Non è la prima volta che l’Inter va a giocare a White Hart Lane, così come abbastanza intenso è il feeling degli spurs nei confronti delle formazioni italiane. Per la settima volta i londinesi in una competizione europea affrontano una squadra del nostro campionato. Anche se i confronti prendono il via dal settembre del 1971, quando gli spurs batterono per due volte il Torino nella finale di Coppa di Lega Italo-Inglese, grazie ai gol di Chivers. Il Tottenham Hotspur, ad ogni modo, vanta una buona tradizione nei confronti del nostro calcio, raccogliendo quasi sempre risultati importanti.
Gli spurs ritornarono, però, ad essere nuovamente indigesti per i colori rossoneri. Infatti, il Tottenham approdò agli ottavi di finale della Champions League, estromettendo a sorpresa proprio il più quotato Milan. Il Tottenham ottenne un risultato decisivo vincendo proprio a San Siro, grazie ad un gol del lungagnone Peter Crouch. Al termine del match poi volarono parole grosse tra Gennarino Gattuso e Joe Jordan, ex-calciatore scozzese proprio del Milan, e passato nell’area tecnica della squadra di Londra. Nella stessa competizione il Tottenham aveva affrontato nel girone della prima fase anche l’Inter, perdendo per 4-3 al Meazza, ma con tre gol di Gareth Bale, e vincendo per nettamente per 3-1 a White Hart Lane.
Infine l’ultimo doppio confronto si è registrato proprio nella stagione in corso al cospetto della Lazio, contro di cui ne sono scaturiti due pareggi ad occhiali, ma buoni per entrambe le squadre per approdare ai sedicesimi di finale. Le sfide si sono giocate all’insegna del ricordo di Paul Gascoigne, che aveva militato sia nel Tottenham che nella Lazio, e con qualche turbolenza di troppo tra le rispettive tifoserie.
Dopo il polverone ed il successivo succedersi di parole dai toni diversificati, il caso-Cassano connesso all’accesissimo litigio di venerdì scorso con il tecnico dell’Inter Andrea Stramaccioni sembra stia gradualmente “rientrando”, anche alla luce delle parole adoperate ieri dal presidente Massimo Moratti che ha in qualche modo alleggerito le responsabilità del barese, definendolo “un artista” e giustificando la sua reazione al di sopra delle righe. Oggi, poi, è giunta la conferma del fatto che nello spogliatoio della Pinetina alla ripresa degli allenamenti Antonio Cassano ha deciso di chiedere scusa a tutti per il suo comportamento, con un mea culpa che, automaticamente, corrisponde al riconoscimento del proprio errore nei confronti del tecnico ma anche della squadra che, proprio alla vigilia della delicata trasferta di Catania, avrebbe potuto essere condizionata negativamente da quell’episodio. Scuse che sembra siano state molto gradite, anche perchè devono necessariamente costituire un punto di partenza o, meglio, di ripartenza necessario.
Da quelle scuse, dunque, Antonio Cassano spera di poter gettare le basi per un rapporto più franco con Stramaccioni, al fine di poter dare il suo contributo alla squadra e non a caso sembra che, proprio negli ultimi difficili giorni, il talento di Bari Vecchia abbia mostrato una maggiore concentrazione e attenzione negli allenamenti, forse anche per dimostrare di poter essere ancora un elemento fondamentale per la causa nerazzurra. Quel litigio tanto acceso con mister Stramaccioni, che Cassano aveva ironicamente soprannominato “Mourinho”, dunque, potrebbe paradossalmente avere avuto una sorta di funzione “catartica” nel chiarire alcune questioni rimaste in sospeso e nell’allontanare – con le scuse di Cassano – le tensioni accumulate in questi mesi di alti e bassi della squadra. Inoltre, Cassano pagherà ben presto i 40 mila euro di multa che gli sono stati attribuita dalla società e, inevitabilmente, non potrà che constatare che dal punto di vista pecuniario il trattamento a lui riservato non è stato dei più rigidi, se non altro rapportando l’entità del fattaccio all’entità della multa.
Con le scuse di Cassano e la sua volontà di mettersi nuovamente a disposizione del mister e della società, sembra che il caso per il momento possa ritenersi chiuso e, a tal proposito, lo stesso mister Stramaccioni ha scelto un low profile limitando ogni tipo di commento in merito al calciatore. Tuttavia, il mister nerazzurro avrebbe ancora voglia e necessità di “togliersi un sassolino dalle scarpe” e, in tal senso, nelle dichiarazioni rilasciate all’emittente del digitale terrestre “Cielo” ha sottolineato ancora una volta la sua irritazione ed il suo fastidio per la fuga di notizie relative a quell’episodio della lite con Cassano, considerando che il “fattaccio” ha assunto una portata maggiore proprio a seguito della diffusione mediatica. Stramaccioni, dunque, sembra essere ancora profondamente infastidito con la “talpa” che ha permesso che si creasse tanto rumore e clamore, ma esclude categoricamente che “la gola profonda” possa essere un suo calciatore e alludendo, di conseguenza, alla responsabilità di qualche membro dello staff.
Una “talpa” di cui, anche attenendosi alle dichiarazioni rilasciate in merito da un ex interista come Giampaolo Pazzini, “tutti ne conoscono l’identità”.
Le parole di Massimo Moratti il giorno seguente alla vittoria dell’Inter contro il Catania nel turno pomeridiano della giornata domenicale, con tanto di rimonta da 2-0 a 2-3, sono frutto del buon umore connesso al risultato positivo maturato ed in tal senso inquadra e ricostruisce sotto una luce differente anche l’episodio accaduto alla vigilia della trasferta etnea, ossia la lite con tanto di urla e spintoni tra Antonio Cassano e il tecnico Andrea Stramaccioni. Se a “caldo” era inevitabile considerarlo come un episodio sicuramente da condannare, oggi il presidente Massimo Moratti minimizza la portata di quell’episodio, dipingendo Antonio Cassano come un “artista” che, per questo motivo, deve essere capito e compreso nella suo essere estroso e sopra le righe e, si sa, “fanno cose un po’ speciali”. In tal senso, le parole del presidente Massimo Moratti sembrano quasi parafrasare la canzone del cantautore Francesco Guccini, che nel brano dell’album l’ “Ultima Thule” intitolato “Gli Artisti” ne descrive e ne canta le peculiarità, l’estro e la fantasia, considerando il loro vivere nell’utopia e, ovviamente, fuori dai canoni e dagli schemi, come geni spesso incompresi dai “comuni esseri umani”, che invece “volano con piccole ali”, chiosando il suo pensiero con un’eloquente esclamazione: “ah, come invidio gli artisti!”
Su tale linea, dunque, il presidente Massimo Moratti aggiunge che – a suo avviso – è bene minimizzare l’episodio, anche perchè tutti tendono a “normalizzarlo” ed in tal senso non interverrà il presidente nel decidere un’eventuale multa per Fantantonio, lasciando ogni tipo di decisione a chi può decidere con maggiore cognizione di causa e, dunque, chi conosce la vicenda avanzerà le sue proposte. Nonostante il tutto possa, quindi, ritenersi ormai ricomposto, sembra che il presidente Moratti non abbia molto gradito il fastidio espresso dal tecnico Stramaccioni che si è lamentato per la fuga di notizie e per la diffusione di un episodio che avrebbe a suo avviso dovuto rimanere dentro le mura dell’impianto di Appiano Gentile.
Tuttavia, è inevitabile che possa accadere e, dunque, il presidente Moratti preferisce concentrare l’attenzione sul fatto che simili episodi non si ripresentino più, piuttosto che preoccuparsi dell’eventualità che tali notizie si diffondano: “è un peccato soprattutto perchè queste cose non devono succedere”.
Per il presidente Massimo Moratti l’attenzione maggiore deve, poi, essere rivolta al campo ed ai risultati della squadra che ieri ha dimostrato di avere carattere e capacità di reazione, sintomo inequivocabile di grande personalità e qualità di collettivo, riconoscendo pubblicamente anche le capacità del suo tecnico, bravo nell’indovinare i cambi (su tutti quello dell’uomo-gol Rodrigo Palacio, ndr) che hanno dato la scossa alla squadra e le hanno permesso di cambiare marcia.
Nonostante i meriti del tecnico, però il presidente Moratti continua ad avere un debole per gli uomini d’estro e continua a preferire gli artisti, al contrario di Fabio Capello, cittì della Russia ed ex tecnico di Cassano ai tempi della Roma che, in questi giorni, non ha perso occasione di punzecchiare il barese con osservazioni al veleno: “speravo fosse maturato con la nascita del figlio, ma è sempre lo stesso. E’ un bravo ragazzo ma non ha limiti del rispetto e dell’educazione, se sbrocca non lo si ferma più”.
Catania Inter 2 a 3: non più clamoroso al Cibali, ma clamoroso al Massimino! L’Inter di Stramaccioni strappa 3 punti con le unghie e con i denti a un Catania che solo nel finale di primo tempo sembrava essere assoluto dominatore del campo. Una partita spettacolare, che regala emozioni ( e infarti) a tutti gli spettatori, lasciando molta amarezza agli etnei che avanti di due reti all’intervallo, non riescono a mantenere il vantaggio e si fanno rimontare dalla cattiveria e dalla grinta dei nerazzurri e di un Palacio in forma strepitosa. Sembra una partita già finita, con Bergessio e Marchese che puniscono una difesa interista fin troppo vulnerabile. Stramaccioni nella ripresa cambia Rocchi per Palacio, e l’Inter ritrova il suo punto di riferimento davanti, ritrovando quei 3 punti lontano da San Siro che mancavano da troppo tempo. Risultato? Terzo posto a -1 punto e morale alle stelle in vista della sfida contro il Tottenham.
LA PARTITA
Nessuna novità alla lettura delle formazioni con Stramaccioni che lancia Rocchi dal primo minuto con alle sue spalle Alvarez e Guarin in mediana, mentre Maran si affida alla colonia argentina con i soliti noti, Bergessio, Castro e Gomez.
La ripresa è un film con il finale più a sorpresa che non t’aspetti. Stramaccioni attua un doppio cambio con Stankovic al posto di Kuzmanovic e Palacio a subentrare per un impalpabile Rocchi. L’Inter comincia meglio e al 7’ riesce a trovare la rete del 2 a 1 con Palacio che si beve Rolin e trova la zuccata vincente di Ricky Alvarez. Partita riaperta e Inter che prova a crederci con più convizione. E’ proprio l’ingresso di Palacio a cambiare il volto della partita dei nerazzurri, con un calo fisico vistoso da parte del Catania. Sembrava impossibile, ma al 25’ l’Inter rimette il match sul pari, trovando la rete del 2 a 2, con Pereira che serve il cross perfetto a Palacio, e l’argentino anticipa Andujar trovando la via del gol. Non bastasse nei minuti di recupero succede l’impensabile, con Palacio che nelle vesti di vero uomo trascinatore, scambia con Cambiasso e trasforma la rete del 3 a 2, facendo impazzire le coronarie dei tifosi e di Stramaccioni.
PAGELLE CATANIA INTER
Bergessio 6,5 Furbissimo e rapace d’area nell’occasione del primo gol, con beffa ai danni di Juan Jesus. Meno preciso sull’occasione del 3 a 0 sprecata contro Handanovic. Troppo nervoso nel finale.
Gomez 6,5 è letteralmente la spina del fianco di tutta la retroguardia interista. Accelerazioni e dribbling sono il suo marchio di fabbrica. Nella ripresa cala come tutti i compagni.
Rolin 5,5 Marcare Rocchi è un conto, marcare Palacio è un altro. Rimandato.
Rocchi 4,5 Impalpabile. Vuoi che non tocca molti palloni, ma nemmeno se li va a cercare. Il cambio con Palacio è la fotografia della partita.
Palacio 8 L’argentino è l’ago della bilancia nerazzurra. Entrato lui si spostano tutti gli equilibri. Assist per il 2 a 1 e doppietta che ribalta il risultato. Tottenham avvisato.
Cambiasso 6,5 Intelligenza calcistica d’altri tempi. Entra nel finale, gioca appena 15 minuti e risulta decisivo, sfiorando un gol e servendo l’assist perfetto per Palacio.
Catania (4-2-3-1): Andujar 5; Alvarez 5,5, Spolli 5, Rolin 5, Marchese 6; Biagianti 6 (Almiron 77′ s.v.), Lodi 6,5; Izco 6,5, Castro 6,5, Gomez 6,5; Bergessio 6,5 (85′ Cani 5).
La presunta scazzottata tra Stramaccioni e Cassano alla Pinetina vs la doppietta di Pazzini alla Lazio. I gemelli del gol tornano ancora una volta ad occupare le prime pagine di giornali e quotidiani online riportando ancora una volta in auge la domanda che accompagna lo scambio estivo tra Inter e Milan. Per tanti mesi si è avuta la convinzione diffusa che Galliani, pur di disfarsi del Pibe di Bari Vecchia, avesse preso una cantonata colossale portando “un pacco” a San Siro e regalando 7,5 milioni di euro a Moratti per risanare il bilancio. La convinzione poi trovava conferma nella prima parte della stagione di Cassano caratterizzata dall’idillio con Stramaccioni fuori dal campo e con Milito e Palacio nel rettangolo verde da un lato e le difficoltà di Pazzini di ritagliarsi un posto importante nella rifondazione rossonera affidata a Massimiliano Allegri.
Il tempo è galantuomo dice un proverbio e oggi quasi tutti quelli che al tempo avevano scelto Cassano hanno qualche dubbio sulla scelta nerazzurra di affidarsi all’attaccante barese come leader da cui ripartire e muovere l’attacco alla Juventus per la conquista dello scudetto.
Cassano avrebbe i numeri per far il leader ma non ha la testa. Nell’anno dello scudetto al Milan fu decisivo il suo apporto, fu nominato da Ibrahimovic come suo partner ideale ma a fantAntonio non veniva chiesto nessuno sforzo caratteriale se non quello di cercare di rispettare le regole e metter in condizione lo svedese di far gol. Partito Ibrahimovic, in molti in rossonero vedevano Cassano come possibile leader ma Galliani saggiamente non solo ha evitato il rinnovo ma ha agevolato la partenza per allontanare dallo spogliatoio cedendolo ai nerazzurri dove è stato subito insignito del grado.
Pazzini è il classico finalizzatore e un bravo ragazzo. Se la squadra va, lui riesce a sentirsi importante e a segnare o, come avvenuto contro il Barcellona, a sacrificarsi per far respirare la squadra. Non è e non sarà mai un giocatore che fa la differenza ma allo stesso tempo mister Allegri potrà sempre contare su di lui nonostante qualche esclusione di troppo.
E’ difficile se non impossibile stabilire chi ha guadagnato di più tra Milan e Inter dallo scambio Pazzini-Cassano ma sono sicuro che sia Galliani che Allegri hanno pensato che “il tempo è galantuomo….”
Catania Inter: non poteva esserci partita più difficile per l’Inter, in un momento così delicato, come la trasferta di Catania con la squadra di Maran lanciatissima in classifica. I nerazzurri guidati da Stramaccioni stanno lottando contro il fattore interno, culminato nella lite scoppiata tra il tecnico e l’attaccante barese Antonio Cassano. Momento peggiore non si poteva scegliere per alimentare ulteriormente i malumori interni, e far salire il livello di tensione in un ambiente che privo di risultati ha sempre dimostrato di non rendere come dovrebbe. La questione interna, ha infastidito molto il tecnico nerazzurro, con la stessa ammissione in conferenza stampa della presenza di una ‘talpa’ all’interno dello spogliatoio, che faccia arrivare ai giornalisti notizie contro il bene dell’Inter. Spione o no, il caso Cassano rimane, e la non convocazione sommata all’assenza di Milito, lascia vuoti imbarazzanti davanti, dove l’intero peso dell’attacco dovrà ricadere sulle spalle di Palacio, e Rocchi ancora in cerca di un posto da titolare.
INTER- Out Milito, squalificato Ranocchia, Nagatomo alle prese con un infortunio ai legamenti, e con il caso Cassano, la squadra nerazzurra sembra essere veramente nel suo periodo peggiore. Stramaccioni dovrà realmente tirar fuori il coniglio dal cilindro, e fare magie per ridisegnare un undici valido per contrastare il Catania di Maran. L’idea è quella di far tirare anche un po’ il fiato a chi dovrà scendere in campo contro il Tottenham giovedì sera, quindi Palacio potrebbe fare un piccola staffetta con Rocchi, non avendo più sostituzioni a disposizione. Spazio quindi a un modulo speculare a quello degli etnei, con Chivu e Juan Jesus centrali, Zanetti e uno tra Pereira e Jonathan a sinistra; a centrocampo sicuro di un posto Kuzmanovic, che non può giocare in Europa League, affiancato da Gargano, con gli esterni di ruolo Schelotto e Alvarez chiamato all’ennesima prova di qualità che ancora manca. Più avanzato Guarin, in una posizione a supporto dell’unica punta Tommaso Rocchi, con tantissima voglia di realizzare il gol numero 100 in serie A.
Per Antonio Cassano si tratta di una sorta di “costante”, che periodicamente si ripete all’improvviso, quando meno ce lo si aspetta. E’ successo ai tempi della Roma quando, ancora giovane e poco maturo, le sue “uscite” sopra le righe vennero ribattezzate “Cassanate”, è successo durante l’avventura poco fortunata al Real Madrid, è successo alla Sampdoria rompendo un idillio che sembrava inossidabile. Non si tratta, però, soltanto di un excursus di avvenimenti del passato ma di un preludio a qualcosa che si è ripetuto ancora, in casa Inter. Questa volta il litigio che ha visto protagonista Antonio Cassano ha riguardato anche l’allenatore Andrea Stramaccioni ed è avvenuto proprio alla vigilia della trasferta contro il Catania, negli spogliatoi della Pinetina di Appiano Gentile. Secondo quanto viene riportato, Cassano e Stramaccioni si sono affrontati anche fisicamente, con tanto di spintoni, urla e provocazioni, richiedendo l’intervento degli altri calciatori interisti per provare a separarli e cercare di riportare la calma anche se la lite Cassano-Stramaccioni non può passare sottotraccia.
Nervosismo indiscutibile, crepe profonde che si aprono e portano con sè diverse cause: dalla difficoltà di risultati della squadra, da alcuni nervi scoperti all’interno dello spogliatoio, con gli individualismi che prevalgono sul collettivo e sfociano in situazioni come quella che ha visto protagonisti proprio Cassano e mister Stramaccioni. Un tecnico come Stramaccioni, dalla forte personalità e dalla grande voglia di emergere, è strano si faccia coinvolgere in situazioni simili, andando a piegare il suo ruolo di “guida” della squadra a situazioni che, di certo, non risultano essere edificanti e non possono che incrinare la sua figura.
Di certo, il presidente Massimo Moratti – che dovrebbe parlare in queste ore per chiarire la situazione – farà di tutto per ricomporre la rottura Cassano-Stramaccioni anche se, ovviamente, si tratta di una grana di difficile ricomposizione che potrebbe avere ripercussioni più gravi e più pesanti sul proseguio della stagione interista, considerando che potrebbe portare con sè quelle “scorie” che non fanno bene al clima dello spogliatoio.
Quantomeno singolare, però, che la lite Cassano-Stramaccioni sia giunta proprio nel periodo in cui, nonostante le difficoltà stagionali, sembrava che il giovane tecnico avesse ormai ottenuto la riconferma per la prossima stagione, rimanendo il punto fermo nella rivoluzione che potrebbe riguardare la squadra (ed anche la società) nella prossima stagione, con il probabile addio al calcio giocato di capitan Zanetti e i dubbi legati alla permanenza di Cambiasso ed alla guarigione di Diego Milito, ma anche lo stesso prolungamento di Antonio Cassano che, ora, non appare affatto scontato.
Tuttavia, sembra che nonostante le difficoltà all’interno dello spogliatoio e i dubbi per quello che sarà il futuro, l’intenzione comune sia quella di cercare di focalizzare l’attenzione soltanto all’impegno del Massimino di Catania, una partita già di per sè delicata e difficile, che richiederà la massima concentrazione considerando che la lotta per un posto in Champions League sarà sempre più dura ed ardua fino al termine della stagione. In tanta confusione, però, la certezza sembra essere una sola: la non convocazione per la gara contro il Catania di Antonio Cassano decisa dal tecnico Stramaccioni.
D’altronde, era ampiamente prevedibile dopo la lite Cassano-Stramaccioni che è apparsa come un “il fulmine a ciel sereno”.
Carew all’Inter ormai è quasi fatta. Manca solo l’ufficialità, che arriverà subito dopo l’esito delle visite mediche di rito che dovrà sostenere il gigante norvegese. Lo stesso presidente nerazzurro Massimo Moratti, dopo l’esito del derby si era lasciato scappare un “vedremo cosa offre il mercato degli svincolati“, facendo capire come l’assenza di Milito e la pessima scelta di cedere Livaja all’Atalanta (con la prima doppietta realizzata in carriera) debbano essere colmati in qualche modo e alla svelta, per cercare di rimanere ancorati alla lotta per il terzo posto. Ma davvero il gigante Carew, o Gulliver, (suo soprannome) con alle spalle un curriculum da vero vagabondo d’Europa, riuscirà a risolvere i problemi di sterilità offensiva evidenziati dalla banda Stramaccioni? La scelta a mercato chiuso (e sbagliato visto l’addio di Livaja e l’arrivo di Rocchi) è sembrata praticamente obbligata, vista l’assenza di candidati validi, con Van Nistelrooy che avrebbe appeso gli scarpini al chiodo e Mido che non avrebbe convinto a pieno.
Il suo score parla di 125 gol segnati in 365 partite tra Norvegia, Spagna, Francia, Inghilterra e Italia, con una breve parentesi alla Roma, (con cui ha realizzato otto gol in meno di 30 partite), ma nelle ultime due stagioni inglesi con la maglia del West Ham e dello Stoke City, Carew ha messo a segno a malapena 3 reti in circa 30 match disputati. Uno score che dimostra come la sua parabola sia assolutamente in fase discendente. C’è da considerare inoltre come l’attaccante norvegese svincolato dallo scorso luglio abbandonato il calcio giocato, si sia trasferito a Miami, dove avrebbe sfruttato la sua immagine pubblica, per entrare nel mondo della moda e dello spettacolo. Prima fotomodello aiutato dalla sua bellissima compagna, modella di professione, e in seguito nei panni di un vero e proprio attore, in un film thriller, di produzione americana. Ad oggi sarebbe pronto per lui un gettone fino alla conclusione dell’attuale stagione, di circa 300 mila euro più eventuali bonus.
I dubbi legati all’operazione rimangono e si palesano davanti agli occhi di qualsiasi tifoso, di fede nerazzurra e non. A 34 anni, Carew con un fisico statuario, di 1,92 cm, e quasi un anno di inattività (tra un ciak e l’altro) cosa dovrebbe garantire? Solo la presenza fisica parafrasando il personaggio comico di Ruggero De Ceglie! In aggiunta rimane ancora più incompresa la partenza di Livaja che sarebbe dovuto essere sostituito da Rocchi, fermo in panchina da oltre un mese, perché sarebbe lontanissimo dalla condizione migliore per giocare. L’arrivo dell’ex capitano della Lazio rimane il mistero più buffo e incomprensibile del mercato di riparazione invernale diretto da Branca. Cercato e inseguito, fino ad essere soprannominato il vice Milito, Tommaso Rocchi, ha preso il posto inamovibile di titolare fisso sulla trequarti della panchina nerazzurra. Nel miglior stile degli Scary Movie, Branca continua a far divertire i tifosi delle altre tifoserie e rendere più appetibile il brand Inter per la creazione di barzellette comiche sul mondo del calcio.
Rocchi più Carew, 70 anni in due per il progetto giovani che Moratti ha affidato all’unica cosa che c’è di giovane e spensierato nella rosa nerazzurra: Stramaccioni.
Termina 1-1 il derby Inter-Milan, valido per la 26 giornata del campionato di Serie A. Primo tempo di marca rossonera, con El Shaarawy che su assist di Boateng porta in vantaggio i suoi al 21′ minuto. La squadra di Allegri ha la possibilità di trovare il raddoppio subito con Balotelli, ma Handanovic con un grande intervento nega la gioia del gol all’ex attaccante nerazzurro. Ancora Balotelli ha tra i piedi la palla del 2-0, ma sul cross di De Sciglio dalla sinistra la sua conclusione è troppo centrale e facile per il portiere avversario. Nella ripresa il Milan cala ed esce fuori l’Inter, che trova il pari al 71′ grazie al neo entrato Schelotto, che di testa beffa Mexes segnando il suo primo gol con la maglia della Beneamata. Nel finale entrambe le squadre badano più a non perdere che a vincere, con il risultato che si chiude così sull’1-1 finale. Il Milan conserva un punto di vantaggio sull’Inter, e sale provvisoriamente al terzo posto solitario in attesa del match Lazio-Pescara di stasera.
L’abbiamo imparata fin da piccoli, e forse è l’unica legge a resistere a tutto e tutti, comprese le bizze dei nostri politici. Stiamo parlando dell’implacabile legge del calcio, quella che si esplica quando una formazione sbaglia l’impossibile e quella avversaria puntualmente la punisce. E’ successo anche ieri a San Siro, con il Milan in versione Babbo Natale, sopratutto nella figura di Mario Balotelli, anche se sarebbe riduttivo incentrarsi sull’ex Citizen e non sulla prestazione di Handanovic, che del suo comunque ci ha messo.
E’ giusto il pareggio? A conti fatti sì, perché è normale che i tanti errori sotto porta non rappresentino una mera statistica, bensì una colpa, dietro la quale è inutile nascondersi. Stramaccioni è stato bravo a ricompattare il suo undici nella ripresa, arginando la corsia di sinistra del Milan che nel corso dei primi 45′ aveva messo in croce la coppia Guarin-Nagatomo, con il colombiano schierato nell’inedito ruolo di esterno destro. Ci stavamo chiedendo perché il tecnico nerazzurro non avesse impiegato Schelotto dall’inizio. Appunto.
Le pagelle
Handanovic 7,5: forse soltanto il Julio Cesar di qualche anno fa poteva competere con questo Handanovic. Investimento che alla lunga sta dando i suoi frutti quello dell’ex guardiano di Udine. Se l’Inter ha strappato un punto ieri sera, molti meriti vanno attribuiti a lui.
Montolivo 7: sempre più leader del centrocampo rossonero. Gestisce palla, presente in difesa, Montolivo anche dopo i complimenti pubblici di Berlusconi può aspirare al ruolo che un tempo fu di un certo Andrea Pirlo.
Boateng 7: dimenticatevi il Boateng spaesato della prima parte di campionato. Il numero 10 del Milan sembra definitivamente tornato. Suo l’assist per il vantaggio iniziale, e suo il merito di aver fatto impazzire gran parte della retroguardia nerazzurra.
Schelotto 6,5: entra e segna il gol che regala ai suoi compagni di squadra un pari insperato dopo i primi 45′. Segnare il primo gol con la maglia dell’Inter nel derby è qualcosa che non si dimentica facilmente.
Balotelli 6: più in ombra rispetto alle prime gare, ma può recriminare per aver incontrato sulla propria strada un fantastico Handanovic.
Guarin 4: di gran lunga il peggiore in campo ieri sera. Nonostante un discreto avvio, viene ridicolizzato da De Sciglio per tutto il primo tempo. E abbiamo detto De Sciglio, non Roberto Carlos o Bale.
Il tabellino
Inter (4-3-1-2): Handanovic 7,5, Zanetti 6, Juan Jesus 5,5, Ranocchia 5,5, Nagatomo 5 (32′ st Chivu sv), Gargano 5, Cambiasso 5 (22′ st Schelotto 6,5), Alvarez 6 (29′ st Kuzmanovic sv), Guarin 4, Cassano 6, Palacio 5. Allenatore: Stramaccioni
Milan (4-3-3): Abbiati 6,5, Abate 6, Zapata 6, Mexes 5,5, De Sciglio 7, Muntari 6,5 (45′ st Ambrosini sv), Montolivo 7, Nocerino 6,5, Boateng 7 (36′ st Niang sv), Balotelli 6, El Shaarawy 6,5 (42′ st Bojan sv). Allenatore: Allegri
Il posticipo serale della 26esima giornata di Serie A regala l’emozione del Derby Inter-Milan. Le due squadre milanesi arrivano al match con due stati d’animo opposti. Da una parte i nerazzurri, che in campionato stentano a decollare definitivamente pur ritrovandosi a ridosso del terzo posto, mentre dall’altra parte ci sono i rossoneri ancora gasati dopo la vittoria di Champions League contro il Barcellona. E’ anche la sfida tra i due tecnici, spesso messi in discussione dai rispettivi presidenti e dai proprio tifosi. Stramaccioni e Allegri, due mister chiamati a rifondare due rose vecchie e logore con risultati alterni, l’allenatore nerazzurro ha avuto un buon inizio di stagione, crollando alla distanza mentre quello rossonero, dopo la sua classica crisi di risultati dei primi mesi ha trovato l’equilibrio giusto compiendo una rimonta importante.
Inter-Milan, il derby dei giovani
QUI INTER – Stramaccioni in piena emergenza con le assenze di Ranocchia (che siede comunque in panchina) e Samuel in difesa e Milito in attacco. Scelte quasi obbligate per il tecnico dell’Inter, pronto a schierare i suoi ragazzi con il 4-3-1-2. Handanovic in porta, in difesa spazio alla coppia centrale Chivu – Juan Jesus con gli esterni Zanetti e Nagatomo. Le chiavi del centrocampo andranno al giovanissimo Kovacic, protetto dalla corsa e dall’aggressività di Cambiasso e Gargano. Sulla trequarti stazionerà Guarin, a supporto delle due punte Cassano e Palacio, pronte a muoversi su tutto il fronte offensivo senza lasciare punti di riferimento alla difesa avversaria.
QUI MILAN – Meno problemi per Allegri che può contare su tutti i titolari (ad eccezione di Robinho, che ha perso il posto da titolare da qualche mese). Tra i pali ci sarà Abbiati, in difesa si rivedono De Sciglio e Yepes al posto di Abate e Zapata. Confemati Mexes al centro e Constant sulla sinistra. In cabina di regia spazio a Riccardo Montolivo, supportato dalla forza fisica di Muntari e Boateng. Il tridente offensivo è formato dalle tre creste El Shaarawy, Niang e l’ex Balotelli.
BALLOTTAGGI – Non escludiamo cambi improvvisi di formazione, con i due tecnici pronti a fare pre-tattica per non avvantaggiare l’avversario. Nell’Inter è in bilico Antonio Cassano che potrebbe sedersi in panchina per dare spazio all’argentino Alvarez che permetterebbe a Stramaccioni di giocare con un più equilibrato 4-3-2-1. Mentre in casa Milan, Boateng potrebbe essere avanzato nel tridente offensivo con l’esclusione di Niang e l’inserimento di uno tra Ambrosini e Nocerino a centrocampo.
FISCHI PER SUPERMARIO – L’ex di turno (oltre Cassano), sarà Mario Balotelli che non si dovrà aspettare un’accoglienza positiva. La curva è pronta a fischiarlo per tutta la gara, evitando ululati razzisti.
CORSA CHAMPIONS – Il derby di Milano potrebbe diventare decisivo anche per la corsa al terzo posto che garantirebbe la partecipazione alla prossima Champions League, pur partendo dai preliminari. In caso di vittoria rossonera, i nerazzurri si ritroverebbero a dover recuperare ben 4 punti, mentre se la vittoria dovesse andare all’Inter, si compierebbe il sorpasso ai danni dei cugini, rimettendo in corsa anche Fiorentina e Lazio (che al momento sembra in calo ma è a pari punti con il Milan).
PROBABILI FORMAZIONI INTER-MILAN Inter (4-3-1-2): Handanovic; Zanetti, Chivu, Juan Jesus, Nagatomo; Gargano, Kovacic, Cambiasso; Guarin; Cassano, Palacio. Allenatore: Stramaccioni Milan (4-3-3): Abbiati; De Sciglio, Mexes, Yepes, Constant; Muntari, Montolivo, Boateng; Niang, Balotelli, El Shaarawy. Allenatore: Allegri