Da quella maledetta notte tra il 13 ed il 14 Febbraio, il trascorrere dei giorni non fa che incrinare sempre di più la sua posizione, la sua reputazione, la sua credibilità. Oscar Pistorius ed il suo “Mito” non esistono più, indipendentemente dal corso che la giustizia farà: la sua immagine è compromessa anche solo dall’ombra dell’omicidio intenzionale della sua fidanzata, ed a questo quadro già di per sè terribilmente grave si aggiunge anche la notizia del ritrovamento nella sua abitazione di una mazza da cricket insanguinata utilizzata probabilmente da Pistorius per sfondare la porta del bagno in cui la povera fidanzata si era rinchiusa per provare a scappare, oppure da lei stessa per provare a difendersi dalla furia di Pistorius. A ciò si aggiunge anche la notizia della telefonata di Pistorius ad un amico, Justin Divaris, prima di telefonare all’ambulanza: secondo quanto riferito dallo stesso Divaris, in quella telefonata Pistorius avrebbe confessato l’omicidio di Reeva Steenkamp supplicandolo: “portami via, ho ucciso la mia bambina”. Infine, ma non per importanza, il ritrovamento di sostanze dopanti ed in particolare di steroidi anabolizzanti, nella sua abitazione di Pretoria. Le sostanze dopanti sarebbero state assunte da Oscar Pistorius probabilmente per finalità sportive e, in tal senso, sarebbero state una delle cause del suo raptus omicida, un’esplosione di rabbia innescata dagli effetti collaterali di quegli anabolizzanti assunti. Per far luce su questo aspetto, l’atleta sudafricano è già stato sottoposto ai prelievi del sangue necessari a verificarne la presenza ed i risultati delle analisi verranno resi noti nei prossimi giorni.
Doping e omicidio, un mix esplosivo per disgregare e frantumare in mille pezzi colui che era un ragazzo ammirato in tutto il mondo per la sua grande forza di volontà, per la sua tenacia nel volersi sentire normale e gareggiare con gli atleti non paralimpici, nonostante fosse costretto a fare i conti con le sue due protesi, in gara e nella vita. Un connubio che mostrava la faccia buona di questo ragazzo ventiseienne e che, però, è stato spazzato via bruscamente in una notte buia ed ancora misteriosa. Pian piano che i giorni trascorrono continuano ad emergere tasselli sempre più inquietanti che continuano ad aprire crepe su crepe nella sua possibilità di dimostrare la non volontarietà dell’omicidio che, ad oggi, pare assai improbabile anche a causa di alcuni “segnali” che sembrano divenire sempre più importanti, rappresentando dei “campanelli d’allarme” inascoltati fino alla notte di San Valentino.
Basti pensare che, qualche settimana fa, in un elegante ristorante di Johannesburg, Oscar Pistorius si trovava a cena in compagnia del pugile professionista Kevin Lerena che fu protagonista, suo malgrado, di uno strano incidente rivelato in questi giorni alla stampa sudafricana.
Oscar Pistorius, infatti, al ristorante avrebbe afferrato la pistola di un amico per dargli un’occhiata e tolse la sicura dall’arma: improvvisamente, partì un colpo che rimbalzò in terra e per pochi centimetri non colpì il pugile ad un piede. Pistorius si accorse della gravità della sua negligenza e, secondo quanto racconta lo stesso Kevin Lerena, si scusò immediatamente della leggerezza del suo gesto, che avrebbe potuto avere gravi conseguenze.