Non diciamo un’eresia se credessimo che per Oscar Pistorius la gara di ieri sera sia stata la più bella ed emozionante di tutte le altre. Avrà pure perso, la finale potrà guardarla soltanto in tv, ma la semifinale dei 400m di ieri sera verrà sempre ricordata dall’atleta sudafricano. E non importa quanto abbia fatto segnare il cronometro al termine della gara, non importa se i primi due hanno chiuso il giro di pista due secondi prima, ciò che vale è il dopo. Emozioni a non finire per Pistorius, con tutto il pubblico dello stadio olimpico ad acclamare il suo beniamino, che soltanto nella giornata di ieri aveva conquistato la storica qualificazione alle semifinali, chiudendo al secondo posto la gara valida per i quarti di finale.
Oscar Pistorius è stato letteralmente portato in trionfo. Non capita tutti i giorni che ad un atleta ultimo classificato venga riservata una tale standing ovation. Un intero Paese si è commosso ieri sera, guardando il suo ragazzo lottare per una medaglia con i cosiddetti “normodotati”, definizione orrenda se mi consentite. Oscar era lì, in ultima posizione, consapevole però che stava correndo per la storia, con un sorriso grande come la sua forza di volontà, che in questi anni l’ha portato fin qui, a Londra.
Una scena da brividi, che neanche il miglior regista di Hollywood avrebbe potuto girare, quando il primo classificato (Kirani James ndr) ha voluto scambiare il suo “cartellino” con quello di Pistorius.
Ora noi non sappiamo chi vincerà l’oro, l’argento e il bronzo, però ieri sera abbiamo visto qualcosa di più di un banale podio a tre, con inni e mazzolin di fiori vari. Ieri un intero stadio ha idealmente consegnato ad Oscar Pistorius la medaglia della vita, una medaglia che difficilmente rivedremo nelle prossime edizioni dei Giochi Olimpici, perché forgiata di un metallo prezioso: l’unicità.
La semifinale dei 400m più intervista di Oscar Pistorius e scambio di “maglia”
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