Il grave infortunio di Diego Milito ha colpito tutto il mondo del calcio, a prescindere dai colori di maglia e dalle logiche di club per la crudezza delle immagini, per lo strazio della sofferenza sul suo volto, nel vederlo uscire dal campo in barella con una smorfia di dolore sul suo viso e, soprattutto, a causa dell’incertezza sui tempi di recupero pur con la speranza che ritorni presto in campo completando al meglio i tempi di guarigione. Un infortunio tanto serio, per un giocatore non più giovanissimo, suscita tristezza e dispiacere a prescindere dalla fede calcistica ma, anche se così non fosse, sarebbe doveroso rispettare il dolore fisico e lo sconforto morale dello sportivo e dell’uomo. In tal senso, è bene sottolineare come l’intero panorama calcistico abbia mostrato affetto e solidarietà nei confronti del Principe Interista, dal Milan che lo ha definito “straordinario avversario di molte sfide” ad Antonio Conte, passando per Francesco Totti e Claudio Ranieri solo per citarne alcuni ma, nonostante queste giuste ed opportune manifestazioni, il rispetto e l’intelligenza sono spesso degli optional nel mondo del calcio italiano, in particolare negli ambienti delle curve, come spesso è stato dimostrato, ed anche in questo caso non si è persa occasione di confermare tale impressione. L’episodio in questione è accaduto ieri durante Milan-Parma, match di campionato disputato a San Siro nell’anticipo del Venerdì e vinto dai rossoneri di Allegri: “Diego Milito salta con noi” il coro intonato da una parte della curva Sud rossonera, un apparente incitamento che, però, a ben vedere suona propriamente come un’irrisione alla luce di quanto accaduto nel match di Europa League contro il Cluj.
Cattivo gusto, a dir poco; cinismo più che altro che fa prevalere la rivalità sportiva sulle ragioni della sensibilità umana, sentimenti che dovrebbero appartenere a tutti, nessuno escluso ma che, in certi contesti, vengono soffocati per dar spazio a ciò che di più becero possa esistere. Ovviamente, oltre a “Milito salta con noi”, gli esempi dei precedenti tutt’altro che illustri non mancano, dagli cori ironici contro Pessotto, a quelli irrispettosi sulla tragedia dell’Heysel e di Superga, a quelli irridenti nei confronti di Mario Balotelli in particolare da parte di una frangia della curva juventina passando per i troppo frequenti insulti razzisti, ma non è mai troppo tardi per prendere una posizione di netto distacco e di condanna verso tali comportamenti deplorevoli, non degni di una società civile.
Non è mai troppo tardi e, soprattutto a pochi giorni di distanza dal Derby di Milano, sarebbe molto importante che si desse ben presto un segnale in tale direzione orientati ad allentare la tensione verso una stracittadina che si preannuncia già incandescente, anche a causa del “cambio di maglia” di Mario Balotelli.
Ci si augura che il prossimo Derby di Milano non venga ricordato per i cori reciprocamente offensivi ma che la rivalità sportiva possa rimanere entro i limiti dello sfottò tra “cugini” senza sforare necessariamente nel cattivo gusto, tenendo ben presente che il fair play ed il rispetto non devono essere soltanto valori di facciata.