Non si sono dissolte le polemiche in casa Sunderland e nel calcio inglese relative all’ingaggio di Paolo Di Canio. Anzi tutt’altro, il nuovo manager dei black cats, soprannome di quelli del Sundeland, ha convocato una conferenza-stampa alle 8 del mattino per chiarire alcune cose con i tabloid inglesi, ma il tentativo del tecnico italiano non sappiamo ancora quanto sia servito al momento. L’impressione è che ancora una volta in suo favore dovranno parlare i risultati, altrimenti si andrà incontro ad una polemica aperta e senza fine. Non sono stati teneri nei suoi confronti i giornalisti inglesi, anche e soprattutto lo stesso editorialista del Financial Times Simon Kuper, che ha scritto diversi libri sul rapporto tra il calcio e la politica. La polemica innescata da Miliband con le sue dimissioni ha scatenato il “furore”, così come hanno detto gli inglesi, intorno a Di Canio.
Tuttavia, l’ex-calciatore laziale non è nuovo ad esser al centro delle polemiche, né quando giocava nel campionato italiano né tantomeno nella sua vasta esperienza nel calcio britannico. Ovviamente le polemiche riprese con clamore e con dovizia di particolari dai giornalisti inglesi stanno incendiando la discussione in queste ore. Ma Di Canio aveva professato le sue idee politiche ed aveva il tatuaggio del Duce già quando era un idolo con la maglia di West Ham, un idolo talmente acclamato da mettersi addirittura ascrivere libri, ed anche quando ha ricoperto con grande entusiasmo il ruolo di manager dello Swindon Town, club che l’allenatore romano ha portato in una sola stagione dalla League Two alla League One, cioè la nostra I Divisione di Lega Pro.
Ma l’ambiente qui a Sunderland potrebbe essere completamente diverso. I biancorossi vantano il 7° pubblico della Premier League come media spettatori, anche se navigano nelle zone basse della graduatoria ed alcuni suoi tifosi reduci della Seconda Guerra Mondiale ed ex-minatori ed ex-operai dei cantieri navali hanno restituito al club la loro tessera di abbonamento. Loro non vogliono essere allenati da un fascista. Una questione, dunque, che si va facendo complicata, anche se Di Canio continua a ripetere: “Qui non siamo in Parlamento e penso al bene del Sunderland”. Intanto il boss del Sunderland il texano Short conferma la fiducia nella sue scelte, mentre domenica Di Canio esordisce nientemeno che a Stamford Bridge contro il Chlesea.