Tag: antonino pulvirenti

  • Arrestati Pulvirenti e vertici Catania: nuovo scandalo in Serie B

    Arrestati Pulvirenti e vertici Catania: nuovo scandalo in Serie B

    Negli ultimi anni estate e calcio sono diventati un binomio perfetto non tanto per i colpi di mercato che si susseguono in questo periodo, quanto per una serie di inchieste che ancora una volta gettano fango su quello che viene considerato lo sport più seguito ed amato in Italia. Questa volta a finire nel mirino della giustizia sportiva (e non solo)  è il Catania accusato di aver comprato alcune partite di Serie B per evitare la retrocessione.

    Questa mattina la polizia ha eseguito 7 ordinanze cautelari nei confronti di alcuni dirigenti del Catania come il Presidente Antonino Pulvirenti, l’amministratore delegato Pablo Cosentino, il direttore sportivo Daniele Delli Carri, oltre ai procuratori Giovanni Impellizzeri, Piero Di Luzio, Fabrizio Milozzi e Fernando Arbotti.

    Catania-Calcio-744x445Sono 5 le gare di Serie B sospettate di essere truccate al fine di evitare al Catania la retrocessione in Serie B nel campionato appena conclusosi: Varese-Catania 0-3, Catania-Trapani 4-1, Latina-Catania 1-2, Catania-Ternana 2-0, Catania-Livorno 1-1.
    Questo quanto dichiarato stamattina dal dirigente della Questura Antonella Paglialunga nel corso di una conferenza stampa tenutasi nel capoluogo siciliano:

    Gli arresti sono arrivati dopo un’indagine molto complessa e nata da una denuncia dello stesso Catania. I sospetti sono nati prima della partita con il Varese ma lo schema era sempre lo stesso. Tutto partiva dal presidente Pulvirenti che dava avvio al tentativo di combine con l’agente di scommesse online Giovanni Impellizzeri. A quel punto si attivava uno schema di combine grazie all’altro agente Piero di Luzio prima della consegna del denaro ai giocatori per truccare le partite“.

    L’operazione è stata denominata “treni dei gol” poiché gli indagati denominavano treni le partite truccate mentre per gli “orari di arrivo” erano i numeri delle maglie dei giocatori in campo coinvolti nella combine.

    Pare che i giocatori corrotti avrebbero ricevuto in media 10mila euro ciascuno. Nell’inchiesta sono complessivamente indagati 19 persone, ma nessun giocatore del Catania. Sono invece indagati il proprietario del Messina calcio Pietro Lo Monaco (ex dirigente del Catania calcio), l’amministratore delegato Alessandro Failla e i giocatori Alessandro Bernardini (Livorno) Riccardo Fiamozzi (Varese), Antonio Daì (Trapani) e Matteo Bruscagin (Latina).

    Pulvirenti intanto tramite il suo legale si è detto “estraneo” alle accuse contestate e “certo di potere dimostrare, con la massima fiducia nella magistratuta, la totale estraneità ai fatti“. Pulvirenti – ha annunciato il suo legale – “intende prendere delle decisioni immediate sul suo ruolo nella Società Calcio Catania, al fine di potersi difendere con la massima serenità e di salvaguardare gli interessi della società sportiva“.

  • Vamos Catania, dall’Argentina all’Europa League

    Vamos Catania, dall’Argentina all’Europa League

    Con la vittoria di misura maturata tra le mura amiche al cospetto dell’ostico Bologna di Pioli,  il Catania consolida il 7° posto in classifica e si spinge neanche troppo inconsapevolmente verso una posizione in graduatoria in grado di garantirgli addirittura un posto nella prossima Europa League: unambizione neanche più nascosta dal Presidente Antonino Pulvirenti, che rivendica legittimi proclami di grandezza. Del resto il Catania non costituisce nemmeno più una sorpresa per il nostro campionato. La squadra ha assorbito senza sbavature il passaggio di consegne da Vincenzo Montella a Rolando Maran, proseguendo un progetto tattico ambizioso e a quanto pare duraturo.

    Il club non ha accusato oltre il dovuto l’addio in estate di Pietro Lo Monaco, colui che ha creato dalle basi il miracolo Catania, capace poi di proseguire anche senza le sue preziose indicazioni di mercato; il Catania può vantare un ruolino di marcia in campionato regolare, facendo del Massimino il proprio invalicabile fortino e rivendicando in più di un’occasione il ruolo di autentica ammazza-grandi. In classifica gli etnei tallonano nientemeno che l’Inter e la Fiorentina e almeno per il momento precedono sia la Roma che l’Udinese.

    Antonino Pulvirenti | © Maurizio Lagana/Getty Images
    Antonino Pulvirenti | © Maurizio Lagana/Getty Images

    Rolando Maran, tecnico 40enne di Rovereto, è giunto alle falde dell’Etna con un bagaglio di esperienza importante forgiato nel difficile torneo cadetto alla guida di Cittadella, Brescia, Bari, Triestina,Vicenza e Varese, con cui ha sfiorato la promozione in Serie A lo scorso anno, sfuggita nei play-off soltanto di fronte alla Sampdoria. Da giocatore Maran, dopo gli esordi nel Benacense di Riva del Garda, è stato un pilastro del Chievo che si affacciava timidamente verso il grande calcio dal 1986 al 1995. La sua forza è costituita dall’umiltà, dalla capacità di fare gruppo e di saper gestire al meglio un ricco organico. La vera forza del Catania, ad ogni modo, è rappresentata dalla colonia argentina: ben 10 giocatori provenienti da Buenos Aires e dintorni che costituiscono l’ossatura di una Catania sudamericano tra tanto talento e “garra”. Alejandro “Papu” Gomez, Pablo Barrientos e Gonzalo Bergessio sono i veri oggetti del desiderio del calciomercato, ma fino a questo momento il Catania non ha ceduto alle tentazioni; tutti e tre provengono, seppur tra varie esperienze, da una significativa militanza nel San Lorenzo de Almagro, squadra di grande carattere e tradizione,  mentre il portiere Andujar nel 2009 ha vinto la Copa Libertadores con l’Estudiantes de La Plata, il centrale Nicolas Spolli è stato una colonna del Newell’s Old Boys, mentre Pablo Alvarez è stato anche al Boca Juniors. Almiron è diventato più solido e continuo alle falde dell’Etna dopo un passaggio poco proficuo alla Juventus, mentre Lucas Castro (’89) è l’ultima scoperta e proviene dal Racing Avellaneda. Mariano Izco è al Catania dal 2006. Adrian Ricchiuti è invece un argentino fatto in casa: nato a Lanus, ma è in Italia dal 1994 quando esordì in Serie D con la Ternana. Anche se Pulvirenti ed i suoi collaboratore lavorano tantissimo e con risultati proficui anche con i giovani ed i meno giovani italiani, come testimoniano le scoperte di Marchese, Capuano, Bellusci, Biagianti e Lodi e di un Legrottaglie, ripartito dalla Sicilia con nuova linfa vitale.

    Il vero artefice del miracolo rossoblu è comunque il Presidente Antonino Pulvirenti, alla guida del club etneo dal 2004, anche se la sua esperienza nel calcio è cominciata prima. Infatti, aveva negli Anni Novanta assunto al presidenza del Belpasso, la squadra del paese in cui vive. Quindi nel 1999 ha cominciato la propria esperienza con l’Acireale, condividendo idee e startegie con Pietro Lo Monaco. Tuttavia, nel 2004 ha abbandonato improvvisamente il club acese prima della semifinale dei play-off per la B contro la Viterbese per acquisire la società del Catania. In compagnia di Lo Monaco Pulvirenti ha conosciuto risultati esaltanti: promozione in Serie A e 7 campionati consecutivi in massima divisione, migliorando di stagione dopo stagione il proprio posto in classifica.

    Il Catania festeggia la vittoria sul Bologna | ©  Maurizio Lagana/Getty Images
    Il Catania festeggia la vittoria sul Bologna | © Maurizio Lagana/Getty Images

    Il suo Catania è una società modello, con un centro sportivo costruito in proprio: il Torre del Grifo Village a Mascalucia. Del resto Pulvirenti è un imprenditore di non poco conto con svariati interessi in vari settori, dai supermercati Fortè ad un’industria chimica a Gela passando per gli alberghi di lusso, ma soprattutto presiede la holding Finaria con cui detiene la compagnia aerea Wind Jet ed il Catania Calcio appunto. Con lui il Catania ed i suoi tifosi possono sognare progetti ambiziosi, magari pensando di migliorare l’ottavo posto in classifica del ’61, del ’64 e del ’65 e questa volta, ne siamo sicuri, non ci sarà niente di clamoroso al Cibali.

  • Maurizio Beretta confermato presidente Lega Calcio

    Maurizio Beretta confermato presidente Lega Calcio

    Nessun cambiamento al vertice della Lega Calcio serie A, con la conferma di Maurizio Beretta nel ruolo di presidente, già in carica dal 2010, che continuerà così nel suo doppio ruolo di numero uno della Lega Calcio Serie A e di manager UniCredit e rimarrà in carica fino al 30 Giugno 2013. L’esito della votazione avvenuta quest’oggi a Milano ha reso necessario giungere al sesto scrutinio affinchè si raggiungesse il quorum fissato per quattordici voti, e sono state espresse, dunque, proprio quattordici preferenze per Maurizio Beretta, due schede bianche e quattro nulle.

    Maurizio Beretta confermato presidente Lega Serie A | © Vittorio Zunino
    Maurizio Beretta confermato presidente Lega Serie A | © Vittorio Zunino

    Nel quinto scrutinio, invece, una scheda era stata contestata rendendo necessario, dopo una lunga discussione, proseguire con il sesto scrutinio. Fermo restando la conferma di Maurizio Beretta, appare rilevante sottolineare, però, quali sia la “provenienza” dei  voti contrari in questione alla sua riconferma, considerando che questi sono giunti da alcune “big” del nostro calcio, ossia da Juventus, Inter e Roma che, invece, avrebbero preferito la via del rinnovamento. Da questa sorta di ostracismo a Beretta, dunque, è scaturito il fatto che proprio i tre club siano rimasti fuori dalla “spartizione della torta”, ossia non abbiano collocato “propri uomini” nei posti di potere della Lega Calcio, nè tra i consiglieri federali e nè tra i consiglieri di Lega.

    Il Milan, invece, ha appoggiato la candidatura e la riconferma di Maurizio Beretta e, dunque, Adriano Galliani è stato ricompensato con la carica di vicepresidente di Lega. Ruoli importanti sono stati attribuiti, poi, al presidente biancoceleste della Lazio Claudio Lotito che, insieme al presidente del Catania Antonino Pulvirenti, è stato eletto consigliere federale.

    Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, insieme a Urbano Cairo del Torino, Massimo Cellino del Cagliari, Tommaso Ghirardi del Parma, Albano Guaraldi del Bologna, Antonio Percassi dell’Atalanta, Gino Pozzo dell’Udinese, Enrico Preziosi del Genoa, Pietro Lo Monaco del Palermo sono, invece, stati eletti come consiglieri di Lega.

  • Francesco Lodi espulso. Nervoso per l’offerta dell’Inter?

    Francesco Lodi espulso. Nervoso per l’offerta dell’Inter?

    Prima del match tra Catania e Torino sui maggiori siti sportivi nazionali era apparsa la notizia di un’offerta ufficiale dell’Inter per Francesco Lodi. Il Pirlo del Catania sembra aver convinto definitivamente una big ad affidargli le chiavi del centrocampo dopo aver dimostrato in Sicilia di aver la qualità e la giusta determinazione per occupare il cuore nevralgico di una squadra di calcio. Il centrocampista arrivato in Sicilia nello scorso mercato invernale ha conquistato a suon di gol e grandi prestazioni l’appellativo di vice Pirlo attirando su di se gli occhi attenti delle big di serie A e soprattutto l’Inter alla ricerca di qualità nella linea mediana.

    Francesco Lodi
    Francesco Lodi torna al centro del mercato | ©Maurizio Lagana/Getty Images
    Offerta ufficiale? L’Inter fa sul serio e da quanto trapela al Massimino ha recapitato nelle ultime ore l’offerta ufficiale per portare Francesco Lodi in nerazzurro nella sessione di mercato invernale. La società di via Durini avrebbe offerto 2,5 milioni di euro più la comproprietà di Lorenzo Crisetig e Marko Livaja due stelline della Primavera nerazzurra.

    Pulvirenti blocca tutto. Il patron del Catania intervistato prima del match da Sky Sport smentisce ogni trattativa togliendo tutti i big etnei dal mercato fino alla prossima estate “L’Inter su Lodi? Io non so nulla di questa offerta. – ha affermato – Da Catania non si muove nessuno fino a giugno. Il Catania ha un progetto preciso, c’è una società serie alle spalle che programma il futuro. L’interesse di grandi squadre sui nostri giocatori fa comunque piacere”.

    Francesco Lodi cosa vuole? Il centrocampista napoletano vuole cimentarsi in una realtà diversa e più competitiva? Sicuramente si e forse la volontà della società di bloccare i suoi big ad ogni costo lo ha reso nervoso e poco concentrato rovinando di fatto la sua partita e in parte quella del Catania con una manata ingenua e incomprensibile rifilata a Meggiorini dopo appena 13′ dall’inizio dell’incontro.

  • Palermo-Catania derby infinito: tradizione, cucina e religione

    Palermo-Catania derby infinito: tradizione, cucina e religione

    Nell’Italia dei campanilismi e delle rivalità locali, ogni Derby ha un suo perché, delle motivazioni che lo rendono particolarmente sentito per chi lo vive in prima persona e che affascinano gli osservatori esterni che possono cogliere nel confronto interessanti sfaccettature e curiosità, conoscendo per mezzo del calcio peculiarità “locali” che permettono di compiere un viaggio negli usi e costumi, negli aspetti linguistici e nelle tradizioni gastronomiche. Il derby Palermo-Catania racchiude alla perfezione tutti questi aspetti, incarnando una rivalità calcistica che rappresenta soltanto la punta visibile dell’iceberg che porta con sé uno scorcio di Sicilia.

    Palermo è il capoluogo di regione, il luogo del potere e dei palazzi di governo regionale, che porta con sé una tradizione culturale di primissimo livello frutto del lontano Regno delle due Sicilie, di cui ne fu la capitale prima di Napoli. Catania è stata spesso ribattezzata la “Milano del sud”, in particolare nel periodo di massimo splendore degli anni ’70, ma ancora oggi la sua economia si fonda sul suo polo industriale e tecnologico dell’Etna Valley, giusto per creare un parallelo con la più celebre Silicon Valley americana.

    Aristocrazia contro borghesia, per semplificare all’osso le caratteristiche del passato, che oggi vengono ad essere in parte sfumate, ma che ancora oggi si ripercuotono in una differente impostazione della mentalità: più marcatamente isolani i palermitani, più aperti al “Continente” i catanesi anche se anche nella città etnea è forte l’attaccamento alle radici ed alle tradizioni sicule.

    Radici che vengono declinate su diversi aspetti ma, in particolare, sul fronte enogastronomico che rende le due città celebri in tutto il mondo, simboleggiata egregiamente dai cannoli. Sul prodotto dolciario siculo per eccellenza, le due città si contendono da sempre il primato, pur adoperando una ricetta molto simile, differenziata dalle caratteristiche della ricotta (ricotta zuccherata a Catania e crema di ricotta a Palermo) e  nella decorazione: canditi all’arancia a Palermo, granella di pistacchi a Catania. Le ragioni del campanilismo culinario, però, non si limitano al cannolo ma si estendono anche alla cassata, alla ricetta della “pasta alla Norma” ed ai celeberrimi ”supplì di riso” che i catanesi declinano al maschile ed i palermitani al femminile: arancini contro arancine.

    Palermo-Catania
    Palermo-Catania © Tullio M. Puglia/Getty Images

    Catania è Sicilia orientale, affacciata sul Mar Ionio all’ombra dell’Etna che rende la zona pianeggiante ricca dei celebri agrumeti, Palermo è Sicilia nord-occidentale, con i monti in prossimità del mare a dipingere i magnifici scorci della spiaggia di Mondello.

    Catania è la città devota alla martire Sant’Agata e le dedica una grande festa ogni 5 Febbraio, fatta di religione e folklore, che coinvolge tutta la città agitando fazzoletti bianchi al grido di “cittadini, semu tutti devoti tutti”. Palermo venera Santa Rosalia che viene celebrata il 14 Luglio con una grande processione che attraversa la città, e che ha il suo culmine rituale nel momento in cui il sindaco della città depone i fiori ai piedi della santa, affermando “viva Palermo e Santa Rosalia”.

    Un dualismo totale, dunque, che questa sera in campo vedrà in campo due squadre che faranno di tutto per avere in predominio isolano in un match ad alta intensità emozionale, il più sentito da queste parti nonostante la differente situazione di classifica con cui le due squadre si presentano. Inoltre, Palermo-Catania di quest’anno è ancora più pepato del solito, grazie al botta e risposta fra Lo Monaco (ex ds catanese ed attuale amministratore delegato del Palermo) ed il presidente etneo Pulvirenti, polemizzando sull’attribuzione dei meriti connessi alla forza del Catania attuale.

    Alla vigilia, il Catania sembra favorito a fronte del suo settimo posto in classifica che lo distanzia di ben otto lunghezze dal Palermo, attualmente in piena zona salvezza ma, come spesso accade, nei derby le premesse vengono stravolte e le sorprese non mancano mai: fischio d’inizio di Palermo-Catania, questa sera alle 20.45 allo Stadio Barbera, per lo spettacolo di un Derby che vive ben aldilà dei novanta minuti.  

  • Palermo-Catania, Lo Monaco attacca Pulvirenti e accende il derby

    Palermo-Catania, Lo Monaco attacca Pulvirenti e accende il derby

    Si avvicina il derby di Sicilia che sabato vedrà affrontarsi Catania e Palermo: l’aria in vista del match è ovviamente tesa e a mettere altra benzina sul fuoco in vista della gara è Pietro Lo Monaco che, in queste ore, ha avuto modo di attirare l’attenzione su di sé e sul passato tirando in ballo quanto fatto da lui durante la sua permanenza nel club rossoazzurro. L’attuale amministratore delegato della società rosanero ha concluso la propria collaborazione con il Catania ad aprile del 2012 quando, durante una conferenza stampa, ha attaccato il presidente Antonino Pulvirenti annunciando di lasciare l’incarico.

    I due, dopo otto anni di collaborazione, si sono quindi lasciati in malo modo e, sembra che Lo Monaco non si sia ancora tolto tutti i sassolini dalle scarpe: in merito al derby di sabato l’ad del Palermo ha infatti dichiarato che non ha alcuna intenzione di salutare l’ex presidente portando alla luce anche ulteriori particolari.

    Pietro Lo Monaco AC Siena v US Citta di Palermo - Serie A
    Pietro Lo Monaco © Tullio M. Puglia/Getty Images

    “Ho lasciato tutto, ho costruito tutto quello che c’è lì – ha spiegato durante una conferenza stampa Lo Monaco – Non potrei mai rinnegare quello che è stato creato in 8 anni. Ora il Catania, dopo un percorso partito da zero, è una delle società migliori in Italia a livello tecnico ed economico. Non hanno toccato niente dal punto di vista tecnico, da bravi soldatini adottano le tattiche che ho sempre seguito per un derby. Sabato non saluterò Pulvirenti, non ho mai fatto polemica e non voglio farlo adesso. Non voglio dire il vero motivo per cui sono andato via da Catania, ma lui lo conosce perfettamente ed è un discorso che si è chiuso”.

    Piccole frecciatine rivolte direttamente al presidente della società rossoazzurra che affronterà il derby per conquistare la posta in palio e continuare la scalata verso la Uefa: in merito a questo Lo Monaco ha voluto precisare la differenza tra le due società ed ha voluto anche ironizzare sul fatto che il Catania pensa di avere già la vittoria in tasca. Sicuramente la partita sarà una di quelle da seguire assolutamente dove a farla da padrona sarà il clima derby con tanto di “guerra fredda” tra gli ex Lo Monaco-Pulvirenti.

  • Moggi provoca “Pulvirenti doveva chiudere Rizzoli negli spogliatoi”

    Moggi provoca “Pulvirenti doveva chiudere Rizzoli negli spogliatoi”

    La provocazione è stata lanciata. A farla è stato l’ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi, sempre pronto a sentenziare quando ci sono decisioni arbitrali dubbie. “Se Pulvirenti avrebbe dovuto chiudere Rizzoli nello spogliatoio? Viste le cose, penso proprio di sì. E’ un caso più unico che raro”. Così ha risposto Big Luciano durante una trasmissione a Radio Kiss Kiss subito dopo la partita Catania-Juventus. D’altronde, si narra che il 6 novembre 2004 lo stesso Moggi rinchiuse nello spogliatoio l’arbitro Paparesta, nel dopo gara di Reggina-Juventus finita con la vittoria per 2-1 per i calabresi. Non certo una novità per lui. Storie di scandali all’italiana che non conoscono una fine.

    LUCIANO MOGGI – Ai microfoni di Radio Kiss Kiss, l’ex dirigente bianconero non ha peli sulla lingua, accusando l’insufficiente classe arbitrale, protagonista in questo inizio di stagione di errori importanti che alla lunga potrebbero compromettere la corsa allo scudetto. Moggi approfitta della situazione per difendersi contro le accuse lanciate nel periodo di calciopoli “chi nel 2006 parlava di Moggi, dovrebbe mangiarsi le mani vedendo cosa sta succedendo. Gli errori degli arbitri sono aumentati in maniera esponenziale”. Non ha tutti i torti, visto che gli errori continuano ad esserci anche senza di lui. Resta da valutare fin quanto siano in buona fede.

    Luciano Moggi
    A Radio Kiss Kiss, Moggi lancia delle provocazioni © Giulio Piscitelli/Getty Images

    LA PROVOCAZIONE – Ha lasciato tutti esterrefatti la pesante provocazione post Catania-Juventus. Proprio lui, protagonista in Reggina-Juventus della stagione 2004-2005, quando i bianconeri persero 2-1 e a fine partita scese fino allo spogliatoio dell’arbitro Paparesta per accusarlo di aver fatto perdere volontariamente la partita alla sua squadra, negandogli anche un gol solare (sempre secondo l’ex dg juventino). A fine discussione, chiuse a chiave lo spogliatoio della terza arbitrale, lasciandoli li dentro. Dopo otto anni circa, ha consigliato al presidente catanese di comportarsi esattamente come fece lui a Reggio Calabria, con il rischio però, di passare dalla parte della ragione a quella del torto.

    Luciano Moggi quando apre bocca, riesce a catturare su di se tutti i media. Le sue provocazioni, le sue accuse, le sue dichiarazioni accendono spesso dibattiti. L’ultima uscita, sicuramente non è delle più felici, visto che il calcio italiano ha bisogno di stemperare gli animi davanti a queste situazioni.

  • Luca Maggiani ha lo scudetto Juve sul suo profilo Facebook?

    Luca Maggiani ha lo scudetto Juve sul suo profilo Facebook?

    Sembra che non ci possa essere la classica quiete dopo la tempesta dopo le nefandezze arbitrali della nona giornata che hanno condizionato moltissimi risultati ed in primis, la vittoria della Juventus sul campo del Catania.

    Infatti il presidente del Catania Antonino Pulvirenti ha di nuovo rilanciato delle accuse di sudditanza psicologica al sestetto arbitrale del Massimino ed in particolare al guardalinee Luca Maggiani, protagonista quest’ultimo, della decisione di annullare il gol regolare di Bergessio per un fuorigioco assolutamente inesistente.

    Il Presidente catanese, ai microfoni di “Radio Anch’io sport”, ha lanciato delle nuove pesanti accuse al guardalinee Maggiani accusandolo di essere tifoso juventino e di avere lo scudetto della Juventus in bella mostra nel proprio profilo Facebook. Non che essere tifosi juventini sia una colpa, anzi, 16 milioni di persone in Italia non la pensano affatto così, ma ci sembra molto imbarazzante oltre che inopportuno che un guardalinee del massimo campionato di Serie A, possa esprimere con tanta tranquillità la propria fede calcistica e poi essere selezionato per coadiuvare con le sue decisioni, che nell’ultima domenica sono risultate purtroppo per il Catania, assolutamente decisive e proprio a vantaggio della presunta squadra del cuore. Sempre il Presidente Pulvirenti ha proposto al presidente bianconero Andrea Agnelli di ripetere la gara.

    Luca Maggiani
    Luca Maggiani prima di una partita ©Dino Panato/Getty Images

    Noi della redazione de Il Pallonaro ci sentiamo di credere assolutamente alla buona fede di tutta la classe arbitrale italiana ed inoltre ci limitiamo a diffondere questa notizia rimarcando che la titolarità del profilo Facebook al sig. Luca Maggiani non è stata ancora confermata ma al tempo stesso crediamo, che sia arrivata finalmente l’ora di aiutare tutti i fischietti italiani di un ausilio tecnologico che possa permettere di fare finalmente chiarezza senza lasciarci prendere giorno dopo giorno da inutili chiacchiere da Bar dello Sport che finiscono per rovinare la bellezza di uno sport che regala agli italiani un po’ di spensieratezza in questi momenti difficili per tutti noi.

  • Lo Monaco acquista il Messina, smacco al Catania

    Lo Monaco acquista il Messina, smacco al Catania

    Pietro Lo Monaco, sino al mese scorso amministratore delegato del Catania e adesso sbarcato a Genova, sponda rossoblu, ha acquisito, insieme alla sua famiglia, le quota di maggioranza dell’Acr Messina, nobile decaduta del calcio italiano attualmente in Serie D, categoria dove quest’anno ha disputato i play off. La notizia, nell’aria ormai da qualche giorno, si è concretizzata nella serata di ieri quando la famiglia Lo Monaco ha acquisito il pacchetto di maggioranza del club, il 67%, mentre la restante parte verrà definita tra qualche giorno a causa di un ritardo nella trasmissione di una procura.

    La cessione, da parte degli ex proprietari, è avvenuta a costo zero per gli acquirenti, visto che i soci hanno deciso di rinunciare alle somme versate nella stagione 2011/2012 con Lo Monaco che così provvederà a pagare i debiti sin qui maturati. Ad attendere fuori dallo studio del notaio la conclusione dell’operazione vi erano anche una cinquantina di tifosi vogliosi di conoscere il futuro della propria squadra. A rappresentare la cordata Lo Monaco vi era Vincenzo, ex direttore generale del Milazzo.

    Pietro Lo Monaco © Maurizio Lagana/Getty Images

    A presiedere la nuova società sarà invece Antonio Morgante. Per qualcuno la mossa di Lo Monaco è come una sorta di smacco nei confronti del Catania, squadra che ha visto Pietro Lo Monaco grande protagonista per diversi anni nel ruolo di amministratore delegato, considerata anche la forte rivalità tra le due piazze ma anche per il modo, polemico, in cui si sono lasciati con il presidente dei rossoazzurri Antonino Pulvirenti dopo un anno di dissidi che avevano portato già nel 2011 alle dimissione, poi respinte, dell’attuale general manager del Genoa. Lo Monaco ha comunque annunciato che è intenzione della loro famiglia quella di riportare la formazione giallorossa a grandi livelli. In particolare si comincerà a lavorare sin da subito con riferimento allo stadio San Filippo apportandone le migliorie necessarie. Insomma, per i tifosi dello Stretto è tempo di tornare a sognare.

  • Maran nuovo tecnico del Catania. Battuta la concorrenza di Marino

    Maran nuovo tecnico del Catania. Battuta la concorrenza di Marino

    Il Catania ha annunciato il tecnico per la prossima stagione. Sarà Rolando Maran, in arrivo dal Varese, ad allenare gli etnei nell’annata calcistica 2012/2013. Secondo quanto si apprende sul sito ufficiale dei siciliani, il nuovo trainer verrà presentato alla stampa già nel corso della settimana. La società presieduta da Antonino Pulvirenti ha atteso la giornata odierna per l’annuncio in quanto sino a sabato il Varese, ormai ex squadra di Maran, era impegnata nei play off di Serie B poi persi contro la Sampdoria.

    Il 49enne allenatore era legato ai lombardi ancora per un anno, cosi come Vincenzo Montella lo era al Catania sino a qualche ora fa, ma alla fine entrambe le situazioni si sono risolte, con Maran che sbarca in Sicilia e l’aeroplanino che vola in Toscana. Battuta la concorrenza di Pasquale Marino, dato vicino al ritorno in rossoazzurro nelle scorse ore. Ma alla fine la società ha deciso di virare sul trainer che bene ha fatto in Serie B quest’anno, giungendo quinto al termine della regular season ed eliminando il Verona in semifinale play off prima di perdere nella finalissima con la Sampdoria.

    Rolando Maran | © Dino Panato/Getty Images

    Per Maran si tratta delle dodicesima stagione di fila su una panchina, considerando solo le esperienze in prima squadra. In passato ha allenato per tre stagioni il Cittadella, il Brescia, il Bari, per due stagioni la Triestina, per altre due stagioni il Vicenza e nell’ultima annata il Varese, sfiorando di un soffio il salto in Serie A. Categoria, questa, che lo vedrà all’esordio in questa stagione. E nel frattempo, con l’arrivo del nuovo allenatore, ci sono anche le prime mosse per quanto riguarda il parco giocatori. In arrivo dal Torino c’è Sgrigna. E proprio con i piemontesi si sta parlando anche dell’attaccante Antenucci: si vogliono evitare le buste, e la sensazione è quella che si troverà in accordo con il giocatore che rimarrà in granata.