Quando le nostre squadre escono dalle coppe facendo magre figure e mostrando il fianco ad avversari sulla carta nettamente inferiori i tanti opinionisti e giornalisti che ruotano intorno al pallone escono fuori con statistiche, proclami, diagnosi e possibili cure. I temi più ricorrenti però sono in linea di massima sempre due: il primo legato alla mancanza di coraggio delle nostre società di affidarsi e lanciare i giovani, il secondo altamente correlato è legato all’età media degli organici delle nostre big. Negli anni scorsi il Milan e adesso anche l’Inter si sono trovati a dover fare una scelta radicale e abozzare una scelta radicale o piuttosto prediligere la continuità rinnovando contratti faraonici ai big in rosa come una sorta di gratitudine. “Con in senno di poi” se l’Inter nella scorsa stagione avesse ragionato di testa e non con il cuore dalle cessioni di Maicon e Milito avrebbe guadagnato un capitale interessante da reinvestire e puntellare l’organico. In questa stagione poi a chieder rinnovi e a batter cassa sono due punti cardine dei nerazzurri: Lucio ed Eto’o . Il difensore, adesso impegnato in Coppa America, ha il contratto in scadenza nella prossima stagione e con 33 primavere alle spalle chiede un triennale da 6 milioni, contro i 4,5 attuali, forte delle richieste del Chelsea. Eto’o, invece, ha il contratto in scadenza nel 2014 con un ingaggio netto di 10,5 milioni di euro e nonostante lo straordinario apporto dato nell’ultima stagione in nerazzurro vorrebbe aver la garanzia di poter giocare da prima punta e non da esterno come fatto nella stagione con Mourinho. Il camerunense pare possa interessare al City che oltre a garantirgli un ingaggio maggiore farebbe di Eto’o il punto cardine dell’attacco. Che fare in questi casi? Il MIlan ha rimandato il problema proponendo contratti annuali ma ha comunque deciso di perdere Andrea Pirlo in segno di rottura con il trand del passato, l’Inter sembra invece in una morsa combattuta tra il passato e il futuro.