Il weekend nero di Paolo Cannavaro, Napoli ko e ansia sentenza

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Paolo Cannavaro, ansia per la sentenza calcioscommesse | © Ed Jones/AFP/GettyImages

Per il Napoli e per il suo capitano Paolo Cannavaro  la vigilia di Napoli-Bologna non può essere stata delle più serene, considerando l’attesa per la sentenza del filone partenopeo di scommessopoli, legato alla tentata combine di Sampdoria-Napoli del 2010 promossa da Matteo Gianello, ex portiere azzurro, ma rifiutata con sdegno da Paolo Cannavaro e Grava. Ciò che, però, rischia di compromettere la stagione dei due – con una squalifica che verrà formalizzata oggi e che sembra probabile sarà di sei mesi – è l’omessa denuncia del loro compagno di squadra.

Una vicenda che avrà turbato di certo i due, ed in particolare il capitano azzurro, legato in maniera più che viscerale alla squadra, la sua squadra, la sua città. Paolo Cannavaro appare come un ragazzo pacato ed equilibrato, cresciuto con l’esempio di un fratello più famoso che ha preso il volo ben presto: lui, invece, ha deciso di restare, di credere nel progetto partenopeo e di diventarne il simbolo, con la fascia al braccio. Una vicenda simile, per un ragazzo di profondi valori e principi come Paolo Cannavaro può essere devastante, perlomeno nell’animo, anche se all’esterno si cerca di far trapelare il meno possibile, forse anche per non turbare l’intero ambiente con i propri crucci: capitan Cannavaro conosce bene la piazza e sa che ogni emozione, positiva o negativa che sia, verrebbe amplificata e, pertanto, ha deciso di non esternare nulla sul proprio stato d’animo, nell’attesa di conoscere quale dovrà essere il suo destino.

Paolo Cannavaro, ansia per la sentenza calcioscommesse | ©  Ed Jones/AFP/GettyImages
Paolo Cannavaro, ansia per la sentenza calcioscommesse | © Ed Jones/AFP/GettyImages

L’unica voce libera di esprimere, in maniera mediata, le sue sensazioni è quella del suo legale Luciano Ruggiero Malagnini che non ha perso occasione per criticare anche aspramente l’operato del procuratore federale Stefano Palazzi che ha “calcato la mano con i tesserati e punisce poco le società, un aspetto che secondo i codici non è giusto”. Come lo stesso avvocato Malagnini ha precisato, il target minimo di squalifica in questi casi è di sei mesi, mentre il massimo fino ad un anno ma l’aspetto assolutamente insolito nella questione è che per la responsabilità oggettiva della società Napoli il procuratore federale ha proposto un punto di penalità, mentre la Disciplinare sembra orientata verso i due punti anche se “la regola dice che bisognerebbe partire da tre”.

In questo clima di attesa e di tensione, la partita di ieri in posticipo tra Napoli e Bologna ha mostrato in maniera molto nitida lo stato d’animo degli uomini di Walter Mazzarri. La testa non era libera, la concentrazione non era massima: solo così è possibile spiegare una sconfitta interna per 2-3 maturata in maniera tanto rocambolesca. Prima il vantaggio bolognese, poi il pari e la rimonta napoletana, e poi il nuovo pari del Bologna con euro-gol in sforbiciata di Konè ed il nuovo vantaggio definitivo dei rossoblu, con Daniele Portanova al rientro dopo aver scontato quattro mesi di squalifica per omessa denuncia.

Una sorta di scherzo beffardo per Paolo Cannavaro, una coincidenza amara che può essere considerata un modo per ricordargli che oggi conoscerà il suo destino, un risultato che per la squadra significa prima sconfitta casalinga e secondo ko di fila, oltre che veder allontanarsi la vetta della classifica che, con la penalità eventuale, potrebbe divenire ancora più distante.

L’attesa snervante, perlomeno, è finita: oggi la sentenza sgombererà il campo dai dubbi.

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