Dopo 24 ore di prigionia, nella nottata di ieri 10 Giugno, è stato liberato dai suoi rapitori il centrocampista Nigeriano di proprietà dell’Udinese, Christian Ododo, che era stato sequestrato nella mattinata di Sabato da un gruppo di guerriglieri armati nei pressi di una Chiesa che pretendevano, in cambio del rilascio, il pagamento della somma di 150 mila euro.
Sembra che, dopo aver pagato il riscatto, nella giornata di ieri è giunta la notizia della liberazione del giocatore, così come confermato dalla sua famiglia. Ad annunciare il lieto fine di questa spiacevole vicenda è stata la fidanzata del calciatore la quale subito dopo il rilascio ha telefonato il procuratore del ragazzo, Bruno Carpeggiani, per dargli la buona novella: “E’ libero, sta bene, è accanto a me nell’auto, abbiamo pagato un riscatto“. Le prime parole di Obodo, riferite dal fratello Kenneth che lo ha già incontrato sono state “Ringrazio Dio, ora non posso dire nint’altro, soltanto ringraziare Dio“.
Lo stesso fratello del giocatore avrebbe fatto sapere, poche ore più tardi dal rilascio, che i sequestratori erano in 5, tre dei quali sono già stati catturati dalle forze dell’ordine, ma, assicura Kenneth, “non è stato pagato alcun riscatto“. Intanto, intervenuto ai microfoni di SkySport24, Christian Obodo ha raccontato la sua terribile esperienza:
“Non mi hanno liberato sono riuscito a scappare. Quando sono arrivato in Chiesa alcuni uomini incappucciati mi hanno preso. Mi hanno portato in mezzo alla foresta, non si vedeva niente. Mi hanno coperto la faccia e mi hanno ordinato di chiedere il riscatto alla mia famiglia. Tre di loro sono andati a ritirare il denaro, ma nel frattempo sono stati catturati. Uno è rimasto con me ma ad un certo punto aveva il cellulare scarico. Vedendo che i tre non facevano ritorno, l’altro rapitore mi ha portato fuori dove ha recuperato un cellulare di una ragazza e ha chiamato. Non appena io dall’altra parte del telefono ho sentito che gli dicevano ‘uccidi Christian perché gli altri sono stati arrestati’, ho deciso di rischiare, l’ho spinto ed è caduto in un burrone e sono scappato. Successivamente ho chiesto aiuto e sono stato riconosciuto. Poi anche l’altro complice è stato arrestato. Comunque a organizzare il sequestro è stata una delle tante persone che io ho aiutato. Fortunatamente tutto è andato bene, ma è stata una pessima esperienza, che non dimenticherò mai e che mi ha insegnato a vedere le cose in maniera diversa“.