E’ arrivato il giorno, il suo giorno; quel giorno che tanti allenatori nell’arco della loro carriera sognano di vivere. E’ il giorno di Antonio Conte presentato a Roma come nuovo Commissario Tecnico della Nazionale Italiana. L’ex allenatore bianconero, al fianco del Presidente della Figc Carlo Tavecchio, ha firmato in diretta il contratto che lo legherà alla federazione per le prossime due stagioni.
“Sono emozionato perchè al mio posto vorrebbero esserci tutti gli allenatori di questo Mondo. E’ la Nazionale più importante insieme al Brasile. Sono orgoglioso del fatto che il Presidente abbia pensato a me”. E aggiunge ancora: “Non pensavo di rientrare in pista dopo 35 giorni. Volevo fare un aggiornamento tattico in giro per l’Europa e aspettare un top club europeo. Facendo le dovute riflessioni, capendo l’entusiasmo di Tavecchio lui ha capito di aver fatto breccia nel mio cuore. Sapete che anche a me piacciono le sfide”.
Parlando della parola vittoria Conte ha dichiarato: “La vittoria è una dolce condanna, io vivo per la vittoria. Sapete benissimo quale è la differenza tra vincere e perdere. E’ come vivere o morire. Io voglio portare qui la mia mentalità, cercare di fare capire la differenza tra vincere e perdere, o vincere e pareggiare”.
Sul rapporto con i club l’ex allenatore della Juventus ha dichiarato: “Vorrei essere un C.t. che si rapporta con club e allenatori, se vogliamo crescere è giusto che l’allenatore della Nazionale vada incontro all’allenatore del club. Bisogna parlare dei tipi di allenamenti, sulle condizioni di un giocatore. Penso che facendo cosi i rapporti possano crescere e si possa costruire qualcosa di importante”.
Sull’aspetto tecnico queste le parole del neo C.t.: “I giocatori arrivano dall’esperienza non positiva, ma abbiamo buoni giocatori che vanno fatti diventare una squadra. In questo modo il gap tecnico rispetto agli altri può essere colmato. Mi piacciono le sfide ardue, come quando arrivi in Serie A con la Juventus. Anche oggi arrivo in un periodo non semplice, abbiamo bisogno di risollevarci”.
Sulla fine del rapporto con la Juventus ha detto: “In ogni rapporto stai insieme quando partecipi su tutto. Quando si consumano i rapporti bisogna dire la forza di dire basta per il bene di tutti. Servono anche gli attributi per capire queste cose”.
E ancora sul suo futuro staff: “ Oggi la cosa più importante è dare certezza alla squadra, c’è poco tempo per inventarsi le cose. Ho in mente di ripercorrere quanto fatto alla Juventus. La base sarà quella di ripartire dalle certezze. Sono convinto che sarà una grande dote per la Nazionale. A me, giovani o non giovani, serve gente che corre e faccia quello che chiedo. Lo staff è al completo, valuteremo solo la figura del preparatore dei portieri in questi giorni”.
Sulla panchina azzurra è arrivato un condottiero con tanta fame di vittoria, con tanta grinta e un non conoscitore della parola sconfitta. Ora al C.t. il compito, non facile, di inculcare nella testa di chi indosserà la maglia della nazionale la voglia, la determinazione, il saper essere parte integrante del progetto. Due eliminazioni nella fase ai gironi dei Mondiali non sono più ripetibili.