Con il gol del Weser Stadion sorpassa Raul (66 contro 65) e si lancia alla caccia di Gerd Muller
Il “Ragazzo dell’Europa” che cantava Gianna Nannini ha la faccia stracciata di Pippo Inzaghi. E’ lui, come al solito, che “ prende a calci la notte” rossonera e regala a Carlo Ancelotti un po’ di serenità dopo la tragica sconfitta del derby. E’ lui, a differenza dell’uomo raccontato dalla cantante senese, che “pianta bandiera” a Brema e mette la firma, preziosa, sull’1-1 del Weser Stadion.
Già, lui, sempre lui. Quello che nelle partite che contano non fallisce mai un colpo, che ha graffiato gli ultimi trionfi rossoneri – dalla Champions al Mondiale per club, roba che si sta un po’ perdendo nella memoria -, che, a 36 anni, è ancora capace di inseguire il gol come fosse l’ultimo e, per ultimo, si è messo alle spalle Raul (66 eurogol contro 65) per poter continuare senza rivali la sua privatissima caccia a Gerd Muller (69 reti in Europa), ultimo avamposto di un mito che Superpippo vuole con tutte le sue forze.
Il fatto è che i suoi gol non fanno nemmeno più notizia. Perché Superpippo timbra il cartellino con una regolarità che non impressiona più come non più fa scalpore che nella classifica dei cannonieri europei, Inzaghi si sia messo alle spalle gente come Eusebio o Di Stefano, per citare solo i più grandi. Non stupisce – perché ormai fa parte del nostro calcio – il suo modo sgangherato di avventarsi sul pallone per scaraventarlo alle spalle del portiere. Non sembra strano che sia sempre il primo ad arrivare su una palla perso, che il suo guizzo sia il più rapido, che il suo tocco sia risolutore. Non è una novità, e quindi, appunto, non fa notizia, che Inzaghi sia Inzaghi, il migliore nel suo genere.
Ora, pare ovvio, si aprirà il solito dibattito teso a capire se Ancelotti possa ancora fare a meno di lui in campionato. E sulla questione, onestamente, non abbiamo neppure risposte. L’unica certezza è che gli anni pesano e troppe partite logorano. Inzaghi ha ormai da qualche tempo scelto questo ruolo di uomo della notte, di “Ragazzo dell’Europa” per dirla come la direbbe la Nannini. Perché per lui entrare nel mito facendo le scarpe a Gerd Muller è un’ossessione, una piccola debolezza. Una debolezza cui non sa resistere e che, forse, il calcio sarà capace di “perdonargli”.
fonte:sportmediaset