“Non ce la faccio più. Avrei voluto continuare, ma non è più possibile. Ormai penso a una giocata e non riesco più a realizzarla come vorrei. E’ arrivato il momento di dire basta, ma è comunque stato bellissimo“.
Queste le parole dell’attaccante brasiliano al quotidiano Estadao de Sao Paulo. Ronaldo, uno dei giocatori simbolo del calcio contemporaneo e uno degli attaccanti più forti di tutti i tempi, è stato l’idolo dei tifosi interisti prima che questi prendesse la decisione di andare via da Milano per trasferirsi al Real Madrid (ricorderete tutti il pianto a dirotto del Fenomeno in quella che fu poi la sua ultima partita dopo 5 anni di Inter, una scena che ha fatto il giro del mondo e che fu immortalata in prima pagina su tutti i quotidiani non solo italiani, quando fu richiamato in panchina dall’allora tecnico Hector Cuper nel giorno, forse, più triste della storia nerazzurra quando la sconfitta suicida all’ultima giornata all’Olimpico di Roma il 5 maggio del 2002 contro i gemellati della Lazio per 4-2 costò loro lo scudetto poi vinto dalla Juventus) ma soprattutto quella di provare l’esperienza sulla sponda rossonera del Naviglio.
Ronaldo, che chiude la sua carriera con 374 reti segnate in 538 partite divise tra Cruzeiro, Psv Eindhoven, Barcellona, Inter, Real Madrid, Milan e Corinthians, può vantare in bacheca 2 Palloni d’Oro (1997, 2002), 2 Mondiali (1994, 2002) e due Coppe America (1997, 1999) con il Brasile, 1 campionato spagnolo e 1 Coppa Intercontinentale con il Real Madrid, 1 Coppa delle Coppe con il Barcellona e 1 Coppa Uefa, unico trofeo vinto con l’Inter, nella stagione ’97-’98 nella finale di Parigi contro la Lazio oltre a diversi trofei nazionali nelle squadre in cui ha militato e a detenere il titolo di capocannoniere della storia dei Mondiali con 15 gol realizzati in 4 partecipazioni.