Tag: andrea agnelli

  • Agnelli condanna striscione contro Grande Torino

    Agnelli condanna striscione contro Grande Torino

    La vittoria nel derby di Torino e l’imminente impegno di Champions League in Ucraina contro lo Shakhtar di Lucescu che sarà decisivo per il cammino in Champions League della Juventus, non può par passare in secondo piano un episodio verificatosi proprio a margine della stracittadina di sabato scorso, quando una parte della curva ha mostrato un inequivocabile striscione, assolutamente deplorevole nel suo contenuto: “Noi di Torino orgoglio e vanto, voi solo uno schianto” riferendosi al dramma di Superga del 1949, dove per “schianto” si intende proprio la tragedia aerea che cancellò il Grande Torino. Dopo un simile episodio, la società non poteva rimanere in silenzio e, pertanto, ha parlato il presidente Agnelli.

    Uno striscione senz’altro “squallido” come lo stesso presidente Andrea Agnelli ha voluto precisare, mostrando ferma condanna dell’accaduto ed analizzando l’accaduto in un’ottica più ampia, facendo riferimento ai diversi striscioni dal tono ignobile che si notano sempre più frequentemente negli stadi italiani come, ad esempio, quello comparso durante Milan-Juventus in cui una parte della curva rossonera aveva ironizzato sull’episodio del “volo” di Gianluca Pessotto – ex giocatore ed attuale dirigente bianconero – accaduto nel 2006.

    Agnelli condanna striscione contro il Grande Torino
    Agnelli condanna striscione contro il Grande Torino | ©GIORGIO BENVENUTI/AFP/Getty Images

    Per quel becero striscione in cui si ironizzava su un tentato suicidio, il Milan ha ricevuto soltanto una multa di quattro mila euro ed, ora, dopo lo striscione mostrato dalla curva della Juventus si attende la decisione del giudice sportivo. Di certo, una punizione “soft” servirà a ben poco perchè continuerà a far passare il messaggio dell’impunità di coloro che si recano allo stadio per offendere, oltraggiare e riversare gli istinti più bassi dell’animo umano, senza alcun rispetto nè per le tragedie nè per i morti.

    E’ un bene, invece, la ferma condanna di questi episodi da parte del numero uno del club “coinvolto” ed, in questo caso, del presidente Andrea Agnelli che ha evidenziato come sia diventato troppo frequente leggere striscioni con insulti gratuiti negli stadi italiani e sottolinea il dispiacere per tale situazione proprio perchè “è la curva a determinare l’ambiente e la personalità di uno stadio, ma la supremazia del tifo non deve manifestarsi nel ricordo delle tragedie altrui. Le tragedie non hanno nessuna fede”.

    Un messaggio chiaro e perentorio che vuol far capire la posizione del club in merito all’episodio in questione e, più in generale, in riferimento a cori e striscioni beceri che, negli ultimi tempi, sono comparsi allo Juventus Stadium, rivolti in particolare ai tifosi di Napoli ed Inter. Una condanna quella di Andrea Agnelli che, oltre a sottolineare la “presa di distanze”, evidenzia con tutta probabilità anche un ultimatum del club alla sua “curva”. Il percorso di crescita intrapreso dalla Juventus che mira ad affermarsi a livello italiano ed internazionale, passa anche dalla “sua casa” che non può e non deve essere considerata come teatro di beceri episodi ma come il “dodicesimo uomo” in campo che possa incidere positivamente sui risultati della squadra.

    A proposito dell’intervento di Andrea Agnelli si è espresso anche Sandro Mazzola, figlio del capitano del Grande Torino scomparso proprio nella tragedia di Superga, Valentino Mazzola. Mazzola ha sottolineato positivamente l’intervento di Agnelli riferendosi al fatto che, conoscendo la famiglia Agnelli, si aspettava un intervento del genere: “Gianni Agnelli guardava le partite del Torino ed apprezzava le gesta di quella formazione irripetibile”. Sandro Mazzola, poi, dall’alto della sua esperienza si lascia andare ad un’amara riflessione sulla società italiana in cui anche i valori dello sport “vengono sporcato così”: impossibile non dargli ragione.

  • Il Milan ospita la Juventus, quanto è lontano il gol di Muntari…

    Il Milan ospita la Juventus, quanto è lontano il gol di Muntari…

    Milan-Juventus non vale lo scudetto, almeno per ora, ma da sempre è la partita più affascinante in Italia. La rivalità è forte ma non tanto da essere paragonata a quella delle sfide tra i bianconeri ed i nerazzurri, nè fra i cugini milanesi; è un dualismo che non poggia su ragioni “ideali” – geografiche, politiche, culturali – bensì sui numeri poichè sono le squadre più titolate in Italia, perchè hanno il maggior numero di tifosi e simpatizzanti, perchè hanno condiviso negli anni calciatori ed allenatori sull’asse Milano-Torino, da Inzaghi a Pirlo, Zambrotta e Davids, da Ancelotti a Capello solo per citare alcuni esempi significativi.

    Si sono incontrate nella notte di Manchester 2003, finale di Champions League, ed il Milan ha dimostrato, fino all’ultimo calcio di rigore, la sua superiore vocazione europea; si sono incontrate negli scontri scudetto dei successivi campionati, e la Juventus “in forze” ha mostrato la sua dominanza in Italia: l’ultimo precedente in ordine cronologico è quello passato alla storia per il gol annullato a Muntari, un grossolano errore arbitrale che ha condizionato l’esito di quella gara ma che non può offuscare o scalfire il cammino nello scorso campionato della squadra di Conte.

    Quest’anno, Milan-Juventus arriva un po’ in sordina, a passi silenziosi, dopo la settimana degli scintillii Europei, in cui le energie delle due squadre sono state incentrare – rispettivamente – su Chelsea ed Anderlecht, per conquistare punti importanti in chiave qualificazione: il Milan ha già centrato matematicamente l’obiettivo, la Juventus è ad un passo dal farlo poichè le manca un punto da ottenere contro lo Shakhtar. Il Milan utilizza la Champions come “habitat naturale” in cui dar sfogo alle proprie difficoltà di campionato, la Juventus considera la Champions League come un completamento del proprio percorso di crescita, come un rafforzamento del proprio cammino in campionato per testare le proprie potenzialità.

    Due approcci diversi all’Europa, due approcci diversi al campionato: la Juventus giunge a San Siro da capolista, con quattro punti di vantaggio sulla prima inseguitrice, il Milan galleggia a metà classifica, con 15 punti all’attivo a fronte dei 32 della Juventus. La classifica non permette, dunque, di poter considerare questa sfida come uno scontro diretto, ma il Milan appare in crescita ed ha ritrovato fiducia nelle ultime uscite, forse anche grazie al conforto del suo ritrovato presidente Berlusconi, che prima della gara con il Napoli al San Paolo ha fatto visita alla squadra per caricarla, e ripeterà la visita a Milanello nella speranza di sortire i giusti effetti psicologici e motivazionali. La Juventus è un collettivo in cui il presidente Andrea Agnelli non ha bisogno di caricare i calciatori (a questo pensa mister Conte, ndr) ma parla nei momenti in cui è necessario difendere le battaglie della società, senza paura di inviare frecciatine agli avversari.

    Milan-Juventus, tematiche diverse rispetto allo scorso campionato
    Milan-Juventus, tematiche diverse rispetto allo scorso campionato | © Dino Panato/Getty Images

    Il Milan punta sul suo gioiellino  Stephan El Shaarawy, attaccante dimostratosi finora infallibile aldilà di ogni più rosea aspettativa rossonera; la Juventus è alla ricerca della miglior coppia d’attacco, con Quagliarella che segna e scalpita, Vucinic che cerca la miglior forma dopo gli acciacchi delle scorse settimane, e Giovinco che vuol dimostrare il suo valore nel realizzare “gol decisivi”, quando la gara è ancora bloccata.

    Milan-Juventus sarà la serata del secondo ritorno di Andrea Pirlo a San Siro, laddove – nonostante la barba – lo riconosceranno di sicuro molto bene, ma sarà soprattutto un importante banco di prova per l’acciaccata difesa bianconera, con Chiellini che proverà a stringere i denti dopo l’infortunio di Champions, e Bonucci influenzato. Nel Milan, invece, la “non novità” è che mancherà Pato per trauma alla coscia sinistra ed, oltre a lui, Massimo Ambrosini a centrocampo, che con tutta probabilità non riuscirà a recuperare.

    Interpreti a parte, però, domenica sera le luci di San Siro illumineranno un grande Milan-Juventus, all’altezza del fascino di questa sfida.

  • Inaugurazione Corso Scirea, Antonio Conte elogia la Juve

    Inaugurazione Corso Scirea, Antonio Conte elogia la Juve

    Dopo la serata speciale della vittoria della Juventus contro il Chelsea, la giornata speciale a tinte bianconere, dedicata all’indimenticabile capitano Gaetano Scirea, in cui la Juventus gli ha reso omaggio dedicandogli la strada sulla quale si affaccia la “sua casa”, ossia lo Juventus Stadium, rinominandola da Corso Grande Torino a Corso Gaetano Scirea, con una toccante cerimonia svoltasi a partire dalle 14,30 alla presenza di molti rappresentanti del club, di ieri e di oggi. Dallo storico presidente Giampiero Boniperti a Roberto Bettega, passando per il presidente di oggi Andrea Agnelli ed il direttore generale Beppe Marotta, e naturalmente la famiglia di Scirea, rappresentata dalla signora Mariella ed dal figlio Riccardo, ma anche il capitano bianconero Gianluigi Buffon ed il mister Antonio Conte.

    L’analisi di Antonio Conte – Proprio il tecnico salentino, a margine della cerimonia, è stato intercettato da alcuni giornalisti ed è ritornato a parlare ai microfoni dopo tre mesi, ossia dal 23 Agosto, ricordando la figura di Gaetano Scirea: Antonio Conte ha il rammarico di non averlo conosciuto di persona, “penso di essermi perso molto a livello umano”, ma è felice di lavorare quotidianamente con suo figlio Riccardo – che è un suo collaboratore – e di incontrare spesso la signora Mariella.

    Inoltre, mister Antonio Conte ha analizzato in poche battute la notte magica di Champions League, esprimendo la sua soddisfazione per ciò che la squadra ha dimostrato in campo, evidenziando le sue potenzialità a dispetto di chi dubitava della sua competitività in Europa, dando delle risposte importanti. Con il consueto pragmatismo, però, Antonio Conte ha subito ricordato ai microfoni di Sky che la qualificazione agli ottavi è ad un passo, “ma dobbiamo ancora raggiungerla”, concludendo il breve intervento con un auspicio, dal quale trapela tutta la fame di cui spesso ha fatto menzione: “ci auguriamo che la miglior Juve debba ancora arrivare”, precisando che la vittoria ottenuta ieri deve essere uno stimolo per migliorare ancora di più e concentrarsi sull’immediato futuro, ossia la gara di campionato con il Milan che “è una squadra forte, non in lotta per lo scudetto ma con una rosa per poter tornare in corsa”.

    Antonio Conte torna a parlare ed elogia la Juve
    Antonio Conte torna a parlare ed elogia la Juve | © GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images

    Il ricordo di Andrea Agnelli – Oltre ai temi di attualità sportiva che spesso rubano la scena, la cerimonia odierna è stata soprattutto incentrata sul ricordo di un grande uomo, scomparso tragicamente a causa di un incidente stradale in Polonia nel 1989 e che, anche a ventitrè anni di distanza, ha lasciato un grande vuoto in coloro che lo hanno amato sia nella sua veste privata che in quella pubblica di calciatore. In questo senso si è espresso il presidente Andrea Agnelli, evocando la “trasversalità” di Scirea, essendo un personaggio in grado di “abbracciare simbolicamente tutti gli juventini e tutti gli avversari”. Andrea Agnelli ha, poi, proseguito il suo intervento con il proprio ricordo personale di Gaetano Scirea, considerando che all’epoca della sua scomparsa, quel 3 Settembre 1989, il presidente bianconero era un ragazzino di 14 anni ed apprese dalla televisione, guardando la Domenica Sportiva, quella notizia così tragica che lo lasciò incredulo: “incredulità perchè Gaetano era per me il simbolo del calciatore, un esempio da seguire”.

    Un campione assoluto agli occhi del giovane Andrea, un “uomo che ci manca” agli occhi dell’attuale presidente della Juventus, ma anche un’icona fondamentale di cui la Juventus si riappropria intitolandogli la strada in prossimità del suo stadio e permettendogli, almeno idealmente, di tornare a casa. Parallelamente, il prossimo 29 Novembre, il Toro farà lo stesso ed intitolerà al Grande Torino la strada in prossimità dello Stadio Olimpico, proprio in corrispondenza della Torre Maratona dell’impianto: “così ognuno può vivere e godere dei propri simboli”. A tal proposito, da sottolineare il lapsus (probabilmente voluto) del presidente Agnelli, che ha precisato come, nel panorama del calcio italiano, solo la Juventus ed il Grande Toro siano riuscite a vincere cinque scudetti consecutivi: non includendo all’appello l’Inter, per la quale uno dei cinque tricolori consecutivi è stato assegnato a tavolino.

  • Antonio Conte  “ho una panchina a casa”

    Antonio Conte “ho una panchina a casa”

    Dopo tre mesi di silenzio, Antonio Conte esce allo scoperto a margine di un incontro in video chat con i tifosi bianconeri sulla piattaforma Google+ e ritorna a parlare con un libero sfogo a 360 gradi. Un ritorno lucido e rabbioso al contempo, dai toni più che decisi che rinverdiscono la memoria della sua grinta e della sua determinazione, anche verbale. Per questo, oltre ad affrontare tematiche prettamente calcistiche, il mister bianconero non si sottrae neppure alle punzecchiature in merito alla sua imitazione compiuta da Maurizio Crozza, affermando di esserne “molto divertito, seppur il comico sia completamente pelato, mentre io ho risolto il problema, anche se so perdendo i capelli del trapianto per lo stress”. Essere imitati, secondo Conte, è sintomo di popolarità, anche perchè i vocaboli che uso “fanno tendenza”, anche in famiglia.

     Inevitabile, poi, una battuta sulla questione dell’esultanza dei due giornalisti al gol del Chelsea contro lo Shakhtar, precisando in maniera più chiara e netta il suo punto di vista con due semplici parole che condannano il comportamento poco professionale dei cronisti: “provo vergogna”. Un sentimento che esprimere il suo essere “sanguigno” e diretto e che lascia trapelare – in maniera poco velata – il suo desiderio represso di potersi esprimere liberamente nei confronti di coloro che, in questi mesi, lo hanno giudicato con troppa facilità, ai quali mister Conte augura di “vivere un giorno da colpevole pur essendo innocente”.

    Antonio Conte, poi, non può non affrontare la questione più spinosa e delicata che lo riguarda, ossia la sua lontananza forzata dalla panchina, fino al prossimo 9 Dicembre. Una circostanza che gli genera grande dolore e sofferenza al punto che, fra il serio ed il faceto, afferma che sua moglie ha realizzato per lui una panchina in salotto, dove siede per guardare la Tv: una nostalgia per il campo accentuata dalle maggiori difficoltà connesse allo svolgimento del suo lavoro settimanale che si è “dovuto triplicare“, poichè non può intervenire con aggiustamenti nel corso del match. Nonostante ciò, però, mister Conte riconosce il grandissimo lavoro dei suoi collaboratori cogliendo l’occasione per ringraziarli pubblicamente poichè sono ottimi professionisti e sono “riuscito a entrare nella loro testa calcisticamente”.

    Secondo mister Conte, nel proficuo rapporto con il suo staff ha contribuito positivamente il precedente anno di lavoro insieme, culminato nella conquista dello scudetto: un traguardo che resterà impresso indelebilmente nella sua memoria, con un gusto ancor più intenso rispetto a quello del 5 Maggio 2002 conquistato da calciatore, perchè gli ha permesso di incidere in maniera determinante sulla squadra, fornendo idee, indirizzi, motivazioni e spirito ai calciatori. Un percorso professionale ed emozionale, dunque, che ha reso ancor più viscerale il suo legame con la Juventus, nato nella sua famiglia d’origine (basti pensare che suo padre è presidente di un club di tifosi bianconeri, ndr) e proseguita nei lunghi anni da calciatore (e capitano) della Vecchia Signora che, ormai, “è come una seconda casa” ed, in tal senso, il tecnico si riferisce anche al grande rapporto con il presidente Andrea Agnelli, che in questi mesi non ha mai smesso di mostrargli la sua vicinanza.

    Antonio Conte torna a parlare ai tifosi juventini | © Maurizio Lagana/Getty Images

    Il mister ama parlare sempre del collettivo piuttosto che dei singoli, ma non si tira indietro di fronte ad una domanda su Paul Pogba: un calciatore che Conte stima moltissimo, e che non ha paura di schierare in campo nonostante la sua giovane età, ritenendolo un ragazzo responsabile anche fuori dal campo. Nonostante l’esclusione punitiva dalla trasferta di Pescara, dunque, Conte continua a ritenere che Pogba abbia le potenzialità per diventare un numero uno a livello mondiale, ma “non deve perdere mai la bussola”.

    Antonio Conte parla, poi, del momento calcistico della Juventus dopo la sonora vittoria di Pescara ed il successo di Champions con il Nordsjaelland, soffermandosi sul fatto che il valore dei due avversari non deve essere ridimensionato per screditare l’importanza dei risultati della Juventus: la sua squadra non ha perso la fame di vittorie e l’ha prontamente dimostrato, nonostante la sconfitta con l’Inter facesse ipotizzare il contrario.

    Secondo Conte la Juve deve “essere sempre intensa” e solo così può sognare in grande senza porsi limiti: il sogno per eccellenza si chiama Champions League, ma il cammino è ancora lungo e tortuoso e passa, in primis, dalla gara del 20 Novembre con il Chelsea. Un match delicato, nel quale – parafrasando capitan Buffon – mister Conte ritiene che “la Juve abbia il destino nelle proprie mani” predicando calma e pazienza e non dimenticando il contatto con il recente passato.

    E’ proprio questa la conclusione dell’intervento di Antonio Conte, che invita tutti gli juventini a guardarsi indietro e sorridere, soddisfatti di quello che la squadra in così poco tempo è riuscita a costruire: per questo motivo, secondo il tecnico salentino, è essenziale che il popolo bianconero rimanga sempre unito e continui a credere nella forza e nel valore di questo gruppo, formato “da uomini veri”. 

  • Marotta-Pradè ancora scintille sul caso Berbatov

    Marotta-Pradè ancora scintille sul caso Berbatov

    La rivalità tra Juventus e Fiorentina non conosce tregua. A due mesi dalla chiusura del calciomercato i due direttori sportivi continuano a pungersi sulla vicenda Dimitar Berbatov, l’attaccante che ha acceso definitivamente lo scontro fra le due società. Il giocatore è stato conteso dai viola e dai bianconeri prima di firmare definitivamente per il Fulham. Il bulgaro infatti prima avrebbe accettato un’offerta della società dei Della Valle, salvo poi tornare sui suoi passi e trattare con il club di corso Galileo Ferraris ed infine firmare per la squadra inglese. Tutto questo ha causato una vera e propria guerra tra le due dirigenze con continue frecciatine che coinvolgono anche i due presidenti.

    Stavolta ad attaccare per primo è stato Marotta, dichiarando che la Fiorentina avrebbe dovuto ringraziare la Juventus per quell’intromissione nella trattativa perché così facendo ha evitato una brutta figura alla società viola, visto che il giocatore durante la chiacchierata con la dirigenza bianconera avrebbe ammesso il proprio disinteresse verso il club toscano. Pronta la risposta del direttore sportivo Pradè che ha chiesto al suo collega bianconero che sarebbe più opportuno dire in faccia certe cose piuttosto che sparlare con la stampa.

    Beppe Marotta
    Ancora scintille tra Marotta e Pradè © Filippo Alfero/Getty Images

    L’ex direttore sportivo della Sampdoria, ora alla Juventus, aggiunge che la Fiorentina è stata abile ad attaccare il club bianconero per una loro lacuna, visto che il giocatore non avrebbe mai firmato per la viola.

    Anche i presidenti delle due società non si tirano indietro e Della Valle ai microfoni di La 7 ha attaccato il collega bianconero “”Della vera famiglia è rimasto ben poco, ci sono membri che non sono grandi lavoratori. Purtroppo però bisogna parlare con loro e per trovarli basta andare in qualche discoteca“. Secca la risposta di AgnelliIo in discoteca ci vado onestamente poco, l’ultima volta per la festa scudetto e mi sono divertito tanto. Gli auguro di andarci presto anche lui per festeggiare qualcosa“.

    Una rivalità destinata a continuare fin quando a capo delle due società ci saranno queste dirigenze, pronte ad attaccarsi l’uno contro l’altra alla prima occasione. E sono sicuro che non sia finita qua…

  • Buffon-Juve, c’è l’accordo per il rinnovo

    Buffon-Juve, c’è l’accordo per il rinnovo

    Mentre è ancora in dubbio la sua presenza contro il Napoli per via dell’infortunio riportato in nazionale, Gigi Buffon può sorridere per l’imminente rinnovo del suo contratto con la Juventus. Nei giorni scorsi, in un incontro segreto tra il portiere e il presidente Agnelli, è stato trovato l’accordo per il prolungamento del contratto con nuova scadenza fissata in data giugno 2016. Il portierone della nazionale italiana guadagnerà 4,5 milioni di euro per i prossimi 4 anni legandosi praticamente a vita ai colori bianconeri. Per ufficializzare l’accordo manca solo la firma del numero 1 bianconero, firma che dovrebbe arrivare mercoledì o giovedì prossimo. Molto probabilmente il portiere campione del mondo nel 2006 firmerà nei prossimi giorni l’ultimo contratto della carriera, visto anche che nel 2016 avrà 38 primavere alle spalle.

    Buffon
    Buffon bianconero a vita © OLIVIER MORIN/AFP/GettyImages

    Buffon ha iniziato da poco la sua dodicesima stagione nella Juve totalizzando fino ad ora ben 405 presenze. La Juventus lo acquistò nell’estate del 2001 versando al Parma ben 75 miliardi di lire più il cartellino di Jonathan Bachini (valutato 30 miliardi), 105 miliardi in totale che fanno di Buffon l’acquisto più costoso nella storia del club bianconero. 3 scudetti (senza contare quello revocato del 2004/2005 e quello assegnato all’Inter del 2005/2006), 3 supercoppe italiane e 1 campionato di Serie B rappresentano i successi di Buffon nelle sue prime undici stagioni bianconere. Al suo palmarés personale si aggiungono poi altri 3 trofei conquistati a Parma (tra i quali una Coppa Uefa) ma soprattutto il successo più prestigioso colto con l’Italia ai campionati del mondo del 2006.

    Nella sua carriera Buffon, considerato giustamente il portiere più forte dell’ultimo decennio, vanta anche due finali prestigiose come quella recente ad Euro 2012 con l’Italia e come la finale della Champions League 2002/2003 persa contro il Milan ai rigori. In quella finale giocata a Manchester, Buffon parò ben 2 rigori (a Seedorf e Kaladze) ma il suo avversario Dida ne parò uno in più regalando la coppa al popolo rossonero.

  • Debiti Serie A: Moratti ha speso 1160 milioni per l’Inter

    Debiti Serie A: Moratti ha speso 1160 milioni per l’Inter

    Debiti Serie A. Mondo del calcio in piena crisi, fair play finanziario alle porte e presidenti italiani che tagliano le spese. Il periodo che sta attraversando la serie A non è dei migliori e un’inchiesta della Gazzetta dello Sport ha sottolineato come i dieci patron delle maggiori società della massima serie abbiano speso di tasca loro circa 2.5 miliardi di euro! Cifre da capogiro che fanno capire quanto possa essere difficile gestire un club, puntando più sui soldi che sulle idee. Ora è arrivato il tempo del “taglio dei costi” causato soprattutto della crisi mondiale che ha causato una notevole riduzione dei guadagni nelle maggiori attività dei vari presidenti italiani. Pochi giorni fa Zamparini, presidente del Palermo, ha dichiarato che ormai ha speso tutto nel calcio.

    Ultimamente voci di possibili cessioni societarie sono aumentate a dismisura. Lo stesso patron siciliano aspetta l’arrivo degli arabi per poterlo aiutare negli investimenti in società. Anche il Milan di Silvio Berlusconi sta trattando (nonostante le varie smentite) la cessione del club che comanda dal lontano 1986 ed infine Moratti, presidente dell’Inter, colui che detiene il record di investimenti personali in un club, valuta la possibilità di inserire imprenditori cinesi in società. Periodo difficile, sotto tutti i punti di vista, dai risultati in campo europeo, ai guadagni sempre più bassi e infine all’appeal in discesa rapida.

    Maurizio Zamparini
    Zamparini, presidente del Palermo © Tullio M. Puglia/Getty Images

    Nonostante tutto, il calcio rimane lo sport più seguito in Italia, nonché quello che fa girare il maggior numero di soldi. Il problema è il modo di investire sbagliato, spesso portato avanti per la voglia di vincere o di provare a vincere (dipende dai casi) e in alcuni casi anche per interessi personali che ben si uniscono con il mondo pallonaro. In questa inchiesta sono state scelte le dieci società con i presidenti più spendaccioni: Fiorentina, Genoa, Inter, Juventus, Lazio, Milan, Napoli, Palermo, Sampdoria e Udinese.

    FIORENTINADiego Della Valle – Il patron viola, proprietario dell’industria Tod’s (azienda di calzature), ha investito in dieci anni di presidenza nella società toscana ben 165 milioni di euro di capitali privati per poter rilanciare il club (acquistato nell’estate 2002 dopo il fallimento) nelle zone nobili della Serie A, con una risalita lampo dalla ex C2 fino alla massima serie.

    GENOAEnrico Preziosi – E’ il re dei giocatoli per bambini. Grazie alla sua azienda “Giochi Preziosi”, ha potuto investire importanti somme personali nel mondo del calcio, a volte senza successo (vedi Saronno e Como fallite). Il presidente rossoblu, dal 2003 proprietario del Genoa, ha speso ben 64 milioni di euro di tasca propria per le varie ricapitalizzazioni.

    INTERMassimo Moratti – Amministratore delegato della Saras (raffinazione del petrolio) di cui il fratello è presidente (dopo aver ereditato l’industria dal padre). E’ al momento il presidente più spendaccione della Serie A con i suoi 1160 milioni di euro investiti personalmente nella società, riuscendo a centrare importanti vittorie solo nell’ultimo periodo. Ora ha deciso di chiudere la cassaforte, entrando nell’ottica delle idee di un autofinanziamento societario (così come richiedere il fair-play finanziario).

    JUVENTUSAndrea Agnelli – Uno dei più “giovani” (per esperienza) dei presidenti di serie A. Ha ereditato dal padre la gestione della Fiat e dal 2010 la presidenza della società bianconera. In soli due anni ha speso 141 milioni di euro in capitali personali, che però gli sono valsi uno scudetto e soprattutto la costruzione del nuovo Juventus Stadium che porterà notevoli benefici nel corso degli anni al club juventino.

    LAZIOClaudio Lotito – Imprenditore nel campo dei servizi di pulizia, manutenzione e sanificazione. Acquista la società biancoceleste nel 2004, ad un passo dal fallimento, investendo 21 milioni di euro (ma questi soldi non vengono conteggiati nel calcolo dei 2.5 miliardi di euro dell’inchiesta). Il patron laziale è uno dei pochi presidenti a non aver utilizzato capitali propri nella gestione del club.

    MILANSilvio Berlusconi – Magnate milanese nel settore della televisione. Acquista la società rossonera nel 1986 investendo parecchi capitali personali. Circa 600 milioni di euro che sono serviti a vincere tanto nel calcio (sia in ambito nazionale che europeo) che in politica, visto che spesso le sue campagne elettorali coincidevano con qualche colpo a sorpresa del club. Con la crisi mondiale i suoi guadagni sono calati, tanto da far pensare ad una cessione societaria.

    NAPOLIAurelio De Laurentiis – Il produttore cinematografico, presidente della società partenopea dal 2005, in seguito al fallimento del club con conseguente partenza dall’ex C1. E’ riuscito, grazie ad un’ottima gestione dei ricavi, ad investire poco o nulla, tanto da far diventare nel giro di pochi anni, il Napoli un modello da imitare sotto il punto di vista dell’organizzazione e delle spese.

    PALERMOMaurizio Zamparini – Imprenditore immobiliare commerciale. Costruisce e avvia grandi centri commerciali per poi rivenderli. Dal 2002 è presidente della società siciliana, rilevata dai Sensi per 15 milioni di euro. In dieci anni ha rimesso quasi 60 milioni di euro di fondi personali, tanto da “denunciare” la sua impossibilità a continuare questa avventura, cercando nuovi acquirenti per il club.

    SAMPDORIARiccardo Garrone – Presidente dell’azienda petrolifera ERG, acquista la Sampdoria nel 2002. Nonostante sia chiamato dai liguri “braccino corto” per il suo modo di operare in fase di mercato, il buon Garrone ha investito privatamente ben 181 milioni di euro per il rilancio del club blucerchiato. Risultati? Una qualificazione ai preliminari di Champions League e poco altro.

    UDINESEGiampaolo Pozzo – Imprenditore nella lavorazione del legno, acquistò l’Udinese nel luglio 1986. Dopo i primi anni di assestamento, con conseguenti investimenti personali (circa 20 milioni in totale nei 26 anni di presidenza) è riuscito ad organizzare al meglio la società, permettendo di farla “vivere” senza bisogno di ricapitalizzazioni. Negli ultimi anni, grazie a questo modo di lavorare, ha potuto acquistare anche due società straniere (Granada e Watford).

  • Juve, pronto rinnovo e ruolo da manager per Antonio Conte

    Juve, pronto rinnovo e ruolo da manager per Antonio Conte

    Un Antonio Conte alla Alex Ferguson. E’ a questo che sta pensando la Juventus per il suo allenatore, reduce dalla riduzione della squalifica da 10 a 4 mesi da parte del Tnas. Un legame più forte e duraturo quello che i bianconeri vogliono instaurare con il tecnico che li ha riportati allo scudetto. Attualmente il contratto di Conte scade nel 2015 ma l’obiettivo di Andrea Agnelli è quello di prolungarlo di ulteriori tre anni, come riportato stamani dalla Gazzetta dello Sport. Ma questo prolungamento porterebbe con sé ulteriori compiti da svolgere per l’allenatore pugliese che andrebbe cosi ad occuparsi, unitamente al resto dello staff dirigenziale, Marotta su tutti, anche degli aspetti che concernono il mercato, dando cosi indicazioni concrete in base a quelle che sono le esigenze che ha.

    In tal modo la Juventus dopo essere stata la prima squadra in Italia a costruire uno stadio di proprietà sul modello inglese potrebbe adottare anche la figura dell’allenatore manager, come accade spesso oltre Manica e il cui esempio più lampante è quello relativo ad Alex Ferguson nel Manchester United. In ogni caso il rinnovo non arriverà comunque prima di gennaio 2013, ma la volontà di ambedue le parti è quella di continuare quanto più possibile questo matrimonio.

    Andrea Agnelli, Antonio Conte e John Elkann
    Andrea Agnelli, Antonio Conte e John Elkann © Valerio Pennicino/Getty Images

    Nell’ipotesi in cui ciò avvenisse e senza intoppi, Conte raggiungerebbe quota sette stagioni di fila come allenatore dei bianconeri, sfiorando cosi quanto fatto da Marcello Lippi che ha guidato i piemontesi per otto stagioni anche se a più riprese, mentre sembra essere lontano il primato di Giovanni Trapattoni, il quale per ben dieci annate consecutive è stato alla guida della squadra torinese. Ma in quest’ultimo caso si parla di altri tempi, periodi in cui il verbo esonerare era ben lontano dalla mente dei presidenti. Intanto però si attende l’inizio del nuovo anno che potrebbe portare all’atteso rinnovo contrattuale.

  • Da 10 a 4 mesi Antonio Conte torna in panchina a dicembre

    Da 10 a 4 mesi Antonio Conte torna in panchina a dicembre

    Sconto doveva esserci e sconto è stato. Tranquilli, non è lo slogan per il supermercato di zona ma parliamo della riduzione sulla squalifica inflitta all’attuale tecnico bianconero Antonio Conte, per l’omessa denuncia della ormai famosissima partita Albinoleffe-Siena di fine stagione 2010-2011 che avrebbe portato poi la promozione aritmetica dei senesi che in quel periodo erano allenati proprio dall’ex capitano juventino. Il Tnas (Tribunale Nazionale di Arbitrato dello Sport) ha deciso quindi di abbassare la pena da 10 a 4 mesi permettendo all’allenatore della Juventus di tornare a sedersi in panchina per la sedicesima giornata nella trasferta siciliana contro il Palermo il 9 dicembre. Bicchiere mezzo vuoto per la società e per lo stesso Conte, che speravano in una cancellazione totale della squalifica ritenendosi estraneo a qualsiasi fatto.

    GLI AVVOCATI – I legali del tecnico Antonio Conte, il trio Giulia Bongiorno, Antonio De Rensis e Luigi Chiappero, dichiarano unanime “Sappiamo di aver difeso un uomo innocente e di non essere riusciti a far proclamare la sua estraneità ai fatti contestati: non c’è quindi in noi alcuna soddisfazione” e chiaramente non sono soddisfatti della sola riduzione di sei mesi della squalifica del loro assistito.

    Conte, tornerà in panchina a Palermo il 9 dicembre © Filippo Alfero/Getty Images

    LA SOCIETA’ – Il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, subito dopo la sentenza del Tnas ha dichiarato tramite un comunicato stampa di essere ancora dalla parte del proprio mister, convinto dell’estraneità dello stesso sull’omessa denuncia e lancia una piccola frecciatina al mondo del pallone “la conferma della squalifica è una sconfitta ingiusta, che deve far riflettere tutto il sistema calcistico”. Il patron bianconero e tutta la società attende la fine della squalifica, prevista per il prossimo 8 dicembre in modo tale da rivedere il tecnico nuovamente in panchina, nel ruolo a lui più congeniale.

    Si attendono a breve le motivazioni che hanno spinto il Tnas a ridurre la squalifica da 10 a 4 mesi. I tifosi bianconeri si dividono tra chi si accontenta e chi vorrebbe giustizia definitiva, visto che sembra una sentenza a metà tra l’omessa denuncia (10 mesi) e l’estraneità dei fatti (nessuna squalifica). Resta da capire perché si sia voluto ascoltare come testimone il solo Carobbio (colui che ha denunciato Conte) e nessun altro (vedi Mastronunzio). Da oggi inizia il countdown, mancano poco più di due mesi e il tecnico bianconero potrà tornare a dare la carica da bordo campo ai suoi ragazzi e smetterà di soffrire dalle tribune di tutta Italia.

  • Juventus, presentato progetto per il nuovo centro sportivo

    Juventus, presentato progetto per il nuovo centro sportivo

    La Juventus ha deciso di investire. No, non parliamo del classico top player che avrà un po esasperato i tifosi bianconeri durante tutta l’estate ma si tratta di un progetto ben più importante che potrà avvicinare il club juventino alle primissime società a livello europeo. Parliamo infatti della costruzione di una nuova sede e di un centro di allenamento nuovo di zecca a due passi dallo Juventus Stadium, con annesso hotel e area residenziale. Ieri (3 ottobre n.d.r.) i vertici bianconeri, con a capo il presidente Andrea Agnelli, hanno presentato presso la Sala delle Colonne di Palazzo Civico, a Torino, con la presenza del sindaco della città, Piero Fassino, il progetto per la riqualificazione dell’area Continassa, che in questo momento si trova in uno stato di degrado. Si tratta di un’area da 260mila metri quadrati.

    IL PROGETTO – Sede del club, centro di allenamento riservato esclusivamente alla prima squadra, cinema multisala, centro benessere-sportivo ed infine un hotel da poco più di 100 stanze che verrebbe utilizzato sia per ospitare la rosa juventina nei ritiri prepartita, sia per i tifosi che vogliano dormire a pochi metri dallo Juventus Stadium. Il tutto porterà un investimento da circa 40 milioni di euro e secondo una prima stima, la realizzazione di questo fantastico progetto è tra il 2015 e 2016. Dopo di che, il centro di Vinovo verrebbe lasciato interamente alle squadre giovanili con l’intenzione di ampliare ulteriormente il Liceo Juventus, aggiungendo un albergo per i ragazzi che arrivano da fuori città, facilitandone l’ambientamento. Tutto questo porterà il club bianconero a raggiungere il livello di altre squadre europee importanti e staccare definitivamente le rivali italiane, potendo contare su nuovi introiti (oltre a quelli provenienti dallo stadio). Il sindaco di Torino, insieme alla sua giunta avrebbe già dato il consenso alla realizzazione di questo progetto.

    Progetti importanti per il presidente della Juve Agnelli © Fabio Muzzi/Getty Images

    LA JUVENTUS – La dirigenza juventina, Agnelli su tutti, ha avuto sin da subito le idee chiare, capendo che per crescere economicamente bisogna investire nel modo giusto e copiare i modelli vincenti degli altri paesi. Prima costruendo uno stadio di proprietà, unico club nella massima serie italiana ad averlo, con conseguente apertura del museo del squadra che porterà non pochi benefici economici ed infine avviando questo importante progetto, dando così la possibilità alla prima squadra di avere un quartiere generale di tutto rispetto, a pochi passi dal nuovo impianto sorto dalle ceneri del Delle Alpi e soprattutto permettendo ai tifosi che giungono da fuori città (e non sono pochi) di poter soggiornare nel nuovo hotel e raggiungere così a piedi lo Juventus Stadium, senza considerare che potranno dormire a pochi passi dai propri beniamini.

    Sicuramente un progetto all’avanguardia, almeno in Italia, che arriva a circa due settimane dalla notizia della costruzione del “City Football Academy” da parte dello sceicco del Manchester City. Un centro sportivo per le giovanili della società inglese che si dimostra non solo bravo a spendere per i campioni già affermati ma anche capace di preparare il terreno alla crescita di nuovi ragazzi con tanta voglia di diventare campioni.

    Dal dopo calciopoli, avrà pure sbagliato qualche scelta, ma Andrea Agnelli risulta essere sempre un passo avanti rispetto ai colleghi italiani, che rimangono ancorati ai loro vecchi stadi (sempre in attesa di una legge che non verrà mai approvata) e con poca voglia di investire per il futuro. Se tutti prendessero esempio dalla Juventus, probabilmente nel giro di qualche anno il calcio italiano si ritroverebbe nuovamente tra i campionato più avvincenti e seguiti, con impianti nuovi di proprietà e centri sportivi adatti alla cresciuta dei futuri campioni.