Contro questi Thunder c’è poco da fare: Oklahoma City batte per la quarta volta consecutiva i San Antonio Spurs, si aggiudica gara 6 e chiude i conti della Finale di Western Conference vincendo la serie per 4-2. I neo campioni dell’Ovest sono la prima squadra a qualificarsi per la Finale NBA dei playoff 2012, un risultato che dopo le prime 2 partite della sfida vinte dai texani sembrava quasi sfumato. Ma il talento, la forza fisica e mentale, la determinazione del team di coach Scott Brooks alla fine sono emerse prepotentemente e non hanno lasciato scampo ai neroargento che si sono dovuti inchinare al cospetto degli avversari.
Si tratta della prima Finale NBA nella storia della giovane franchigia dell’Oklahoma, nata nel 2008 dalle ceneri dei Seattle SuperSonics, la quarta complessiva (un titolo vinto nel 1979) se si considera invece la storia unificata delle 2 città (l’ultima dei Sonics risale alla stagione 1996 conro i Chicago Bulls di Michael Jordan persa per 4-2). E proprio come il grande M.J. che fece grandi quei Bulls, ora è il turno di Kevin Durant a prendersi lo scettro di “Re” della NBA, un talento puro, un fenomeno che alla guida dei giovani Thunder rischia seriamente di usurpare il trono di sua altezza Jordan. A soli 23 anni (classe 1988, compirà 24 anni a fine settembre), nessuno nella Lega può mettersi al pari del numero 35 di Oklahoma City che sembra proprio destinato a dominare la NBA nelle prossime 10 stagioni.
Il match è in sostanza una sintesi della serie: gli Spurs scappano via nei primi 2 quarti ma vengono ripresi e poi superati nella ripresa. Tony Parker in avvio è scatenato ed in 12 possessi texani firma 7 canestri e 5 assist, guidando i suoi compagni al provvisorio +18 (48-30), prima di andare al riposo lungo in vantaggio di 15 punti (63-48). I neroargento giocano bene, Duncan è il perno a centro area e Stephen Jackson è chirurgico dalla distanza (9/15 nelle triple per gli ospiti alla fine del primo tempo) e la truppa di coach Popovich sembra essersi ritrovata dopo i 3 KO di fila.
Il secondo tempo però è un monologo dei Thunder e di Durant: dopo aver concesso 63 punti in 24 minuti, nei successivi 24 la difesa di Oklahoma City tiene a soli 33 punti dal campo l’attacco neroargento, K.D. inizia a segnare da ogni posizione ed in ogni modo, sciorinando il suo vasto repertorio di attaccante di razza, semplicemente inarrestabile per qualsiasi difensore. Il primo parziale in avvio di terzo periodo fa capire quanto le cose siano cambiate: 11-2 Thunder per ritornare a contatto, solo 18 punti per San Antonio nel terzo quarto ed il punteggio torna in equilibrio (81-80 per gli ospiti).
Match punto a punto fino a 3 minuti dalla sirena, poi Harden e Fisher portano l’inerzia dalla parte dei padroni di casa, con 2 triple, per il provvisorio +6. A 75 secondi dalla fine Parker firma il 99-103 che restituisce qualche speranza agli uomini di Popovich, che però sbagliano i 3 tiri successivi (tra cui una tripla di Jackson, perfetto fino a quel momento dalla lunga distanza con uno stupefacente 6/6). E così Perkins, con una schiacciata a 24 secondi dal termine, può sigillare il trionfo dei Thunder (107-99 il risultato).
M.V.P. del match senza ombra di dubbio è Kevin Durant autore di 34 punti, 14 rimbalzi 5 assist 2 stoppate con 9/17 al tiro, 4-8 da 3 e 12-15 ai liberi, ma i numeri non riescono neanche a spiegare la sua bravura, la sua completezza tecnica (superiore) ed il suo essere sempre decisivo nei momenti cruciali della partita, una caratteristica che lo accomuna ancora di più con il suo illustre predecessore Jordan! Il segreto del suo successo sta nella testa, un ragazzo dal cuore d’oro, educato e disponibile, legato profondamente alla mamma (come sempre a bordo campo per ogni sua gara) con la quale ancora vive assieme. Non siamo di fronte al solito “esaltato” giocatore NBA, ma ci troviamo davanti ad una persona che non gradisce le luci della ribalta se non quelle del parquet, il suo habitat naturale. A dare supporto al numero 35 dei Thunder ci pensano i soliti Westbrook (25 punti) ed Harden (16), ma importanti sono anche i 10 punti di Ibaka (e la sua difesa) ed i 9 punti di Fisher. Agli Spurs non basta Parker (29 punti e 12 assist), nè Duncan (25 punti e 14 rimbalzi) e neanche un chirurgico Jackson (23 punti e 6/7 da 3), opaco Ginobili con soli 10 punti.
Oklahoma City diventa campione della Western Conference, un trionfo meritato (anche se ora va completata l’opera) che parte da lontano, esattamente da Seattle, anno 2007, con la fortunata Lottery che assegna ai SuperSonics la scelta numero 2 al Draft, spesa per chiamare Kevin Durant (ad oggi i Blazers si mangiano le mani per aver chiamato con la numero 1 assoluta Greg Oden). Nell’anno seguente a Seattle arrivano le scelte di Westbrook ed Ibaka (il congolese è lasciato un altro anno a giocare in Spagna), il team si trasferisce tra mille polemiche (ancora non completamente finite, e forse non finiranno mai!) ad Oklahoma City ed aggiunge un’altro talento grazie al Draft, quello di James Harden. Sam Presti, il G.M., costruisce una vera e propria corazzata, il resto è storia recente. Ed a Seattle (per la franchigia) e in maniera minore a Portland (per Durant), lo sconforto è grande e lascia solo l’amaro in bocca. Non ad Oklahoma City dove la gente è completamente innamorata ed impazzisce per questi Thunder da 10 e lode.
RISULTATI FINALI CONFERENCE NBA PLAYOFF 2012, 6 giugno:
Oklahoma City Thunder-San Antonio Spurs 107-99
Okl: Durant 34, Westbrook 25, Harden 16
S.A.: Parker 29, Duncan 25, Jackson 23
LE SFIDE DELLE FINALI DI CONFERENCE:
Eastern Conference:
2) Miami Heat vs 4) Boston Celtics serie 2-3 Celtics
Western Conference:
1) San Antonio Spurs vs 2) Oklahoma City Thunder serie 2-4 Thunder (Oklahoma City accede alla Finale NBA)
GLI HIGHLIGHTS:
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TOP 5:
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