Atletica leggera, pallanuoto e basket: tre sport diversi ed egualmente affascinanti che si legano tra loro per una vicenda che sembra essere uscita dalla penna di uno scrittore. E’ un romanzo di famiglia, scritto con la passione per lo sport e che ha come filo conduttore non solo la stoffa dei fuoriclasse ma l’amore.
Una storia fatta di DNA vincente o, detto in altri termini, quando l’essere campioni è un affare di famiglia: due generazioni, l’una figlia dell’altra e con radici a Francavilla al Mare (CH), che hanno scritto o promettono di scrivere pagine indelebili nel romanzo denominato ‘Sport italiano’. Il protagonista maschile, Daniele Fontecchio, è stato padrone dei 110 ostacoli di casa nostra dall’81 all’86 (10 ori complessivi tra 110 m hs e 60 m hs nei Campionati italiani assoluti o indoor); la sua metà, Amalia Pomilio detta Malì, è stata una delle più grandi giocatrici del basket tricolore con numerosi allori personali (120 presenze in maglia azzurra) o di squadra (due Scudetti e due Coppe dei Campioni con Vicenza) nel suo curriculum. Che in questa famiglia i geni fossero speciali è fatto risaputo: Malì è infatti figlia di Vittorio, in passato nazionale di basket e giocatore della Stella Azzurra Roma, nipote di Gabriele,grande manager, consigliere federale e accompagnatore del Settebello, e cugina di Amedeo, pallanuotista oro olimpico, europeo e mondiale.
Da una coppia così non poteva dunque non nascere una prole di potenziali fuoriclasse dello sport. Luca e Simone, questi i nomi ei componenti della seconda generazione di fenomeni, terza se consideriamo quella di nonno Vittorio, hanno seguito, sportivamente parlando, le orme della mamma inseguendo un sogno che ha le fattezze della palla a spicchi. In un’epoca nella quale il basket tricolore vive un momento difficile, nonostante 3 suoi esponenti siano alfieri della NBA (Bargnani, Gallinari e Belinelli), le nuove speranze italiane sono affidate anche a Luca e Simone. Il primogenito, Luca classe 1991, si è trasferito giovanissimo a Bologna, sponda Virtus, ed attualmente è protagonista in una squadra satellite delle V Nere, l’Ozzano in A dilettanti, per completare il suo percorso di maturazione ed imporsi alla ribalta nazionale come il teatino Stefano Mancinelli, anche lui un passato nella città felsinea ma sponda Fortitudo (attualmente milita nell’Olimpia Milano).
Simone, il più piccolo essendo nato nel 1995, è arrivato da poco alla Virtus, sulle orme del fratello, dopo esser cresciuto nel Vivavilla e nell’Amatori Pescara. E’ già un giocatore chiave della Virtus Ugf Banca under-17 e della Nazionale italiana under-16, ma ciò che ha stupito è la grande maturità tecnico-tattica per un cestista della sua età (è un’ala/guardia di 197 cm). Di recente è stato selezionato per il camp internazionale del Jordan Brand Classic, svoltosi a Londra, dove i 50 migliori prospetti europei prescelti dalla Nike si sono ritrovati (due soli gli italiani presenti).Un predestinato, insomma, e chissà se tra qualche anno vedremo il primo abruzzese calcare da protagonista i mitici parquet dell’Olimpo del Basket, la NBA…