Il presidente dell‘Inter Massimo Moratti aveva alluso alla malafede arbitrale nel post partita della gara di domenica scorsa tra Inter ed Atalanta, persa per 3-4 a San Siro dagli uomini di mister Stramaccioni, quando era apparso fortemente irritato per il rigore concesso ai bergamaschi dall’arbitro Gervasoni, reo di aver visto qualcosa di “inesistente” e di essersi preso “una responsabilità incredibile nell’assegnare un rigore all’Atalanta che non esisteva proprio” che, poi, ha avuto un peso rilevante nel determinare il risultato del campo, ossia la sconfitta maturata dall’Inter. La Commissione Disciplinare della Federcalcio ha provveduto, così, a deferirlo per “giudizi lesivi” sugli arbitri, oltre che a deferire l’Inter per responsabilità diretta. Le accuse di Moratti, dunque, non sono passate inosservate, considerando il provvedimento della Commissione Disciplinare che va a “colpire” proprio le parole orientate a dipingere la malafede arbitrale: “non credo più nella buona fede degli arbitri perchè il rigore era inesistente e ha cambiato faccia alla partita” ed, ancora, rifiutandosi di commentare la gara aveva focalizzato l’attenzione esclusivamente sul discorso-rigori, sottolineando che: “da 21 giornate di campionato che non ci danno un rigore ed è statisticamente impossibile che in tutto questo tempo non ci sia stato un episodio da rigore per noi”.
Pertanto, la Commissione Disciplinare ed il procuratore Stafano Palazzi hanno comunicato, come era prevedibile, di aver deferito il presidente nerazzurro per aver espresso, mediante dichiarazioni pubblicate su organi di informazione,“giudizi e rilievi lesivi della buona fede e dell’imparzialità degli ufficiali di gara e, conseguentemente, della regolarità del campionato” ed, inoltre, anche la credibilità dell’istituzione Federale. La reazione del presidente Moratti alla notizia del deferimento subito non è stata affatto sorpresa e le sue parole hanno rispecchiato proprio tale stato d’animo: “il deferimento era ovvio e conseguente”.
Si attendono ulteriori sviluppi ma, dopo il deferimento, sussiste il rischio di eventuali inibizioni o squalifiche a tempo che potrebbero compromettere l’esercizio di alcune funzioni.