Nell’Italia dei campanilismi e delle rivalità locali, ogni Derby ha un suo perché, delle motivazioni che lo rendono particolarmente sentito per chi lo vive in prima persona e che affascinano gli osservatori esterni che possono cogliere nel confronto interessanti sfaccettature e curiosità, conoscendo per mezzo del calcio peculiarità “locali” che permettono di compiere un viaggio negli usi e costumi, negli aspetti linguistici e nelle tradizioni gastronomiche. Il derby Palermo-Catania racchiude alla perfezione tutti questi aspetti, incarnando una rivalità calcistica che rappresenta soltanto la punta visibile dell’iceberg che porta con sé uno scorcio di Sicilia.
Palermo è il capoluogo di regione, il luogo del potere e dei palazzi di governo regionale, che porta con sé una tradizione culturale di primissimo livello frutto del lontano Regno delle due Sicilie, di cui ne fu la capitale prima di Napoli. Catania è stata spesso ribattezzata la “Milano del sud”, in particolare nel periodo di massimo splendore degli anni ’70, ma ancora oggi la sua economia si fonda sul suo polo industriale e tecnologico dell’Etna Valley, giusto per creare un parallelo con la più celebre Silicon Valley americana.
Aristocrazia contro borghesia, per semplificare all’osso le caratteristiche del passato, che oggi vengono ad essere in parte sfumate, ma che ancora oggi si ripercuotono in una differente impostazione della mentalità: più marcatamente isolani i palermitani, più aperti al “Continente” i catanesi anche se anche nella città etnea è forte l’attaccamento alle radici ed alle tradizioni sicule.
Radici che vengono declinate su diversi aspetti ma, in particolare, sul fronte enogastronomico che rende le due città celebri in tutto il mondo, simboleggiata egregiamente dai cannoli. Sul prodotto dolciario siculo per eccellenza, le due città si contendono da sempre il primato, pur adoperando una ricetta molto simile, differenziata dalle caratteristiche della ricotta (ricotta zuccherata a Catania e crema di ricotta a Palermo) e nella decorazione: canditi all’arancia a Palermo, granella di pistacchi a Catania. Le ragioni del campanilismo culinario, però, non si limitano al cannolo ma si estendono anche alla cassata, alla ricetta della “pasta alla Norma” ed ai celeberrimi ”supplì di riso” che i catanesi declinano al maschile ed i palermitani al femminile: arancini contro arancine.
Catania è Sicilia orientale, affacciata sul Mar Ionio all’ombra dell’Etna che rende la zona pianeggiante ricca dei celebri agrumeti, Palermo è Sicilia nord-occidentale, con i monti in prossimità del mare a dipingere i magnifici scorci della spiaggia di Mondello.
Catania è la città devota alla martire Sant’Agata e le dedica una grande festa ogni 5 Febbraio, fatta di religione e folklore, che coinvolge tutta la città agitando fazzoletti bianchi al grido di “cittadini, semu tutti devoti tutti”. Palermo venera Santa Rosalia che viene celebrata il 14 Luglio con una grande processione che attraversa la città, e che ha il suo culmine rituale nel momento in cui il sindaco della città depone i fiori ai piedi della santa, affermando “viva Palermo e Santa Rosalia”.
Un dualismo totale, dunque, che questa sera in campo vedrà in campo due squadre che faranno di tutto per avere in predominio isolano in un match ad alta intensità emozionale, il più sentito da queste parti nonostante la differente situazione di classifica con cui le due squadre si presentano. Inoltre, Palermo-Catania di quest’anno è ancora più pepato del solito, grazie al botta e risposta fra Lo Monaco (ex ds catanese ed attuale amministratore delegato del Palermo) ed il presidente etneo Pulvirenti, polemizzando sull’attribuzione dei meriti connessi alla forza del Catania attuale.
Alla vigilia, il Catania sembra favorito a fronte del suo settimo posto in classifica che lo distanzia di ben otto lunghezze dal Palermo, attualmente in piena zona salvezza ma, come spesso accade, nei derby le premesse vengono stravolte e le sorprese non mancano mai: fischio d’inizio di Palermo-Catania, questa sera alle 20.45 allo Stadio Barbera, per lo spettacolo di un Derby che vive ben aldilà dei novanta minuti.