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  • Milan addio scudetto. Il derby consiglia di pensare al futuro

    Milan addio scudetto. Il derby consiglia di pensare al futuro

    Milan addio scudetto, la sconfitta nel derby è difficile da digerire per i ragazzi di Allegri. Classifica alla mano, i rossoneri sono a rischio retrocessione. In quel di Milanello la bandiera bianca sventola prima che sia iniziato l’autunno. Dodici punti da recuperare sulla Juventus sono un’eternità per questo Milan. La squadra allo stato attuale delle cose non appare in grado di lottare per un posto in Champions. Di più, di questo passo il Diavolo rischia di rimanere escluso totalmente dall’Europa. Il ricordo va subito ai vari bis di Capello e Sacchi, dopo anni di trionfi in campo nazionale ed internazionale. Stagioni così si ripetono ciclicamente, quasi in maniera inevitabile. Dopo i fasti di Ancelotti e la breve parentesi Allegri, è ora di una nuova svolta. Una rivoluzione che abbracci corna e coda del Diavolo.

    CORNA – Mentre il Milan si disintegrava nel derby qualcuno se la spassava in Russia con l’adorato amico Putin. L’occasione era di quelle ghiotte: happy birthday Vladimir. La disaffezione del Presidente rossonero ha ormai raggiunto un punto di non ritorno. Non basta mandare Barbara al fianco di Galliani per mostrare la presenza della famiglia. Faccia, idee, soldi. Questo un Presidente deve fare, questo Berlusconi ha smesso di fare.

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    L’amarezza di un derby e la consapevolezza di cambiare pagina | ©OLIVIER MORIN/AFP/GettyImages

    CORPO – Il buon Galliani stavolta deve fare il mea culpa. Troppi acquisti insensati a centrocampo (leggi De Jong, Traorè, Costant, Montolivo), spendendo una cifra tra ingaggi e stipendi che avrebbe consentito alla società rossonera di prendere l’unico reale fuoriclasse italiano in mezzo al campo (leggi Verratti). Cedendo Ibrahimovic, va da sé fare una riflessione tecnica che ha come unico esito possibile la cessione contemporanea di Boateng. Adesso che il trucchetto è stato svelato in pochi busseranno nuovamente al Milan per averlo. Se realmente si vuole puntare sui giovani, lo si faccia, subito. Questa, la prossima, e forse l’altra ancora, sono stagioni perfette per riaprire un nuovo ciclo. El Shaarawy e De Sciglio sono soltanto due nomi in mezzo ad un oceano di talenti, italiani e non, che hanno le potenzialità per vestire la maglia rossonera. Il Milan deve tornare a riscoprire i vari Sheva, Kaka, Thiago Silva (aggiungiamoci anche Pato), senza andare a prelevare gli scarti di squadre come il Genoa.

    CODA – Inevitabilmente c’è anche l’allenatore. Il cambio di modulo tanto auspicato è finalmente arrivato, però alcuni problemi sono rimasti. Cambi privi di senso, calci piazzati costantemente letali, controllo della panchina quantomeno discutibile, scelte di uomini (leggi Boateng) non più condivisibili in quella posizione (leggi trequartista). Tutte le rivoluzioni che si rispettino hanno bisogno del loro capo. E Allegri, da buon gestore qual è, non è la persona più indicata per questo passaggio storico.

  • Giuseppe Biesuz o Claudio Fenucci? Ecco come possono cambiare il Milan

    Giuseppe Biesuz o Claudio Fenucci? Ecco come possono cambiare il Milan

    Rinnovata la squadra e messi a posto i conti, è l’ora di cambiare anche la dirigenza? Sembra essere questa la prossima mossa attesa dal Milan: tutto porta quindi a ipotizzare un restyling generale e non solo del parco giocatori e delle effettive ambizioni sportive in casa rossonera.
    Nello specifico, l’indiscrezione di mercato riguarda direttamente l’amministratore delegato Adriano Galliani, figura sino ad ora imprescindibile del Milan di Berlusconi e sua vera icona alla pari del del presidente così come di quella del più rappresentativo dei suoi calciatori. Sostituire l’amministratore a cui sono legati tanti successi: perché e soprattutto con chi? I motivi del cambiamento, a meno che dovuti alla volontà dello stesso a.d (indizi a riguardo potrebbero essere lo “scomodo” ingresso di Barbara Berlusconi in società, così come i rapporti ormai ai ferri corti tra Galliani e le frange più estreme del tifo rossonero) , risultano difficili da individuare se non nel voler svoltare definitivamente e dare un volto nuovo al management rossonero.

    Adriano Galliani addio al Milan? | ©ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images
    Quanto a competenza e a successi sportivi conseguiti la figura di Galliani è storica e indiscutibile, per non parlare della sua visceralità di tifoso d.o.c, e anche se negli ultimi anni altalenanti gli viene imputato qualche errore di troppo (vedi dei rinnovi di contratto troppo generosi e qualche cessione avventata), i meriti sono stati talmente tanti e l’arco temporale di azione è stato talmente lungo che pretendere la perfezione e l’assenza di qualche battuta d’arresto risulta davvero ingeneroso. Non ultimo, la stessa politica di austerity negli acquisti dettata dalla proprietà e dalla crisi altro non ha fatto che mettere in risalto l’abilità di far quadrare i conti dell’amministratore rossonero e di allestire contemporaneamente una rosa non stellare, ma competitiva. Sempre in ottica di cessione del club o di apertura a nuovi investitori quindi, privarsi di Galliani significherebbe agevolare un rinnovamento, con cui andrebbe a cozzare la sua figura di ingombrante plenipotenziario storico del club.
    In questa prospettiva si collocano anche i nomi dei papabili alla carica di amministratore: Claudio Fenucci e Giuseppe Biesuz, figure differenti appartenenti a mondi diversi, ma con la medesima carica innovativa.

    Il primo rappresenta una soluzione di continuità di competenze calcistico-professionali, essendo Fenucci l’attuale amministratore delegato della Roma calcio, con un passato dirigenziale nell’US Lecce: il suo è un profilo di competenza, e sicuramente meno “scomodo” di quello di Galliani, sempre in ottica di rinnovamento societario, che sembra godere dell’apprezzamento di Berlusconi. Biesuz invece è un nome nuovo per quanto riguarda l’affinità calcistica, se non per il suo dichiarato tifo per i rossoneri: egli infatti è un alto dirigente svizzero proveniente dalla Bialetti e dalla Richard Ginori e attualmente a capo della gestione del trasporto ferroviario in Lombardia. La sua candidatura certo evoca grande managerialità, ma il background non calcistico lascia un po’ a desiderare i più scettici.
    Sempre in ottica di cambiamento generale, la sostituzione dell’amministratore delegato potrebbe poi essere il preludio al ritorno in auge in casa rossonera di figure storiche del recente passato milanista (una su tutti Paolo Maldini) temporaneamente e non senza fatica accantonate dai piani societari, ma rivendicate un po’ a furor di popolo, e non solo per una questione di riconoscenza.
    Un’ultima suggestiva e ambiziosa ipotesi vede nell’allontanamento di Galliani, sino a non molti anni fa fiero sostenitore dei giocatori d’esperienza acquisiti sul mercato per puntare ai trionfi europei, la volontà di plasmare un Milan stile Barcellona, che si costruisce i campioni in casa, quindi a basso costo, in cui il ruolo di rilievo, anche in termini di sforzo economico per acquisirlo, spetta all’allenatore (in questo senso vanno le voci che vorrebbero Guardiola in rossonero).

  • Berlusconi rassicura Galliani “il migliore al mondo”

    Berlusconi rassicura Galliani “il migliore al mondo”

    Dopo le voci incontrollate dei giorni scorsi, è sceso in campo il Cavaliere Berlusconi per difendere l’immagine di un Milan sano e pacifico. Il numero uno dei rossoneri ha rispedito al mittente le malelingue che volevano Galliani al passo di addio, effetto di un amore ormai conclusosi tra lui e lo storico amministratore delegato. Fiducia incondizionata quella di Berlusconi nei confronti di chi da 26 anni è al timone di una tra le società più importanti in Europa e nel mondo, grazie anche al suo operato che negli anni è sempre stato apprezzato come uno dei migliori entro i confini nostrani. Il Cavaliere ha riconosciuto questo, sottolineando come Galliani sia uno dei “massimi manager calcistici a livello mondiale”. Oggettivamente possiamo anche convenire su quanto espresso da Berlusconi.

    Come dichiarato da molti ex rossoneri nella giornata di ieri, intervistati per rilasciare un’opinione sulle notizie circolate nelle ultime ore, per Galliani parla la bacheca dei trofei in Via Turati. Qualcuno potrebbe anche ricordare il fattaccio di Marsiglia, dove più di una persona il giorno dopo scrisse che a Galliani gli si fosse spenta più di una lampadina, ma un episodio (per quanto “storico”) non può intaccare un lavoro di oltre un quarto di secolo. Lo stile Milanè diventato unico. Sapienza con i media, trattative impossibili, colpi di teatro, un licenziamento ogni 10 anni, e possiamo continuare così per molte ore ancora. In tutto questo Galliani ha sicuramente svolto un ruolo fondamentale, se non decisivo. Però, lo dicevamo già ieri, qualcosa si è rotto.

    Galliani e Berlusconi, l’ultimo anno insieme? | ©Giuseppe Cacace/AFP/Getty Images

    Luca Serafini, esperto di faccende rossonere, ha voluto dire la sua in merito alla vicenda di un possibile licenziamento di Galliani da parte dell’ex presidente del Consiglio. Serafini ha spiegato come i rapporti tra i due non siano più idilliaci da tempo, dal 2006 per esattezza, una data piuttosto significativa. Siamo nel post Calciopoli, il Milan invischiato insieme ad altri club di Serie A e a rischio retrocessione. Alla fine fu soltanto una penalizzazione in classifica, ma da allora in Berlusconi qualche tarlo iniziò a consumare il feeling tra lui e Galliani.

    Ciò che potrebbe davvero portare alla fine di un amore pluridecennale è il capitolo allenatore. In tal senso Massimiliano Allegri è il tecnico della discordia. Dopo l’esperienza fallimentare di Leonardo al Milan, Berlusconi avrebbe comunque voluto proseguire quella linea già impostata in passato, e che rispondeva al motto “il Milan ai milanisti”. Ancelotti docet, 8 anni forse irripetibili nel breve periodo, che però hanno segnato profondamente l’immaginario collettivo dei dirigenti rossoneri. Allenatori preferibilmente provenienti da quel Milan sacchiano, con il Maestro a lanciare due dei tecnici che adesso sono considerati essere il meglio del made in Italy: Carlo Ancelotti e Antonio Conte (quest’ultimo non è mai stato a Milanello, ma l’avventura in Nazionale è stata particolarmente esaustiva).

    A Galliani è andata bene il primo anno, quando Allegri ha vinto lo scudetto, potendo comunque contare su un organico che non aveva forse pari in Italia. La scorsa stagione però non è andata poi così bene, specialmente se si ricordano le “smorfie” presidenziali durante il match contro il Barcellona a San Siro. L’inizio di questo campionato non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Non è il solo Allegri a ballare quindi, anche Galliani rischia la poltrona.

  • Biesuz per Galliani, l’ultimo ribaltone del Milan berlusconiano

    Biesuz per Galliani, l’ultimo ribaltone del Milan berlusconiano

    Nella serata di ieri la Milano bene è stata squarciata da una notizia che se fosse vera avrebbe del clamoroso. Il Milan di Berlusconi è pronto all’ennesima rivoluzione. Dopo aver stravolto la squadra in estate, il numero uno di Via Turati si appresterebbe ad “eliminare” quello che da tutti è considerato come l’autentico best seller rossonero: Adriano Galliani. Il nome del sostituto c’è già, ed è Giuseppe Biesuz. Sconosciuto ai più, Biesuz è in realtà un personaggio già noto nell’imprenditoria italiana. Nato in Svizzera nel ’62, Biesuz si laurea all’Università di Venezia Ca’ Foscari e da lì in poi inizia un’ascesa tale da essere chiamato oggi come il Super Manager svizzero. Tra le sue cariche più prestigiose possiamo citare ruoli di primo piano in aziende come Bialetti Bialetti e Richard Ginori. Da tre anni invece è l’amministratore delegato del nuovo gruppo Trenord, nato dall’accordo fra Trenitalia e Ferrovie del Nord, dedito alla gestione del trasporto ferroviario nella regione Lombardia.

    LA REGIA DI BARBARA– Quando parliamo della famiglia Berlusconi non possiamo non dimenticare lei, Barbara. Entrata in società ormai nel gennaio del 2011, la figlia di Berlusconi ha sempre ricoperto un ruolo scomodo per Galliani. A fare i conti adesso non c’è più lo storico ad rossonero, ma deve dar rendere conto (oltre a Silvio) anche alla figlia adesso. Va da sé che già questa è una novità piuttosto importante all’interno dell’organigramma societario di Via Turati. E la notizia data in esclusiva ieri da Dagospia non può non essere ricollegata alla presenza di Barbara in società. Qualcosa si è rotto tra Galliani e Berlusconi. Dalla scelta di Allegri al pasticcio Pato dello scorso inverno, crepe che oggi possono trasformarsi in un terremoto di proporzioni inusuali in quel di Milanello.

    Giuseppe Biesuz, l’anti Galliani scelto da Berlusconi | ©Marco Luzzani/Getty Images

    ANNO ZERO – Che al Milan sia l’anno zero non è difficile intuirlo. E nemmeno il futuro è ormai così indecifrabile. Da una parte l’azzeramento tecnico della squadra, che perdendo Ibrahimovic e Thiago Silva ha praticamente cancellato in una settimana ciò che in gergo si chiama valore assoluto. Il licenziamento di Galliani sarebbe la ciliegina sulla torta, una torta da offrire in pasto a chi vorrà acquistare questo Milan nuovo di zecca, azienda non più in perenne perdita e con il bilancio tornato ad essere quantomeno in pareggio. Da Vismara a San Siro, passando per le maglie dei calciatori, aleggia un marchio troppo “pesante” per essere considerato come un main sponsor uguale agli altri. L’accordo con la Fly Emirates è il primo assaggio di quello che potrà essere il Milan in un prossimo futuro non lontano. Manca un ultimo tassello, essenziale, per l’arrivo degli arabi: lo spazio per un nuovo stadio di proprietà.

    DOMANDA – Una domanda però sorge spontanea. Come può uno come Giuseppe Biesuz sostituire Adriano Galliani? Che affinità può esserci tra il calcio e qualche caffettiera? O peggio, tra il calcio e le porcellane? D’accordo anche Galliani non arrivava da Coverciano o da Oxford, ma il co-fondatore di Canale 5 aveva sicuramente più titoli rispetto a uno svizzero che ha vissuto tra cucine e ceramiche.

  • Cassano meglio di Pazzini, primo derby ai nerazzurri

    Cassano meglio di Pazzini, primo derby ai nerazzurri

    Alla sesta giornata di campionato la classifica marcatori dice: Cassano 4, Pazzini 3. I numeri dicono quindi che lo scambio estivo tra Inter e Milan sia stato fin qui favorevole ai nerazzurri. Sopratutto se consideriamo l’arco di tempo in cui i due sono andati a segno. Il milanista li ha realizzati tutti nei 90′ minuti del Dall’Ara, al suo debutto da titolare con la maglia rossonera. Il secondo invece li ha sapientemente smistati in queste sei incontri di Serie A. Tre dei quattro gol segnati da Fantantonio hanno portato a fine gara i tre punti per la squadra di Stramaccioni (Torino, Chievo, Fiorentina), e solo contro la Roma la sua marcatura si è rivelata inutile. A conti fatti quindi Cassano è due spanne sopra l’ex nerazzurro. Se poi aggiungiamo nell’analisi l’aspetto economico la situazione peggiora.

    Sette milioni, a tanto ammonta il conguaglio della società di Via Turativersato nelle casse dell’Inter al momento dello scambio dei due. Una cifra inizialmente ritenuta eccessiva dai tifosi del Milan. Con il senno di poi non avevano tutti i torti. Rimane comunque il fatto che l’acquisto di Pazzini serviva come il pane ai rossoneri, dopo la cessione di Ibrahimovic e gli obiettivi di mercato irrealistici per le finanze del Diavolo. C’è poi anche l’attenuante della preparazione fisica. Da quanto dichiarato dallo stesso Tassotti nel post partita di Milan-Cagliari, Pazzini non avrebbe ancora raggiunto una forma fisica decente e che le partite sono per lui un allenamento fondamentale per arrivare quanto prima al top della forma. In ultima analisi c’è anche il sistema di gioco proposto dal Milan in queste settimane, che di certo non aiuta l’ex bomber della Sampdoria. E quando la squadra non gira, l’attaccante principe non segna, è automatica l’equazione Pazzini=flop.

    Cassano al top con la maglia dell’Inter | ©ALBERTO PIZZOLI/AFP/GettyImages

    Dall’altra parte è normale l’equazione Cassano=top. Perché l’Inter viene da due vittorie consecutive, Stramaccioni sembra aver trovato la quadra, il rapporto tra giocatore e allenatore pare ottimo e così via.

    Bisogna anche ricordare però chi alla seconda giornata era pronto a bollare Cassano come acquisto insensato, mentre Pazzini il solito colpo di genio di Galliani. Questo poche minuti dopo la cocente sconfitta dell’Inter contro la Roma a San Siro e la prima vittoria in campionato del Milan al Dall’Ara di Bologna, proprio grazie alla tripletta del Pazzo. Fiumi di parole scritti, gente pronta a salire sul carro di Pazzini e abbandonare senza troppi patemi d’animo Cassano. Da quel 2 settembre è trascorso appena un mese. E fra sei giorni a San Siro c’è il derby.

    Vedremo nuovamente rimescolarsi le carte oppure gli strepiti della vigilia saranno confermati dall’ennesimo tonfo del Milan in questo avvio di stagione? Ormai non ci stupiamo di nulla. Di certo c’è quello che al primo ottobre i media dipingono: Cassano super, Pazzini problema. Le stesse parole usate non meno di 30 giorni fa. Non vogliamo pensare all’eventualità di un Milan vincente domenica. E nemmeno pensare ad un’eventuale vittoria dei rossoneri grazie ad un gol di Pazzini. Troppi titoli da cambiare, troppa carta da buttare. Allegri rimane, Stramaccioni sulla graticola, Cassano flop, Pazzini super, Galliani idolo, Branca incapace. No, davvero troppo.

  • Milan, Allegri squalificato c’è Tassotti in panchina

    Milan, Allegri squalificato c’è Tassotti in panchina

    In questi giorni la discussione del momento sembra essere la possibilità di vedere Allegri saltare dalla panchina rossonera: secondo quanto si vocifera infatti Silvio Berlusconi vorrebbe cambiare allenatore e avrebbe già preparato una lista di probabili sostituti. Tra i pochi c’è anche Mauro Tassotti, eterno vice che ha fatto da secondo a molti dei tecnici che sono passati dal Milan: proprio per queste insinuazioni il fedelissimo rossonero ha voluto lasciare qualche dichiarazione per far tornare la calma.

    Come Adriano Galliani anche lui ha spiegato di essere dalla parte di Massimiliano Allegri ma, a detta di molti non potrebbe fare diversamente: poche ora fa il vice-allenatore ha spiegato la situazione del Milan, cercando di far capire a tutti che l’aria non è proprio delle migliori e che le partenze di molti giocatori hanno messo in difficoltà la società come mai era successo in tutti gli anni precedenti.

    Mauro Tassotti © Marco Luzzani/Getty Images

    A spingere sul fronte Tassotti ci ha pensato poi anche la Lega: il giudice sportivo Giampaolo Tosel ha infatti squalificato per una giornata Allegri e soprattutto, il ricorso presentato dal Milan è stato respinto, costringendo il tecnico ad assistere al match contro il Cagliari dalla tribuna. A guidare Robinho e compagni sarà quindi il vice-allenatore che potrebbe riuscire a sfatare il tabù San Siro: questa potrebbe essere l’occasione giusta per mettersi in mostra e far scattare Berlusconi che è ad un passo dal cacciare il livornese. Ma riguardo questa ipotesi Tassotti ha voluto precisare che in casa rossonera non c’è alcuna intenzione di cambiare lo staff dichiarando:

    “Io dopo Allegri? Mi spiace venga messo in discussione. Sono legato a Massimiliano, lo ritengo uno dei migliori allenatori che il Milan abbia mai avuto. Tra le mura rossonere non c’è l’opzione di cambiare tecnico: bisogna invece pensare positivo anche perchè l’unico modo per ripartire è quello di lottare con il coltello tra i denti. Ora è più facile giocare in trasferta che in casa, perché è diverso essere fischiati dai propri tifosi. Ci sono sempre stati vicini, anche se qualche fischio è legittimo se lo spettacolo non piace”.

  • Galliani conferma Allegri ma al Milan c’è la lista dei sostituti

    Galliani conferma Allegri ma al Milan c’è la lista dei sostituti

    Continua la striscia negativa del Milan che, dall’avvio del campionato ha totalizzato tre sconfitte ed una sola vittoria: nella giornata di ieri è infatti arrivata anche l’Udinese a mettere il bastone tra le ruote al percorso di Massimiliano Allegri che sembra essere sempre più lontano dalla panchina rossonera. Nonostante Adriano Galliani sembri essere dalla parte del tecnico, i rumors sono tanti ed è impensabile che i vertici del club di Milano non abbiano ancora pensato a sostituire l’allenatore visti i risultati pessimi contro squadre come la Sampdoria e l’Atalanta. Nel match di ieri i miglioramenti in campo si sono visti ma di certo le partenze di Ibrahimovic e Thiago Silva non potranno essere sempre la scusa a delle prestazioni sottotono e al grande nervosismo che si è creato in queste settimane, visibile agli occhi di chiunque anche per il gesto di Boateng.

    A quanto pare infatti Silvio Berlusconi avrebbe pensato da molto tempo di togliere la guida del Milan ad Allegri ma a tenerlo buono è stato continuamente Galliani che vuol dare un’ulteriore chance al tecnico che in questi anni ha comunque portato a casa dei buoni risultati. La prova del nove sarà di certo la partita di mercoledì dove tutti si aspettano una vittoria dai rossoneri: nel match contro il Cagliari è proprio impossibile pensare ad un’ennesima sconfitta anche se la fortuna ed il campo di San Siro sembrano aver voltato le spalle ad Ambrosini e compagni.

    Massimiliano Allegri © VINCENZO PINTO/AFP/GettyImages

    Si vocifera infatti che dopodomani sarà il giorno decisivo e, dietro ad Allegri sembrano esserci pronti tanti altri a prendere il suo posto: in primis c’è Mauro Tassotti, conosciuto solamente per essere stato il vice allenatore di quasi tutti quelli che sono passati dal Milan. Perde punti invece Filippo Inzaghi che, dopo la lite vera o non vera è ritornato ad allenare i suoi giovani talenti continuando la prima esperienza ai piani bassi visto anche che dovrebbe mettersi a guidare giocatori che fino al mese scorso hanno condiviso tutto e di più con lui. Il presidente è noto a tutti che vorrebbe Pep Guardiola ma, a mettere una croce sopra il nome dello spagnolo è sia l’elevato stipendio richiesto che la volontà di continuare il proprio anno sabbatico dopo l’addio al Barcellona. Per tutti queste ragioni e soprattutto visto che di allenatori d’alto livello ne sono rimasti pochi liberi, pare che Berlusconi dovrà accontentarsi o di Allegri o di Tassotti, quest’ultimo ovviamente a tempo determinato fino a conclusione di questa stagione.

  • I perché della lite Allegri-Inzaghi

    I perché della lite Allegri-Inzaghi

    In casa Milan non si parla d’altro. La lite Allegri-Inzaghi è sicuramente l’argomento del giorno. Una notizia rilanciata in esclusiva nel pomeriggio da Novastadio e diventata nello spazio di pochi minuti una bomba ad orologeria, grazie anche ad un social network come Twitter. Il portale d’informazione rossonero Milannews ha immediatamente dato risalto al “fattaccio”. Il tutto è avvenuto nel pomeriggio di ieri, quando Allegri si è presentato al Centro Vismara, dove si tengono le sedute di allenamento del settore giovanile rossonero. Il tecnico livornese, accompagnato dal responsabile dell’area tecnica Filippo Galli, era andato a salutare i colleghi di Milanello, fra cui lo stesso Filippo Inzaghi, attuale allenatore degli Allievi Nazionali. Allegri avrebbe rivolto il saluto a Superpippo, ma quest’ultimo, ignorandolo, ha continuato come se niente fosse l’allenamento (secondo una prima ricostruzione offerta dal giornalista del Corriere dello Sport Furio Fedele).

    Ciò ha mandato in bestia il Conte Max, che avrebbe apostrofato in maniera poco elegante Inzaghi con un colorito “pezzo di m.”.  L’ex attaccante del Milan non si sarebbe fatto pregare, rispondendo per le rime, dopo aver trascorso gli ultimi due anni ai margini della squadra durante la gestione Allegri (senza dimenticare che fino a giugno scorso c’era un certo Zlatan Ibrahimovic in rosa). Chi ha assistito al violento diverbio tra i due tecnici, riferisce inoltre che i due sarebbero venuti quasi allo scontro fisico. L’aggravante è ovviamente che il tutto dovrebbe essere avvenuto davanti ai ragazzi allenati da Inzaghi (sebbene quest’ultimo particolare sia stato negato dallo stesso Filippo Galli).

    Filippo Inzaghi sulla panchina degli Allievi Nazionali | ©Marco Luzzani/Getty Images

    Il nervosismo e la tensione alle stelle degli ultimi giorni hanno tirato un brutto scherzo ad Allegri, che sente la sua panchina traballare ad ogni nuova ora. L’atteggiamento di Inzaghi non è andato giù al livornese, lo stesso Inzaghi che i media danno in pole-position per raccogliere il posto vacante dell’ex Cagliari (ricordiamo che lo stesso tecnico degli Allievi ha compiuto un’importante apertura per la panchina della Prima squadra, offrendo la propria disponibilità). I due non si sono mai amati, complici anche le due esclusioni consecutive dalla lista Champions nell’ultima stagione.

    In serata è arrivato un comunicato stampa della società rossonera, il quale smentisce la lite tra Inzaghi e Allegri (di solito è questa la prassi). Sono quindi arrivate le stesse dichiarazioni ufficiali di Galliani, che ha raccontato di aver parlato con entrambi e che questi abbiano minimizzato l’accaduto. Come conseguenza l’allarme è rientrato. Sì, ma per quanto?

  • Milan Niang e Bojan, acquisti razionali?

    Milan Niang e Bojan, acquisti razionali?

    Ieri sera Galliani è atterrato dalla Francia con il nuovo acquisto del Milan, M’Baye Niang. Classe ’94, il talentuoso attaccante francese sbarca in Italia per una cifra vicina ai 2,5 milioni di euro. In compagnia dell’ad rossonero, l’ex calciatore del Caen ha cenato da Giannino, l’ormai famoso ristorante milanese che funge da ufficiosa sede operativa per il numero due di Via Turati. Dopo aver mosso i suoi primi passi nel Bel Paese è iniziata la corsa a trovare l’aggettivo che meglio lo qualifichi. In virtù di una mancanza generale di informazioni sul suo conto (fino a maggio giocava nella Serie B francese, per altro senza essere un titolare fisso della propria squadra), ci si è affidati al look e alla carta d’identità, strumenti che spesso e volentieri possono trarre in inganno anche i migliori addetti ai lavori.

    Come Balotelli e HenryGli accostamenti più scontati che potesse offrire il panorama calcistico europeo sono stati quelli più abusati dai media e profani. Stazza imponente, inusuale per un ragazzo della sua età, longilineo e veloce, muscolatura lunga, ed ecco che il richiamo al nostro Supermario diventa inevitabile. Poi si sbircia la carta d’identità e alla voce nazionalità si legge francese. Per chi ha un briciolo di nozione calcistica diventa così semplice l’altro paragone banale, ovvero Niang è come Henry quando l’ex fuoriclasse dei Gunners aveva 17 anni.

    M’Baye Niang | ©DAMIEN MEYER/AFP/Getty Images

    Parola all’esperto C’è chi però non è d’accordo con entrambe le valutazioni espresse dai giornalisti nostrani. Si chiama Johann Crochet, penna di Eurosport, il quale si chiede la logica dei 2 milioni di euro versati dal Milan nelle casse del Caen dal momento che Niang è soltanto un buon giocatore e nulla più. Crochet si è poi domandato perché la società rossonera non abbia dato un’opportunità ad un ragazzo della Primavera (riferendosi nello specifico a Simone Andrea Ganz), soluzione a costo zero e che avrebbe dato i medesimi frutti  del 17 enne transalpino. Ha ribadito infine la propria convinzione nel ritenere che Niang fra due mesi verrà bocciato da Massimiliano Allegri e spedito nella Primavera rossonera allenata da Dolcetti. I tifosi del Milan possono fare gli scongiuri.

    Incompatibilità C’è poi un’ultimo ma non meno importante problema. Adesso che M’Baye Niang è a tutti gli effetti un calciatore rossonero, e come dichiarato da Galliani si allenerà con la Prima squadra, chi giocherà nel ruolo di punta centrale? Gli attaccanti del Milan che possono ricoprire quel ruolo sono tre: Alexandre Pato, Giampaolo Pazzini e Niang. La logica farebbe propendere l’ago della bilancia sul nome dell’ex blucerchiato. E allora perché bruciare un ragazzo di 17 anni in maniera così scriteriata? Quando poi tornerà Pato (salvo nuovi infortuni), M’Baye Niang verrebbe a trovarsi come terza scelta.

    Arriva anche Bojan Nel frattempo si è sbloccata la trattativa per l’arrivo di Bojan a Milano. Dopo che Galliani aveva rivelato come Allegri tenesse in alta considerazione l’ex blaugrana, ecco arrivare la fumata bianca per il trasferimento in prestito dalla Roma. L’incontro tra Sabatini e la dirigenza rossonera avvenuto questa mattina a Milano ha avuto esito positivo. Bojan è atteso nel capoluogo lombardo entro la serata per firmare il contratto che lo legherà ai rossoneri fino al termine della stagione 2012-2013. Un altro acquisto che va ad aggiungersi a quello di Niang e che moltiplica i dubbi intorno all’operato della società. Avendo già Robinho, El Shaarawy e Pato in rosa, perché acquistare un’altro attaccante con caratteristiche simili a quelle dei tre appena citati? Se Allegri continuasse sulla strada del 4-3-1-2, quattro attaccanti ogni domenica resterebbero in panchina. In particolare però la domanda è questa: al Milan servivano davvero due attaccanti o era preferibile concentrare le energie per l’acquisto di un forte mediano da posizione davanti alla difesa?

  • Milan Kaka non basta. Crisi societaria e squadra senza carattere

    Milan Kaka non basta. Crisi societaria e squadra senza carattere

    La sconfitta di ieri contro la Sampdoria ha elencato difetti e lacune di un Milan formato mini. Chi si aspettava il miracolo è rimasto deluso. La diffidenza intorno alla squadra di Allegri è tanta, inutile nascondercelo. Tale disaffezione ai rossoneri deriva da mille fattori. In primis l’undici sceso in campo ieri pomeriggio al Meazza. Una difesa da brividi, un centrocampo incapace di creare un gioco e i tre “attaccanti” lì davanti ad improvvisare un altro mestiere. Vedere Boateng con la maglia numero dieci sulle spalle offrire una prestazione a tratti irritante non è stato sicuramente il massimo della vita per chi ha acquistato un abbonamento di svariate centinaia di euro (tribuna o curva è indifferente). Un Milan senza un vero numero 10 è un Milan che ha venduto, oltre l’anima, anche la sua storia al Diavolo. Si è passati dalle verticalizzazioni del primo anno, ai lanci lunghi per un Ibrahimovic che ormai è distanti migliaia di km dall’Italia. In tempi non sospetti Berlusconi ha chiesto al proprio allenatore un gioco simile a quello del Barcellona. Le direttive del presidente sono state bypassate dallo spogliatoio in qualcosa di irriconoscibile. I primi 45′ del match sono stati da “Profondo rosso”.

    Kaka non bastaLo striscione che campeggiava in Curva Sud e che invitava gli altri tifosi ad avere pazienza nei confronti di Galliani aspettando il 31 agosto lascia il tempo che trova. Non si capisce perché l’ultimo giorno d’estate venga visto come un’oasi nel deserto, come se dovesse succedere qualcosa di eccezionale. Il mondo rossonero non è più lo stesso di due anni fa. Ventiquattro mesi orsono Galliani poteva permettersi un viaggio in Spagna e convincere Ibra ad accettare un contratto da 9 milioni di euro netti a stagione. Ed oltre allo svedese si prendeva anche il lusso di mettere la ciliegina sulla torta targata Robinho con un’operazione da 18 milioni di euro. Bene, il tempo delle favole a lieto fine è terminato da tempo. Adesso il Milan può puntare a Niang, può anche prendere Kaka, ma la crisi regna sovrana.

    massimiliano allegri | ©claudio villa/Getty Images

    Scelte societarie Tifosi e tecnico hanno capito poco o niente di quest’estate rossonera. Prima la nefasta promessa sulla permanenza di Thiago Silva e Ibrahimovic, poi l’attacco frontale ad Allegri da parte di Galliani al triplice fischio dell’amichevole americana contro il Real (con annesso tormentone Solbiatese), per finire al potenziale clamoroso autogol con Ze Eduardo, altro scoglio nel magma ghiacciato tra Galliani e il livornese. Come riunire una coppia che fino a pochi mesi fa pareva indistruttibile? No, Kaka non basta.

    Una squadra vuota Kaka non basta perché i tempi di Maradona sono finiti. Un solo uomo non fa la differenza, specialmente in questo Milan. Oltre ad un problema di tecnica (la già citata numero 10 è un esempio chiarificatore), c’è un altro grande punto interrogativo intorno agli uomini scesi in campo ieri pomeriggio: chi crede allo scudetto? Boateng crede allo scudetto? Montolivo crede allo scudetto? Abbiati crede allo scudetto? Allegri crede allo scudetto? Il Milan crede allo scudetto? DOpo le cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva forse non più. Magari Pellegatti continua a crederci, Serafini idem, ma chi va in campo no. E’ un male difficile da estirpare. La mente, si sa, è il motore di tutto. La paura di cadere nel baratro della mentalità da provinciale è innegabile. Più che Kaka ci vorrebbe il mago Houdini.