Puzzle sport. Samuel Eto’o, the champ from and for Africa

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E’ tra i più forti attaccanti dell’epoca contemporanea ed attualmente il miglior calciatore africano, con fondate prospettive di diventare il più grande calciatore del Continente Nero di tutti i tempo scalzando dal primi posti di questa speciale graduatoria il liberiano George Weah ed il connazionale Roger Milla: Samuel Eto’o, centravanti dell’Inter con successi personali e collettivi conquistati anche con le maglie di Barcellona (soprattutto) e Real Madrid, ha scritto pagine indelebili della storia del calcio e si appresta ad entrare di diritto nell’Immortale Gotha Planetario del Football.

Un autentico fuoriclasse, insomma, che alle straordinarie giocate sul rettangolo verde unisce un impegno sociale di primo spessore in favore di chi è meno fortunato grazie alla Fondazione che porta il suo nome e che opera in ausilio dei bambini del suo Paese nativo, il Camerun. In una lunga intervista-confessione al Magazine ‘Sette’ del Corriere della Sera (num. 11 del 17 Marzo 2011), Eto’o parla a tutto tondo del suo impegno sociale.

Samuel e la sua Fondazione: “l‘obiettivo è aiutare i bambini del Camerun, il mio Paese, però, se c’è bisogno, non guardiamo all’età di chi ha bisogno. Sono nato in mezzo al bisogno, vengo da una famiglia povera. Con la Fondazione (www.fundacionsamueletoo.org) voglio offrire ai bambini cure mediche, istruzione e attività sportiva. Un bambino sano e istruito ha molte più possibilità di avere una vita decente”.

Samuel e la situazione politica africana attuale: “la mia speranza, come quella di tutti, è che quanto stia accadendo serva per un cambiamento in meglio. Chi scende in strada in Egitto, Tunisia, Libia chiede democrazia, lavoro e libertà. Ma tutto deve accadere nell’interesse di quei popoli, non di nuove elite o, peggio, di poteri stranieri. Per tutta l’Africa l’autodeterminazione è stata un passaggio importante ma, poi. Alle dominazioni straniere si è sostituita la dominazione di pochi”.

Samuel, l’immigrazione ed il razzismo: “chi non è mai stato in Africa non può capire a che livello è arrivata la disperazione degli africani. Ogni estate porto in Camerun degli amici europei, gente che non lo dice ma che nella propria testa magari pensa ‘perché non se ne stanno a casa loro invece di venire qui?’. Una volta sul posto ,cambiano opinione. (…) Per troppi africani non c’è futuro, c’è solo la morte. Ecco perché salgono sulla prima barca che può portarli in Europa. Tanto, morire per morire, vale al pena di rischiare. Non hanno niente da perdere. Li capisco. Io non ce l’ho con gli italiani che pensano ‘questi vengono a portarmi via il lavoro’. Ce l’ho con chi non fa nulla per risolvere il problema, i governi africani come i governi occidentali. Senza dimenticare la cooperazione: le onlus raccolgono tanto denaro ma tutti questi soldi in Africa non si vedono”.

Samuel e l’educazione dei figli: “il rispetto è il valore più importante che ci sia. Cerco di insegnare loro a decidere seguendo i loro desideri. Io non ho avuto molte possibilità di scegliere. Mio padre mi diceva: fai così, questo è giusto, questo è sbagliato. Non critico mio padre, erano altri tempi , altre condizioni economiche. Il mio unico obiettivo è che i miei figli siano felici e pensino ‘che papà meraviglioso abbiamo’ “.
Complimenti Samuel, Fuoriclasse dentro e fuori il campo!

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