Guardare una partita essendo presente allo stadio piuttosto che godersela standosene al comodo in poltrona è diversissimo, e sotto molti punti di vista.
Come in ogni cosa ci sono i pro ed i contro: da una parte hai la possibilità di goderti al meglio i movimenti di tutti e ventidue gli effettivi in campo, di vivere la partita immerso nello stesso ambiente in cui si calano i suoi protagonisti, di respirare calcio ancor più che da casa. Dall’altra, però, è pur vero che distrarsi è più facile, che non hai uno zoom come quello della telecamera che può consentirti di seguire al meglio ogni fase di gioco, che non esistono replay per farti apprezzare meglio un’azione in cui tutto non ti è chiaro e, perché no, rischi anche di tornare a casa dopo aver preso una dose di freddo che tutto sommato ti saresti voluto evitare.
Tutto questo per dire cosa?
Semplice: domenica mi sono potuto recare allo stadio di San Siro, su invito della Gazzetta dello Sport, per assistere a Milan – Bari, ovvero sia il più classico dei testa-coda. Il tutto è stato possibile in corrispondenza con il lancio di una campagna pubblicitaria come “Tutto il rosa della vita”, che ha portato noi spettatori ad assistere, nel pre-partita, ad un divertentissimo siparietto in cui attori mascherati da calciatori sono scesi in campo per fare un po’ di tutto, dal simulare giochi da spiaggia sino al ballare a mo’ di Nureyev.
Partita tutto sommato non propriamente esaltante, quella cui ho potuto quindi assistere dal primo anello arancio di San Siro.
Da una parte un Bari molto più che remissivo, capace di passare in vantaggio solo grazie ad uno schema su calcio piazzato (e, soprattutto, grazie ad un errore quasi incredibile di un po’ tutta la difesa milanista, assolutamente immobile sul taglio di Rudolf), dall’altra un Milan che ha probabilmente compiuto l’errore di prendere troppo sotto gamba l’impegno, finendo per giocare una prima frazione assolutamente senza mordente riuscendo a scuotersi solo dopo i quindici, preziosissimi, minuti di intervallo.
Milan che quando ha deciso di accelerare ha comunque palesato la propria netta superiorità tecnica. Ma del resto quando si possono schierare giocatori come Pato, Robinho, Ibrahimovic e Cassano difficilmente si finirà con l’incappare in avversari tecnicamente più dotati.
A favorire il ritorno del Milan, che nel secondo tempo segnerà tre reti (di cui due però giustamente annullate), sarà comunque, ancor più di questa superiorità, l’atteggiamento del Bari, che nel secondo tempo non farà nemmeno più finta di “giocare” la partita. Chiusisi nella propria metà campo, difatti, i giocatori di Mutti finiranno col difendersi quasi costantemente con ben sei uomini in linea ed un centrocampo a tre a fare quasi esclusivamente da filtro, anziché pensare anche alla costruzione del gioco.
Atteggiamento tattico davvero ai limiti del guardabile e che soprattutto consegnerà in pieno le chiavi del match al Milan.
Atteggiamento, questo, che non cambierà nemmeno quando il Milan finirà col rimanere in inferiorità numerica. E qui debbo per un attimo aprire una parentesi: seguendo il match dallo stadio non mi ero assolutamente accorto del colpo inferto da Ibrahimovic a Rossi, perché impegnato a seguire il pallone più che il resto. Avessi avuto la possibilità di godermi subito un replay…
Anche in dieci, comunque, il Milan non arretrerà di un sol passo, né il Bari proverà anche solo a fingere di avanzare. E il tutto si tramuterà nell’1 a 1 di Cassano, con Emanuelson a bucare benissimo il fronte destro della difesa barese con un bel filtrante a servire Antonini, il cui cross sarà un cioccolatino per Antonio da Bari Vecchia, bravo a girare in porta il pallone.
In conclusione, quindi, una piccola parentesi proprio sul caso Ibrahimovic: nel rivedere le immagini il colpo a Rossi è netto ed ingiustificabile. Giustissima quindi l’espulsione, così come ci stanno le tre giornate di squalifica inflitte al giocatore.
Un po’ un peccato, invece, il paventato ricorso che il Milan sarebbe pronto a fare per tentare di diminuire la squalifica: le immagini sono inequivocabili e di fronte a gesti così palesi le società dovrebbero avere il buon gusto di non provare ad intervenire in tal senso.
[dal nostro inviato Francesco Federico Pagani]