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  • Juve, sia meno popolare e più popolana

    Juve, sia meno popolare e più popolana

    A pochi giorni dall’inizio ufficiale del mercato, per la Juve, si accostano tanti nomi ma manca quello del suo 12mo uomo in campo.

    E’ ormai qualche anno che lo Juventus Stadium o “Allianz Arena” non fa più paura a nessuno, lo stadio della Juve ha visto squadre di qualsiasi caratura che non sentono il peso del campo.

    Sfacciatamente le avversarie aggrediscono la Vecchia Signora che per nove anni ha dominato la Serie A. Se il primo impatto è stato di riverenza, nei confronti della squadra più popolare d’Italia, la fase successiva degli avversari è stata, all’abbassarsi troppo del team di Massimigliano Allegri, di aggressione e che ha strappato molti punti tra le mura amiche alla Juve.

    Un’involuzione tecnica della squadra c’è stata, anche se i nomi tra le fila bianconere sono tutti comunque di prim’ordine, pur vero è che le crisi singole di vari giocatori e alcuni malumori di spogliatoio durante la stagione non hanno aiutato, però manca quel quid in più che spesso aiuta le squadre, soprattutto in casa, a sopperire a quel deficit momentaneo durante la partita o a dare quella carica in più per affrontare certe partire senza perdere la concentrazione. Manca l’urlo della folla e il pathos di chi aspetta tutta la settimana per vedere i suoi idoli superare l’ostacolo e manca il suo motore trainante, la Curva Sud della Juve.

    Sciarpata dei tifosi della Juve.
    Sciarpata dei tifosi della Juve in Curva Sud.

    Sono tanti i fattori che hanno promosso questo stacco tra il tifo caldo e la squadra e tutto è iniziato proprio quando la società ha deciso di puntare tutto sulla sua popolarità e sul suo merchandising lasciando stare gli “affari di cuore” che rendevano la Juve di lignaggio nobile ma di linguaggio popolano. Tutto è cominciato proprio con il bagno di folla all’innaugurazione del nuovo stadio della Juve dove la nuova presidenza Agnelli radunava i suoi accoliti per trasformarli in spendaccioni clienti. Attenzione, la Juventus è una società quotata in borsa che vive di entrate ed uscite legate allo sport ed alle prestazioni sportive quindi non si sta criticando un’azienda che a casa ha portato ammirevoli risultati sia sportivi che economici ma si vuole puntare il dito in quello che non sta più funzionando rispetto al passato e che ha radici vecchie di ormai undici anni.

    Il nuovo stadio della Juve ha iniziato a creare spaccature proprio nella suddivisione degli spazi comuni, la scelta di una sola curva assegnata al tifo organizzato ha portato inevitabilmente a un compromesso tra i gruppi storici che hanno anche estradizione territoriale e nascita diversa tra loro, ma questo nei primi anni non ha creato alcun problema, nonostante durante l’anno della Serie B e la convivenza temporanea al Comunale avesse lasciato qualche strascico.

    Con lo Juventus Stadium sono arrivati negli anni in sequenza, un rincaro degli abbonamenti per i tifosi popolari della Juve mostruoso (dalla stagione 2011/12 abbonamento in curva a 270 euro fino alla stagione 2020/21 arrivati a 700 euro), una strategia commerciale dal “portafoglio sanguinolento” per chi volesse seguire la squadra in trasferta per l’Europa con la gestione di un tour operator partner commerciale per nulla a buon mercato. Certo i risultati sportivi ci sono, i nomi famosi sono arrivati (Ronaldo su tutti) e il tifoso medio ha sempre aperto il portafoglio per seguire la squadra ma sempre più saltuariamente oppure come in molti casi anche abbonandosi e rivendendo poi i singoli tagliandi per recuperare qualcosa con il cambio nominativo.

    Dallo scandalo dell’inchiesta “Last Banner” e le successive condanne è poi cambiato tutto, il rapporto già complicato tra le tifoserie della Juve e la società si è ulteriormente inasprito arrivando quasi al reciproco silenzio. L’impossibilità di introdurre striscioni, bandieroni, tamburi, megafoni e tutto il materiale che permette ai gruppi organizzati di sostenere la propria squadra è stato come rendere un bravissimo tenore improvvisamente afono. Non basta mettere la musica e fare il gioco di luci prima delle partite o giocare con l’impianto audio dell’Allianz Arena per creare quell’atmosfera da “fiato sul collo” che è in grado di sovverchiare gli esiti delle partite, non basta nel silenzio assordante di un teatro asettico pensare di vincere le partite grazie alle sgroppate di uno svogliato Pallone D’oro, ci vuole la passione tramutata a condottiero che ti urla sul collo cosa fare, un unisono di voci che per mano ti portano alla vittoria. Questo era il tifo bianconero, che in passato nel buio e l’immensità del Camp Nou trascinava Amoruso, Zalajeta e compagni decimati a sbancare Barcellona o che trascinano 20000 juventini a Bari per l’lultima partita di campionato che vale lo scudetto mentre già si stanno addensando le terribili nubi di calciopoli.

    Il principale oggetto del desiderio dei tifosi della Juve è il ritorno di Paul Pogba.
    Paul Pogba, il suo ritorno sarebbe gradito ai tifosi della Juve

    Poi viene la questione sportva, alla Juve certo la popolarità piace, piace sfruttarla anche per fare mercato e far girare i nomi alle varie testate, ma cominciamo da quello che a fronte di opportunità commerciali colte ha perso invece il “cuore”. Il tecnico attuale è succeduto ad Andrea Pirlo uno che il pubblico teneva in palmo di mano, mentre Max Allegri, a cui non vanno addossate tutte le colpe societarie, è divisivo per antonomasia. Gli juventini sanno che se un top player va via ne è già pronto un altro, negli ultimi anni sono andati via giocatori che toccavano il cuore dei tifosi ma sono arrivate solo opportuità commerciali e merchandising. Il colpo Pogba può aiutare a rimettre un po’ di vernice fresca e riesumare ricordi ma serve il ritornare a credere in nuovi idoli. Bene lo snellimento del peso ingaggi ma serve pompare il cuore con nuova linfa juventina non riappesantire il portafoglio con un Di Maria che a 34 anni fa le bizze. Andasse via De Ligt, come le sirene londinesi sussurrano, serve un immediato innesto di pari qualità ed un restyling utile ad Allegri per fare il suo gioco e non per gestire le situazioni, la Juve deve crearle le situazioni agli avversari non subirle e adattarsi.

    In questi giorni leggiamo di Arrivabene che precisa la posizione societaria, il non voler tornare indietro, il voler continuare ad avere un teatro aperto privo di passione per la paura di aver a che fare con tifosi che possano mettere sotto scacco la società. Ma la Juve ha un servizio di sicurezza interno eccellente, ha la capacità e la forza di isolare e non far entrare in casa sua eventualmente chi trascende e allora scelga lei gli interlocutori, sappia parlare con i suoi tifosi e sappia trovare il modo per restutuire al popolo l’arena esattamente come fanno tutte le altre società o come piace chiamarle alla Juve gli altri competitor. Potrebbe essere il più importante colpo di mercato della Juve, quello che da popolare civettuola di corte la riporterebbe ad essere cortigiana del popolo che sa far paura ai nobili di corte perché dietro di sè ha, prima dei nomi in campo, il favore del popolo.

  • Gigi Buffon saluta la Juve dopo 17 anni

    Gigi Buffon saluta la Juve dopo 17 anni

    Era una notizia nell’aria ormai da giorni, da quando era stata convocata la conferenza stampa, questa mattina è arrivata la conferma: sabato contro il Verona Gigi Buffon giocherà la sua ultima partita con la maglia della Juventus.

    Non è un vero e proprio addio al calcio, per lo meno non ancora visto che lo stesso Buffon ha lasciato una porta aperta verso un possibile proseguimento dell’attività.

    Gigi Buffon è arrivato nella sala stampa con il presidente bianconero Andrea Agnelli che ha aperto la conferenza elencando gli straordinari numeri, come ad esempio il 44% delle partite chiuse senza subire reti oppure in ben 26 trofei conquistati in 22 di carriera, del portiere e capitano della Juve.  

    Agnelli ha anche elogiato le caratteristiche di Buffon, definendolo altruista, carismatico, ambizioso, timido, leale, trasparente, sincero, onesto, un amico, il capitano.

    Il presidente ha anche tenuto a ringraziare il suo portiere, oltre agli altri che accettarono la Serie B, ricordando che “E’ stato in paradiso, è sceso all’inferno ed è tornato in paradiso”.

    “E’ la persona che quest’anno, oltre ai miei familiari, ha frequentato casa mia più assiduamente” ha proseguito Agnelli “Ci siamo confrontati e tutte le decisioni sono sempre state condivise”. 

    Prima di dare la parola ad un visibilmente commosso Buffon, Andrea Agnelli ha voluto prima precisare che il portiere ha al momento offerte sia in campo che fuori dal campo ma sopratutto ha voluto dirgli Grazie per i 17 anni trascorsi alla Juve e lo ha invitato a godersi, sabato prossimo, lo Stadium così come lo Stadium potrà godersi Buffon. 

    Concluso il discorso del Presidente, con un abbraccio, ha preso la parola un visibilmente commosso ed emozionato Buffon.

    “Volevo ringraziare il Presidente, che a parte il ruolo, per me è realmente qualcosa di più, negli anni abbiamo sviluppato un rapporto unico, di vicinanza, condivisione ed amicizia” ha esordito Buffon che poi ha ufficialmente investito Chiellini, presente in sala stampa, dei gradi di nuovo capitano.

    “Oggi è una giornata particolare per me, ricca di emozioni ma che ci arrivo con tanta serenità, tanta felicità ed appagamento. Sono sentimenti figli di un percorso percorso straordinario e bellissimo che ho avuto la fortuna di condividere con tante persone che mi hanno voluto veramente bene. Questo bene l’ho percepito giorno dopo giorno, e per questo ho lottato cercando sempre di fare il mio meglio per ripagare questo bene”.

    “Sabato sarà la mia ultima partita con la Juventus e credo che questo sia il modo migliore per finire quest’avventura, con altre due vittorie importanti e con la vicinanza del presidente, tutti quanti ed il popolo juventino”.

    Buffon ha voluto poi precisare che la sua paura era quella di finire la carriera alla Juve da “sopportato” ed invece così non è stato ed il fatto di aver potuto esprimere buone prestazioni in campo fino alla fine è un motivo per sentirsi orgoglioso.

    Con una voce piuttosto commossa, Gigi Buffon ha voluto ringraziare la famiglia Juventus e la filosofia del lavoro della società bianconera che gli ha permesso di arrivare in queste condizioni sul campo a quarant’anni.

    Dopo aver concluso il suo discorso sono iniziate le domande dei giornalisti, la prima ovviamente è stata la richiesta di saperne di più sul suo futuro.

    “Sabato giocherò una partita e questa è l’unica cosa certa, fino a 15 giorni fa era risaputo e certo che avrei smesso di giocare, adesso sono arrivate delle proposte e sfide stimolanti, sia dentro che fuori dal campo, la più importante fuori dal campo me l’ha fatta pervenire Andrea Agnelli, dopo questi tre giorni densi di emozioni, la prossima settimana dopo due o tre giorni di riflessione prenderò la decisione definitiva e certa, seguirò ciò che mi urla la mia indole e la mia natura”.

    Dopo questa riflessione sul suo futuro, Buffon ha parlato anche dell’annata che andrà a concludersi, che ha definito snervante e stancante dal punto di vista emotivo ma anche dell’eredità, non certo leggera, che lascia a Szczesny che il capitano bianconero definisce al suo livello ma con 13 anni meno.

    Il numero uno della Juventus ha anche precisato, a domanda di un giornalista che citava il Genoa come ipotesi di trasferimento, che se deciderà di continuare a giocare lo farà all’estero.

    La conferenza è durata per quasi un’ora e si è conclusa con l’applauso di tutti i presenti e con l’abbraccio tra Buffon e Andrea Agnelli. 

    Gigi Buffon chiude quindi la sua carriera lunga 17 anni in bianconero con 18 titoli tra Scudetto, Coppa Italia e Supercoppa Italiana ed il record di imbattibilità della Serie A a girone unico con ben 974 minuti senza subire gol.

     

     

  • Bilancio Juventus, anche sui conti è leader

    Bilancio Juventus, anche sui conti è leader

    Al tifoso medio non interessa questo aspetto, ma la verità è che sulla base dell’aspetto del bilancio Juventus si trovano le spiegazioni per cui i bianconeri si sono potuti permettere di non cedere Pogba in questa finestra di mercato e si sono subito mossi con rapidità dopo le cessioni di Vidal e Tevez.

    La Exor, holding della famiglia Agnelli, ha diramato ieri il bilancio del primo semestre 2015 dichiarando un utile pari a 219,3 milioni di euro. La Exor è la società controllante per il 63,8% della Juventus in campo finanziario e la società bianconera ha contribuito quindi a questo straordinario risultato portando anch’essa la sua quota di utile. In questi sei mesi l’utile per la società del presidente Andrea Agnelli è stato di 10,2 milioni.

    Considerando che il bilancio Juventus vedeva a fine stagione scorsa una perdita pari a 6,7 milioni di euro i bianconeri a fine anno potranno chiudere in attivo per 3,5 milioni, fatto che non accadeva dalla stagione 2008/2009 seguita poi da cinque annate da rosso consecutive. Proprio la Exor aveva assegnato alla Juventus la missione che sembrava impossibile, per il nostro calcio sempre più indebitato, riuscire a tornare in attivo con la prospettiva di potersi autofinanziare senza più gli innesti di capitale da parte degli azionisti, e così è stato.

    L'A.D. bianconero Giuseppe Marotta | Foto Twitter
    L’A.D. bianconero Giuseppe Marotta | Foto Twitter

    Per la Juventus è un’ottima notizia perché, oltre ad averlo fatto sul campo, i bianconeri non solo ora sono leader in Italia ma sono riusciti a riprendersi definitivamente anche a livello economico dal crac di calciopoli tracciando la strada del futuro alla quale prima possibile si auspica possano ambire altri club italiani. La gestione Andrea Agnelli è stata superlativa e naturalmente oltre che alle sue scelte strategiche hanno contribuito in maniera determinante anche  le mosse di Giuseppe Marotta, plusvalenze e risultati sportivi sono stati indotti dalle sue capacità manageriali.

    Per chi non lo ricordasse la Juventus è passata da un bilancio negativo mostruoso nel 2010/11 di 95 milioni al quasi dimezzamento del rosso (-49 milioni) del 2011/12, poi al -16 milioni del 2012/13 risalendo ai -7 milioni del 2013/14 fino al bilancio positivo della scorsa stagione (+3 milioni). Insomma una crescita continua dovuta certamente agli introiti derivanti dall’UEFA per la partecipazione costante alla Champions League ma anche all’aumento dei ricavi derivanti da stadio di proprietà e museo ma anche all’espansione commerciale. A differenza di per esempio Milan e Inter la Juventus non aveva mai curato più di tanto l’aspetto legato al merchandising e al mercato estero di esso, oggi invece la strategia aziendale prescinde anche da esso facendogli registrare un netto contributo.

    Basti pensare che nell’ultima stagione l’approdo in finale di Coppa dei Campioni ha prodotto ricavi per 100 milioni di euro tra botteghino e diritti tv dell’UEFA, inoltre a questi vanno aggiunti gli introiti derivanti dalle plusvalenze (20 milioni) e cessioni, per esempio Berardi ceduto interamente al Sassuolo ha portato una plusvalenza di 6,6 milioni.

    Un risultato incredibile e si stima che il prossimo anno gli utili cresceranno ancora fino a sfiorare i 350 milioni e si potrà registrare un’ulteriore plusvalenza derivante dall’area della Continassa, la classifica Deloitte posiziona i bianconeri al nono posto scavalcando tanto per intenderci il Liverpool e insidiando ora l’Arsenal. Club fino a solo 36 mesi fa che parevano irraggiungibili economicamente parlando.

  • La Serie A sceglie Tavecchio ma Juventus e Roma non ci stanno

    La Serie A sceglie Tavecchio ma Juventus e Roma non ci stanno

    L’elezione a Presidente Federale di Carlo Tavecchio sembra ormai cosa praticamente fatta. L’assemblea dei presidenti di Lega Serie A riunitasi giovedì, ha confermato che l’ex presidente della Lega Nazionale Dilettanti ha ottenuto la maggioranza dei voti, così come confermato dalle parole del presidente di Lega Maurizio Beretta:

    C’è stata un’ampia convergenza su Tavecchio, simbolo di una ritrovata unità. Nelle elezioni per il presidente federale ogni club vota per sé, ma il dato politico è che abbiamo diciotto firme su venti e un’ampia maggioranza anche nella votazione dei consiglieri e sul programma da presentare alla Figc.

    Dunque 18 squadre di Serie A hanno deciso di appoggiare la candidatura di Tavecchio, le due che hanno dato parere negativo sono state la Juventus e la Roma con il presidente dei bianconeri Andrea Agnelli che al termine dell’assemblea ha espresso la proprio opinione utilizzando anche l’esempio delle primarie usate in politica:

    Andrea Agnelli
    Andrea Agnelli

    Mi piacerebbe che non avessimo un meccanismo politico dove votano i delegati, sarebbe bello fare delle vere primarie tra i tifosi per sapere chi vorrebbero come presidente federale. Il ragionamento delle primarie è una provocazione, ma dato che piace molto il meccanismo per eleggere il candidato premier sarebbe interessante capire cosa succederebbe nel calcio. Se vogliamo la democrazia applichiamola in toto. Per coerenza non sarò consigliere federale, lavorerò in Lega per mettere nelle migliori condizioni i consiglieri federali. Se riusciremo a realizzare almeno la metà delle cose nel programma nel giro di un anno e mezzo saremo felici.

    L’Assemblea riunitasi ha anche eletto i rappresentanti per il Consiglio Federale: Gino Pozzo (Udinese) e Claudio Lotito (Lazio).

    Sono stati nominati anche i consiglieri di Lega: Urbano Cairo, Andrea Agnelli, Aurelio De Laurentiis, Tommaso Ghirardi, Luca Campedelli, Antonio Percassi, Fabio Cognigni, Angelomario Moratti e Maurizio Zamparini con Adriano Galliani che sarà il vicepresidente di Lega.

    A questo punto, facendo tutte le considerazioni del caso, la sfida del 11 agosto, tra Demetrio Albertini e Tavecchio pende quasi totalmente verso quest’ultimo che ha dalla sua parte, oltre alla quasi totalità della Serie A, l’appoggio della Serie B, della LegaPro e della Lega Nazionale Dilettanti. Albertini invece mantiene dalla sua parte Calciatori e tecnici ma non basteranno. Il calcio italiano ha deciso di puntare su Carlo Tavecchio, una scelta che saranno i risultati e l’eventuale rilancio del calcio italiano a decretare se giusta o sbagliata.

     

     

     

  • Demetrio Albertini annuncia la sua candidatura alla presidenza dalla FIGC

    Demetrio Albertini annuncia la sua candidatura alla presidenza dalla FIGC

    La notizia era nell’aria, la convocazione di una conferenza stampa oggi aveva fatto intuire quello che poi in realtà è stato: oggi pomeriggio a Milano Demetrio Albertini ha ufficializzato la propria scelta di candidarsi alla presidenza della Figc.

    Demetrio Albertini
    Demetrio Albertini

    In tanti mi hanno chiesto di mettermi a disposizione. Ci vuole una volontà comune per cambiare completamente la situazione. Dopo la governance, il progetto principale deve essere quello sportivo: un progetto comune, con le varie specificità dei vari campionati, valorizzando i settori giovanili. La nostra Serie A deve attingere dai vivai: se non dovessimo riuscirci, difficile proporre qualsiasi modello sportivo.
    Dobbiamo guardare all’estero: non solo alle seconde squadre, ma a tutte la varie componenti. L’obiettivo? E’ quello dei tedeschi: senza regole, hanno il 36% degli stranieri, noi siamo al 54%. Dobbiamo puntare al loro livello, senza però usare il loro modello preciso, ma estrapolando il meglio dalle altre nazioni.
    Credo che la sinergia, ricca di valori, debba essere appunto valorizzata al massimo. Sono filosofie che ho maturato da dirigente, più che da giocatore: ho imparato il valore delle persone.
    Cosa manca alla Federazione? L’armonizzazione di questo percorso, da parte di tutti i componenti. Unico paese, l’Italia, ad avere 3 leghe professionisti e 1 dilettanti: gli altri ne hanno meno, semplificando il tutto. Dobbiamo creare un dialogo che unisca tutti, semplificando le cose.
    Gli altri paesi hanno un obiettivo: valorizzare le squadre di club tramite la Nazionale. Noi abbiamo fatto il Mondiale con 2-3 giocatori che erano alla prima partita internazionale della loro carriera. Dobbiamo capire cosa dobbiamo essere, se un campionato di passaggio o tornare a essere il campionato più bello del Mondo come negli Anni ’90: è questo il mio sogno. Ma sul mercato europeo le nostre squadre hanno meno forza contrattuale. Ed è impossibile imporre i cinque italiani in campo, da regolamento.

    Un Albertini che ha deciso di mettersi in gioco anche e sopratutto grazie alle pressioni che gli sono arrivate fin dalla serata del post Italia-Uruguay, quella sfida che segno l’addio degli azzurri al mondiale brasiliano e alle susseguenti dimissioni del Ct Cesare Prandelli e del presidente federale Giancarlo Abete.

    Una candidatura che è stata fortemente voluta dalla voglia di cambiare e dare una svolta al calcio italiano e fortemente sponsorizzata dal Ad del Milan Barbara Berlusconi e dal presidente della Juventus Andrea Agnelli.

    Albertini quindi nell’assemblea del 11 agosto sarà lo sfidante dell’attuale presidente della Lega Nazionale Dilettanti Tavecchio che pare avere dalla sua il sostegno di parecchie società di Serie A. Non sarà comunque una votazione a senso unico anche perchè la discesa in campo di Albertini potrebbe portare molti a cambiare idea e a puntare sull’ex centrocampista del Milan.

     

  • Antonio Conte: i retroscena dell’addio

    Antonio Conte: i retroscena dell’addio

    Si sa, quando gli amori finiscono e finiscono male con il passare dei giorni i retroscena escono, emergono, vengono a galla particolare che, magari in un rapporto normale o civile, non sarebbero sulla bocca dei giornalisti. A sei giorni di distanza dal clamoroso divorzio consensuale  di Antonio Conte dalla Juventus, dopo tre campionati, emergono i primi retroscena che avrebbero spinto il tecnico salentino alla decisione di separarsi dal club torinese.

    Evra
    Evra

    L’allenatore vincitore di tre scudetti consecutivi avrebbe deciso di dimettersi dalla Juventus per tre motivi principali: innanzitutto lo stress, tasto sul quale l’allenatore ha premuto molto nell’ultimo periodo. Poi il calcio mercato: il giocatore che verrà ricordato come determinante nell’economia della separazione è il centrocampista della Fiorentina Cuadrado; il 26 enne colombiano era il vero obiettivo di Conte e il suo mancato arrivo, probabilmente, non è stato digerito fino in fondo; il colombiano era il tassello principale, l’emblema della nuova Juventus: fallito il suo trasferimento causa elevata valutazione, Conte ha rinunciato al suo progetto tattico, vedendo poi sfumare anche Alexis Sanchez passato all’Arsenal. Infine le motivazioni: l’allenatore si era reso conto che i giocatori erano stati spremuti al massimo per ottenere il risultato dei tre scudetti consecutivi che il club bianconero non raggiungeva dagli anni trenta; con l’ultimo scudetto ottenuto abbattendo molti record. Difficile, molto, tenere tutti sulla corda per altri nove mesi.

    In tanto è giallo su Juan Manuel Iturbe, l’esterno offensivo appena presentato ufficialmente dalla Roma e il cui acquisto è stato annunciato poche ore dopo il divorzio di Conte dalla Juventus; il 21 enne argentino, ex Verona aveva già prenotato un volo aereo per Torino, un Lufthansa via Francoforte, salvo poi non presentarsi al check-in dopo la chiamata della Roma.

    Una notizia di mercato arrivata poco fa: con un comunicato stampa apparso sul sito del club la società bianconera comunica l’arrivo del terzino francese ex Manchester United: contratto biennale, alla società inglese un conguaglio di 1.2 milioni di sterline pagabili in due rate.

     

    Ecco quindi spiegato l’addio di Antonio Conte, un addio arrivato da soltanto una settimana ma che ha radici molto lontane. Sta a Massimiliano Allegri, partito con tanto scetticismo, far dimenticare il tecnico salentino considerato dai tifosi e non solo il vero artefice dei tre scudetti bianconeri.

  • Perché l’addio di Antonio Conte è una sconfitta per tutti

    Perché l’addio di Antonio Conte è una sconfitta per tutti

    Non scrivo da tantissimo tempo e a volte pur avendone la voglia non trovo l’argomento giusto per farlo. Attraverso Il Pallonaro in molti mi avete conosciuto e come sapete non ho mai nascosto la mia fede rossonera ma nonostante sia romantico e veda di buon occhio il ritorno di Pippo Inzaghi il suo ritorno in rossonero non mi ha dato lo stimolo giusto. Il clamoroso addio di Antonio Conte alla Juventus e la scelta di affidare il nuovo corso a Massimiliano Allegri invece mi hanno fatto scattare la voglia di dire la mia e quindi di tornare a scrivere.

    Perchè Antonio Conte ha lasciato la Juventus?
    Sul perché Antonio Conte abbia lasciato la Juventus ci sono tante illazioni ma poche certezze, dai mancati arrivi legati al mercato alla presunta partenza di un big come Arturo Vidal, dalle incomprensioni nate durante la squalifica alle difficoltà nel gestire la comunicazione. La cosa certa è che qualcosa si era rotto già da tempo e le dichiarazioni di fine stagione stridevano molto con i record ottenuti. La crepa inoltre potrebbe coinvolgere anche direttamente la proprietà che Antonio Conte non nomina mai nel video nel quale ringrazia però l’amico e presidente Andrea Agnelli.

    Antonio Conte
    Antonio Conte

    Perché ha perso Antonio Conte?
    Non stimo Conte per i suoi modi di fare, troppo arrogante, troppo sicuro di se e sempre pronto a farsi scudo delle critiche elencando i suoi successi ma, obiettivamente, come allenatore c’è poco da dire. Antonio Conte è uno di quei mister che riesce a prender la testa dei giocatori coinvolgendoli in un progetto ambizioso e per questo aiutarli a dare sempre qualcosa in più delle normali possibilità. E allora perché ha perso Antonio Conte? Ha perso perché un giorno capirà che solo la Juventus poteva regalargli alcune sensazioni, che il non aver accettato la possibilità di non vincere ad ogni anno gli ha precluso la possibilità di diventare un immortale per la Juventus al pari di Ferguson per il Manchester United.

    Perché ha perso la Juventus?
    Le semifinali di Europa League e lo scudetto dei record non sono bastati alla Juventus per migliorare il bilancio della stagione precedenti e dalla proiezioni nemmeno il prossimo esercizio sarà positivo. Tenere a posto i bilanci e esser competitivi è d’obbligo ormai per tutte le società ma è da sempre un marchio di fabbrica della Juventus che pur nell’era Moggi era sempre costretta a racimolare il budget per la campagna acquisti dalle cessioni eccellenti. La Juventus ha perso perché sarà difficile trovare il carisma di Antonio Conte in Massimiliano Allegri e di conseguenza senza poter spendere nella campagna acquisti riuscire a migliorare il posizionamento nella prossima Champions League.

    In generale comunque è il calcio italiano a uscirne ancora una volta sconfitta perché se è vero che la differenza la fanno sempre i calciatori (e quelli buoni arrivano sempre più raramente in Italia) è pur vero che i bravi allenatori riescono sempre a mascherare il gap sulle altre big d’Europa.

  • Colpo di scena, Antonio Conte lascia la panchina della Juventus

    Colpo di scena, Antonio Conte lascia la panchina della Juventus

    Un vero e proprio fulmine in un cielo sereno d’estate, una notizia incredibile che ha lasciato il mondo del calcio italiano decisamente stupito: Antonio Conte ha rassegnato le sue dimissioni da allenatore della Juventus.

    Una notizia giunta in serata che ha avuto la sua ufficialità con un video postato sul canale ufficiale Youtube della Juventus con Antonio Conte che ha dato le sue risposte e motivazioni per questa scelta:

    Antonio Conte
    Antonio Conte

    Ho deciso di risolvere il contratto con la Juventus che ci legava ancora per quest’anno. Il momento della scelta? C’è stato un percorso dove ho maturato delle decisioni e delle sensazioni che mi hanno portato a questa decisione. Obbligo di vincere? Vincere può essere più faticoso qui alla Juventus, che è una società prestigiosa e c’è l’obbligo della vittoria, chi è vincente conosce e sopporta la fatica e le conseguenze. La Nazionale? Penso al presente, alla decisione presa. Ai tifosi dico un profondo ed enorme grazie per quanto dimostrato in questi anni da allenatore e da calciatore. Mi sono sempre stati vicini. Voglio dire che il percorso fatto in questi anni è storico, non ce lo potrà togliere nessuno. Voglio ringraziare tutti i miei calciatori che mi hanno permesso di vincere e mi hanno aiutato a crescere. Ringrazio la società che mi è sempre stata vicina, ringrazio Andrea Agnelli che mi ha sostenuto, ringrazio lo staff e tutti i collaboratori che hanno lavorato con me per rendere vincente questa Juventus. Cosa farò? Ci penserò domani.

    Un rapporto tra Conte e la Juventus, chiuso dopo tre anni, con tre scudetti e due supercoppe italiane in bacheca, che era sembrato già incrinato al termine della stagione scorsa quando la Juventus annunciò la permanenza del tecnico salentino sulla panchina bianconera con un tweet freddo e stringato. Colpa del mercato che potrebbe privare la Juventus di un big come Vidal diretto magari allo United, o per il mancato arrivo di calciatori richiesti dal tecnico come Sanchez? Oppure la possibilità di sedersi sulla panchina della nazionale? Al momento l’unica cosa certa è la rescissione consensuale del contratto.

    Il presidente della Juventus Andrea Agnelli ha voluto ringraziare e salutare Conte con questa lettera pubblicata sul profilo ufficiale della società:

    Caro Antonio,

    Sei stato un grande condottiero per i nostri ragazzi e la notizia di oggi mi rattrista enormemente.

    Penso ai tre anni trascorsi insieme, tre anni che ci hanno portato a scrivere la storia di questa Società: tre scudetti consecutivi, due Supercoppe italiane, ma sopratutto un percorso di crescita esponenziale.

    Ma di fronte ai sentimenti e alle ragioni personali anche un Presidente deve fare un passo indietro.
    Sono passati oggi solamente due mesi dall’ultima grande vittoria e la Juventus deve continuare il suo percorso. Si riparte da zero. Da zero punti in classifica, come gli altri, e da zero vittorie.

    Ma questa società è dotata oggi di un gruppo dirigente giovane, preparato e coeso che in questi anni ha saputo trovare l’ambizione e la determinazione per conquistare ogni traguardo.
    La Juventus riparte da un gruppo di atleti di grande talento e professionalità, che saprà mettersi a disposizione del nuovo tecnico per continuare a scrivere il presente e il futuro. Alla storia dei colori bianconeri hai contribuito anche tu e so che, qualunque scelta tu faccia, la notizia di una vittoria juventina ti strapperà sempre un sorriso.

    Beppe, Fabio, Pavel ed io, insieme con tutti i giocatori, i dirigenti e i dipendenti continueremo a lavorare giorno e notte perché questo è ciò che meritano i tifosi juventini, che merita la Juventus. E chi ci lavora sa di dover essere ogni minuto all’altezza di questa grande società.

    Grazie di tutto Antonio.

    Fino alla fine…
    AA

    Anche Buffon, che si trovava a Carrara per una conferenza stampa relativa alla sua Carrarese ha voluto dire la sua sulla vicenda:

    E’ un fulmine a ciel sereno. Ma visti i toni pacati, capiamo che in maniera congiunta s’è arrivati a questa decisione, senza strappi. E’ stato qualcosa di maturato nel tempo, che covava da tempo a questa parte. E questo è l’epilogo. I motivi non li so, non ho sentito il mister. Certamente se si arriva a queste decisioni l’unica motivazione è il fatto che non c’è più volontà di lavorare insieme. Ma i motivi precisi, reali, non li conosco. Non siamo all’anno zero, il patrimonio che ci ha lasciato il mister non si può depauperare nel giro di due mesi. Aumentano le responsabilità per noi ma è anche più stimolante.

    Adesso, nonostante si sia trattato di una rescissione consensuale, la Juventus si trova in difficoltà nel trovarsi senza allenatore al secondo giorno di ritiro per la stagione 2014/2015. I nomi per la sua successione? Si parla di Allegri, Mancini o forse Spalletti al momento però non trapela niente dall’ambito bianconero, nei prossimi giorni sicuramente e logicamente scopriremo chi sarà a succedere ad Antonio Conte.

     

  • La Juventus annuncia: stagione 2014/15, allenatore Antonio Conte

    La Juventus annuncia: stagione 2014/15, allenatore Antonio Conte

    E alla fine è arrivato l’annuncio ufficiale che ha messo fine alla telenovela sul futuro di Antonio Conte e della panchina della Juventus che stava andando avanti da diversi giorni.

    Conte va via perchè non ha più motivazioni? Conte rimane solo se arrivano i top player da lui richiesti? E se se ne va  chi arriva? Spalletti? Allegri? Mancini? Alle 20.34 il Tweet del profilo ufficiale della società bianconera ha tolto ogni dubbio sul futuro dell’allenatore salentino:

    Stagione 2014/15: allenatore Antonio Conte

    Questo il contenuto del messaggio sintetico ma diretto con il quale la società Campione d’Italia ha informato sulla scelta fatta.

    Il dubbio sulla permanenza era nato dalle dichiarazioni di Conte che nella conferenza  post gara di Juventus-Atalanta, match in cui la Juventus aveva festeggiato lo scudetto anche grazie alla contemporanea caduta della Roma a Catania, parole che avevano fatto intendere un possibile addio:

    Difficile se non impossibile migliorare, lo dico a cuore aperto, in un mondo che non perdona niente, perché comunque sembra tutto dovuto. Abbiamo un handicap importante che si chiama storia della Juventus, lo avevamo in Italia e adesso lo passiamo alla Juventus che verrà, perché quello che abbiamo fatto noi, per tre anni in Italia, è qualcosa di storico e di straordinario.
    In Europa c’è un handicap importante perché c’è la storia, che pesa come un macigno, però oggi quella storia non può essere supportata. A me dispiace dire le cose come stanno, le aspettative sono di vincere la Champions, sinceramente non mi sento di prometter niente.

    Antonio Conte
    Antonio Conte

     

    La comunicazione via Twitter della Juventus, è giunta dopo l’incontro che c’è stato oggi, in località top secret lontano da occhi indiscreti, tra lo stesso tecnico Antonio Conte ed il presidente Andrea Agnelli. Si diceva che l’incontro odierno tra i due sarebbe avvenuto per cercare di capire se esistesse la possibilità di un rinnovo del contratto di Conte che andrà in scadenza al termine della prossima stagione sportiva. Il Tweet però non chiarisce se la proposta di rinnovo abbia avuto esisto positivo, anzi molto probabilmente il rinnovo sarà un tema che verrà affrontato nelle settimane che verranno, intanto però le parti, probabilmente, si sono venute incontro trovando un accordo che tende a soddisfare le esigenze di ambo le parti e cosi si è giunti alla conferma dell’allenatore per la prossima stagione sportiva.

    Poche parole quindi che servono al momento a tranquillizzare il popolo dei tifosi bianconeri che vedevano il forte rischio di perdere l’allenatore che era stato capace di prendere una Juventus proveniente da due stagioni disastrose e, con grande merito proprio di Conte, portarla a conquistare tre titoli consecutivi in Serie A, l’ultimo dei quali con il record di 102 punti realizzati.

     

  • Del Piero vs Juventus: 10 Agosto a Sydney

    Del Piero vs Juventus: 10 Agosto a Sydney

    Alessandro Del Piero contro la Juventus: suggestivo, emozionante, strano. L’amarcord arriverà in estate e la data è già fissata: 10 Agosto 2014, a Sydney. Sarà, dunque, la Juventus a far visita al suo capitano in terra australiana e, nell’occasione, sarà organizzata la sfida tra i bianconeri di Conte e una selezione di All Stars australiane che sarà guidata proprio da Alex. Sarà la prima – e forse unica – occasione in cui il Capitano di tante battaglie sfiderà la sua Signora che ha lasciato in lacrime il 13 Maggio 2012, in uno Juventus Stadium gremito in ogni ordine di posti a rendere omaggio al simbolo di un ventennio, all’amato numero dieci, campione indiscusso e indiscutibile, almeno per i tifosi.

    Del Piero incontra la Juve| foto da web
    Del Piero incontra la Juve| foto da web

    I rapporti con la dirigenza, poi, sono un’altra storia: dopo un lungo idillio fatto di armonie e di stima reciproca, il fulmine a ciel sereno della dichiarazione-shock del presidente Andrea Agnelli nell’Ottobre 2012 “gelò” il popolo bianconero e lo stesso Alessandro Del Piero. Da lì in poi, tanti silenzi, conditi da una punta di imbarazzo nel toccare un tasto tanto dolente. E’ naturale, dunque, domandarsi se Andrea Agnelli deciderà di esser presente il prossimo 10 Agosto ed incontrare, così, Alessandro Del Piero.

    Fra i due, nel frattempo, i rapporti si sono chiariti? Probabilmente sì, anche e soprattutto considerando l’indole di Del Piero, tendenzialmente molto lontana da polemiche e tensioni. Inoltre, è bene ricordare che, al termine della parentesi australiana, pare probabile il ritorno di Alessandro Del Piero in Italia per iniziare la sua “nuova vita” post-campo. Il legame con la Signora, dunque, potrebbe riaccendersi di nuova luce, dando vita a quel ritorno a casa che i tifosi tanto gradirebbero.

    Nell’attesa del “ricongiungimento“, l’appuntamento è fissato: 10 Agosto 2014, a Sydney Alessandro Del Piero contro la “sua” Juventus. Chissà cosa passerà nella mente di Del Piero nell’affrontare la squadra della vita, nel trovarsi di fronte al tecnico e amico Antonio Conte, nell’indossare una maglia diversa da quella bianconera nello stesso rettangolo di gioco, nel tentare di segnare contro l’amico e compagno di sempre Gigi Buffon, nel vedere che un altro – Tevez – indossa la “sua” maglia numero dieci.

    Per ora, le parole di Del Piero nel descrivere l’evento sono state le seguenti: “Sarà sicuramente un’emozione diversa, unica, perchè è la prima volta. Per cui sarà molto bello tutto ciò. Sono anche curioso di vedere quello che accadrà. Penso che sia e che sarà un grande momento di celebrazione del calcio qui in Australia, per il calcio italiano, per la Juventus e per tutti i fans che lo seguiranno”.

    Emozioni, suggestioni, brividi: per molti juventini sarà difficile potervi assistere di persona ma, dato il fuso orario, varrà la pena anche una “levataccia”.