L’Ocse(‘Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) lancia l’allarme sulle infiltrazioni delle organizzazioni criminali nel mondo del calcio. «Ci sono collegamenti fra le organizzazioni criminali e il mondo del calcio, che vanno dalle infiltrazioni della criminalità organizzata internazionale nei club di primo livello a quelle della criminalità locale nelle serie minori e anche nel calcio amatoriale», scrive il Fatf (Financial Action Task Force), secondo il quale «con la crescente importanza economica del calcio e di altri sport, gli investimenti nel settore sono cresciuti esponenzialmente e alcuni di questi hanno legami con la criminalità».
- Perchè la criminalità guarda proprio al calcio?
«È di gran lunga il più importante sport del mondo, con più di 250 milioni di persone che lo praticano. E il Mondiale 2006, ad esempio, ha avuto più di un miliardo di telespettatori. Nonostante la rapida crescita -aggiunge il Financial Action Task Force- e la sua grande visibilità, il sistema di regole del calcio non ha ancora considerato alcuni dei rischi connessi a tali cambiamenti».
- «Cosa rende il settore del football così attraente per i criminali? Perchè scegliere il calcio?
Oltre alle risposte di rito sullo sport più famoso, seguito e praticato del mondo, prova a spiegare nel dettaglio attraverso l’opera della Fatf i punti deboli del mondo del calcio. I punti di debolezza sono accorpati in tre grandi aree: quelle collegate alla struttura del settore, ai suoi metodi di finanziamento ed alla cultura collegata. Nel primo caso, siamo di fronte a «un mercato facile da penetrare», in cui spesso ci sono incontri fra «funzionari governativi e societari» e «opportunità di collusione fra mondo onesto e criminale».
Le «complicate reti di azionisti», la «mancanza di professionalità del management» e la «diversità delle strutture legali» fanno il resto, con «la mancanza di regole e controllo sui football club che li rendono facili da acquisire». Le preoccupazioni maggiori arrivano però sul fronte finanziario: «nonostante la tremenda crescita del mercato nel suo insieme, molti club sono in pesante crisi finanziaria e le loro difficoltà li potrebbe costringere ad accettare fondi da soggetti di dubbia provenienza» e «ci sono molti rischi che club indebitati non facciano molte domande quando si presenta un nuovo investitore».
L’Ocse punta il dito anche contro i «prezzi per i giocatori che possono sembrare irrazionali e difficili da controllare», con «trasferimenti effettuati in tutto il mondo, con ampie opportunità favorevoli al riciclaggio». Il rapporto fa riferimento a «un tentativo di riciclare il denaro sporco attraverso l’acquisto di un famoso club italiano» nel 2006, con le indagini che hanno evidenziato che il denaro utilizzato per acquistare le azioni della società era fornito da un’associazione criminale operante in Italia Centrale. Infine, l’aspetto culturale. «Il calcio ha uno status a cui molte persone vorrebbero essere associate», scrive l’Ocse, secondo il quale «i criminali spesso cercano uno status al di fuori del loro mondo e il calcio può offrire l’opportunità di ottenerlo grazie al sostegno di un club, a prescindere dalla provenienza del denaro» utilizzato per farlo. Il calcio, ammette l’organizzazione parigina, è uno sport «con alta incertezza sui risultati futuri», ma «ci sono forti benefici non materiali per chi ci investe. I club sono profondamente radicati nella società» e quindi rappresentano «un modo allettante per entrare nell’establishment».
Ma l’Ocse non dimentica il mondo delle scommesse, quello del doping, l’evasione fiscale fino addirittura al traffico di esseri umani, in alcune realtà dell’America Meridionale o dell’Est Europeo. Tutti settori che, dimostrano i vari casi illustrati dal rapporto, da tempo attraggono l’attenzione della criminalità organizzata.
[da: ITA Sport Press]