Terrificante verità svelata qualche ora fa dalla “Gazzetta dello Sport” che è andata retroattivamente a vedere i bilanci del Parma Football Club dal 2006 ad oggi. I ducali si sono indebitati in tutto questo tempo per una cifra pari a 197,4 milioni di Euro lordi e 96,5 milioni netti. Il crack è tutto da imputare alla gestione precedente, quella di Tommaso Ghirardi ma ad oggi con questi dati alla mano è facile capire perché, anche dopo la cessione della società, ancora il futuro societario degli emiliani sia terribilmente nebuloso e tanti si defilano dal progetto Dastraso.
Secondo l’indagine del quotidiano sportivo nella stagione 2006/07 la situazione debitoria era considerata “normale” con una chiusura in passivo di 16 milioni, poi negli anni a seguire è avvenuto il disastro contraddistinto dal crescendo del segno negativo. La stagione successiva infatti il debito si è raddoppiato (31,8 milioni) e nel 2008/09 addirittura si era già vicini ai 100 milioni di Euro di debiti per poi aumentare ancora e ancora fino alla terrificante realtà di oggi che è vicina ai 200 milioni di Euro di debito.
I revisori contabili di Audirevi che hanno stimato il bilancio del 2014 nella loro relazione lasciano un commento che lascia interdetto chiunque e porge ai profani tifosi che oggi seguono con trepidazione gli sviluppi domande inquietanti sul futuro dei ducali, ma non solo perché è eloquente che dalle dichiarazioni scritte nella suddetta relazione che è il sistema calcio che ancora oggi finanziariamente progredisce in bene e in male senza un vero e proprio controllo.
“A causa degli effetti connessi alle incertezze descritte nel precedente paragrafo, non siamo in grado di esprimere un giudizio definitivo sul bilancio d’esercizio del Parma Football Club al 30 giugno 2014”.
Come è possibile che una società di calcio possa arrivare a questo punto ancora oggi senza nessun campanello d’allarme lanciato dalle istituzioni che governano il mondo interbancario? Come è possibile che venga ammesso il progredire del marcio finanziario in una attività che oggi molto più di ieri rappresenta per indotto e per ricavi derivanti da esso una parte importante dell’economia di un territorio?
Dopo la crisi bancaria spagnola alla quale ha contribuito pesantemente anche l’indebitamento dei top-club iberici si pensava che il Fair-Play finanziario tanto invocato dalla UEFA fosse la panacea di tutti i mali, ma è evidente che nemmeno l’occhio lungo del massimo organismo calcistico europeo possa arrivare a scovare tutti i problemi così come è altrettanto evidente che il sistema calcio italiano non è garantito da fidejussioni bancarie e crediti ipotetici a copertura di acquisti milionari e minusvalenze così come si voglia far credere.
E dire che l’Inter, prima squadra che nella gestione Moratti aveva speso cifre folli, indebitandosi oltre misura per vincere il Triplete, avrebbe dovuto fare scuola e da monito per gli avventurieri del calcio, ma non è stato così. L’Inter, che tra diritti televisivi e ricavi vari è nettamente superiore al Parma, dopo cinque anni ed un nuovo proprietario è ancora in affannosa risalita e questo fa pensare che per il Parma sarà durissima, salvo miracoli finanziari dei nuovi padroni.