Da 2-3 giorni la notizia era nell’aria ma ora è ufficiale: la NBA ha reso noto poche ore fa di aver acquisito i New Orleans Hornets, squadra in cui da quest’anno milita il nostro connazionale Marco Belinelli. Trattativa tenuta sottotraccia per diverso tempo, ma che è balzata agli onori della cronaca nelle ultime 48 ore.
La squadra era stata messa in vendita dal proprietario George Shinn che qualche mese fa aveva scoperto di avere un tumore e che proprio per questo motivo dedicherà tutto il suo tempo alle cure necessarie e non potrà più occuparsi della franchigia.
In un primo tempo si era tentato di vendere la squadra (o meglio far acquisire il pacchetto maggioritario del team) al socio di minoranza di Shinn, ovvero Gary Chouest che detiene circa il 35% della squadra. La Lega ha rivelato che Chouest ha desistito dai suoi propositi a causa della difficile situazione economica della Louisiana, stato in cui si trova la città di New Orleans, già falcidiata negli ultimi anni dai danni provocati dall’uragano Katrina che ha quasi raso al suolo la “Big Easy” ed ultimamente messa in ginocchio dalla fuoriuscita di petrolio della piattaforma offshore della British Petroleum e che ancora versa in difficili condizioni economiche.
David Stern, commissioner NBA ha anche fatto sapere che la città non corre il rischio di perdere gli Hornets visto che negli Stati Uniti le franchigie possono essere spostate di città in città se gli altri proprietari delle squadre esprimono voto favorevole tramite un’apposita assemblea.
L’acquisto (che costerà oltre 300 milioni di dollari) dovrà essere ratificato la settimana prossima proprio dall’assemblea dei proprietari, ma il voto favorevole sembra una pura formalità.
Ma nonostante queste rassicurazioni non c’è niente di sicuro sul futuro della squadra che non sarebbe per la prima volta alle prese con un cambio di città: fondati a Charlotte nel 1988 (città di fondazione), gli Hornets si sono trasferiti a New Orleans nel 2002 (seconda città ad ospitarli), ma a causa dei danni provocati dall’uragano Katrina hanno dovuto lasciarla nel 2005, rimanendo per 2 stagioni ad Oklahoma City (terza città della storia della franchigia). Tornati quindi in Louisiana nel 2007, gli Hornets (definiti i “vagabondi” della Lega viste queste vicissitudini) non sono mai riusciti a creare un legame forte con i tifosi. Nel 2007-2008, nonostante la conquista delle semifinali di Conference (KO contro gli Spurs in 7 gare tiratissime), la media spettatori è stata di 14.181 (la 26esima su 30), salita poi a 16.968 la stagione successiva (fuori però al primo turno nei playoff). Nel 2009-2010, in una stagione chiusa con 37 vinte e 45 perse e l’esclusione dalla post season (complice l’infortunio della star Chris Paul), la media è scesa a 15.057 (la sesta peggiore della lega), precipitando a 13.860 nelle prime dieci gare casalinghe della stagione in corso, cifra che fa degli Hornets la squadra col 24esimo pubblico dell’NBA in questa stagione.
Altro particolare importante: secondo il commissioner Stern, senza l’intervento dell’NBA l’addio a New Orleans sarebbe stato praticamente certo, complice la clausola che consentiva alla franchigia di lasciare la città senza dover versare alcuna penale se la media degli spettatori alla New Orleans Arena nelle gare dal 1 dicembre al 17 gennaio fosse stata inferiore a 14.213 spettatori . Gli Hornets, partiti a sorpresa con 8 vittorie nelle prime 8 gare, hanno subito una flesione portando il loro record attualmente a 13 vinte e 7 perse sotto il nuovo coach Monty Williams, che ha regalato al nostro Belinelli un posto da titolare e restituito entusiasmo a Chris Paul, che in estate aveva dichiarato di volersene andare (destinazione Knicks di un altro italiano, Danilo Gallinari, pista che però non sembra del tutto tramontata) e che ora potrebbe restare. Per lo sport americano una franchigia di proprietà della Lega non è comunque un inedito: infatti la Major League Baseball acquistò i Montreal Expos alla fine del 2001, annunciandone poi il trasferimento a Washington per la stagione 2005. Per gli Hornets, almeno a parole, non dovrebbe esserci questo rischio: fondamentalmente si vuole mantenere il basket in città (anche se la squadra più seguita restano i Saints nella NFL che sono tuttora i campioni della Lega) visti tutti gli sforzi, economici e sociali, dopo le disavventure ambientali già citate. Ma le voci di possibili acquirenti che vorrebbero spostare il franchise a Las Vegas, Anaheim (ennesima città californiana dopo Los Angeles che ha Clippers e i campioni in carica dei Lakers, e Sacramento), Kansas City ed addirittura Seattle (che dopo avere perso i Sonics nel 2008, andati ad Oklahoma City e rinominati Thunder, ha di nuovo voglia di basket NBA e di far rivivere i tanto amati Sonics) sono piuttosto ricorrenti. Per saper come andrà a finire (difficile fare previsioni ora) bisognerà aspettare e vedere come si evolverà la situazione in Louisiana.