Era nell’aria da molti giorni a questa parte ma ora la notizia trova riscontro e fondamento: i Golden State Warriors sono ufficialmente in vendita.
L’azionista di maggioranza Cristopher Cohan ha infatti dato mandato all’agenzia GSP, leader nel campo della compravendita di titoli sportivi, di cercare possibili nuovi acquirenti per rilevare le quote della franchigia californiana con sede ad Oakland.
Non è la prima squadra ad essere messa in vendita in questo periodo di crisi per gli Stati Uniti, ma la notizia ci può dare lo spunto per qualche riflessione. Innanzi tutto le cessioni di queste squadre (poche settimane fa il grande Michael Jordan ha acquistato i Charlotte Bobcats in grossa crisi economica, New Jersey sembra destinata ad essere rilevata dal magnate russo già proprietario del CSKA Mosca in Europa, Detroit pare avviata sulla stessa strada e si sta cercando un acquirente disposto ad accollarsi i debiti della squadra) non giovano alla Lega perchè chi subentra nel possesso del titolo non investe nella squadra ma ripiana solo i debiti e tiene basso e contenuto il monte salari.
E sugli stipendi ci sarebbero da dire tantissime cose: in Italia ci si fa meraviglia di chi percepisce 10 milioni di euro all’anno (tutto lecito, per carità sono cifre da abbassare drasticamente negli anni a venire per scongiurare un collasso economico nazionale) ma negli States ci sono giocatori che percepiscono 23 milioni di dollari più “spiccioli” all’anno. Ecco perchè si sta cercando di intervenire sulla contrattazione collettiva per dimezzare o quantomeno ridurre questi esosi compensi. Situazione difficile che potrebbe portare, se non verrà trovato un accordo nella prossima stagione al “lock-out”, ovvero lo sciopero dei giocatori con paralisi del campionato di basket come già avvenuto qualche anno fa (fu disputata una stagione da sole 50 partite invece delle canoniche 82 per via della “serrata”).
Misteri che sicuramente non troveranno mai risposta e che era doveroso affrontare ed analizzare; auguriamo ai tifosi Warriors di non subire lo stesso atroce destino dei tifosi Sonics visto che il Commissioner ora gradirebbe una franchigia nella città di Las Vegas e potrebbe “favorire” qualche grande acquirente di quelle zone per poi spostare i Warriors.
Nella scelleratezza della lontana America sembrava giusto approfondire un argomento che ha toccato la sensibilità di chi scrive già qualche anno fa visto che la passione per il basket d’oltreoceano lo avevano portato a tifare per una squadra che ora non ha più il suo nome, i suoi trofei, la sua storia e i suoi colori cancellati senza il minimo scrupolo (da un insensibile “patròn”) con un gelido colpo di spugna, dovendo sperare (ma illudendosi giorno dopo giorno) che in un tempo lontano i suoi Sonics potranno ritornare nel mondo della pallacanestro che conta e sui parquet più prestigiosi.