è stata messa all’angolo senza vere e proprie colpe”, ricorrendo al proprio stile, senza cadere nella trappola di sterili ed inutili polemiche che non permettono di godere del bello di questo sport.

     

    Chiuso il capitolo della difesa-attacco in merito alle questioni arbitrali, la conferenza stampa di Angelo Alessio ha, poi, fornito interessanti spunti inerenti le questioni prettamente di campo: secondo il vice di Conte, infatti, il principale errore nella prestazione bianconera di sabato scorso è stato l’eccessivo numero di passaggi sbagliati, oltre che la mancanza di concretezza sotto porta che ha impedito di realizzare, nei primi venti minuti, il possibile 3-0. Errori in fase offensiva che, soprattutto in Champions League, dovranno essere accuratamente evitati anche se, secondo Alessio, il problema-gol non è eccessivamente preoccupante perchè la squadra riesce a creare diverse occasioni.

    Tuttavia, si è avvertita la necessità di cambiare qualcosa negli interpreti in campo, anche alla luce del pesante forfait di Vucinic. Al contrario di quanto si poteva ipotizzare in precedenza, contro il Nordsjaelland il danese Niklas Bendtner  partirà dalla panchina, lasciando il posto da titolare ad Alessandro Matri – che era inutilizzato da tre partite – al fianco diuno fra Giovinco e Quagliarella”: Alessio non scende nei dettagli per spiegare tale decisione, limitandosi ad affermare che “Antonio sceglie i giocatori d’attacco di volta in volta, per questa partita ha pensato di fare giocare Matri”.  L’imperativo è, comunque, la vittoria: per sperare di proseguire l’avventura europea e per voltare pagina, archiviando in fretta la delusione ed i veleni di Juve-Inter.

  • Flop Giovinco, il cambiamento non può attendere

    Flop Giovinco, il cambiamento non può attendere

    Era uno dei giocatori più attesi, dopo il suo tanto agognato “ritorno a casa” e la volontà di dimostrare il suo valore con la maglia della Juventus, dopo lungo peregrinare in provincia. E’ stato, ed è tuttora, uno dei pupilli di mister Conte, che ha deciso di concedergli la massima fiducia, ritenendolo titolare in coppia con Mirko Vucinic, affidandogli quel ruolo di fantasia che per un ventennio è stato svolto dal capitano-totem Alessandro Del Piero. Finora, però, le grandi aspettative su Giovinco non hanno avuto conferme dal campo, considerando che la Formica di “Atomico” ha mostrato ben poco, realizzando tre gol in tredici partite disputate ma non incidendo sui risultati: il gol realizzato contro la Roma, infatti, è giunto quando i giochi erano praticamente fatti, così come la doppietta contro l’Udinese.

    Per il resto, qualche prestazione sufficiente e qualche assist, alternate a prove incolore o, in alcuni casi, addirittura irritanti per l’ostinatezza nel ricercare la giocata ad effetto in circostanze in cui la priorità doveva essere la semplicità.Un esempio? L’ultima gara contro l’Inter. Sebastian è stato neutralizzato dalla difesa nerazzurra, andando a sbattere contro un muro: il confronto fisico con i giganti nerazzurri lo ha disinnescato, così come capitato  anche in Champions League.

    I suoi 164 centimetri, però, non possono essere considerati un limite in campo – basti pensare che Lionel Messi ha solo qualche centimetro in più di Sebastian – perchè la criticità maggiore è legata non alla statura ma alle sue peculiarità di gioco che male si amalgamano con le caratteristiche della manovra bianconera: Sebastian Giovinco si esprime al meglio negli spazi larghi, quando non deve reggere l’urto dei più possenti avversari, quando è libero di far esplodere la sua velocità; non appare adeguato, invece, quando gli spazi sono stretti e, di conseguenza, quando la manovra si svolge nella metà campo avversaria. In tal caso, è sufficiente una regolare spallata per mandarlo a tappeto, impedendogli di apportare alla squadra quella dose di qualità che mister Conte ricerca. In tali circostanze, la Juventus si ritrova inevitabilmente a giocare con un uomo in meno, considerando la sua impalpabilità in zona offensiva ed il fatto che, per sue caratteristiche, difficilmente può svolgere compiti in fase di ripiegamento a supporto della squadra.

    Sebastian Giovinco fermato dalla difesa dell’Inter | © Valerio Pennicino/Getty Images

    Non esistono, dunque, mezze misure: l’impiego di Giovinco può essere un’arma decisiva ed importante se le condizioni della gara si conformano alle sue caratteristiche di gioco, sfruttando il contropiede e gli ampi spazi (come nella gara contro la Roma di Zeman, ndr), mentre si rivela una scelta inopportuna nel caso in cui gli spazi sono stretti e la manovra è finalizzata a sfondare la retroguardia avversaria.

    E’ un problema tecnico, dunque, e non di personalità: Giovinco ha ormai compiuto 25 anni, un’età in cui i calciatori dovrebbero essere nel pieno della maturità. La Juventus ha voluto concedergli massima fiducia, anche a fronte dell’ingente esborso sostenuto per riscattarlo, ma il bilancio della prima parte della sua stagione non può essere positivo: qualche sprazzo di luce e qualche segnale della sua classe si è appena intravisto, ma non può essere sufficiente per giustificarne il posto da titolare, “a prescindere”.

    Il parco attaccanti della Juventus, a parte Vucinic, non mostra alternative “top” ma, in alcuni casi, gli stessi Matri e Quagliarella potrebbero essere ben più utili rispetto all’insostenibile leggerezza di Giovinco. L’intento di valorizzare le sue qualità non deve coincidere con l’offrirgli in ogni caso un posto nell’undici titolare perchè questo esperimento, protratto finora, non è riuscito: bisogna prenderne atto compiendo un passo indietro, cercando di studiare soluzioni alternative per modularne l’impiego per renderlo finalmente incisivo nelle circostanze in cui la sua velocità e le sue giocate possono essere determinanti come lo erano al Parma.

    E’ necessario cambiare ed è fondamentale farlo in breve tempo: la gara di mercoledì con il Nordsjaelland è già una prova senza appello.

  • Da 1 a 10, l’analisi di Juventus-Inter

    Da 1 a 10, l’analisi di Juventus-Inter

    Il giorno dopo la caduta degli invincibili è fin troppo facile far pagelle, esaltarsi e cadere nell’imperdonabile errore di dar adesso l’Inter per favorita e la Juventus improvvisamente ridimensionata. Metter in fila 49 risultati utili consecutivi non è impresa semplice, farlo poi senza il proprio allenatore in panchina è impresa ancora più difficile. La vittoria dell’Inter sulla Juventus allo Juventus Stadium ha però un significato importante per il campionato italiano e per chi già dopo dieci giornate pensava che tutto fosse già deciso. Un po’ per gioco, un po’ per sintesi proveremo adesso ad analizzare Juventus-Inter in dieci punti.

    10) Javier Zanetti ed Estevan Cambiasso. La Vecchia Guardia nerazzurra si prende la rivincita dei fischi della scorsa stagione, dimostrando di saper tirare ancora la carretta e di non temere la fisicità di due mostri come Asamoah e Vidal.

    9) Cassano, Palacio, Milito. Il tridente nerazzurro ha messo in crisi la difesa a tre della Juventus, Stramaccioni ha avuto coraggio ed ha dimostrato di saper preparare alla grande le partite che contano ma crediamo che la contromossa bianconera non sia mai arrivata.

    8) Paolo Tagliavento. La partita alla fine è stata vinta dall’Inter con pieno merito ma il fischietto ha dimostrato ancora una volta di esser inadeguato a grandi match, speriamo sia l’ultimo.

    7) Alessio o Carrera. Sarà solo una sensazione ma l’assenza di Conte in panchina si sente ancora di più da quando Alessio ha sostituito Carrera.

    6) I Cambi di Alessio o di Conte? Molte vittorie della Juventus quest’anno son arrivate dalla panchina, questa volta i cambi ci lasciano perplessi. Se è giusto punire Lichsteiner dopo aver rischiato il rosso non si è capito perché optare per Bendter e non per Quagliarella al posto di Vucinic e sopratutto perché non riproporre Pogba al posto dei poco lucidi Marchisio e Vidal.

    Andrea Stramaccioni
    Andrea Stramaccioni mattatore allo Juventus Stadium | ©Getty Images
    5)Beppe Marotta. La Juventus è cotta fisicamente e inizia ad esser evidente la mancanza di alternative nei ruoli cardine. Tralasciato l’acquisto di Asamoah (oramai titolarissimo) e il giovanissimo Pogba il resto del calciomercato non è all’altezza di una squadra che vuol imporsi in Italia e in Europa.

    4) Juan Jesus. Ma perché non giocava lo scorso anno? Il difensore brasiliano è una delle più belle scoperte dell’Inter 2012/2013. Perfetto in difesa sa farsi apprezzare anche in fase d’impostazione.

    3) Sebastian Giovinco. I tifosi bianconeri lo hanno già scaricato a noi ieri sera non è dispiaciuto anche se è ancora lontano dalle prestazioni di Parma.

    2) Lo Juventus Stadium. Tralasciando la carta arrivata in testa ad Orsato il pubblico bianconero dimostra di esser maturo.

    1) Andrea Stramaccioni. Valentino Rossi lo ha definito forse prematuramente meglio di Mourinho. La cosa certa è che finalmente l’epoca dello Special One è alle spalle e in casa nerazzurra si inizia a pensare al futuro.

  • Juventus-Inter, Stramaccioni conferma il tridente

    Juventus-Inter, Stramaccioni conferma il tridente

    Ancora qualche ora di attesa e poi lo Juventus Stadium sarà teatro non solo del derby d’Italia numero 186 in campionato ma anche del match tra le attuali prime della classe della Serie A, ovvero Juventus e Inter. Una gara che da sempre, ma soprattutto dal 2006, ha un sapore particolare non solo per le tifoserie ma anche per le rispettive dirigenze dei due club che oggi più che mai, dopo lo scoppio di Calciopoli, si trovano una di fronte all’altra in una sfida che sa di scudetto.

    L’Inter infatti, dopo l’ottava vittoria consecutiva e la sesta in campionato, è stata etichettata, approfittando anche della flessione del Napoli, come la vera anti-Juve, unica attualmente a tenere il passo della squadra campione d’Italia che in campionato quest’anno si è dimostrata un rullo compressore, associazione motivata dalle 9 vittorie ottenute (e 1 pari) nelle 10 partite disputate che hanno permesso ai bianconeri di stabilire un record, quello della migliore partenza di sempre in assoluto nei campionati a girone unico a 20 squadre (dalla stagione ’94-’95). Ancora lontano invece quello della più lunga striscia di imbattibilità detenuto dal Milan che dal 1991 al 1993 riuscì a infilare 58 risultati utili consecutivi senza mai perdere in campionato, la Juve è a 49. Stramaccioni in conferenza stampa non si è nascosto affermando di non voler firmare per il pari consapevole di avere a propria disposizione i mezzi per interrompere la lunga imbattibilità dell’arci-rivale e di violare per la prima volta lo “Stadium”. Conferenza stampa disertata invece dalla Juventus, così come successo prima del Bologna nel turno infrasettimanale, per evitare di alimentare polemiche dopo la contestatissima direzione di gara di Catania in vista della partitissima di stasera.

    Juventus-Inter
    Juventus-Inter

    Centrocampo stellare dei bianconeri contro il tridente esplosivo dei nerazzurri. Saranno questi due settori le chiavi di volta del match. La Juve deve la sua forza principalmente ai suoi interpreti di centrocampo con il direttore d’orchestra Pirlo a dettare i tempi di gioco e la qualità e quantità di Marchisio e Vidal in mezzo al campo che fanno invidia ai più grandi club di tutta Europa; l’Inter ha in Milito un terminale offensivo letale e quasi senza eguali in Europa, Cassano sta dando spettacolo trascinando la squadra nerazzurra con i suoi gol e i suoi assist e Palacio non sta facendo rimpiangere affatto Sneijder. Il giovane tecnico nerazzurro però potrebbe non puntare sul suo tridente ben collaudato preferendo inserire un centrocampista in più, Guarin, al posto di Cassano rendendo la mediana più muscolare con Zanetti, Gargano e Cambiasso e Nagatomo largo a sinistra. Confermata la difesa a 3 con Ranocchia, Samuel e Juan Jesus. In porta il “para-rigori” Handanovic.

    In casa Juventus Antonio Conte non ha dubbi e conferma il 3-5-2. Rientrano, dopo il turnover contro il Bologna, Lichtsteiner, Chiellini, Vidal, che era squalificato, Marchisio, Asamoah, Giovinco e Vucinic. Linea difensiva quindi con Chiellini, Barzagli e Bonucci davanti a Buffon, sugli esterni il terzino svizzero e il centrocampista ghanese con Pirlo, Vidal e Marchisio, al rientro dall’infortunio alla cavaglia in mediana; le chiavi dell’attacco saranno affidate a Giovinco e Vucinic.

    PROBABILI FORMAZIONI JUVENTUS-INTER

    Juventus (3-5-2): Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini; Lichtsteiner, Vidal, Pirlo, Marchisio, Asamoah; Vucinic, Giovinco. A disp.: Storari, Rubinho, Marrone, Lucio, Isla, Caceres, De Ceglie, Pogba, Giaccherini, Matri, Bendtner, Quagliarella. All.: Alessio

    Inter (3-4-3): Handanovic; Juan Jesus, Ranocchia, Samuel; Zanetti, Cambiasso, Gargano, Nagatomo; Cassano, Milito, Palacio. A disp.: Castellacci, Belec, Pereira, Silvestre, Jonathan, Bianchetti, Alvarez, Guarin, Mudingayi, Duncan, Livaja. All.: Stramaccioni

  • Verso Juventus-Inter, la sfida scudetto è già iniziata

    Verso Juventus-Inter, la sfida scudetto è già iniziata

    Si aspettava da anni un Juventus-Inter che contasse davvero qualcosa. Domani sera in quel di Torino, nella casa bianconera andrà in scena la supersfida scudetto (anche se è un po’ prematuro chiamarla così) tra le rivalità storiche di Inter e Juventus. Il derby d’Italia, quest’anno avrà realmente un’atmosfera diversa, riportando il confronto tra le due tifoserie a un clima decisamente incandescente dopo lo scandalo di Calciopoli.

    Infatti dopo l’Annus horribilis 2006, con la retrocessione in B e la seguente risalita nella Serie A della gloriosa ‘Vecchia signora’, la sfida tra le due squadre ha avuto sempre un sapore particolare, per l’astio tra le due tifoserie, ma senza avere una reale importanza a livello di classifica. L’Inter dopo aver sofferto gli sfottò interminabili del 5 maggio e i sempre presenti cori del ‘non vincete mai’ ha iniziato il suo ciclo vincente dominando per cinque anni di fila (quattro togliendo lo scudetto assegnato a tavolino) in Italia e chiudendo il suo ciclo con il Triplete. La Juve nel frattempo iniziava a gettare le fondamenta per la sua ricostruzione cercando di tornare a primeggiare in Italia. Nella scorsa stagione i bianconeri hanno raccolto i frutti di quanto seminato, vincendo un campionato meritatissimo, mentre l’Inter complici pessime scelte societarie (troppi allenatori e scelte di mercato sbagliate) ha chiuso il campionato al sesto posto. Questi i principali motivi di una partita che aveva di fatto perso quel fascino particolare. Domani sera però la storia sarà diversa. La posta in palio non sarà solo l’onore, con l’obiettivo di entrambe le squadre di lanciare un segnale chiaro per definire la possibile protagonista di un campionato iniziato da poco ma già incandescente.

    VERSO JUVENTUS-INTER

    Verso Juventus Inter © Claudio Villa/Getty Images

    I Bianconeri hanno frantumato ogni record possibile, allungando ulteriormente la striscia di risultati utili consecutivi. Questa Juventus è senza ombra di dubbio un rullo compressore: 10 partite giocate nove vinte, un pari con 22 gol all’attivo e solo 5 incassati. Numeri che fanno venire i brividi. Una roccaforte difficilmente scardinabile. Pochi gol che arrivano dall’attacco, ma moltissime reti da assegnare da un centrocampo che ha davvero pochi eguali in Europa. Marchisio, Asamoah, Vidal e ‘Le Roi’ (concedetemi il gioco di parole, parafrasando Platini) Pirlo saranno le frecce che la Juventus potrà utilizzare nel corso del match. Si pensava inoltre che con l’aggiunta della competizione europea e le fatiche della Champions, la Juventus potesse mollare qualche briciola in campionato, mentre in realtà la squadra di Conte ha saputo fare addirittura meglio della stagione passata, dimostrando in qualche modo di avere le motivazioni e una voglia di vincere ancora intatte.

    I nerazzurri guidati da Stramaccioni, dopo aver lasciato qualche segnale di intoppo sulla loro strada (vedi Roma e Siena) sembrano aver trovato una quadratura di gioco, che ha nella malleabilità tattica il suo vero cardine. 3-4-3, 3-4-1-2 o 3-5-2 non ha più importanza, l’Inter che Stramaccioni fa scendere in campo, sa sempre come giocare e soprattutto rispetto al recentissimo passato, sa come vincere. Gli addii illustri e i nuovi innesti hanno di fatto dato il via a un progetto partito con un anno buono di ritardo, dimostrando che alcuni giocatori bocciati l’anno passato non fossero ancora bolliti (Cambiasso), e che alcune scelte di mercato (vedi Juan Jesus) siano stati colpi azzeccatissimi. Con un Palacio in più, un Cassano che con i colori nerazzurri ha trovato quel feeling che forse nemmeno nella sua migliore stagione alla Samp avesse, e un Milito in super forma, rimane da capire con questo big match, se i nerazzurri possano realmente ambire al ruolo di unica e vera anti-juventus, o continuare a macinare punti per tornare in Champions nel minor tempo possibile.

    Un curioso particolare, nonostante l’invito del presidente Andrea Agnelli, Massimo Moratti non siederà in tribuna allo Juventus Stadium, per evitare polemiche con la tifoseria bianconera. Le scorie di Calciopoli sono ancora ben evidenti.

    Come finirà Juve-Inter?

    • Vince l’Inter (55%, 63 Voti)
    • Vince la Juve (33%, 38 Voti)
    • Finisce in parità (12%, 13 Voti)

    Totale Votanti: 114

  • Paul Pogba genio ed umiltà, la Juve ha il suo top player

    Paul Pogba genio ed umiltà, la Juve ha il suo top player

    Paul Pogba, doppia “p” nel nome e cognome: la medesima iniziale di ” promessa”, “predestinato”, o di “prodigio”. Diciannove anni, classe 1993, origini guineiane ma cittadino francese, cresciuto in fretta con il pallone fra i piedi, in una famiglia in cui si respira calcio, considerando che anche i due fratelli maggiori, Florentin e Mathias (fra loro gemelli), sono entrambi calciatori. Ben presto la stella nascente di Paul viene notata da uno dei maggiori conoscitori di calcio del panorama mondiale, dal “totem” degli allenatori Sir Alex Ferguson che nel 2009 lo porta al suo Manchester United, strappandolo al Le Havre senza badare ai convenevoli nella trattativa, promettendo alla famiglia del calciatore una casa e novantamila sterline, ed aprendo, così, un contenzioso con la società francese.

    L’avventura di Paul Pogba con i Red Devils inizia nella formazione Under 18, dove si rivela decisivo in campo – conquistando anche la FA Youth Cup – per poi approdare in prima squadra e ben impressionare quando viene chiamato in causa: dal 1 Luglio 2012, però, si svincola per scadenza di contratto dallo United e, tale circostanza, è ancora oggi uno dei maggiori rimpianti di Ferguson, in particolar modo dopo aver assistito all’exploit di Paul con la maglia numero sei della Juventus.

    L’avventura bianconera l’ha voluta fortemente lui stesso, scegliendo il progetto Juve per cercare di ripercorrere con la maglia della Vecchia Signora le gesta di grandi calciatori francesi, da Michel Platini (che, per ragioni anagrafiche Paul non può ricordare in campo, ndr) a Zinedine Zidane, passando soprattutto per Patrick Vieira, colui che lo ha indirizzato sulla strada per Torino, consigliandogli di preferire tale opzione rispetto a quelle di Milan ed Inter. Il ruolo di Vieira è, così, un elemento ricorrente nell’avventura juventina di Paul anche perchè, fin dalle sue prime apparizioni in campo, i paragoni con l’ex centrocampista di Milan, Arsenal, e Juventus non si sono risparmiati: per la statura, per le movenze in campo, per le capacità atletiche e le lunghe leve, ma probabilmente Paul Pogba ha anche qualcosa in più rispetto a Vieira, perlomeno considerando il paragone alla stessa età.

    Paul Pogba dopo il gol contro il Bologna | © Valerio Pennicino/Getty Images

    Pogba, infatti, sembra avere già la personalità di chi è conscio dei suoi mezzi e del suo talento, ben coniugata con la serietà e l’impegno di chi si sente ancora un giovane che ha tanto da imparare: dopo il gol realizzato nel big match contro il Napoli ha evitato qualunque tipo di “volo pindarico” ed anche ieri sera, dopo il pregevole assist per Giaccherini che ha mandato in gol Quagliarella e, soprattutto, dopo la rete decisiva che ha regalato nei minuti di recupero la vittoria contro il Bologna, il francese ha mantenuto un low profile, senza esaltarsi per la rete personale ma dichiarandosi felice per la vittoria del “team”.

    Su questo aspetto, è certo, pesa l’impostazione di Antonio Conte che stima moltissimo il francesino – al punto da elogiarlo pubblicamente – e potrà avere, così, un ruolo determinante nel suo processo di crescita: gli ingredienti sono di pregiatissima qualità, ma l’imprinting “caratteriale” di Conte potrà rivelarsi un valore aggiunto fondamentale nella formazione della personalità in campo del giovane Paul ed, anche nel post partita di ieri, tramite le dichiarazioni di Angelo Alessio si è percepita tale sensazione. Nonostante Pogba fosse stato il migliore in campo e determinante in zona gol, il vice del tecnico salentino gli ha rimproverato alcuni leziosismi di troppo all’inizio del secondo tempo: bastone e carota, insomma, anche per proteggerlo da quelle che saranno, d’ora in poi, le pressioni maggiori attorno a lui.

    A ben guardare, però, sembra che Pogba sia ben in grado di reggerle, senza “montarsi la testa”, senza uscire fuori dalle righe cercando di dare il meglio in campo: d’altronde non capita a tutti di potersi allenare a stretto contatto quotidiano con Paul Scholes – prima – e con Andrea Pirlo – oggi – due fra i più grandi centrocampisti di tutti i tempi e, soprattutto, due simboli di dedizione al lavoro, serietà e professionalità. Oltre alle doti innate, Pogba può diventare grande facendo conto sul loro esempio.