Morte Donato Bergamini, per i Ris fu omicidio volontario

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Donato Bergamini

Era il 18 Novembre 1989 quando l’allora calciatore del Cosenza, Donato “Denis” Bergamini, morì in un tardo pomeriggio di una grigia giornata di pioggia all’età di soli 27 anni, sulla Statale 106 Ionica, nei pressi di Marina di Roseto Capo Spulico, paesino ai confini fra la Calabria e la Basilicata, investito da un camion che transitava lì, quando Bergamini si trovava sul ciglio della strada.
Uno scenario fitto di mistero che, in questi lunghi anni, ha destato molti dubbi da parte della famiglia del calciatore e di coloro che hanno seguito l’inchiesta, sollevando soprattutto un delicato interrogativo: suicidio o omicidio?

L’indagine avviata dopo il decesso, inizialmente parlava di omicidio colposo da parte del conducente del camion, “per imprudenza alla guida” anche se la ragazza che in quel momento si trovava in compagnia di Bergamini, e con la quale il calciatore aveva una relazione, Isabella Internò, ha sempre sostenuto che Denis si sarebbe volontariamente lanciato contro il camion in movimento, nell’intento – dunque – di suicidarsi. Una dichiarazione quella della ragazza, unica testimone, che creò da subito qualche crepa profonda nell’indagine, lasciando intendere la possibilità che, dietro al gesto del calciatore, ci potessero essere delle ombre molto oscure, dal totonero, al calcioscommesse, alla droga, a questioni familiari e personali, il tutto reso ancora più plumbeo dall’ingombrante ombra della ‘ndrangheta.

Un’ipotesi, quella del suicidio che, dunque, la famiglia Bergamini non accettò mai, esprimendo il suo dissenso soprattutto per voce della sorella maggiore di Denis, Donata, e del padre del calciatore: secondo i familiari, infatti, si sarebbe trattato di omicidio volontario, e non di suicidio.

Gli elementi in questione sono stati determinanti per la riapertura del caso, lo scorso anno, da parte del gip del Tribunale di Castrovillari, che accolse la richiesta della procura locale di riaprire l’inchiesta, dopo che la stessa – negli ultimi 22 anni – venne archiviata più volte, una di queste con l’assoluzione definitiva per il camionista coinvolto.

Al momento della riapertura dell’inchiesta, lo scorso anno, inoltre, il gip Collazzo ha accolto la rubricazione dell’ipotesi di reato di omicidio volontario, così come richiesto dai familiari di Bergamini, originaria di Ferrara, e dal loro legale, l’avvocato Eugenio Gallerani, procedendo a riascoltare alcuni personaggi in qualche modo utili ai fini dell’inchiesta, come l’allora fidanzata di Bergamini e l’ex calciatore del Cosenza di quegli anni, e compagno di squadra di Denis, Michele Padovano.

Donato Bergamini

Oggi, 17 Febbraio 2012, i Carabinieri del Ris di Messina, comunicano i primi risultati delle analisi effettuate su alcuni indumenti che l’ex calciatore del Cosenza indossava al momento del decesso, evidenziando come si sarebbe trattato non di suicidio ma di omicidio volontario: infatti, non potrebbe essere spiegata altrimenti il fatto che non siano stati trovati danni di alcun tipo sulla catenina, le scarpe e l’orologio che Donato Bergamini indossava: se si fosse realmente “buttato” sotto al camion in corsa, venendo trascinato per circa sessanta metri dal Fiat Iveco 180 sull’asfalto, tali oggetti avrebbero di certo riportato danni considerevoli, finendo pressocchè maciullati, al pari del corpo del calciatore.

A tal proposito, dunque, l’indagine dei Ris di Messina avrebbe accertato che le ferite sarebbero state procurate quando il corpo era già a terra, e non prima, e che Bergamini non avrebbe camminato, come invece sosteneva la ex ragazza, su una “piazzola di sosta piena di pozzanghere” prima di “buttarsi a pesce” sotto il camion, proprio perchè sotto la suola delle scarpe che indossava non è stata rinvenuta alcuna traccia di fango nonostante quel tardo pomeriggio di Novembre fosse molto piovoso.

Nonostante le notizie sulle analisi compiute dai Ris di Messina siano ormai trapelate, la procura di Castrovillari – nella persona del procuratore Giacomantonio – non ha ritenuto opportuno commentarle in alcun modo, preferendo attendere che la relazione del Ris giunga ufficialmente a Castrovillari, presumibilmente entro la fine del mese di Febbraio. Sarà necessario, dunque, attendere ancora, ma pare di intravedere uno spiraglio di luce su una vicenda finora contraddistinta dalle tenebre.

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