Milan, Ronaldo tradisce Berlusconi “la Serie A non mi piace”

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cristiano ronaldo | © JAVIER SORIANO/AFP/Getty Images

I have a dream, Milan. Ronaldo no. Brusco risveglio per Berlusconi che incassa il “benservito” dall’asso del Real Madrid, dopo i preliminari dei giorni scorsi. Il sogno presidenziale si frantuma nella sala stampa del Bernabeu, alla vigilia della sfida di Champions League che vede gli spagnoli affrontare il Cska (1-1 in Russia nel match d’andata). Prima una battuta, poi la faccenda si fa seria e la stoccata al campionato italiano è degna di un Montano d’altri tempi. Evidentemente il libro del destino non ha riservato pagine rossonere per il Blancos, anche se il calcio in più di un’occasione ha mostrato la propria imprevedibilità.

FINE CORSA – Neanche il tempo di allungare il sogno per qualche ora ed ecco che la sveglia del mattino ridesta i tifosi del Milan. Non sempre i sogni si avverano, specie se di mezzo c’è il denaro. Il treno dei desideri allestito Milanello non partirà mai. Il sex appeal del Diavolo si sta ancora leccando le ferite, quello di Ronaldo è un due di picche che non passa inosservato. L’unica consolazione per il club rossonero è la motivazione con cui CR7 glissa l’interesse di Berlusconi, la Serie A. Banale? Forse sì, ma preoccupa il fatto che uno dei più grandi calciatori in circolazione ritenga il nostro Paese di un livello inferiore.

cristiano ronaldo | © JAVIER SORIANO/AFP/Getty Images

DECLINO? – Per un ventennio siamo stati il centro del pianeta, calcisticamente parlando. La Serie A non temeva confronti, tutti i più grandi campioni volevano giocare nel “campionato più bello del mondo”. Ci si sveglia cinque, sei anni dopo con una realtà totalmente differente. Cosa è successo? Che un Eto’o sceglie di andare all’Anzhi, Kakà sceglie la Spagna, Shevchenko l’Inghilterra. Chi per un progetto affascinante, chi per il blasone, chi per la lingua. A questo aggiungiamoci anche stadi ultra-moderni, con musei ecc (sebbene fatichiamo a credere che nel Daghestan ci sia un impianto più bello di San Siro ad esempio). Risultato? Eto’o gira con una Ferrari in mezzo alla steppa russa, Kakà ha vinto una Coppa del Re in 3 anni al Real, e Shevchenko è tornato là dove aveva iniziato (a Kiev, passando prima per Milano). Che cosa spinge i grandi calciatori a stare alla larga dal nostro campionato? Gli stadi forse sono soltanto un pretesto, il prestigio dei club idem. In fondo è semplice la risposta, il denaro.

CHIEDERE TROPPO – Avere Ronaldo al Milan era forse chiedere troppo, anche al plurimilionario Berlusconi, il quale non ha nulla da invidiare agli sceicchi arabi o magnati russi. Le dichiarazioni post-Arsenal avevano fatto sognare più di un tifoso rossonero. Non si può parlare però di delusione, perché in fondo quel minimo di razionalità presente anche nel fan più entusiasta reindirizzava i piedi al suolo terrestre, evitando così qualsiasi atterraggio lunare, sebbene siano stati in tanti questi giorni a voler emulare Armstrong. Fra poco meno di 4 mesi Milanello aprirà i cancelli per accogliere nuovi calciatori come ogni estate. Ronaldo non arriverà, però l’acquisto di un Tevez o Van Persie non verrebbe considerato come un delitto. E Berlusconi? Forse questa notte chiuderà gli occhi e proseguirà il sogno da dove si era concluso l’ultima volta, perché sognare non costa nulla.

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