Chi lo dice che il calcio non è romantico? Anche le persone con il cuore più spietato avranno avuto un sussulto quando questa mattina hanno letto le prime pagine del Confidencial. Il giornale spagnolo “vede” Kaka al Milan. Sogno remoto o realtà concreta? Non è un’eresia affermare che il brasiliano non si sia mai ambientato al Bernabeu. Sarà la presenza di Mourinho che non aiuta gli ex rossoneri, sarà l’ingombrante presenza di Cristiano Ronaldo. Sarà quel che sarà. Fatalità, destino vuole che un’altra leggenda milanista è pronta a tornare sui suoi passi. E’ da due anni che ormai se ne parla e ad oggi Smoking Bianco Kaka indossa il suo abito solo per le chicas. Ogni viaggio che si rispetti però ha un’andata, e un ritorno. Il biglietto per Milanello è pronto da tempo, il treno pure.
CAROLINA – Non ce ne voglia Carolina, però le donne italiane hanno forse qualcosa in meno delle chicas? Saremo pure di parte, però obiettivamente parlando il Bel Paese se si chiama così un motivo ci sarà pure. In ogni caso Kaka, stinco di santo, non vuole certo tornare al Milan perché c’è qualche amante a San Siro che lo aspetta. Il pensiero, l’idea, il sogno, chiamatelo come volete, è rivestire la maglia del Diavolo. Vivere nuovamente quei colori che l’hanno reso celebre in tutto il mondo. Pallone d’Oro, Champions, Mondialiti, mica male come curriculum.
TEMPO DI SCELTE – Il 22 aprile ha compiuto la veneranda età di 30 anni. Alla finestra due scelte: Europa o Arabia (con qualche interferenza cinese). La prima per restare competitivo e dimostrare di non essere un giocatore finito. La seconda soltanto per il piacere di guadagnare i soldi e vedere il portafoglio ingrandirsi giorno dopo giorno. Nel Vecchio Continente le due opzioni più plausibili sono quelle dove vi è ancora traccia di Milan, ovvero Psg e lo stesso club di Via Turati. Da una parte Ancelotti, dall’altra la maglia, il capitano e Pato. Per riscrivere la storia però non è mai troppo tardi, come ci ha insegnato in questi Europei un altro ex rossonero.
FIGLIOL PRODIGO – La parabola del figliol prodigo la conosciamo tutti, senza interpellare né preti né suore. In molti avranno capito a chi ci stiamo riferendo. Sì, Shevchenko, l’ucraino. Se ne andò nell’estate del 2006, sei anni fa, in tempo per segnare più reti anche del Cigno. Tornò due anni dopo, dal Chelsea. Solo il fatto di scendere in campo difronte ai suoi vecchi tifosi era una magia bellissima, irrinunciabile. In quella stagione giocò 26 partite. Zurigo e Lazio le squadre scelte per tornare al gol. Dodici mesi per dirsi nuovamente addio. Con lui anche Kaka. Strade diverse per i due gemelli del gol. Sheva tornava in patria, a Kiev. Il brasiliano sceglieva la fama del Real. Tre anni dopo rieccoci qua, a scoprire che nulla è cambiato. Sempre il Milan in testa. Una doppietta alla Svezia di Ibrahimovic per dire: sono ancora io, Andriy. E alla domanda sulla sua vecchia squadra una risposta da batticuore: magari torno. Cosa cantava Max Pezzali qualche anno fa?