Mancini “precario” al City, via se non vince la Premier

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Roberto Mancini | © Manuel Queimadelos Alonso/Getty Images

Mentre in Italia si discute quotidianamente circa la prossima riforma del mercato del lavoro, con il conseguente interessamento dell’Articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, e la possibilità di una minore tutela per gli insider, che dovrebbe condurre ad una minore “rigidità” in uscita, con una maggiore facilità dei licenziamenti, nel dorato mondo del calcio – che spesso viene considerato “un mondo a parte” – c’è chi si sente precario, nonostante sieda sulla panchina di uno dei club più ricchi al mondo, grazie ai capitali freschi provenienti dalla proprietà dello sceicco-presidente Khaldoon Al Mubarak.

E’ il caso di mister Roberto Mancini, o meglio del “manager” Mancini, così come si usa definire i coach in terra inglese, che – nonostante il suo contratto con il Manchester City scada nel 2013 – rischia il licenziamento nel caso in cui nella presente stagione non dovesse conquistare la vittoria della Premier League.

Roberto Mancini | © Manuel Queimadelos Alonso/Getty Images

E’ lo stesso Mancini a rivelarlo tra le righe, affermando che “quando si sceglie questo lavoro si sa che può succedere qualsiasi cosa ma per me non c’è nessun problema”: un modo per “mettere le mani avanti”, come si suol dire, considerando che i suoi Citizen, nonostante un inizio di stagione brillante, sono attualmente staccati di 5 lunghezze dal Manchester United e che sono attesi dal delicatissimo match contro l’Arsenal di Wenger. Se il massimo traguardo non dovesse esser raggiunto, dunque, la sua avventura sulla panchina del City potrebbe terminare anzitempo, nonostante il tecnico jesino nella scorsa stagione abbia regalato alla bacheca del club il suo primo trofeo in 35 anni, ossia la Fa Cup 2010/2011. Nel calcio, ad ogni latitudine, si tende ad avere la memoria corta, e Mancini ha già provato cosa significhi lasciare una squadra dopo aver vinto sette titoli in tre anni, all’Inter, ma in quel caso la situazione appariva sostanzialmente differente rispetto all’attuale.

Prima di ogni altra cosa, per il tecnico jesino c’è la consapevolezza di aver partecipato attivamente alla crescita del City, con ben 71 punti in classifica all’attivo a sette giornate dal termine della Premier e con la possibilità, seppur remota, di poter ancora puntare alla vittoria del torneo – “sono qui da due anni e mezzo e siamo migliorati molto”, ma per la vittoria finale tutto dipenderà da cosa faranno i cugini dei Red Devils che, al momento, sono artefici del proprio destino.

In tal senso, mister Mancini “fa i conti in tasca” agli avversari in termini di punti in classifica: “noi abbiamo perso 4 punti in due partite, potrebbe capitare anche a loro, ma se dovessero vincere tutte le partite gli faremmo i complimenti”. Vero e proprio British-fair play, così come quello mostrato anche nei confronti del presidente del Manchester City, che il tecnico jesino elogia apertamente, sostenendo che il rapporto con il presidente – sceicco è “fantastico”, aggiungendo, inoltre, che “se anche mi dovesse licenziare al termine della stagione, o il prossimo anno, la mia opinione su di lui non cambierebbe, e potrei comunque dire che ogni manager che lavora con Khaldoon è estremamente fortunato, perchè il presidente è una persona eccezionale”.

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