Nessun allenatore dirà mai di prediligere un modulo tattico. Tutti, nelle noiosissime interviste che spesso rilasciano, affermano di “voler fare bene” con “i calciatori che si hanno a disposizione” e adattare il modulo alle loro caratteristiche. Sarà, ma quasi sempre il miglior modulo possibile è il loro preferito! Gigi Del Neri, allenatore della Juventus, non fa eccezione con il suo amato 4-4-2.
Intendiamoci, non c’è nulla di male nel privilegiare un assetto tattico: un leader, quale l’allenatore deve
Analizziamolo reparto per reparto, cercando di capire quali differenze si riscontrino nel gioco della Juventus attuale in raffronto con le squadre allenate da Del Neri in passato.
Partiamo dall’attacco. Il Mister friulano ha sempre avuto a sua disposizione un centravanti tradizionale, alto e forte fisicamente, ed una seconda punta più veloce, in grado di sfruttare gli spazi aperti dai movimenti del suo collega di reparto e di ricevere le sue giocate di sponda, ma anche di trasformarsi in uomo-assist per la prima punta.
Talvolta ha cercato di utilizzare l’attacco a due torri, con due centravanti che, con encomiabile spirito di sacrificio, riuscivano a dare equilibrio alla squadra e a rendersi doppiamente pericolosi sulle palle alte: pensiamo al Chievo di Corradi, Cossato e Marazzina.
Nella Juventus questo tipo di attacco non è stato mai possibile, tranne per qualche minuto contro il Napoli (Amauri e Toni) in cui i movimenti visti sono stati apprezzabili (e Toni era andato anche in gol). Tuttavia, alla Juve manca una reale prima punta (potrà esserlo Toni?): Amauri, al netto di problemi fisici che lo tartassano da tempo, è spesso in crisi d’identità e la società sta pensando di cederlo. Inoltre, una prima punta deve far gol, appuntamento a cui l’italo-brasiliano manca da troppe giornate. Iaquinta sarebbe una perfetta seconda punta nello schema di Del Neri, ma, essendoci Quagliarella e Del Piero, ha operato quasi sempre da centravanti, perdendo le sue caratteristiche di velocità e gioco in profondità.
Il centrocampo è il reparto cruciale di una squadra di calcio: i team vincenti hanno sempre un reparto mediano di grandissimo livello. Del Neri esige un gioco piuttosto semplice dai suoi, ma da applicare con severità: tutti devono rispettare le proprie posizioni in fase difensiva, adattandole ai movimenti dei compagni, della palla e ovviamente degli avversari. Ne viene fuori una strategia di presidio degli spazi che fa giocar male la squadra avversaria, a meno che non vi siano delle falle.
E queste falle ci sono: se Krasic e Pepe fanno un encomiabile lavoro sulle fasce laterali, offrendo quella spinta che è alla base del gioco di Del Neri, in fase difensiva, specialmente il serbo, appare ancora un po’ spaesato. Se a ciò aggiungiamo la tendenza di Melo (quest’anno molto meno che nella scorsa stagione) a fare passaggi orizzontali lenti e rischiosissimi, si capisce bene come gli avversari individuino nel centrocampo juventino il reparto da pressare con più incisività.
In difesa valgono le stesse regole del centrocampo: presidio degli spazi, pressing sul portatore di palla e scivolamenti a scalare in base alla posizione del pallone. Tuttavia, a parte Chiellini e Bonucci (che pure ha la tendenza a qualche preziosismo di troppo), la difesa bianconera è carente di qualità: non è un caso che, sulla destra, Del Neri si affidi al giovanissimo Sørensen, bravo ma inesperto e adattato al ruolo di laterale, mentre a sinistra al fin troppo esperto Grosso, che ha mestiere ma non più la corsa di un tempo.
Con le fasce difensive così rimaneggiate è inevitabile che il gioco della Juventus risulti approssimativo e prevedibile. I laterali dovrebbero aiutare i loro colleghi di centrocampo spingendo a loro volta o proponendosi in avanti per togliere dalla marcatura qualche difensore, ma lo fanno poco e male, lasciando spesso Krasic e Pepe in balia di due o tre avversari. Bloccandole le fasce, la Juve ha poche alternative: l’estro di Aquilani e Del Piero o il lancio lungo sulla prima punta.
Non è un caso che la squadra di Del Neri si renda pericolosa quasi sempre solo su calci piazzati (vedi i due gol al Bari). Con due esterni di spinta e un Krasic un po’ più attento in fase di contenimento si assisterebbe a partite di tutt’altro tenore.
[a cura di Luigi Perri di Juventinologo.com]