Razzismo in Russia: Roberto Carlos bersaglio principe di un fenomeno sociale

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Roberto Carlos

Il fenomeno razzismo resiste, sfortunatamente, a tutte le latitidini ed a tutte le temperature. Anche nella fredda Russia, anche se in questa stagione il clima è più temperato, non pare esservi limite alla indecenza di alcuni comportamenti da stadio che, come spesso si dice, riflettono ciò che accade nella società civile. In Russia, infatti, i fenomeni di discriminazione razziale, soprattutto nei confronti di asiatici ed africani sono una realtà tristemente attuale, così come testimonia l’inchiesta dell’inviato dell’ Onu, Diène, dalla quale è risultato che – dall’inizio di quest’ anno i crimini contro gli stranieri hanno fatto registrare un incremento del 33%. Spesso, infatti, gli esponenti di minoranze etniche sono bersaglio di fenomeni di violenza e pestaggio, soprattutto connessi a frange dell’ estrema destra neonazista, i cosiddetti skinheads.

Roberto Carlos | © ladimir Pesnya/Epsilon/Getty Images
In particolare, tali episodi si verificano al termine delle gare di calcio, soprattutto se la squadra di casa (soprattutto a Mosca ed a San Pietroburgo) perde a causa di un gol di un giocatore africano o asiatico. Un odio irrefrenabile e, naturalmente, assolutamente insensato e deprecabile, che ha avuto per la seconda volta come “vittima” sul campo di calcio, un campione come Roberto Carlos. Durante il match fra la sua squadra, il Anzhi Makhachkala, ed il Samara, valida per la 15 esima giornata del campionato russo, il brasiliano è stato colpito da una banana, tirata giù dagli spalti da parte di un esagitato tifoso del Samara: Roberto Carlos, indignato, ha subito rilanciato il frutto verso gli spalti ed ha poi deciso di abbandonare il terreno di gioco prima del finale di gara. Il club avversario, il Samara, ha presentato le scuse ufficiali al terzino e si è impegnato per rintracciare l’ autore del disgustoso gesto, per punirlo anche pecunariamente. Per Roberto Carlos, però, nonostante la solidarietà ricevuta, resta l’amarezza per essere stato nuovamente protagonista di un episodio del genere, dopo quello accaduto nel mese di Marzo durante una partita fra la sua squadra e lo Zenit San Pietroburgo. In quell’ occasione, il club di Spalletti fu multato ed al responsabile venne vietato di assistere a tutte le altre partite dello Zenit. In questa occasione, il brasiliano si augura, almeno, che si riesca a rintracciare lo sconsiderato autore del gesto, e che la punizione che gli verrà inflitta sia un monito per disincentivare comportamenti di tal genere in futuro. Si ha però l’ impressione che, purtroppo, sarebbe soltanto una piccola goccia in un mare di odio dilagante verso le minoranze razziali, un problema culturale che meriterebbe di essere affrontato dai vertici politici del Paese, concretamente: è sconcertante pensare, infatti, che il 60% dei russi dichiari – quasi con orgoglio – di essere xenofobo e che l’antisemitismo ed il razzismo siano visti quasi come un fenomeno folkroristico dai mass media russi e dalla satira televisiva. Un fenomeno che, però, di folkroristico ha davvero ben poco, soprattutto perchè in alcuni casi ha causato la morte di innocenti studenti ( l’ ultima, il 7 Aprile scorso ) o di una bambina di nove anni pugnalata al petto da una banda di minorenni, soltanto perchè “colpevole” di appartenere all’ etnia tajik. Un problema serio, dunque, e di portata molto vasta, che va al dilà della rivalità calcistica sugli spalti, e che, soprattutto, non può essere sminuito definendolo come un “fenomeno isolato”. [jwplayer config=”60s” mediaid=”83327″]

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