Il Giro d’Italia con il Bambino in braccio, tutto facile per Rodriguez El Purito

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"Purito" Rodriguez ©LUK BENIES/AFP/GettyImages

Poco da dire, c’era uno che doveva vincere, e ha vinto. Un arrivo disegnato per Joaquim Rodriguez, che non si fa sfuggire l’occasione e sprinta all’arrivo di Assisi. Tappa, maglia rosa, benedizione dei frati francescani e a questo punto credo che gli abbiano dato in premio anche un set di pentole col fondo fuso alto un centimetro.

Molto belli gli ultimi chilometri, in mezzo alle dolci colline umbre. Io ho vissuto in Umbria per diversi anni, e le colline umbre hanno questa particolarità: all’inizio dici “Ah che belle le dolci e verdi colline umbre“, dopo qualche tempo dici “Queste dolci e verdi colline umbre, insomma, mica male“, dopo qualche mese vorresti radere al suolo le dolci e verdi colline umbre e fare una spianata di cemento ed ecomostri messi in fila. Molto belle le colline però, diciamoci la verità, che noia!

"Purito" Rodriguez ©LUK BENIES/AFP/GettyImages

La tappa, dicevo, diventa emozionante negli ultimi chilometri. A scattare ci provano in tanti: Pozzovivo, Tiralongo, un olandese della Rabobank, Fausto Coppi redivivo, Giovanni da Procida, Ermenegildo Zegna, due coccodrilli e perfino un orango tango. Ma tutti sappiamo chi alla fine avrebbe vinto, ovvero Rodriguez. Nota di colore: viene soprannominato “El purito“, ovvero il sigaro, perché durante un allenamento in salita si affiancò ad alcuni compagni e, per far vedere quanto era facile per lui pedalare, mimò di fumare un sigaro. La sera, per punizione, gli fecero fumare veramente un sigaro intero. Gli è andata ancora bene, diciamo che il sigaro avrebbe potuto fare una fine molto meno nobile se avesse trovato dei compagni di squadra molto più incazzosi.

Da domani si ricomincia, tappa di pianura prima di affrontare ben altre montagne che non siano le dolci colline umbre. La tappa più lunga, di trasferimento, probabilmente ci sarà da sonnecchiare per tutti e 256 i chilometri prima della volata. Direi anche che se lo meritano, questi ragazzi che pedalano tutto il giorno. Non pensate tanto ai campioni, quelli che vincono le tappe, pensate ai gregari di seconda fascia, quelli che pedalano fino alla fine come gli altri ma fanno il triplo della fatica. È a loro che va il mio pensiero, a questi operai della fatica, e quando penso a loro mi chiedo: se esiste la reincarnazione, quale terribile peccato devono scontare questi ragazzi? Cosa avranno fatto di così orribile nelle vite precedenti per macinare ogni giorno chilometri senza mai avere un sussulto di gloria? A loro va il mio augurio, che un giorno, forse a causa di un genocidio di gruppo, riescano a vincere almeno una tappa. Ciao ragazzi, siete i miei eroi.
Io e mio figlio vi salutiamo, andiamo a raccogliere due fiori sulle verdi e dolci colline umbre. E a studiare un piano per spianarle definitivamente.

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