Scendere o salire in politica? Il quesito sorge spontaneo in merito a quale sia il verbo maggiormente appropriato da adoperare per definire l’intrapresa della carriera politica: probabilmente, per una corretta definizione, molto dipende dallo status del soggetto in questione che può adoperare la strada politica per “voltare pagina”, costruirsi una nuova immagine o “fare il bene dell’Italia”. Anche nel caso di Luciano Moggi il quesito in questione può essere appropriato, considerando la notizia della sua prossima candidatura da capolista dei Riformisti di Stefania Craxi alla Camera dei Deputati, dell’area di centrodestra considerando che si tratta di una lista collegata al Pdl, nella regione Piemonte, laddove Moggi ha vissuto e operato per tanti anni come direttore generale della Juventus.
A settantacinque anni, dunque, Luciano Moggi si reinventa, scoprendo la politica e divenendo – secondo quanto affermato dal portavoce della Craxi, Andrea Spiri – il simbolo della battaglia politica contro “il circo mediatico-giudiziario che in Italia rovina le carriere” ponendo in tal senso l’accento sulla vicenda Calciopoli, che di fatto con la radiazione da parte della Federcalcio e la condanna in primo grado per associazione a delinquere ed in appello per violenza privata, ha interrotto quella che era la sua posizione assolutamente consolidata ai vertici del movimento calcistico italiano, costruita nei lunghi anni da dirigente dei principali club di serie A (Roma, Torino, Napoli) oltre che di leadership nel Triumvirato della dirigenza bianconera dalla metà degli anni novanta alla metà degli anni duemila, proprio fino al fatidico 2006 quando esplose l’uragano Calciopoli.
Un “pezzo da novanta”, dunque, che con la strada politica vuol provare a ritrovare quell’antico potere, scalfito profondamente da Calciopoli e dallo smantellamento di quella che era “la sua creatura”, definita da molti come una vera e propria “cupola” in grado di condizionare realmente lo svolgimento del campionato: la Juventus ha pagato per lui retrocedendo in serie B, imboccando la strada del lungo purgatorio da cui soltanto lo scorso anno è riuscita a venir fuori, ed ora colui che veniva chiamato “Big Luciano” vuole emulare quel cammino di “rinascita”, anche se in un campo totalmente differente come l’arena politica.
La politica, dunque, per le prossime elezioni del 24 Febbraio continua ad attingere a mondi diversi (basti pensare anche alle candidature di Valentina Vezzali, Beppe Savoldi, ecc.) ma nel caso specifico di Luciano Moggi non si tratta di un cambiamento di campo tanto radicale, considerando che ai vertici dello sport più importante d’Italia si respira inevitabilmente aria di equilibri da trovare, rapporti da coltivare, alleanze strategiche per raggiungere un obiettivo: tutto questo, dunque, potrà essere considerato se non altro come un esercizio propedeutico all’entrata in politica, laddove gli equilibrismi e le strategie sono il motore fondamentale.
Tuttavia, nonostante l’allenamento di Moggi a tali tipologie di meccanismi, c’è chi storce il naso di fronte alla sua candidatura sottolineando proprio il fatto che il suo personaggio è ormai accostato alla vicenda Calciopoli. Si esprime così, in tono ironico, il fratello di Stefania Craxi, Bobo, che su Twitter non appare affatto concorde con la candidatura di Moggi decisa dalla sorella: “Pensa che colpo di genio, noi siamo milanisti, torinisti, onesti… Mah“.
Un coro polemico condiviso da molti e, non a caso, anche da uno dei più acerrimi nemici sportivi di Moggi, Zdenek Zeman, che con una battuta lapidaria ha commentato la notizia: “la sua candidatura è solo lo specchio della politica attuale”.
“Piaccia o non piaccia” a gli amanti di farsopoli 2006 la presa in giro degli Italiani
E’ SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO. LA LISTA DEI FARABUTTI IN PARLAMENTO SI ALLUNGA. PER FAVORE NON PRENDIAMO IN GIRO GLI ITALIANI CON LA FAVOLA CHE MOGGI SAREBBE LA “BANDIERA” DEI PERSEGUITATI DALLA GIUSTIZIA. E’ UN DISGRAZIATO CHE TENTA DI RICICLARSI.