In questi giorni in cui in casa Juventus si vive sulle ali dell’entusiasmo per la qualificazione ai quarti di Champions League dopo sette anni di assenza, ed in cui si prova a tener i piedi per terra pensando al campionato ed al consolidamento del primato in classifica concentrandosi sull’ impegno con il Catania di domenica prossima, giungono dei paralleli importanti promossi da personaggi di spicco del calcio italiano ed europeo. In particolare, il tecnico del Manchester City Roberto Mancini intervistato da Sky Sport ha speso parole di grande elogio nei confronti della Juventus e di Antonio Conte, sottolineando i meriti del tecnico salentino, autore di una “costruzione” importante soprattutto dal punto di vista psicologico nei confronti del gruppo con cui “sta facendo un ottimo lavoro”. Secondo Mancini, l’aspetto più caratterizzante di questa squadra è, infatti, la mentalità importante che il tecnico ha saputo infondere, e che ricorda in maniera inequivocabile la Juventus del primo periodo di Marcello Lippi, la squadra che nella seconda metà degli anni novanta fece man bassa in campionato e che riuscì anche ad arrivare sul tetto del Mondo, conquistando l’allora Coppa Intercontinentale.
Un paragone senz’altro importante, considerando soprattutto tutti quei successi che quella squadra – di cui faceva parte lo stesso Antonio Conte – ha saputo cogliere, sia in Italia che in Europa considerando che anche l’ultima Champions League nella bacheca juventina risale proprio a quel periodo “felice” ed in particolare al 1996. Un sogno che ovviamente si continua a coltivare ancora considerando che sono ormai trascorsi diciassette anni, facendo leva proprio sulla fame e sugli stimoli del gruppo attuale, così come accadeva in quella prima Juventus di Marcello Lippi che veniva da un periodo buio e che trovò la forza di volare tanto in alto.
In prospettiva quarti di finale e ad una settimana dall’estrazione dall’urna dei fatidici “accoppiamenti”, secondo Roberto Mancini, è dunque tutto possibile: “adesso è tutto aperto, in due partite può succedere di tutto e non è detto che vinca la squadra più forte dell’altra”.
In tal senso, gli esempi proposti da Mancini analizzano quanto accaduto al Milan in questa edizione, considerando che “nessuno pensava che battesse il Barcellona”, ma anche al Chelsea dello scorso anno che “dopo il 3-1 di Napoli nessuno poteva ipotizzare potesse vincere”. Le parole di Roberto Mancini, dunque, vogliono trasmettere un messaggio di “possibilismo” per le ambizioni della Juventus, considerando il fatto che spesso nella Coppa dalle grandi orecchie anche le outsider riescono ad imporsi e che “la Champions League è una storia particolare” e, quindi, tutto è possibile.
Oltre al discorso Champions League, poi, Mancini affronta anche il tema Balotelli considerando il suo addio burrascoso al City conseguente ai troppi litigi ed alle tensioni accumulate nello spogliatoio ed anche con lo stesso Mancini, nonostante il tecnico jesino inizialmente lo avesse accolto sotto la sua ala protettrice. Tuttavia, l’analisi di Mancini risulta molto lucida nel considerare che “difficilmente Balotelli cambierà, gli errori che commette oggi li farà anche a 30 anni perché lui è così”. Nonostante questo, però, Mancini invita Mario Balotelli a dare sempre il massimo, perché da lui ci si attende questo.
In tal senso, dunque, Mancini dimostra di aver ancora a cuore il futuro di Balotelli e smentisce una volta per tutte quelle voci sollevate dai tabloid di uno “scontro fisico” in allenamento tra SuperMario e Mancio, paragonato a quello tra Cassano e Stramaccioni, spiegando di averlo semplicemente “preso per la maglia e mandato via dopo che aveva commesso un fallo di gioco su un suo compagno di squadra”.