Quando ci sono in palio poltrone e carichi importanti (e conseguenti guadagni), che si tratti di politica o calcio, valgono i colpi bassi. E’ quello che sta succedendo per le imminenti elezioni per la presidenza dell’AIA (Associazione Italiana Arbitri) che avverranno a novembre che vedono lo scontro tra l’attualmente presidente Marcello Nicchi, eletto nel 2009 con 163 voti a favore su 319 disponibili, e Robert Anthony Boggi, che ricopre la carica di osservatore per la CAN A (Commissione Arbitro Nazionale per la serie A). Proprio quest’ultimo, attraverso un comunicato stampa, avrebbe dichiarato di aver sporto denuncia alla procura federale per i metodi non propriamente democratici usati da Nicchi per convincere i dirigenti elettori a confermare la sua fiducia.
CHI E’ BOGGI – Roberto Anthony Boggi è nato in America, precisamente a New York nel 1955. Ricopre il ruolo di arbitro in serie A dal 1990 al 1999, diventando internazionale nel 1996 fino a fine carriera. Dietro la scrivania si cimenta come designatore degli arbitri della vecchia serie C (ora diventata Lega Pro) nella stagione 2006-2007, interrompendo però questo incarico a stagione in corso a causa di contrasti con l’allora presidente dell’Aia Gussoni. Questo testimonia un carattere forte e deciso, visto che anche la sua carriera da arbitro si interruppe per disaccordi con la nuova politica messa in atto per gli arbitri professionisti. Per un breve periodo è stato anche osservatore degli arbitri Uefa.
L’INCHIESTA – Ora è tutto nelle mani della procura federale che potrebbe decidere di sospendere le nuove elezioni al vertice dell’Aia o deferire i protagonisti. Si ascolteranno i dirigenti che hanno confermato di aver subito delle minacce da Nicchi per avere i voti necessari per la sua riconferma alla presidenza. Quest’ultimo ha commentato con poche e semplici parole “chi parla di minacce e intimidazioni se ne dovrà assumere le responsabilità: senza prove, per me ha commesso un’azione diffamatoria” lanciando quindi una frecciatina al suo sfidante Boggi.
Boggi – Nicchi, la sfida è solo all’inizio e a circa un mese dalle elezioni (se la procura federale non decide di sospenderle) sono attesi altri colpi bassi. D’altronde, come accennato all’inizio, le poltrone importanti fanno gola.