Il gruppo azzurro di Antonio Conte non parte certamente con i favori del pronostico, ma oltre alla considerazione meramente oggettiva sui valori dei prescelti, aumenta anche lo scetticismo derivante dalle scelte ponderate dal Commissario Tecnico.
L’Italia è alla fase finale del torneo continentale con il ruolo di outsider, ma tra le compagini che ricoprono questo ruolo sembra avere meno credito in patria che all’estero, eppure Antonio Conte dalle macerie di Brasil 2014 ha ricavato una Nazionale che non solo è arrivata prima nel proprio girone di qualificazione ai Campionati Europei, ma ha anche convinto con il gioco nella maggior parte delle prestazioni. Inoltre il gruppo azzurro è rinnovato rispetto alla squadra di Prandelli che fallì clamorosamente in Sudamerica.
Il credito scarso che i “pallonari nostrani” danno alla Nazionale è soprattutto riferito proprio alla composizione dei ventitré che il C.T. ha fatto escludendo alcuni più graditi dal popolo e che forse nell’ultimo anno hanno fatto vedere cose migliori rispetto a chi partirà per la Francia.
Parafrasando l’opera di Calvino pertanto Antonio Conte si ritrova dimezzato nella fiducia del popolo e nella rosa dove, a causa di infortuni, in un solo colpo si è ritrovato a dover fare a meno di una parte importante dei suoi uomini “chiave“, Claudio Marchisio e Marco Verratti. Ecco che, come in passato, la fiducia nel tecnico della Nazionale viene spaccata dall’opinione pubblica che, dati alla mano, è pressoché assente durante amichevoli e match di qualificazione mentre si decuplica con l’avvicinamento delle fasi finali dei tornei continentale e mondiale, trovando accoliti pronti a criticare ogni passo del C.T. e preparando l’humus giusto per rimettere in piedi “il fortino azzurro” che portò poi i successi di Spagna ’82 e di Berlino nel 2006. Se ci si aggiunge inoltre la peculiarità del carattere di Conte il gioco è fatto, prepariamoci alla carica giusta fatta di difesa ad oltranza del gruppo e tanto orgoglio da tirar fuori, o almeno questo è il palese intento del tecnico pugliese.
Al di là dei nomi, sui quali come sempre l’Italia pallonara si divide, ci sono un paio di riflessioni da fare che potrebbero far capire facilmente perché non c’è appeal per questa squadra, almeno solo in partenza perché con l’arrivo delle prime partite lo stivale come sempre sarà pronto a tingersi d’azzurro a difesa del gruppo che, almeno si spera, prenderà la tenacia di Antonio Conte.
L’avversario principale nel nostro girone è il Belgio e la squadra di Wilmots parte come favorita per il primo posto del gruppo.
La rosa scelta dal tecnico ha un valore globale di 460 milioni di Euro, la nostra di soli 272 milioni e consideriamo la valutazione eccessiva di Bonucci (30 milioni) che è il più quotato ma al tempo stesso la mancanza di Marchisio e Verratti che alzerebbero il valore sensibilmente. Questo raffronto impietoso sui valori di mercato delle due rose è paragonabile in partenza al raffronto che si può fare tra il Milan e la Juventus ad inizio stagione, confronto monetario che poi il campo può sempre rovesciare o confermare. Antonio Conte già dalle prime partite aveva scelto una strada che guardasse poco al nome ed alla valutazione escludendo reduci quotatissimi allora di Brasil 2014 come Balotelli, Pirlo e Cassano e inserendo davanti Zaza e Pellè mentre a centrocampo le chiavi erano state date da subito a Verratti. Questa riflessione va fatta soprattutto pensando a quanto talento nel potenziale c’era e quanto poi è andato perduto davanti per arretrare in mezzo al campo. In questa Italia non c’è e non ci potrebbe essere un gruppo di attaccanti pauroso, non c’è un lume a centrocampo imprescindibile e in difesa c’è l’aggrapparsi al gruppo più consolidato italiano che ha espresso la Serie A. Ma soprattutto, in due anni l’espressione del calcio italiano si è deprezzata confermando l’impoverimento tecnico.
Se fino a qualche anno addietro ci ritrovavamo a discutere se inserire tra i centrocampisti Roberto Baggio per portare un attaccante in più tra Signori o Massaro, oppure nel pre-partita eravamo indecisi su chi era più in forma tra Del Piero o Totti da mettere insieme a Vieri davanti oggi siamo ridotti ad arrovellarci ed incupirci dietro alle esclusioni di Pavoletti e Bonaventura, entrambi per carità reduci da buone stagioni ma dalla certa non imprescindibilità. Perché a parte rare eccezioni non ci sono giocatori imprescindibili.
La seconda riflessione è più tecnica. Conte ha rovesciato la Nazionale in due anni sempre ruotando intorno ad alcune certezze tattiche, il 3-5-2 è il modulo che più facilmente può essere trasformato in corsa e guardando la rosa scelta ci si rende conto che questo sarà il leitmotiv del nostro Europeo con il cambio in difesa a quattro quando serve e il cambio a tre davanti quando è permesso. Per farla breve, contro il Belgio probabile una partenza con il 3-5-2 mentre contro l’Irlanda è molto probabile un 4-3-3 all’inizio, ma in entrambi i casi in corsa con gli uomini scelti si può ragionare tranquillamente su cambi di modulo.
Difficile prevedere dove può arrivare questa Nazionale, ma è molto facile immaginare che visti i suoi componenti, a differenza di altre rassegne dove siamo andati come favoriti svogliati, la squadra darà il massimo per arrivare più lontano possibile contro avversari più forti e contro chi non gli da credito anche fra le mura amiche.