L’incontro tanto atteso è avvenuto in tarda mattinata. L’esito si può riassumere in un “Sneijder non firma per l’Inter e non firmerà mai”. Erano poche le speranze che il popolo nerazzurro riponeva sul faccia a faccia tra l’olandese e il presidente Massimo Moratti. Troppa distanza separa ad oggi il pensiero del calciatore e quello della dirigenza nerazzurra. E oggi si è scoperto che in fondo il denaro potrebbe centrare poco in tutta la vicenda. Lo stesso denaro a cui era stata data la colpa del rifiuto di Wesley nel firmare il prolungamento del contratto, sebbene la politica economica dell’Inter sia ormai chiara a tutti i calciatori nerazzurri. Chi non l’accetta è out. In estate d’altronde ne hanno fatto le spese i vari Julio Cesar, Maicon e Lucio. Con ogni probabilità la prossima vittima sarà Sneijder.
TRASPARENZA– Una differenza però c’è ed è bene sottolinearla. Se le cessioni estive erano state più o meno giustificate con il taglio degli ingaggi, la vicenda Sneijder è tutt’altro che trasparente. In origine fu Twitter, poi gli infortuni, poi l’ingaggio, poi il modulo. Lo stesso olandese ha chiarito questo pomeriggio come Branca gli abbia riferito soltanto oggi che la sua assenza dal terreno di gioco dipenda esclusivamente da una scelta tecnica di Andrea Stramaccioni. Ma non era per il contratto?
MAI INFORTUNATO – Un altro tema toccato da Sneijder è stato quello relativo ai presunti infortuni che l’hanno tenuto lontano dalla squadra in questi mesi. Il numero 10 ha voluto precisare come in realtà lui sia stato sempre bene a livello fisico.
“SE NON GIOCO PERCHE’ DEVO FIRMARE?” Ma la vera stoccata Sneijder la piazza alla fine quando giustifica il suo mancato rinnovo. “Perché dovrei firmare se neanche gioco?” Messaggio chiaro e largamente condivisibile dal tifoso nerazzurro. Domanda alla quale la società nerazzurra troverà pochi argomenti per una risposta convincente.
Dopo quasi un mese, dall’ultima vittoria allo Juventus Stadium, l’Inter torna a vincere contro il Palermo guidato da Gasperini, riprendendo la rincorsa ai piani alti della classifica. La squadra di Stramaccioni, vince ma non convince, con una sterilità offensiva preoccupante, mascherata solo dalla fortunata autorete firmata Garcia. L’assenza di Cassano pesa decisamente, e con un Milito sottotono e un Palacio fisicamente non al meglio, l’Inter davanti dimostra di avere molti più limiti di quanto si potesse immaginare. È decisamente sfortunato Gasperini, che aveva comunque disegnato una formazione che effettivamente ha concesso poco ai padroni di casa, ed è stata di fatto punita da un episodio sfortunato e sfavorevole. Sicuramente contro il Napoli, nel prossimo turno di campionato, l’Inter e Stramaccioni avranno bisogno di qualcosa in più rispetto alla fortuna.
LA PARTITA
Stramaccioni si affida alla fantasia schierando Coutinho sulla trequarti e rinunciando a Guarin in mediana. A sorpresa vince il ballottaggio sulla corsia laterale Pereira su Nagatomo, mentre non cambia nulla dietro. Gasperini conferma tutte le scelte, recuperando in extremis Von Bergen in difesa, e schierando Dybala come sostituto ideale al posto dello squalificato Miccoli.
La ripresa ricalca il copione della prima frazione di gioco. L’Inter ha una buona occasione per portarsi in vantaggio, ma una buona occasione al quarto d’ora è sprecata da Ranocchia, che calcia un sinistro di poco alto sopra la traversa. Stramaccioni al 18’ rimescola le carte utilizzando un doppio cambio, con Milito che esce (visto le non ottimali condizioni fisiche) e subentra Guarin, mentre un po’ a sorpresa esce anche il capitano Javier Zanetti per Nagatomo. Sono subito protagonisti i nuovi entrati in un’azione pericolosissima, conclusa da Guarin, con un super Ujkani che annulla il match ball in tuffo. Alla mezz’ora la dea bendata si veste di nerazzurro e aiuta la squadra di casa: Ranocchia crossa dalla trequarti e trova l’involontaria deviazione di Garcia che ‘corregge’ il cross del difensore italiano nella propria porta. Inter in vantaggio e Palermo che accusa il colpo psicologico. Quattro minuti di recupero e i nerazzurri grazie un episodio favorevole tornano a vincere.
PAGELLE INTER PALERMO
GUARIN 6,5 Il miglior impatto sulla partita: entra sostituendo Zanetti e si prende subito tutte le responsabilità, non deludendo la fiducia di Stramaccioni
RANOCCHIA 6,5 Presente ovunque. Chiude in ogni occasione in fase difensiva, e si prende la licenza di spingere davanti, sfiorando il gol in un paio di occasioni, e propiziando l’autogol di Garcia nel momento migliore dei suoi.
MILITO 5 Il Principe non è in ottime condizioni e si vede. Lotta, cerca il gol, ma non è la sua giornata. Stramaccioni lo manda in panchina per primo.
DYBALA 6,5 Il giovane talento argentino mette in mostra tutti i suoi colpi migliori, costringendo Samuel e soci agli straordinari. Da tenere d’occhio
GARCIA 5 Il difensore rosanero è effettivamente sfortunato, ma l’autogol è davvero evitabile. Bastava una comunicazione più efficace con Ujkani per evitare la frittata difensiva che di fatto è costata la partita al Palermo.
PISANO 6 Corre con discreta continuità, chiudendo spesso su un cliente scomodo come Javier Zanetti, riuscendo a mandare in ombra la prova del capitano nerazzurro. Latita in fase offensiva.
Inter: Handanovic 6; Ranocchia 6,5, Samuel 6,5, Juan Jesus 6; Zanetti 5,5 (18′ st Nagatomo 6), Gargano 5,5, Cambiasso 6 (36′ st Mariga s.v), Pereira 5,5; Coutinho 5,5; Palacio 5,5, Milito 5 (18′ st Guarin 6,5).
Palermo: Ujkani 5,5, Munoz 6, Von Bergen 6, Garcia 5; Morganella 5,5, Barreto 6, Kurtic 6, Pisano 6; Ilicic 6 (31′ st Budan), Brienza 6,5 (23′ st Giorgi), Dybala 6,5 (34′ st Zahavi).
Stramaccioni e la sua Inter oggi tornano sul prato di San Siro per affrontare il Palermo di Gasperini, cercando di scacciare la crisi di risultati negli ultimi match e l’eccessiva mole di critiche piombata sulla squadra nerazzurra. La squadra del patron Moratti, dopo la vittoria allo Juventus Stadium ha come mollato un po’ la presa, rilassandosi troppo e rallentando in maniera fin troppo brusca, raccogliendo un punto in tre match di campionato contro le modeste Atalanta, Cagliari e Parma. C’è bisogno di uno scossone, e subito, anche perché perdere terreno adesso sarebbe assolutamente autolesionismo, con una Juve che è tornata ad essere vincente nel delicatissimo derby di Torino. Problema o non problema Sneijder (con l’olandese disponibile ma ancora non convocato) Stramaccioni dovrà dimostrare che gli ultimi match siano stata l’eccezione, e che la sua Inter possa tornare a correre e a vincere, e cogliendo l’occasione per battere un ex nerazzurro con il dente avvelenato come Gasperini.
Fredy Guarin copy; Marco Luzzani Getty Images SportINTER- Ancora indisponibile Antonio Cassano che continua a scontare i due turni di stop per la squalifica rimediata contro il Cagliari, Stramaccioni lascia a casa Sneijder, confermando in conferenza stampa come l’olandese sia ok fisicamente e sia arruolabile, ma prima di tutto ciò, sia necessario l’ok della società, che sta tentando l’operazione rinnovo e alleggerimento del contratto. Lunedì è previsto un incontro che farà chiarezza sul caso e ci dirà se il numero 10 di Utrecht vestirà ancora nerazzurro o a gennaio saluterà definitivamente Milano. Chiuso il tormentone degli ultimi giorni, Stramaccioni dovrebbe schierare un centrocampo più robusto, per evitare nuove discese palla al piede in stile Sansone, con i suoi uomini fermi a guardare. L’unico dubbio che tormenta il tecnico è quello sull’utilizzo di Guarin o Coutinho in mediana. Con il colombiano il centrocampo sarebbe più coperto, considerando anche il rientro di Gargano, e l’affiancamento di Cambiasso, mentre con il brasiliano, si passerebbe a un 3-4-1-2, e Coutinho agirebbe alle spalle di Palacio e Milito (recuperato in extremis).
PALERMO– Gasperini aspettava questa partita da molto tempo. Dopo la parentesi più nera che azzurra alla corte di Moratti, e le parole al veleno volate tra i due, il tecnico rosanero ha finalmente l’occasione di controbattere all’Inter sul campo. Le sue idee di gioco, la difesa a tre, e la sua richiesta in chiave di mercato con il nome di Palacio, furono i motivi cardine per cui la sua avventura in nerazzurro terminò in così breve tempo, portandolo a naufragare in soli 3 turni di campionato. Oggi vedere l’Inter con la difesa a tre, e con Palacio acquistato con un anno di ritardo, hanno certamente fatto capire a Gasperini come il suo ingresso all’Inter fosse avvenuto in un momento sbagliato. C’è comunque tantissima voglia di rivalsa, e con il suo Palermo, oggi proverà a fare lo sgambetto a Stramaccioni, rinunciando a pedine importanti come Miccoli e Donati che scontano un turno di squalifica. Rimane in dubbio Von Bergen che dovrebbe stringere i denti e rientrare in difesa, affiancato da Pisano e Munoz. Assente il ‘ Romario del Salento’ davanti, spazio al baby talento Dybala affiancato ai lati da Ilicic e Brienza.
PROBABILI FORMAZIONI INTER-PALERMO :
Inter (3-4-1-2): Handanovic; Ranocchia, Samuel, Juan Jesus; Zanetti, Gargano, Cambiasso, Nagatomo; Coutinho; Milito, Palacio.
A disp.: Castellazzi, Belec, Silvestre, Jonathan, Mbaye, Guarin, Alvarez, Alvaro Pereira, Mariga, Duncan, Livaja.
All.: Stramaccioni
La sconfitta di ieri a Parma getta ulteriori ombre sulla reale forza dell’Inter allenata da Stramaccioni. Dopo un filotto di dieci vittorie consecutive culminato nel successo esterno di Belgrado, la squadra nerazzurra ha raccolto un punto in quattro partite, subendo tre sconfitte (Atalanta, Rubin, Parma) e cogliendo solo nel finale il pareggio contro il Cagliari. La classifica comunque vede l’Inter in terza posizione ancora, distante quattro lunghezze dalla vetta. Ciò che preoccupa però è il (non) gioco della formazione allenata dal tecnico romano. Ad inizio stagione molti successi erano arrivati grazie a prestazioni non di certo esaltanti, nascoste soltanto dai tre punti. Forse l’unica gemma reale di questa stagione rimane la partita perfetta allo Stadium, dove però furono le motivazioni più che il gioco a spingere Milito e compagni verso quello che viene riconosciuto ad oggi essere il trionfo dell’Inter. In ogni caso i difetti sono ancora lì, messi a nudo in maniera imnbarazzante da squadre organizzate (vedi Atalanta e Parma) e dotate di grande personalità (vedi Cagliari). Dove arrivano le colpe di Stramaccioni, e dove quelle della società (leggi Sneijder)? Si ha la netta sensazione infatti che la crisi Inter non dipenda solo da un fischietto.
FUORIGIRI– Dopo il successo contro la Juventus Stramaccioni venne ribattezzato come il nuovo Mourinho. Vuoi per il feeling con i giocatori, vuoi per gli show in conferenza di antico stampo mourinhiano, vuoi per il modo di esultare. Sì d’accordo, però dire che Stramaccioni sia abile come il portoghese sotto l’aspetto tattico equivale ad un’eresia bella e buona. Non ce ne voglia l’ex tecnico degli Allievi Roma, ma l’Inter ha dimostrato in queste prime quattordici partite di campionato di non avere ancora una qualsivoglia logica. Non dimentichiamo infatti come siano arrivate alcune di queste vittorie (vedi Catania e Milan, ma anche contro la Samp), senza tralasciare i brucianti ko casalinghi contro Roma e Siena di inizio stagione. Il cambio di modulo, il famoso 3-5-2, ha sì portato benefici dal punto di vista dell’equilibrio della squadra, ma ha reso quest’ultima paradossalmente più piatta e povera di idee lì davanti. Ed in contemporanea con le prime sconfitte è arrivato anche il classico fuorigiri. Stramaccioni ha infatti perso la bussola, proseguendo sulla falsa riga del post-partita di Torino. E con lui hanno perso la via illuminata anche i dirigenti, a partire dal presidente Massimo Moratti.
COLPA DEGLI ARBITRI? – Può rivelarsi un grave errore strategico aver riposto la colpa esclusivamente sulla classe arbitrale per gli ultimi ko subiti. Non sempre può essere colpa del Rizzoli o del Mazzoleni di turno. In campo scendono undici giocatori, e quegli undici calciatori devono trovare la forza di essere più forti di qualunque decisione arbitrale avversa. Un chiaro esempio è il match casalingo contro il Cagliari. Se infatti l’Inter fosse scesa in campo come quella famosa sera a Torino, non ci sarebbe stata partita e a quest’ora le discussioni sul rigore non concesso nel finale agli uomini di Stramaccioni sarebbero soltanto aria fritta. Moratti, invece che prendersela con il direttore di gara, si sarebbe dovuto chiedere il motivo della vulnerabilità della retroguardia nerazzurra, il motivo per il quale l’Inter è restata a guardare il Cagliari mentre giocava a calcio. Niente di tutto questo, no.
CAPITOLO GIOVANI – Arriviamo poi ai giovani, tanto esaltati dalla dirigenza interista. I vari Coutinho, Alvarez e compagnia cantante (non citiamo quelli della Primavera) non stanno rendendo come ci si aspettava ad inizio anno. Il nuovo ciclo nerazzurro, nelle intenzioni di Moratti, doveva basarsi principalmente sull’esplosione dei giovani. E invece, fin dallo scorso anno, si è capito come gli acquisti targati Sudamerica (Alvarez e Jonathan) siano stati piuttosto insensati. A questo poi si aggiunge Coutinho, che resta di fatto l’oggetto misterioso della Pinetina. Senza parlare poi di Samuele Longo, ceduto in prestito all’Espanyol quando invece Stramaccioni aveva disperato bisogno di un’altra punta. E allora ecco che si rimane con dei ragazzi come Livaja, Garritano e Duncan, non ancora pronti al grande salto. La faccenda è resa poi grottesca dal momento che sull’altra sponda del Naviglio i cugini assistono alle prodezze di El Shaarawy e alla crescita impetuosa di De Sciglio.
DULCIS IN FUNDO – Per non farci mancare niente c’è infine il capitolo Sneijder. La bomba ad orologeria è definitivamente esplosa. Prima il divieto di usare Twitter, ora la firma obbligatoria di un contratto che l’orange non è disposto a sottoscrivere, pena l’esclusione dalla squadra. Col senno di poi la gestione del caso Sneijder è stata piuttosto deleteria, sia per la squadra che per l’immagine del direttore tecnico Marco Branca. Wesley servirebbe come il pane a quest’Inter, che difetta in qualità nella manovra, sopratutto se manca (come a Parma ieri) un calciatore come Cassano. Siamo quindi davvero sicuri che la crisi Inter sia colpa solo degli arbitri?
L’Inter perde il treno per la seconda volta, e si fa battere dal Parma nel posticipo del lunedì. L’obiettivo alla vigilia era chiaro: battere i ducali per portarsi a meno uno dalla Juve. Ma quella che scende in campo in Emilia è solo l’ombra dell’armata che fino a qualche settimana fa collezionava vittorie in serie. Ora i nerazzurri scendono al terzo posto, scavalcati dal Napoli e raggiunti dalla Fiorentina. La squadra di Donadoni gioca bene, ma non è irresistibile. Poi l’eurogol si Sansone spezza gli equilibri: la strada del non ritorno interista.
Meglio il Parma — I ducali sono ben organizzati, e la mano di Donadoni si vede. Valdes e Marchionni impostano facendo da collettore alla manovra emiliana. Ma è Biabiany a mettere in ansia costantemente la retroguardia dei milanesi ben supportato da Rosi. Al netto di un Nagatomo non in piena forma, che non ha difeso al meglio, ma non ha nemmeno attaccato. Già al 5’ il Parma è pericoloso, con Handanovic che para una deviazione disperata di Samuel su cross basso di Marchionni. E poi al 33’ quando Biabiany innesca Amauri , ma Handanovic è attento.
Poca lucidità — Ciò che manca all’Inter sono i tempi di gioco. Il movimento non è quello dei tempi d’oro, e le giocate in profondità latitano come la neve a settembre. Male Alvarez, scelto come vice Cassano. L’argentino delude ancora una volta e non convince affatto per intensità. Ma gennaio è vicino. Così le incursioni di Guarinrisultano le poche capaci di impensierire la porta emiliana. Il colombiano sfiora il palo su punizione. Il primo tempo si conclude con un noioso 0-0.
Sansone e tutti i filistei — Nella ripresa Stramaccioni dimostra di avere le idee non chiarissime: al 25′ toglie un deficitario Alvarez per Coutinho. Copione già visto. E al Tardini cala lo spettro di Sneijder. Perché al minuto 29’ Sansone si invola verso la porta nerazzurra, e conclude con un destro micidiale che brucia Handanovic. L’Inter non reagisce e la partita finisce con tre punti meritati per il Parma. Ora in casa nerazzurra si apre la fase degli interrogativi. A partire da quello che pende sul futuro di Sneijder.
INTER (3-5-2): Handanovic, Ranocchia, Samuel, Juan Jesus (40′ st Duncan), Zanetti, Guarin, Cambiasso (41′ st Livaja), Alvarez (27′ st Coutinho), Nagatomo, Milito, Palacio. In panchina: Castellazzi, Belec, Silvestre, Jonathan, Mariga, Benassi, Romanò, Pereira. Allenatore: Stramaccioni.
ARBITRO: Banti di Livorno.
LE PAGELLE
Sansone 7,5: Partita tra le righe per lui, che nel primo tempo prova a giocare tra le linee nerazzurre. Poi l’eurogol che vale tre punti.
Biabiany 7,5: Partita fantastica per lui. Moto perpetuo che distrugge la difesa interista, in primis Juan Jesus.
Handanovic 6,5: Ancora straordinari per il portiere dell’Inter. Deve intervenire già dopo pochi minuti per salvare capra e cavoli. Nessun colpa in occasione del gol.
Ranocchia 6,5: Nel marasma difensivo nerazzurro è l’unico a salvarsi. Sbroglia alcune situazioni complesse.
Juan Jesus 4,5: La peggiore partita da quando è all’Inter. Involuzione pazzesca rispetto a qualche settimana fa.
Palacio 5: Non punge mai. Il Parma non è un’armata, ma lui in pratica non si fa vedere.
Milito 5: Non una serata da Principe. Parte discretamente, poi sparisce dal campo.
Trasferta insidiosa per l’Inter di Andrea Stramaccioni, in programma stasera alle 21 al Tardini contro il Parma targato Donandoni. È l’ora degli esami per l’undici nerazzurro, che dopo la buona prestazione allo Juventus Stadium ha di fatto raccolto due sconfitte (a Bergamo e a Kazan) e un pari con polemiche contro il Cagliari a San Siro. Sfruttare a proprio favore la caduta della Juve contro il Milan di ieri sera a questo punto diventa più che un’opportunità, un vera e propria occasione da non perdere, per riaccendere la corsa scudetto e gettare un occhio al Napoli che insegue. Una vittoria placherebbe gli animi dei tifosi che negli ultimi incontri non hanno certamente visto nei loro idoli il massimo impegno, e chiuderebbe il cerchio delle polemiche stretto intorno al tecnico Stramaccioni, alle prese tra l’altro con la grana Sneijder. L’olandese non avrebbe gradito il rinnovo contrattuale con annessa riduzione dell’ingaggio, adesso sarebbe teoricamente ‘fuori rosa’, diventando non l’arma in più per Strama, ma solo un altro dei problemi da risolvere e alla svelta.
INTER- Stramaccioni dopo le ultime deludenti partite, deve convincere il presidente e i suoi tifosi che la sua Inter sia ancora in salute e soprattutto la fame di vittoria del suo gruppo sia ancora intatta. Peserà in particolar modo l’assenza di Cassano (che sconta i due turni di squalifica per le polemiche post Cagliari), con il dubbio sul possibile recupero di Guarin. Out anche Sneijder per scelta tecnica, Stramaccioni dovrebbe ridisegnare la sua squadra, potendo scegliere di schierare Coutinho alle spalle di Milito e Palacio, utilizzando un centrocampo robusto con Cambiasso e Guarin (se recupera) al centro e la velocità sulle corsie laterali di Nagatomo e capitan Zanetti. In difesa nessun problema con il solito terzetto difensivo composto da Ranocchia, Samuel e Juan Jesus. L’unico dubbio nasce dal possibile utilizzo di Alvarez, come interno di sinistra, con il conseguente rivoluzionamento di tutto il centrocampo.
Correva l’anno 2010. L’Inter guidata da Mourinho, macinava risultati e si apprestava a salire sul tetto d’Europa ( e poi con Benitez del mondo), guadagnandosi la conquista del Triplete mai riuscita a nessun club in Italia. Gli uomini che resero possibile quell’impresa furono, oltre allo Special one, i vari Julio Cesar, Lucio, Maicon, Milito, Eto’o e Sneijder. Uomini copertina di quel trionfo totale. In soli tre anni, l’Inter ha dovuto rinunciare a quasi tutti i suoi giocatori simbolo, rinnovandosi, sotto l’egida del Fair Play Finanziario. Se gli addii illustri su citati, sono stati quasi obbligati, rimane da capire l’involuzione totale di uno dei pochi campioni rimasti a vestire i colori nerazzurri: Wesley Sneijder. Il numero dieci olandese nell’anno del triplete, trascinò i suoi inventando calcio e assist per i compagni, bissando le ottime prestazioni anche al Mondiale sudafricano, arrivando in finale con gli Orange. Si parlò di Pallone d’Oro ‘scippato’ dall’argentino Messi, considerando come la Pulce in quell’anno non vinse nulla, e non brillò affatto con la nazionale Argentina.
CURA STRAMA?- L’arrivo del tecnico romano nella passata stagione sembrava avergli regalato le giuste motivazioni e ridato la voglia di fare bene, tanto che lo stesso olandese l’aveva definito molto simile allo Special One. Ma quest’anno complice il nuovo infortunio, e l’avvento del nuovo modulo con la difesa a tre, (e il raggiungimento del nuovo record di vittorie esterne) l’utilizzo di Sneijder più che una soluzione si è trasformato in un bel problema da risolvere. Arrivata la disponibilità fisica per giocare contro il Parma, Stramaccioni l’ha di fatto bocciato per scelta tecnica, ribadendo come in estate la società abbia iniziato a seguire delle linee guida ben precise verso i suoi top player.
BYE BYE WES?– Il discorso societario è ben chiaro: l’Inter in un periodo di vacche magre come quello che sta vivendo il calcio italiano, non ritiene più nessuno incedibile, tanto meno un giocatore che assolutamente da un anno a questo parte è più presente in infermeria che in campo. A questo punto, in sede di mercato per via dell’ingaggio fin troppo oneroso (6 milioni di euro percepiti dal giocatore) City, e United sono scappate via. L’unica pretendente valida è rimasta la squadra di Eto’o e Hiddink, l’Anzhi, verso la quale Sneijder non sembra essere molto affascinato. Branca quindi in attesa di un’offerta valida per gennaio, ha di fatto proposto un rinnovo contrattuale con riduzione istantanea all’ingaggio del giocatore (4,5 milioni con una durata più lunga), per cercare di capire se Sneijder, sia più legato alla moneta che ai colori nerazzurri. Wes sembra che non abbia gradito, sentendosi meno importante e fuori dal progetto.
La love story tra l’olandese e l’Inter sembra ormai giunta al capolinea. Solo gennaio potrà fare chiarezza sul suo futuro, con il possibile intreccio di mercato legato all’arrivo di Paulinho, e al suo contemporaneo addio.
La formazione del Triplete, citata a memoria come quella della Grande Inter di Herrera, continua a perdere un altro pezzo importante.
Alla fine l’Inter torna dalla campagna di Russia con le ossa rotte. Il Rubin Kazan si impone per 3 a 0 e, obiettivamente, le prospettive non è che fossero altre. Quello sceso in campo stasera nella sfida esterna di Europa League, tanto per dire, è l’undici nerazzurro più giovane di sempre. Età media 22,9 anni. Roba da stropicciarsi gli occhi. Forse un premio all’ottimo lavoro svolto dal settore giovanile in questi ultimi anni. Forse la necessità di fare turnover selvaggio in vista del campionato. Di certo l’Inter che affronta il Rubin registra esordi a raffica. E la differenza di qualità si vede subito, dopo appena 2’ dal fischio di inizio, quando Karadeniz spezza gli equilibri approfittando ribadendo in rete un pallone rimbalzato sul palo. Poi solo fuffa e qualche buona trama russa. In mezzo l’ingenuità di tanti ragazzotti di belle speranze. Tipo il classe ’95 Donkor. Ma soprattutto la certezza Palacio. Allo scadere gli altri due centri del Kazan: Rondonboom boom. E tutti a casa.
Cose russe – Al Rubin Kazan basta un gol a freddo per avere ragione del nerazzurri. Alla seconda azione della partita Kasaev brucia tre avversari sulla fascia sinistra e crossa. Juan Jesus prova a liberare in angolo ma centra in pieno il palo: la palla torna verso il centro dove Karadeniz la spinge in rete. L’Inter crea pochissimi pericoli alla porta di Ryzhikov, ma tiene discretamente il campo. Con un Coutinho evanescente, sale in cattedra Rodrigo Palacio, che prova a sfruttare un pallone lavorato da Ranocchia centrando in pieno, però, il palo. Al 41′ della ripresa Rondon invece non sbaglia. Partenza sul filo del fuorigioco. Donkor non lo contiene e il diagonale successivo si infila diritto nell’angolino. preciso all’angolino. Solo pochi minuti e ancora Rondon concretizza un cross del solito Karadeniz. .
Va bene lo stesso – Insomma, in Russia l’Inter incassa la sconfitta più pesante dell’intera stagione. Ma, al di là del risultato, la cosa importa relativamente poco. Senza i titolari, Stramaccioni ha lanciato nella mischia sei calciatori nati dopo il 1990. Il 3-0 conta per la statistica. E per poco altro. Perché i nerazzurri sono comunque ai sedicesimi di Europa League. Da secondi, certo. Ma comunque ci sono con netto anticipo.
RUBIN KAZAN-INTER 3-0
Rubin Kazan(4-2-3-1):Ryzhikov; Kuzmin, Sharonov, Bocchetti, Ansaldi; Orbaiz, Natcho; Karadeniz, R.Eremenko (8’st Carlos Eduardo), Kasaev (16’st Tore); Dyadyun (14′ st Rondon). In panchina: Arlauskis, Marcano, Davydov. Allenatore: Berdyev.
Inter (3-5-1-1): Belec; Silvestre, Ranocchia (28’st Donkor), Juan Jesus; Jonathan, Romanò (1’st Zanetti), Gargano, Benassi, Pereira; Coutinho; Livaja (1’st Palacio). In panchina: Castellazzi, Bandini, Pasa, Garritano. Allenatore: Stramaccioni.
Donkor 6:Paga la giovane età. Ma il talento c’è. La sufficienza è un premio alla tenacia.
Silvestre 5: Diverse sbavature in fase difensiva e poco carisma in un ruolo che a questo punto lo vede tagliato fuori.
Coutinho 5,5: Ti aspetti emozioni forti, e invece il giovane talento brasiliano va a corrente alternata sbagliando molto. Occorre darsi una mossa. Da subito.
Palacio 6,5: L’unico che prova a creare qualche pericolo alla porta del Rubin. Nella ripresa pesca anche un palo. Una sorta di certezza per Stramaccioni.
Karadeniz 7: Segna il gol dell’immediato vantaggio, poi inventa un assiste per il secondo acuto di Rondon. Non è che avesse davanti colossi del calcio, ma alla fine per lui rimane una buona prova.
Rondon 7: Vedi sopra. La difesa dell’Inter è obiettivamente qualcosa di più di una bella juniores, e alla fine la differenza si vede.
Cassano e Stramaccioni squalificati. La lunga coda di polemiche nel post partita di Inter-Cagliari non è passata inosservata al giudice sportivo che ha fermato per un turno il tecnico nerazzurro Andrea Stramaccioni (espulso nei minuti finali), per aver contestato troppo energicamente una decisione dell’arbitro (il rigore non concesso al 90′). E’ andata peggio invece al talento di Bari Vecchia, Antonio Cassano, fermato per due giornate da Gianpaolo Tosel reo di aver rivolto frasi ingiuriose a Giacomelli a gara concluse, nel sottopassaggio che porta negli spogliatoi. Non è ancora risaputo se la società interista presenterà ricorso contro quest’ultima decisione. In caso contrario, l’ex attaccante di Roma e Milan salterà la trasferta di Parma e l’incontro casalingo contro il Palermo.
Solo un’ammenda da tre mila euro per l’allenatore del Siena Serse Cosmi, espulso nel finale del primo tempo, per aver “manifestato platealmente il disappunto per il comportamento in campo dei propri calciatori, colpendo con un violento calcio un contenitore di bevande, con un violento pugno la panchina e gettando al suolo la giacca che indossava“, in occasione della palla gol sprecata dall’attaccante Calaiò (chissà che Cosmi non faccia pagare la multa al proprio giocatore). Ammonizione più diffida per Giampiero Ventura, tecnico del Torino, beccato dalle telecamere in un plateale “è vergognoso” in occasione del rigore concesso alla Roma. Frase che, secondo quanto detto dal mister granata, era riferita all’errore difensivo nel concedere quell’opportunità.
Tra i collaboratori, squalificato per un turno Massimo Carrera (allenatore della Juventus prima del ritorno di Angelo Alessio) per aver contestato una decisione arbitrale con una frase ingiuriosa verso il direttore di gara.
OLTRE CASSANO – Tra i giocatori squalificati, le squadre che hanno avuto la peggio sono sicuramente Palermo e Pescara. I rosanero, che ospiteranno il Catania per il derby siciliano nella prossima giornata, dovranno fare a meno di Ujkani, Barreto e Labrin. Forse più importanti le squalifiche per gli abruzzesi (che ospiteranno la Roma per la prima gara della gestione Bergodi). Il nuovo mister dovrà sostituire Cascione, Capuano e Zanon, tre potenziali titolari. Gli altri giocatori fermati dal giudice sportivo sono: Cigarini (Atalanta), Taider (Bologna), Astori (Cagliari), Hetemaj, Sardo (Chievo Verona), Pizarro (Fiorentina), Gargano (Inter), Cavani (Napoli), Parolo (Parma).
LE SOCIETA’ – Sono tre i club multati da Gianpaolo Tosel. Il Catania dovrà pagare quattro mila euro per la presenza di fumogeni accesi nel proprio settore. Il Milan invece dovrà sborsarne tre mila per il comportamento avuto dai propri tifosi a Napoli ed infine il Bologna, due mila euro di multa, a causa di un tifoso che ha insultato l’arbitro.
Rimpianto per l’occasione sprecata. Ma anche tante polemiche. Al termine del match tra Inter e Cagliari, il clima è rovente. Perché i nerazzurri non hanno fatto stropicciare gli occhi al pubblico di San Siro, ma il rigore su Ranocchia al minuto 91’ c’era tutto. Astori aggancia il difensore interista di poco dentro la linea dell’area grande. Giacomelli non solo non fischia il rigore, ma non fischia neanche il fallo. Grandi proteste e Stramaccioni espulso. Insomma, gli ingredienti per il polverone della settimana ci sono tutti. Di certo il Cagliari, sul piano del gioco, non ha rubato nulla, mettendo in difficoltà il reparto difensivo dell’Inter spesso non lucidissimo, nonostante i rientri da titolare di Ranocchia e Samuel.
Trazione anteriore – Il Cagliari che scende in campo a San Siro non da l’impressione della comparsata. Pulga e Lopez schierano un undici zeppo di qualità, soprattutto dal centrocampo in su. E infatti i sardi attaccheranno per ampi tratti della partita con otto uomini organici alla trama offensiva. Pisano e Avaler macinano chilometri sulle rispettive fasce di competenza, Nenè (out dopo 35’ per infortunio), Cossu e Saufanno il resto.
Subito Palacio – Eppure i padroni di casa partono fortissimo. Al 10’ Palacio spezza gli equilibri dopo una lettura perfetta dell’azione, e allora sembra che il pomeriggio nerazzurro si metta in discesa. Il problema dell’Inter è che il possesso palla è un po’ opaco e non certo concreto.E il tridente spesso non aiuta il centrocampo a salire, spezzando così lo scacchiere in due tronconi. Handanovic salva tre volte prima di capitolare: su Nené, Astori e ancora Nené. Almeno due interventi fanno gridare al miracolo. Poi però, in chiusura di tempo, l’assist di Cossu per Sau, che si infila tra Samuel e un Juan Jesus, mette ko anche l’estremo nerazzurro.
Ancora Sau — Nella ripresa si accende Cassano. Il barese serve Nagatomo, bravo a crossare per Milito. Il Principe però non è in giornata, e da due passi con Agazzi battuto riesce a spedirla alta.Un colpo al cuore per l’Inter. Perché i nerazzurri spingono, ma lasciano praterie alle ripartenze del Cagliari. Che, per inciso, là davanti ha alcuni specialisti del contropiede. E nfatti il vantaggio sardo arriva poco dopo. Pinilla prende il palo con una gran girata al volo: sulla respinta Sau si beve due difensori e mette dentro la prima doppietta in seria A della sua carriera. Emozioni forti.
Rigore o no? — L’Inter si butta avanti. Crea confusione ma prova a trovare la reazione. Il Cagliari si copre con Dessena per Cossu e inserisce Ibarbo per Sau. Strama lancia Coutinho e Alvarez, cambiando anche modulo. Proprio l’argentino propizia la clamorosa autorete di Astori. Il finale è tutto nerazzurro, fino all’episodio dubbio del rigore non fischiato. L’Inter manda tutti in silenzio stampa. E rimane a meno 4 dalla Juve.
INTER – CAGLIARI 2-2
Inter (3-4-3): Handanovic; Samuel, Ranocchia, Juan Jesus (29′ st Coutinho); Zanetti, Cambiasso, Gargano, Nagatomo; Palacio, Milito, Cassano (37′ st Alvarez). In panchina: Castellazzi, Belec, Mbaye, Silvestre, Pereira, Jonathan, Mariga, Romanò, Benassi, Duncan. Allenatore: Stramaccioni
Cagliari (4-3-1-2): Agazzi; Pisano, Rossettini, Astori, Avelar; Ekdal, Conti, Nainggolan; Cossu (23′ st Dessena); Nenè (37′ Pinilla), Sau (29′ st Ibarbo). In panchina: Avramov, Perico, Casarini, Del Fabro, Thiago Ribeiro. Allenatore: Pulga-Lopez
Arbitro: Giacomelli
Marcatori: 10′ Palacio (I), 43′, 20′ st Sau (C), 37′ st Astori (aut.)
LE PAGELLE
Handanovic 7,5: Grande partito del portiere interista. Salva due volte su Nenè. Ha riflessi eccezionali, poi perde lucidità nell’uscita in occasione del secondo gol di Sau.
Cassano 6: A corrente alternata. Buone cose sull’asse con Nagatomo, poi però si spegne per ampi tratti del match.
Milito 5: Nel secondo tempo sbaglia un gol clamoroso, ma è l’intera prestazione a non convincere. Spesso fuori dal gioco interista.
Palacio 6,5: Il migliore degli attaccanti interisti in campo. Segna un gol e aiuta la squadra con giocate di qualità.
Agazzi 7,5: Salva il risultato in almeno quattro occasioni. Incolpevole in occasione dei gol interisti.
Pisano 6: Fino a quando spinge da l’impressione di pungere e fare male alla difesa nerazzurra. Poi nella ripresa tiene la posizione limitando le incursioni di Nagatomo.
Cossu 7: Sempre grande movimento e verticalizzazioni illuminanti. Assist per il primo gol di Sau, poi nell’azione del, raddoppio ci mette lo zampino.
Sau 7,5: Segna la prima doppietta in Serie A dimostrando di avere tutte le qualità della grande punta. Ma dimostra grande attitudine al sacrificio.