In un’intervista concessa a La Stampa, l’ex direttore sportivo della Juventus con il dente avvelenato Alessio Secco ha voluto togliersi qualche sassolino dalla scarpa: in particolare, accusato dai media per lo scarso mercato effettuato negli ultimi anni e vistosi addossare tante colpe non sue venendo utilizzato come capro espiatorio, l’ex dirigente bianconero non le manda a dire difendendo il suo operato da ds negli anni di permanenza in bianconero raccontando alcuni retroscena di mercato:
- “Avevo preso Mascherano, nel gennaio 2007: sarebbe venuto in prestito, anche in B. Mi dissero che non si poteva, perché la proprietà del cartellino era un intreccio tra persone e società, e la Juve ha un codice etico. Lui si mise a piangere.
Van der Vaart nel 2009 e Cassano, tre e due anni fa, l’avevamo in mano. Ma c’erano perplessità da parte di qualcuno: invece sapevo che Antonio non era più un enfant terrible“.
L’imputazione maggiore di cui viene accusato è stata la scelta di aver preferito Poulsen a Xabi Alonso:
- “Si decise per quel tipo di giocatore: costava la metà, ma il prezzo non c’entrò nulla. Fu una decisione a livello collegiale, come sempre: io, Ranieri e Blanc e il cda. Il problema è che la gente mi investiva di un potere che non avevo: in società come la Juve, la gestione degli acquisti è democratica, diciamo. Frutto di decisioni collegiali“.
Secco però sa di aver fatto un buon lavoro e va fiero soprattutto di due acquisti: “Sissoko e anche Diego, nonostante l’anno passato” è fiducioso sulle potenzialità di Felipe Melo: “Non si gioca per caso nel Brasile. É un ottimo giocatore” e infine confessa infine di essere stato vicino all’ingaggio di Giampaolo ma che la proprietà gli preferì Ferrara.