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  • Muore a 23 anni Miki Roqué, difensore del Betis Siviglia

    Muore a 23 anni Miki Roqué, difensore del Betis Siviglia

    Ancora una tragedia, ancora un lutto sconvolge il mondo del calcio. Questa volta ci troviamo in Spagna dove a soli 23 anni è morto il il giovane ex calciatore del Betis Siviglia Miguel Roqué Farrero, detto “Miki Roqué“, difensore centrale costretto al ritiro nel marzo del 2011 per un cancro osseo. Roqué ha perso la sua partita più dura, sconfitto dall’avversario più temibile e spietato che potesse incrontrare nella sua giovane carriera, il cancro.

    Il giovane è morto nella giornata di ieri, in una clinica di Barcellona dove era ricoverato dopo che il 5 marzo 2011, in seguito ad un controllo di routine a causa di problemi alla schiena, al giovane Roqué era stato diagnosticato un cancro osseo. L’equipe medica si era subito attivata e il giovane difensore fu subito sottoposto a intervento chirurgico già il giorno seguente al suo ricovero, per cercare di rimuovere il tumore maligno. La triste notizia della sua scomparsa ha sconvolto il mondo del calcio spagnolo e quello mondiale in generale.

    Miki Roqué | © Richard Heathcote/Getty Images

    Roqué proveniva dalle giovanili dell’UE Lleida, a 17 anni venne acquistato dal Liverpool di Rafa Benitez dove esordì nella stagione 2006/2007. Dopo alcune esperienze nell’Oldham Athletic, nel Xerez e nel Cartagena, nel 2009 Roque iniziò la sua avventura nel Betis Siviglia, dove rimase per due stagioni nella formazione primavera prima di arrivare in prima squadra nell’ottobre 2010 dove debuttò in seconda divisione. La tragica notizia della morte di Miki Roque, ha raggiunto in Polonia i calciatori della nazionale spagnola, che addolorati si sono subito attivati con messaggi di cordoglio indirizzati alla famiglia dello sfortunato collega. Su Twitter alcuni giocatori hanno voluto dare il loro ultimo saluto al giovane compianto come per esempio Gerard Piqué che ha scritto: “Un grande abbraccio alla famiglia di Miki Roqué. Lo conosco da quando giocava nel Liverpool e io nello United. Riposa in pace amico“. “Notizia molto triste. Voglio mandare un grande abbraccio e un grande incoraggiamento per la famiglia di Miki Roque. Ci mancherai” – posta invece Iniesta.

  • Euro 2012, Top e Flop della fase a gironi

    Euro 2012, Top e Flop della fase a gironi

    Gli europei in corso di svolgimento dall’8 giugno in Polonia e Ucraina sono entrati nella fase cruciale ed eccoci qui pronti a fare un primo resoconto sui migliori giocatori apprezzati sui campi in Polonia e Ucraina. Tante sono state le conferme così come tante sono state le sorprese e le delusioni. Iniziamo allora la nostra analisi riguardo top e flop della fase a gironi di Euro 2012 che ha visto la disputa di ben 24 partite sulle 31 totali.

    TOP  fase a gironi EURO 2012 

    CRISTIANO RONALDO (PORTOGALLO) – Se il Portogallo è ai quarti di finale dove affronterà con i favori del pronostico la Repubblica Ceca di Petr Cech, lo deve soprattutto al suo numero 7 Cristiano Ronaldo. E’ dappertutto l’attaccante del Real Madrid (60 gol in 55 presenze nella stagione 2011/2012) anche se nella prima partita non riesce ad evitare la sconfitta ai suoi. Nella seconda partita vinta 3-2 con la Danimarca inizia a prendere le misure ma manca nuovamente il suo nome sul tabellino della partita.

    Cristiano Ronaldo © Lars Baron/GettyImages

    Si rifà alla grande nell’ultima sfida del girone quella da dentro o fuori con la delusione Olanda. Al vantaggio orange iniziale risponde lui con una doppietta magistrale, a cui aggiungiamo tante giocate di qualità, 2 pali e un grande assist non finalizzato da Nani. Il destino del Portogallo è legato maledettamente ai suoi piedi mentre il pallone d’oro 2012 dipende molto da fino a dove condurrà la sua nazione. Fenomeno.

    ALAN DZAGOEV (RUSSIA) – Nonostante l’eliminazione della sua nazionale, il talento Alan Dzagoev classe 1990 militante nel Cska Mosca si è attestato come uno dei migliori giocatori di Euro 2012. Proprio per questo merita a pieni voti di comparire nella classifica dei top. Semplicemente il migliore in campo nelle file russe in tutte e tre le partite. A fare la differenza nel bene o nel male sono i suoi gol. Nelle prime due partite segna lui e la Russia va. Nell’ultima partita non va a segno e la Russia va a casa. Europei da ricordare solo a livello personale (3 gol in 3 partite) ma dopo Euro 2012 tantissimi club importanti sono in fila per assicurarsi le sue prestazioni. Talento sbocciato.

    ANDRES INIESTA (SPAGNA) & ANDREA PIRLO (ITALIA) – Non potevano mancare in questa speciale classifica i due fari delle prime due squadre del girone C di Euro 2012. Andrés Iniesta con la sua solita eleganza fa sembrare facili le cose difficili, il modo in cui tiene palla al piede è inimitabile ed è il maggior interprete dell’illusionismo calcistico. Non va a segno nelle tre partite spagnole ma è lui l’elemento imprescindibile della Spagna di Vicente del Bosque. Andrea Pirlo, il faro della Juventus degli invincibili si teletrasporta in Polonia e conduce l’Italia all’obiettivo minimo dei quarti di finale. 3 dei 4 gol azzurri nascono dai suoi piedi (assist a Di Natale in Spagna-Italia 1-1, gol su punizione contro la Croazia, assist da corner a Cassano per l’1-0 sull’Irlanda). Senza di lui l’Italia sarebbe già eliminata ma fortunatamente per noi lui c’è ed è talmente lampante la sua superiorità nei confronti dei compagni che quando non gioca al massimo (come contro l’Irlanda) te ne accorgi eccome. Nonostante ciò riesce sempre a risultare decisivo. Insostituibile.

    GERMANIA – E’ la squadra che più ha impressionato in questa prima fase di Euro 2012, non fosse altro per la facilità con la quale è riuscita ad ottenere i 3 punti nelle 3 occasioni a disposizione. Unica squadra a punteggio pieno di questi Europei in Polonia e Ucraina, la Germania di Loew si attesta come la principale indiziata a scalzare la Spagna dal trono d’Europa. I tedeschi hanno davvero tutto nella loro squadra ed è difficile trovare un punto debole. Due note di merito vanno a Super Mario Gomez, (3 gol in 3 partite e finalmente decisivo anche in nazionale) e a Mats Hummels, 23enne difensore del Borussia Dortmund, che ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per diventare uno dei centrali difensivi più forti al mondo. Squadra da battere.

    ZLATAN IBRAHIMOVIC (SVEZIA) – Da uno come lui ti aspetti più di 2 gol in 3 partite, ma se consideriamo la qualità del gol segnato contro la Francia e il fatto che come compagni non ha gente come Ribery, Robben e così via possiamo inserirlo tranquillamente nella lista dei top della fase a gironi di Euro 2012. Resta comunque la delusione per l’uscita prematura della sua nazionale anche perchè ripensando alla prima partita persa contro l’Ucraina dopo essere passati in vantaggio proprio grazie ad un suo gol aumentano i rimpianti per i tifosi svedesi. Tuttavia Ibra ha lasciato il segno con un gol d’autore, un vero spot per il gioco del calcio. Spettacolo.

    FLOP fase a gironi Euro 2012

    OLANDA – Vera delusione di Euro 2012. La cenerentola che non t’aspetti. 3 sconfitte in 3 partite. Non vi stupite se nella classifica dei flop a farla da padrone sono gli olandesi. Il principale colpevole della debacle orange è certamente il tecnico Bert van Marwijk. Il mondiale 2010 concluso al secondo posto rimarrà il suo unico ricordo positivo della sua avventura olandese terminata sicuramente in Polonia e Ucraina. L’allenatore olandese non è riuscito a mettere nelle condizioni di giocar bene una rosa piena zeppa di campioni. Alcune sue scelte hanno creato clamore in Olanda come ad esempio l’ostinazione nel far giocare Mark Van Bommel (marito della figlia di Van Marwijk) risparmiandolo solo nell’ultimo match quando la frittata era fatta. L’Olanda vista ad Euro 2012 è lontana parente di quella ammirata due anni orsono ai mondiali africani e si è dimostrata squadra senza un’idea di gioco definita. Se ne salvano pochi nella squadra olandese e tra questi vi sono gli ‘italiani’ Sneijder e Stekelenburg e Van der Vaart.

    Arjen Robben in ginocchio © FILIPPO MONTEFORTE/AFP/GettyImages

    ARJEN ROBBEN (OLANDA) – Capitolo a parte merita Arjen Robben, che si guadagna a pieni voti la nomina personale come flop di Euro 2012. La sua nomina in verità ha radici antecedenti alla rassegna europea e sicuramente la debacle della sua Olanda conclude un anno da incubo che lo ha visto principale colpevole degli insuccessi del Bayern Monaco. Chi ha buona memoria come me non dimentica l’errore dal dischetto nella sfida scudetto persa poi con il Dortmund alla penultima giornata della Bundesliga. A peggiorare il quadro per Robben vi è stata la finale Champions persa dai suoi in casa e soprattutto per demerito suo. L’errore dal dischetto nei tempi supplementari di Bayern-Chelsea fa il palio con l’errore sopra citato e cancella tutto ciò di buono fatto nel corso della stagione. Anno da dimenticare. Incompiuto.

    RUSSIA – Flop punitivo per la Russia di Dick Advocaat. I russi che a pochi giorni da Euro 2012 ci avevano travolti in amichevole con il risultato netto di 3-0 hanno spazzato via all’esordio la Repubblica Ceca con un eloquente 4-1. A quel punto tutti la davano come possibile mina vagante della rassegna europea invece le restanti due partite hanno oscurato quanto di buono fatto fino a quel momento. I russi che si presentavano con una rosa nettamente superiore alle due qualificate Rep.Ceca e Grecia sprecano troppo con la Polonia non andando oltre l’1-1 e vengono puniti dall’orgoglio greco nella partita decisiva. Arrivederci.

    KARIM BENZEMA (FRANCIA) – L’ultimo flop che vi proponiamo è Karim Benzema che a differenza delle altre delusioni ha ancora la possibilità di rifarsi. L’attaccante del Real Madrid è una delle delusioni di Euro 2012 avendo giocato da titolare le 3 partite dei francesi senza riuscire ad andare in gol. I due assist nel match vinto con l’Ucraina non possono bastare né a lui né alla Francia che avrà sicuramente bisogno dei suoi gol per poter eliminare la Spagna di Vicente del Bosque. Piccola delusione nonostante la qualificazione ai quarti per la Francia, che deve veramente ringraziare Sheva ad aver sconfitto da solo nella prima giornata Ibra e compagni, altrimenti adesso staremmo parlando di un’altra eliminazione prematura dei francesi dopo quella degli ultimi mondiali. Sabato ultima chance.

  • Croazia-Spagna, il 2-2 qualifica entrambe ai quarti

    Croazia-Spagna, il 2-2 qualifica entrambe ai quarti

    Biscotto o non biscotto in Croazia-Spagna? Se lo chiedono da qualche giorni i milioni di italiani che questa sera saranno incollati al televisore per spingere idealmente gli azzurri verso una vittoria che potrebbe non bastare per ottenere il pass alla fase successiva. Infatti per scongiurare una precoce eliminazione dall’Europeo, oltre a fare risultato pieno contro l’Irlanda del maestro Trapattoni già eliminata, è assolutamente necessario che Croazia e Spagna, che si giocherà in contemporanea, non termini con un punteggio di parità uguale o superiore al 2-2. In tal caso ogni sogno di gloria azzurro verrebbe vanificato esattamente come 8 anni fa, durante l’Europeo del 2004, quando il derby scandinavo Danimarca-Svezia si concluse con quello stesso punteggio che estromise dal torneo la Nazionale italiana per la classifica avulsa nonostante la rete, illusoria, di un giovane Antonio Cassano contro la Bulgaria ci avesse fatto saltare di gioia ma soltanto per un secondo.

    A distanza di 8 anni ritorna quindi lo spettro del biscotto, questa volta però cambiano gli interpreti: non più gli “amici” scandinavi ma la giovane ma affamata Croazia del ct Bilic e i campioni di tutto della Spagna. E’ proprio nelle mani di quest’ultima che si affida tutto il popolo pallonaro italiano, confidando in quella lealtà sportiva di cui, in queste ore, si fanno portavoci i giocatori e il ct spagnolo Del Bosque. Come detto anche da Prandelli in conferenza stampa, “sarebbe inconcepibile che una squadra come la Spagna, che ha basato la sua fama e i suoi successi sul gioco, sullo spettacolo e sul divertimento, possa pensare di programmare il risultato di una partita. Credo sia impossibile” ma nel calcio, come ben sappiamo, la palla è tonda e tutto può accadere, anche l’imponderabile.

    Le Furie Rosse sono strafavorite per il match di stasera che si giocherà alla PGE Arena Gdansk di Danzica e sulla carta non dovrebbero avere problemi a superare la nazionale croata che è arrivata fino al terribile scontro valido per la terza e ultima giornata del Gruppo C battendo senza patemi d’animo l’Irlanda e strappandoci il pareggio in maniera beffarda sull’unico vero errore della retroguardia azzurra (Chiellini, ndr). La Spagna ha invece travolto letteralmente la squadra guidata da Trapattoni e pareggiato all’esordio contro l’Italia. Quattro punti a testa che valgono per il momento il primato condiviso nel girone. Un 2-2, o superiore, potrebbe tramutare questo primato in qualificazione certa ai quarti di finale e far sprofondare l’Italia negli abissi dell’eliminazione.

    Spagna © Shaun Botterill/Getty Images

    Dalle formazioni che hanno in mente i due tecnici, e non poteva essere altrimenti, si deduce che le due squadre giocheranno per cercare la vittoria, almeno inizialmente: Del Bosque opta per una Spagna a trazione anteriore con El Nino Fernando Torres che ha ritrovato il sorriso e la via del gol al centro dell’attacco sostenuto da Iniesta e Silva, due costanti spine nel fianco per qualsiasi tipo di retroguardia; poco più indietro la regia dell’insostituibile Xavi con al fianco Xabi Alonso e Busquets, in difesa Piquè e Sergio Ramos avranno il compito di tenere a bada uno dei goleador del torneo Mandzukic e proteggere così da pericoli capitan Casillas; gli spagnoli dovranno fare attenzione ai cartellini gialli dal momento che Martinez, Torres, Arbeloa, Xabi Alonso e Jordi Alba sono in diffida e a rischio squalifica in ottica quarti di finale; Bilic si affiderà proprio all’attaccante di proprietà del Wolfsburg e all’estro del centrocampista del Tottenham Luka Modric, che secondo lo stesso ct non ha nulla da invidiare al nostro Pirlo. Corluka e Schildenfeld guideranno il reparto arretrato con Srna a spingere sulla destra e Strinic sulla corsia mancina; occhio a Rakitic e Pranjic che hanno tutte le carte in regola per far male così come Jelavic.

    PRECEDENTI – E’ la prima volta che Croazia e Spagna si affrontano in una gara ufficiale, 4 gli scontri precedenti tutti in amichevole con un bilancio di una vittoria a testa e due pareggi. Il 2-2, per ovvie ragioni, è il risultato più giocato in ambito scommesse.

    PROBABILI FORMAZIONI CROAZIA-SPAGNA

    CROAZIA (4-2-3-1): Pletikosa; Srna, Corluka, Schildenfeld, Strinic; Rakitic, Vukojevic; Mandzukic, Modric, Pranjic; Jelavic.
    Panchina: Kelava, Subasic, Simunic, Vida, Buljat, Badelj, Vrsalijko, Dujmovic, Perisic, Kranjcar, Kalinic, Eduardo.
    Ct: Bilic.

    SPAGNA (4-2-3-1): Casillas; Arbeloa, Piqué, Sergio Ramos, Jordi Alba; Xabi Alonso, Busquets; Silva, Xavi, Iniesta; Torres.
    Panchina: Valdes, Reina, Raul Albiol, Javi Martinez, Juanfran, Cazorla, Jesus Navas, Fabregas, Llorente, Mata, Negredo, Pedro.
    Ct: Del Bosque.

    SPECIALE EURO 2012

  • Euro 2012 Gruppo C: Italia, Spagna e lo spauracchio Trap

    Euro 2012 Gruppo C: Italia, Spagna e lo spauracchio Trap

    Siamo arrivati oggi al Gruppo C, quello della nostra Nazionale. Gli azzurri dovranno affrontare Spagna, Irlanda e Croazia. Sulla carta la qualificazione dovrebbe essere abbastanza agevole per gli azzurri, con Irlanda e Croazia che sembrano non poter impensiere più di tanto gli uomini di Cesare Prandelli. Ma come ci insegna il vecchio Trap, non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. E allora guardiamo cosa ci propone il sacco del girone C.

    LA STORIA – Pare quasi un paradosso come questo girone sia il secondo meno titolato di questi Europei, se prendiamo esclusivamente la rassegna continentale. Tre titoli, di Italia e Spagna. Gli azzurri trovarono il loro trionfo nel lontano ’68, mentre la Roja, dopo il successo nella seconda edizione del ’64 giocata in casa, dovette aspettare altri 54 anni prima di tornare a vincere nel 2008. Rimangono le briciole invece alle restanti due Nazionali. Per l’Irlanda quella di quest’anno è la seconda partecipazione ad una fase finale, dopo la sfortunata esperienza dell’88 che li vide uscire durante la fase a gironi superata da Russia e Olanda. La Croazia invece è una Nazionale relativamente giovane, nata nei primi anni ’90 e capace di togliersi già alcune belle soddisfazioni, non ultima la qualificazione ai quarti nella scorsa edizione, dove poi venne battuta dalla Turchia ai tempi supplementari.

    SPAGNA

    Spagna © Jasper Juinen/Getty Images

    L’ASSENZA – Apparentemente è la Nazionale da battere, vuoi perché sono i campioni in carica d’Europa e del Mondo, vuoi perché è espressione del calcio tanto spettacolare quanto vincente messo in mostra dal Barcellona negli ultimi anni, e poi perché l’esperienza acquisita a livello di club e internazionale è qualcosa di non paragonabile con gli altri calciatori presenti in Ucraina e Polonia. C’è un però, le assenze. Mancheranno infatti due giocatori fondamentali per la Roja, due blaugrana doc, entrambi per infortunio. Da una parte Carles Pujol, capitano e leader carismatico della selezione iberica e David Villa, bomber di razza delle Furie Rosse, che ancora non ha recuperato dal terribile infortunio alla tibia patito durante il Mondiale per Club di quest’anno in semifinale. Assenze pesanti, che forse stanno passando fin troppo in secondo piano. In ogni caso la rosa delle Furie Rosse resta altamente competitiva. Il reparto di difesa è costituito in gran parte dal blocco Real, con Casillas tra i pali più Arbeloa, Sergio Ramos e Albiol tra i sette difensori convocati dal ct Del Bosque, fra cui figura anche la sorpresa Juanfran dell’Atletico Madrid, senza dimenticare il totem Pique, che per la verità non ha poi convinto più di tanto questa stagione. A centrocampo si commenta da se l’onnipresenza del Barcellona, con Iniesta, Xavi, Fabregas e Busquets alfieri della metà campo spagnolo, con il solo Xabi Alonso a spezzare l’egemonia blaugrana. Con ogni probabilità sarà Torres al centro del 4-3-3, con il Blues preferito a chi come Fernando Llorente ha scritto pagine storiche per l’Athletic Bilbao di Bielsa. Nel 4-3-3 della Roja dovrebbe poi trovare un posto da titolare nella corsia di destra Mata, compagno di squadra del Nino nel Chelsea, senza dimenticare però che in panchina figura un certo Pedro, il quale però potrebbe essere tenuto a riposo per entrare poi in partita in corso, avendo già dato ampia dimostrazione di come possa essere decisivo anche entrando dalla panchina. Se la Spagna riuscirà a dare velocità alla sua manovra, senza cadere nell’errore di specchiarsi, allora difficilmente potrà avere rivali. Da non sottovalutare però un aspetto fondamentale, ovvero quello delle motivazioni. Dopo aver vinto tutto quanto negli ultimi 4 anni, i calciatori della Roja avranno quell’umiltà e quella determinazione di centrare un nuovo storico traguardo? Il punto interrogativo è questo, la risposta ci verrà data durante gli Europei.

    ITALIA

    Cassano e Balotelli © Gabriele Maltinti/Getty Images

    PROMESSA – La Nazionale azzurra non parte di certo con i favori del pronostico, anche se le semifinali del torneo dovrebbero essere un obiettivo abbastanza realistico a cui poter puntare, per poi sognare anche una finale e perché no, una nuova finale dopo quella del Mondiale 2006 ed Euro 2000. Il ct Prandelli ha varato una linea verde che tanto si dissocia da quel passato recente che, nonostante le valanghe di critiche, è riuscito a consegnarci una Coppa del Mondo dopo un quarto di secolo. Dei protagonisti di Berlino sono rimasti soltanto Pirlo e Buffon, con De Rossi e Chiellini più maturi rispetto a sei anni fa. Per gli Europei il commissario tecnico ha deciso di affidarsi al blocco della Juventus campione d’Italia, e non è da escludere che decida di adottarne anche il modulo (3-5-2), schierando i tre bianconeri Barzagli, Chiellini e Bonucci, con quest’ultimo anello debole (attenzione però anche alla possibile sorpresa Ogbonna). Sugli esterni dovrebbe essere certa la presenza di Maggio e Balzaretti, dopo che Criscito è rimasto in Italia per le note vicende del calcioscommesse. Entrambi hanno gamba e forza per spingersi in avanti, e se per Maggio l’esperienza di quest’anno in Coppa Campioni con la maglia del Napoli può essere salutata come acqua nel deserto, la stessa cosa non si può dire per il terzino rosanero, che in Nazionale ha all’attivo 8 presenze soltanto. Al momento però, considerando quanto può offrire il calcio italiano in questo reparto, non ci sentiamo di criticare Prandelli, sebbene forse una riflessione in più sulla convocazione di Bonucci la si sarebbe potuta fare, e non tanto per l’avviso di garanzia della Procura, quanto proprio per una questione tecnica, con magari un Ranocchia o un Astori più meritevoli di quanto fatto vedere quest’anno dal bianconero, sopratutto il sardo. Analizzando il centrocampo italiano, difficilmente riusciamo a trovarne uno migliore per quantità e qualità, paragonabile senza alcun impedimento di sorta a quello della Roja. Andrea Pirlo rimane il play più forte al mondo, alla stregua di un Rondo o un Parker del basket. Ci sono poi De Rossi e Marchisio, due prodotti doc del vivaio di Roma e Juve, senza dubbio il meglio di quanto si può auspicare. Proprio loro tre dovrebbero illuminare le azioni dell’Italia. Qualche dubbio lo lasciano Riccardo Montolivo e Thiago Motta. Il primo è atteso sempre dalla consacrazione ufficiale, sopratutto ora che è approdato in rossonero, del secondo invece si teme la lentezza, sia di gambe che nel creare gioco. Non ce ne vorrà Thiago, ma considerarlo il vice di Pirlo è qualcosa di improponibile, meglio uno tra De Rossi e Montolivo. C’è poi il gregario Nocerino, che nei pensieri del tecnico Prandelli dovrebbe essere l’alternativa di Marchisio, mentre in Ucraina c’è già chi scommette sull’outsider Diamanti, portato contro ogni pronostico dal ct agli Europei, sebbene il suo utilizzo appare in forte dubbio ora che sta prendendo sempre più piede il disegno tattico del 3-5-2 dopo la debacle con la Russia di Advocaat.

    In attacco spazio alla fantasia, con Cassano, Giovinco e Balotelli in lotta per i due posti da titolare lì davanti. La magia e la poesia direbbe Cassano in coppia con Supermario, la logica invece preferirebbe Giovinco al rossonero. Il perché è presto detto, dal momento che la Formica Atomica appare decisamente come l’uomo più in forma dell’Italia in questo momento, dato testimoniato anche dalle ultime spettacolari prestazioni con la maglia del Parma. In secondo piano Di Natale e Borini. Il primo, nonostante i titoli di capocannoniere ad Udine, non ha mai convinto più di tanto in Nazionale, e a meno di stravolgimenti climatici anche in quest’occasione il calciatore bianconero non dovrebbe recitare un ruolo di protagonista nella spedizione azzurra (saremo ben felici di ricrederci in caso contrario). L’attaccante della Roma invece è approdato solo di recente alla ribalta Nazionale, tanto da poter contare su una sola presenza con la maglia dei “grandi” (l’ultima amichevole di febbraio contro gli Usa). In ogni caso Borini si è meritatamente conquistato la convocazione agli Europei, dimostrando grande freschezza atletica e doti da goleador importanti nel suo primo anno alla Roma. Pronostici? Scaramanzia a parte, diciamo quarti di finale e poi si vedrà. Molto dipenderà dal carattere e dalla determinazione che la nostra Nazionale riuscirà a mettere in campo, e quanto l’inchiesta del calcioscommesse influirà sulla psiche dei giocatori italiani. Onestamente crediamo che con l’inizio degli Europei i giocatori sapranno mettersi alle spalle quanto sta succedendo in Italia e qualora dovesse arrivare un buon risultato nel match inaugurale contro la Spagna allora potremo davvero pensare in grande.

    IRLANDA

    Giovanni Trapattoni © PATRIK STOLLARZ/AFP/GettyImages

    VOLPE TRAP – Chi non conoscesse Trapattoni non darebbe nemmeno una chance all’Irlanda, impegnata nel Gruppo che vede l’Italia e la Spagna protagoniste. Eppure senza presentare molte stelle, la Nazionale del Trap è approdata alle fasi finali dell’Europeo e si appresta a viverlo come possibile outsider almeno per un posto ai quarti di finale, poi chissà. Quest’anno Di Matteo ci ha ricordato come il vecchio calcio all’italiano continui a dare i suoi frutti, contro squadre blasonate come il Barcellona e il Bayern. La vera punta di diamante dell’Irlanda è il solito Robbie Keane, che oggi gioca in America insieme a David Beckham nei Galaxy. Al suo fianco dovrebbe giocare uno tra Doyle e Walters, anche se la sorpresa potrebbe essere dettata dal giovane del West Bromwich Shane Long. Insieme a Keane l’altro calciatore di maggiore talento è l’ala sinistra Aiden McGeady, attualmente in forza allo Spartak Mosca. Nel 4-4-2 del Trap sulla corsia di destra troviamo l’esperto Damien Duff, che all’età di 33 anni è alla sua ultima grande occasione in una rassegna così importante. In difesa O’Shea (Sunderland) e Richard Dunne (Aston Villa) dovranno guidare una difesa che al centro conta la presenza di Sean Ledger (Leicester City, Serie B inglese) che non può avere l’esperienza necessaria per giocare sfide a così alto livello. In porta l’altro cavallo di battaglia del Trap, Shay Given (Aston Villa), che all’età di 36 anni rimane uno dei portieri più forti della Premier. In molti si chiedono se l’Irlanda riuscirà ad essere la sorpresa del Gruppo C. Noi rispondiamo che nel calcio non bisogna mai dare nulla per scontato, e che Trapattoni ha più volte giocato un brutto tiro ai colori azzurri, e lo stesso Cesare Prandelli se lo ricorda piuttosto bene.

    CROAZIA

    Croazia © HRVOJE POLAN/AFP/GettyImages

    CI SCOMMETTETE? – Diciamo subito che sarebbe davvero un azzardo scommettere sul passaggio del turno della Nazionale croata. Gli uomini guidati dal talentuoso ct Slaven Bilic (in carica dal luglio del 2006) dovrebbe recitare un ruolo di secondo piano all’interno del Gruppo C. Soltanto il centrocampo sembra offrire qualche spunto di vitalità, data la relativa freschezza del reparto in termini anagrafici e sopratutto grazie alla presenza del faro Luka Modric, autentica stella del suo Paese. Il calciatore del Tottenham è il più talentuoso tra i 23 convocati da Bilic per gli Europei, sebbene difficilmente da solo potrà sovvertire i pronostici della vigilia. In attacco la Croazia presenta i soli Olic e Mandzukic a poter impensierire le difese avversarie, anche perché il brasiliano Eduardo non sembra più lo stesso calciatore che avevamo ammirato qualche anno fa con la maglia dell’Arsenal. Va meglio nel settore nevralgico della squadra. Oltre a Modric e il suo compagno di club Niko Kranjcar, i croati possono contare sull’apporto di gente come Rakitic (centrocampista del Siviglia) e la giovane stella della Dinamo Zagabria Badelj. I guai arrivano in difesa, dove la coppia centrale titolare Simunic-Schildenfeld si candida come tra le più perforabili del torneo. Il difensore migliore è Corluka, che all’accorrenza può giocare anche come terzino sinistro, sebbene quel ruolo sarà con tutta probabilità ricoperto dal capitano della spedizione, l’esperto Darijo Srna.

    SPECIALE EURO 2012

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  • Athletic Bilbao Barcellona 0-3. Guardiola chiude vincendo la Coppa del Re

    Athletic Bilbao Barcellona 0-3. Guardiola chiude vincendo la Coppa del Re

    Si chiude con un successo l’avventura di Pep Guardiola sulla panchina del Barcellona. I blaugrana infatti superano per 3 a 0 l’Athletic Bilbao e si aggiudicano cosi la Coppa del Re. Un match che per i baschi è durato veramente poco, ben 25’: il tempo per i catalani di infilare per tre volte la porta avversaria e di ipotecare un successo mai in discussione. A decidere il match Pedro e Messi, i quali hanno regalato il titolo numero 14 in 4 anni a Guardiola. Poco da fare per Bielsa, anch’esso, da quanto sembra, al capolinea per ciò che riguarda la guida tecnica della propria squadra. Ancora una volta è stato costretto ad arrendersi in finale.Ma se contro l’Atletico Madrid si era parlato di braccino corto, stavolta il discorso è differente: troppo ampio il margine tra le due compagini.

    Prima del match bordata di fischi da parte delle due tifoserie presenti al Vicente Calderon di Madrid al momento dell’esecuzione dell’inno spagnolo: come previsto alla vigilia dunque. Poche sorprese nel Barcellona: l’unica novità infatti è legata all’impiego di Pedro al posto di Fabregas. Mossa assolutamente azzeccata, come vedremo tra poco. Dall’altro lato inspiegabile cambio di schema da parte di Bielsa che schiera i suoi con un 4-2-3-1 che sa di suicidio, specie in considerazione della richiesta ai difensori di seguire a uomo Messi e Pedro.

    Barcellona vince Coppa del Re © JOSEP LAGO/AFP/GettyImages

    Che le cose per i biancorossi non siano semplici lo si capisce dopo pochi secondi con un tiro di poco a lato di Messi. Al 3’ il gol: su azione d’angolo un rimpallo di Javi Martinez dà il via libera a Pedro che insacca. Il Bilbao è in bambola e al 20’ i catalani raddoppiano: Iniesta fa quello che vuole palla al piede e smarca Messi che di destro non perdona. Il Barcellona non è sazio e decide di chiudere subito i conti: è il 25’ quando Xavi appoggia per Pedro che dai venti metri infila il portiere avversario.

    Messi prova a più ripresa a rimpinguare il proprio bottino stagionale cercando di portarlo a quota 74 gol mentre dall’altro lato sono veementi le proteste per un netto fallo da rigore commesso da Piqué, che nella circostanza andava anche espulso, su Llorente. Ad inizio ripresa Bielsa getta nella mischia Ander e I. Perez ma tocca subito a Ibai Gomez tentare di riportare in gara i suoi. Il risultato però non cambia, nemmeno quando Messi al 25’ si fa buona parte del campo palla al piede e supera tutti ma Gorka gli nega la gioia. Finisce cosi con un 3 a 0 che vuol dire addio con il sorriso per Guardiola. Amarezza per l’ennesimo traguardo fallito invece per i baschi.

    Le pagelle di Athletic Bilbao Barcellona:
    Gorka 6,5: Evita ai suoi un passivo ben più pesante con qualche intervento decisivo, vedi quello su Messi nella ripresa.
    Amorebieta 4,5: In confusione totale, specie nei primi 25’. Questa gara vorrà dimenticarla il più velocemente possibile.
    Llorente 6: Il capitano fa il possibile, guadagnandosi anche un rigore che l’arbitro gli nega.
    Iniesta 7,5: Particolarmente ispirato, propizia un gol ma nel complesso regala giocate spettacolari.
    Messi 7: Avesse segnato il gol nella ripresa, lo stadio sarebbe venuto giù. Ma per la vittoria della Coppa è stato sufficiente quello del primo tempo.
    Pedro 7,5: Chiude la stagione con due gol all’attivo che regalano ai suoi la Coppa.

    ATHLETIC BILBAO (4-2-3-1): Gorka 6,5; Iraola 5,5, Ekiza 5, Amorebieta 4,5, Aurtenetxe 5,5; De Marcos 5 (1′ st I.Perez 6), Javi Martinez 6; Susaeta 5 (1′ st Ander 6), Munain 6, Ibai Gomez 5,5; Llorente 6 (28′ st Toquero 5,5). In panchina: R.Fernandez, I.Martinez, Gurpegi, S.José. Allenatore: Bielsa 5
    BARCELLONA (4-3-3): Pinto 6; Montoya 6,5, Piqué 6, Mascherano 7, Adriano 6; Xavi 7 (36′ st Fabregas sv), Busquets 6,5, Iniesta 7,5; Sanchez 6 (26′ st Keita 6), Messi 7, Pedro 7,5 (41′ st Thiago Alcantara sv). In panchina: Valdes, Bartra, Tello, Afellay. Allenatore: Guardiola 7,5

    La video sintesi di Athletic Bilbao Barcellona:
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  • Chelsea, fantastica rimonta al Camp Nou. Il Barcellona torna sulla Terra

    Chelsea, fantastica rimonta al Camp Nou. Il Barcellona torna sulla Terra

    L’impresa è compiuta. Il Chelsea impatta al Camp Nou di Barcellona ed approda alla finalissima di Champions League edizione 2011/2012. Saranno gli inglesi di Roberto Di Matteo dunque a sfidare la vincente della sfida Real Madrid – Bayern Monaco nella finale che si disputerà proprio all’Allianz Arena, stadio della società tedesca. Il 2 a 2 maturato in Catalogna è arrivato al termine di una gara ricca di emozioni, gol, cartellini e quant’altro. Non è mancata nemmeno la paura, causa un bruttissimo scontro tra Valdes e Piquè ma quest’ultimo, dopo qualche attimo di incertezza sulle sue condizioni, si è ripreso.

    Recrimina con se stesso il Barcellona che di fatto aveva la qualificazione in tasca dopo il 2 a 0 maturato grazie alle segnature di Busquets e Iniesta ed essere rimasto in superiorità numerica per quasi un’ora a causa del rosso rifilato dall’arbitro a Terry. Strada in discesa aveva pensato Guardiola ed invece un fantastico gol di Ramires aveva fatto pendere l’ago della bilancia in favore degli inglesi, forti dell’1-0 dell’andata. Nella ripresa gli assedi del Barca sembravano pronti a dare i loro frutti quando Messi ha potuto usufruire di un calcio di rigore, ma la traversa ha infranto i suoi sogni di gloria, cosi come ha fatto il palo nuovamente di li a poco.

    Torres poi ha di fatto chiuso i conti e per il Chelsea arriva una finale che tuttavia non promette di buono visto che ci saranno ben quattro squalificati, ovvero Terry, Meireles, Ivanovic e Ramires, con Cahill e David Luiz infortunati. Ma tant’è, gli inglesi avranno la possibilità di giocarsela la Champions, gli spagnoli invece incassano la seconda delusione in tre giorni, sempre nel proprio stadio, dopo quella con il Real Madrid che è valsa la Liga.

    Tutto come previsto per quanto riguarda formazioni e schieramenti tattici. Guardiola in avanti inserisce il giovane Cuenca mentre dietro torna Pique. Dall’altra parte atteggiamento difensivo con Drogba unico terminale. Ma nel giro di pochi minuti i piani dei due tecnici si scombussolano causa gli infortuni di Cahill e Piquè. Dentro Bosingwa e Dani Alves. Barcellona comunque subito pericoloso con un tiro di Messi su assist di Fabregas, ma Cech è bravo ad opporsi. Al 35’ però l’equilibrio si rompe: Dani Alves imbecca Cuenca il quale crossa in mezzo per Busquets che riesce a battere a rete portando i suoi in vantaggio.

    A complicare le cose per il Chelsea ci pensa Terry che in un attimo di follia colpisce con una ginocchiata a gioco fermo Sanchez: rosso diretto per lui. Il Barcellona approfitta immediatamente della superiorità numerica e assesta il secondo colpo con Iniesta abile a sfruttare un assist di Messi e a battere Cech. Il Barcellona, avanti di due gol e di un uomo, si sente praticamente in finale. Ma gli inglesi come si sa sono restii a morire e prima del 45’ tornano in gara: Lampard innesca Ramires che con uno splendido pallonetto batte Valdes. Il 2 a 1 qualificherebbe il Chelsea.

    Esultanza Chelsea © JOSEP LAGO/AFP/Getty Images

    Nella ripresa subito Barcellona all’attacco e Fabregas, smarcato in area, viene steso da Drogba. Per l’arbitro è rigore e dal dischetto va Messi il quale però incoccia la traversa. Non si disunisce la formazione catalana che ci prova ancora con Sanchez ma il muro del Chelsea regge. Kalou intanto subentra a Mata mentre Tello sostituisce Cuenca. Mossa disperata, nel finale, quella di Guardiola che schiera Keita come centravanti mentre Di Matteo risponde con Torres al posto di Drogba. Ed è solo il palo a dire di no a Messi su un bel sinistro. Nel recupero la beffa per i blaugrana con Torres che lanciato in contropiede fa secco Valdes e insacca. La festa è solo del Chelsea.

    Le pagelle di Barcellona Chelsea:
    Iniesta 6,5: Sigla il gol che sembra suggellare il passaggio del turno. Ed invece alla fine si rivelerà inutile.
    Busquets 6,5. Bravo a sbloccare l’incontro ma come Iniesta alla fine gli rimarrà solo il rammarico.
    Messi 5: Nel giro di due settimane, quelle decisive, si scioglie come neve al sole. Sarà il giocatore più forte del mondo, ma la differenza doveva farla proprio ora..
    Cech 7: Attentissimo tra i pali compie alcuni grandi interventi
    Drogba 7: Si danna l’anima per 90’ arretrando anche a fare il difensore se è il caso. Dopo anni dunque riscatta quella maledetta semifinale in cui a fine gara si mostrò imbufalito davanti alle telecamere.
    Ramires 7,5: Un gol fantastico in un momento difficilissimo. E poi tanto sacrificio in mezzo al campo.
    Terry 4: Uno gesto scellerato, non da un giocatore della sua esperienza. Fortuna sua che la squadra va lo stesso in finale. Ma lui la osserverà dalla tribuna.

    Il tabellino:
    BARCELLONA (3-3-3-1): Valdes 5,5; Mascherano 6, Piqué sv (26′ pt Dani Alves 5,5), Puyol 6; Busquets 6,5, Xavi 6, Iniesta 6,5; Fabregas 6 (29′ st Keita sv), Messi 5, Cuenca 6 (23′ st Tello 5,5); Sanchez 6. In panchina: Pinto, Adriano, Thiago, Pedro. Allenatore: Guardiola 6
    CHELSEA (4-2-3-1): Cech 7; Ivanovic 6,5, Cahill sv (12′ Bosingwa 6), Terry 4, Cole 6; Mikel 6,5, Meireles 7; Lampard 6,5, Mata 5,5 (13′ st Kalou 6), Ramires 7,5; Drogba 7 (34′ st Torres 7). In panchina: Turnbull, Sturridge, Essien, Malouda. Allenatore: Di Matteo 7

    VIDEO BARCELLONA – CHELSEA 2-2
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  • Barcellona – Chelsea, è dentro o fuori. Si riparte dal gol di Drogba

    Barcellona – Chelsea, è dentro o fuori. Si riparte dal gol di Drogba

    Novanta minuti da dentro o fuori. Una finale di Champions League in palio partendo da quell’1 a 0 che all’andata premiò un Chelsea arcigno contro un Barcellona impreciso e sfortunato. Stasera si gioca al Camp Nou, il tempio dei catalani. Ed è anche sul fattore ambientale che fa affidamento Guardiola per cercare di ribaltare la beffarda sconfitta dell’andata arrivata per opera del gol messo a segno da Drogba a fine primo tempo. Dal canto loro gli inglesi ci sperano, e come dargli torto: il successo ottenuto nei primi 90’ consente di poter giocare per due risultati su tre. E forse anche più visto che, in caso di ko di misura con gol, sarebbero i ragazzi di Di Matteo a prendere la strada di Monaco di Baviera, sede designata per la finalissima.

    Guardiola ha deciso di non fare più esperimenti: dentro tutti i big tranne Fabregas che ancora una volta dovrebbe partire dalla panchina. Il tecnico catalano, a parte gli infortunati Afellay e David Villa non ha problemi di formazione. Nel suo 4-3-3 davanti a Valdes ci sarà una difesa formata da Piquè e Mascherano centrali con Dani Alves e Puyol esterni. Solo panchina dunque per Adriano. In mezzo al campo il trio formato da Xavi, Busquets e Iniesta mentre il trio d’attacco è quello composto da Sanchez, Messi e Pedro. Due i diffidati che dovranno prestare massima attenzione per non essere costretti, in caso di qualificazione, a saltare la finale: si tratta di Puyol e Mascherano.

    Didier Drogba in gol © Jasper Juinen/Getty Images

    Un solo indisponibile tra le file del Chelsea: si tratta di David Luiz. Di Matteo schiererà i suoi con un prudente 4-2-3-1. In porta c’è Cech. Davanti a lui una linea difensiva formata da Cahill e Terry centrali con Ivanovic e Cole laterali. Davanti alla difesa agiranno Mikel e Meireles mentre toccherà al trio Lampard, Mata, Ramires supportare l’unica punta Drogba, preferito a Torres. Tanti i giocatori diffidati e a rischio squalifica tra gli inglesi in vista di una possibile finale: si tratta di Ivanovic, Cole, Meireles e Ramires

    Barcellona Chelsea, le formazioni:
    BARCELLONA (4-3-3): Valdes; Alves, Piqué, Mascherano, Puyol; Xavi, Busquets, Iniesta; Sanchez, Messi, Pedro. In panchina: Pinto, Adriano, Thiago, Keita, Fabregas, Tello, Cuenca. Allenatore: Guardiola
    CHELSEA (4-2-3-1): Cech; Ivanovic, Cahill, Terry, Cole; Mikel, Meireles; Lampard, Mata, Ramires; Drogba. In panchina: Turnbull, Bosingwa, Bertrand, Essien, Malouda, Torres, Kalou. Allenatore: Di Matteo

  • Real Madrid, violato il Camp Nou. La Liga ad un passo

    Real Madrid, violato il Camp Nou. La Liga ad un passo

    Vittoria che vuol dire campionato in mano per il Real Madrid che passa per 2 a 1 al Camp Nou di Barcellona e allunga a più 7 sui blaugrana quando ormai mancano quattro giornale alla fine. Grande impresa da parte dei ragazzi di Mourinho che riescono dove nessuno ancora quest’anno vi era riuscito: superare il Barcellona nella propria tana. Dal canto suo la squadra di Guardiola è parsa irriconoscibile rispetto alle altre volte, messa in difficoltà dal pressing dei madridisti che non hanno lasciato modo agli avversari di proporre la loro classica manovra.

    A deludere più di tutti i centrocampisti, che non hanno dato ordine ad una squadra, il Barcellona, che ora dovrà concentrare tutte le proprie energie nel ritorno di Champions di martedì con il Chelsea. Dal canto suo il Real, in vantaggio inizialmente con Khedira e che ha avuto il merito di replicare subito con Cristiano Ronaldo al gol di Sanchez, affronterà la propria semifinale di ritorno in casa contro il Bayern Monaco con una maggiore convinzione. E chissà che le due compagini non si sfideranno nella finalissima della massima competizione europea.

    Novità nei due schieramenti messi in campo. Guardiola lascia fuori Sanchez, Piquè e Fabregas gettando nella mischia i giovanissimi Tello e Thiago. Dall’altra parte fuori Marcelo: al suo posto fiducia a Coentrato. Sin da subito il Real metta in mostra il tema della serata: pressing asfissiante e contropiede. E già al 4’ Cristiano Ronaldo si fa vivo di testa. Para Valdes. Ci prova poco Benzema ma senza fortuna ma al 17’ ecco che il match si sblocca: sugli sviluppi di un corner Pepe anticipa Adriano, Valdes esce male e Khedira riesce a girare in rete. Il Barcellona si sveglia dal torpore e al 27’ va vicinissimo al pari ma Casillas è superbo su Xavi.

    Nella ripresa il Barcellona si getta a capofitto in avanti e Tello, ben imbeccato da Iniesta, potrebbe pareggiare già al 9’, ma spara fuori. Dall’altro lato risponde Xabi Alonso, ma bisogna aspettare il 25’ per vedere un altro gol: stavolta però è quello del Barcellona con Adriano che si avventa su un pallone respinto corto da Casillas appoggiando a Sanchez il quale insacca. A questo punto il Barcellona sente odoro di vittoria me ci pensa subito Cristiano Ronaldo a mettere le cose in chiaro: lancio di Ozil sul quale il portoghese si fionda anticipando Valdes. Finisce così con il Real Madrid ad esultare per una Liga praticamente in cassaforte.

    Esultanza Real Madrid © Denis Doyle/Getty Images

    Le pagelle di Barcellona Real Madrid:
    Cristiano Ronaldo 8: Un gol importantissimo in una serata in cui è costretto al sacrificio lottando sempre contro due o tre avversari.
    Khedira 7,5: Gol a parte fa una partita di grandissimo sacrificio ringhiando costantemente sui centrocampisti avversari senza dargli tregua.
    Ozil 7: Gli spunti sono tantissimi, gli assist di più. Una partita da incorniciare la sua.
    Xabi Alonso 7: Come Khedira gioca una partita di grande quantità, lottando come un leone e spegnendo le velleità del centrocampo blaugrana.
    Messi 5,5: Per la seconda gara di fila non riesce in nessuno dei suoi guizzi, chiuso com’è dalla difesa del Real Madrid.
    Iniesta 4,5: Impalpabile. Dovrebbe dare la marcia in più ed invece non riesce mai ad accendere la luce.
    Tello 4,5: Guardiola lo presenta come la sorpresa della serata ed invece è un flop gigantesco.
    Puyol 4,5: Dormita colossale sul primo gol che spiana la strada alla formazione di Mourinho.

    Il tabellino di Barcellona Real Madrid:
    Barcellona (4-3-3): Valdes 5; Alves 5,5, Puyol 4,5, Mascherano 5, Adriano 5,5 (29′ st Pedro sv); Thiago Alcantara 5,5, Busquets 5,5, Xavi 5 (24′ st Sanchez 7); Iniesta 4,5, Messi 5,5, Tello 4,5 (35′ st Fabregas sv).In panchina: Pinto, Montoya, Keita, Piqué. Allenatore: Guardiola 4,5
    Real Madrid (4-2-3-1): Casillas 6; Arbeloa 6,5, Pepe 6,5, Sergio Ramos 6,5, Coentrao 6,5; Xabi Alonso 7 , Khedira 7,5 ; Di Maria 6 (29′ st Granero sv), Ozil 7 (44′ st Callejon sv), Cristiano Ronaldo 8; Benzema 6,5 (47′ st Higuain sv). In panchina: Adan, Kakà, Marcelo, Albiol. Allenatore: Mourinho 7

    La video sintesi di Barcellona Real Madrid:
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  • Barcellona – Milan 3-1, doppio Messi. Calvario Pato

    Barcellona – Milan 3-1, doppio Messi. Calvario Pato

    L’Italia saluta la Champions League. Al Camp Nou Barcellona Milan finisce 3-1 per i padroni di casa, che si illudono alla mezzora del primo tempo con il gol di Nocerino che aveva riportato momentaneamente in parità l’incontro sbloccato al 10′ minuto dal rigore di Messi. Il dominio dei blaugrana è però schiacciante e al 41′ il secondo penalty della serata consente agli uomini di Guardiola di mettere una seria ipoteca per la qualificazione alla semifinale. Nella ripresa arriva anche il terzo gol ad opera del centrocampista Iniesta. Per i rossoneri una notte da dimenticare, resa ancora più drammatica per l’infortunio muscolare di Pato, uscito quasi subito dopo il suo ingresso a metà della seconda frazione di gioco. Il Barca è meritatamente per il quinto anno consecutivo in semifinale di Champions.

    PRIMO TEMPO – Porqué? Manca soltanto Mourinho nel primo tempo del Camp Nou. Due rigori per il Barcellona, nati entrambi da regali dei difensori del Milan. Prima è Mexes a perdere il pallone a centrocampo su pressione di Messi che si invola indisturbato verso l’area rossonera. E’ poi Antonini ad atterrare la Pulce, non lasciando altra scelta all’arbitro Kuipiers che fischiare il penalty in favore dei padroni di casa. L’argentino è implacabile, il Barcellona è già avanti per 1-0 al 10′ minuto. I catalani sembrano controllare agevolmente la partita, ma commettono l’errore di far rientrare in gara la squadra di Allegri. Alla mezzora infatti, dopo un contropiede fulmineo, il Diavolo trova la rete dell’1-1. Ibrahimovic pesca con un delizioso assist l’inserimento di Nocerino che di destro insacca alle spalle di Victor Valdes. La gioia dei quattromila tifosi rossoneri però dura poco perché al 41′ minuto il Barca si riporta in vantaggio grazie al secondo rigore della serata. Nell’occasione il direttore di gara olandese appare troppo fiscale, giudicando da penalty la trattenuta di Nesta ai danni di Busquets. Gli uomini di Guardiola chiudono il primo tempo avanti 2-1. La quinta semifinale di Champions negli ultimi cinque anni è più vicina. Messi con i suoi 14 gol in Europa appare irraggiungibile.

    lionel messi | © LLUIS GENE/AFP/Getty Images

    SECONDO TEMPO – Il Barcellona continua a dominare l’incontro, sebbene non sia in giornata di grazia. Per questo Milan però può bastare così. Passano otto minuti e i blaugrana si portano sul 3-1, grazie al gol di Iniesta che si avventa su un rimpallo dopo la conclusione di Messi e infila senza problemi Abbiati. A questo punto è abbastanza inspiegabile la scelta tattica di Allegri nel far entrare Aquilani al posto di Seedorf, rinunciando ad inserire una punta in più fino al 70′, quando Pato subentra a Boateng. Il Milan prova a sbilanciarsi ulteriormente, ma la forza sembra abbandonare il Milan. La disfatta rossonera è completa con l’uscita del Papero dopo appena dieci minuti il suo ingresso in campo. Ennesimo infortunio muscolare per il brasiliano, tutto inutile quindi il viaggio negli Usa e quello che era stato salutato come un miracolo all’interno dell’ambiente del Milan. Nel finale il Barca potrebbe allungare ancora il divario con il neo entrato Adriano, che grazia Abbiati. Finisce con i 90 mila del Camp Nou in festa, la trasferta spagnola del Milan si rivela un flop senza attenuanti.

  • Milan – Barcellona 0-0, le pagelle. Antonini eroico. Delude Sanchez

    Milan – Barcellona 0-0, le pagelle. Antonini eroico. Delude Sanchez

    Si è concluso con un pareggio a reti inviolate il big match di San Siro fra Milan Barcellona, uno 0-0 che lascia intatte le speranze di qualificazione per i rossoneri. Nel Diavolo da lodare la prestazione dell’intero reparto difensivo, capace di mantenere la porta inviolata al cospetto dei blaugrana. Robinho fallisce l’ennesimo gol, Ibra tira in porta una sola volta. Tra i catalani non brilla la stella di Sanchez, mentre Xavi e Messi confermano la propria natura extra-terrestre.

    Milan Barcellona 0-0, le pagelle

    MILAN
    Abbiati 6,5: San Abbiati da Londra salva il risultato in più di un’occasione, non sempre in maniera legale però, come quando atterra Sanchez in area nel corso del primo tempo. L’arbitro Eriksson però lo grazia.
    Antonini 7,5: il sito dell’Uefa l’ha nominato man of the match di ieri sera, in virtù di due salvataggi prodigiosi prima su Sanchez e poi nel finale sul neo entrato Tello. E’ anche grazie a lui che il Milan può considerarsi ancora in gioco per un posto in semifinale.
    Mexes 6,5: il francese gioca una prova attenta, mostrandosi sempre lucido nei disimpegni. Mostrasse tale concentrazione anche nelle partite di campionato sarebbe un campione.
    Nesta 7: tornato dall’infortunio viene subito catapultato nella partita più difficile della stagione rossonera. Fino a quando le gambe lo sorreggono si erge a totem della difesa, senza far rimpiangere l’assenza di Thiago Silva. (75′ Mesbah 6)
    Bonera 7: conferma di attraversare un periodo di forma eccezionale, forse il suo migliore anno da quando è approdato al Milan. Prima a destra e poi al centro dopo l’uscita di Nesta, cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia.
    Ambrosini 7,5: insieme ad Antonini il migliore in campo. Il capitano rossonero sfodera una prestazione tutta cuore, costruendo un muro invalicabile per l’attacco blaugrana. Insieme ai difensori centrali ferma Messi. Partita indimenticabile per il numero 23 del Diavolo.
    Seedorf 6,5: l’olandese disputa un buon primo tempo, durante il quale offre una bellissima palla ad Ibrahimovic che lo svedese spreca a tu per tu con Valdes. Cala nella ripresa, in ogni caso resta positiva la prestazione di mister Champions.
    Nocerino 6: svolge bene il compito di pressare il centrocampo blaugrana, senza però disdegnare qualche inserimento dei suoi in attacco, come in occasione del secondo tempo quando butta all’aria un pericoloso contropiede dei suoi compagni di squadra.
    Boateng 5,5: il ghanese non è al massimo della forma e si vede. E’ sua la prima clamorosa opportunità da gol, però il Boa si addormenta al momento di tirare.  Da lì in poi il nulla. Allegri lo sostituisce con Emanuelson (5,5) alla metà della ripresa.
    Robinho 4,5: lontano anni luce dal giocatore capace di rifilare due gol all’Arsenal negli ottavi. Ciò che spreca al primo minuto è da suicidio sportivo. In seguito non fa nulla per farsi perdonare. Pochi minuti dopo l’inizio della seconda frazione lascia il posto ad El Shaarawy (6).
    Ibrahimovic 5: lo svedese offre un’altra prova insufficiente in campo internazionale. Contro i suoi ex compagni di squadra si fa vedere solo verso la metà del primo tempo, quando imbeccato ottimamente da Seedorf calcia debolmente di sinistro sui guanti del portiere blaugrana. Al Nou Camp il Milan avrà bisogno anche del suo apporto per ottenere il pass qualificazione.

    daniele bonera | © GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images

    BARCELLONA
    Valdes 6: deve compiere una sola parata nell’arco dei 90′ minuti, proprio quella sull’attaccante svedese. Per il resto ordinaria amministrazione nonostante i primi 10′ minuti non fossero stati del tutto piacevoli per l’estremo difensore del Barca.
    Dani Alves 7: si legge terzino ma è a tutti gli effetti l’attaccante aggiunto dei blaugrana. Uno dei migliori laterali al mondo. L’avversario più pericoloso? Il terreno di San Siro.
    Piqué Mascherano 6,5: seguono Ibrahimovic come un’ombra. Se non si trattasse di una partita di calcio le fidanzate sarebbero anche gelose del trattamento speciale riservato al bomber di Malmoe.
    Puyol 6: partita senza sbavature per il capitano del Barca, il quale può recriminare su una trattenuta subita in area di rigore e non vista dall’arbitro Eriksson.
    Xavi 7: un maestro del pallone, quello che fa con Messi e Iniesta è un qualcosa di sconosciuto ai più. Limited edition Barca.
    Sergio Busquets-Keita 6: scelti da Guardiola per fronteggiare la forza fisica dei rossoneri, svolgono discretamente il proprio compito. Senza infamia e senza lode.
    Iniesta 6,5: il gemello diverso di Xavi mostra tutta la sua classe anche su un campo così disastrato come San Siro. Qualcuno potrebbe gridare allo scandalo per il fatto che né lui né Xavi abbiano mai vinto il Pallone d’oro. Una spiegazione però c’è…(67′ Tello 6,5)
    Messi 7: ecco il motivo per il quale nessun calciatore può aspirare al trono di migliore al mondo. Quando ha la palla fra i piedi illumina la scena e crea sempre pericoli. Non nella sua versione migliore, tanto basta però per mettere paura alla Curva Sud rossonera.
    Sanchez 5: il cileno si accende solo a sprazzi. Meriterebbe il calcio di rigore dopo l’entrata a valanga di Abbiati. Ci pensa poi Antonini a rovinargli la serata con un recupero mozzafiato alla fine del primo tempo. (77′ Pedro s.v.)

    MILAN BARCELLONA 0-0, ANDATA QUARTI CHAMPIONS LEAGUE, HIGHLIGHTS 
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