Il Giro d’Italia col Bambino in braccio, Hesjedal fa paura

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Ryder Hesjedal © LUK BENIES/AFP/GettyImages

E finalmente arrivò il tappone.
Doppia ascesa all’Alpe di Pampeago, che detta così non vuol dire niente, invece vuol dire tutto. La tappa va liscia fino a 4 chilometri dal’arrivo, con Roman Kreuziger, uscito fuori classifica a Cortina, che compie l’impresa con una fuga da lontano e vince in solitaria. Ma cos’è successo a 4 chilometri dall’arrivo?
È successo che, come prevedibile, si sono dati battaglia gli uomini di classifica. Ivan Basso aveva messo davanti la squadra a tirare, ha fatto un ritmo forte, e quando il suo ultimo gregario si è staccato… si è staccato pure lui. Ma come? Fai tutto ‘sto casino, agisci da padrone, ti giochi i gregari, e poi ti stacchi? Ma a che gioco stiamo giocando? Ivan, io ti voglio bene, ma qua non mi sembra una grande tattica. Dico io, fai faticare gli altri invece di sprecare energie e uomini.

Ryder Hesjedal © LUK BENIES/AFP/GettyImages
Comunque, ultimi chilometri, rimangono i soliti noti: Basso, Scarponi, Rodriguez, Hesjedal, Uran e Pozzovivo.
Hesjedal è cattivo, veramente. Stava sempre appiccicato al primo e rispondeva a ogni attacco. Attacca Basso? C’è Hesjedal. Attacca Scarponi? Hesjedal sta accanto. Riattacca Basso? Hesjedal gli lancia contro le ragnatele come Spiderman e non si stacca di un millimetro. Poi, a un certo punto, dice: “Oh ragazzi, io vado, tante care cose”. Scarponi risponde: “Dove vai, aspeta che vengo pure io”. E gli altri rispondo: “Oh, ci vediamo all’autogrill, arriviamo tra un po’”.
Io non so se in Canada ci siano salite, montagne o altro, se lui si sia allenato sotto la neve come Rocky contro Ivan Drago oppure abbia sviluppato dei polpacci da competizione combattendo con le alci, sta di fatto che il canadese, a me, fa paura. È il favorito nella crono, il migliore in salita, dove lo devono battere, in una gara di rutti al bar?
Quindi, alla fine, avanti Hesjedal, dopo Scarponi (molto bravo, bisogna dire), quindi Rodriguez, Pozzovivo, Basso, Uran. Rodriguez è ancora maglia rosa, però vede avvicinarsi la Guardia Rossa Canadese. Oggi si decide (quasi) tutto.

C’è il Mortirolo, che è una linea dritta verso il cielo, con una pendenza che arriva anche al 22%. Sapete quant’è la pendenza al 22%? Praticamente vuol dire che se siete in bici, e smettete di pedalare, cadete all’indietro. Subito dopo c’è la salita sullo Stelvio e si arriva a 2.757 metri. Per dire, mentre voi siete lì che magari pensate di andare al mare, lassù c’è ancora la neve. Sarà anche più pedalabile come salita e molto meno ripida, però sono 22 chilometri. Cioè, 22 chilometri di salita, se andate su Google Maps avrete più o meno un’idea di quanti sono 22 chilometri, da fare in bici, in mezzo alla neve, dopo 20 giorni di gara.
Se quelli che non sono Hesjedal vogliono avere qualche speranza, devono attaccare oggi altrimenti domani possono anche prendersela comoda, il Giro è finito. Se vogliono possono passare da casa mia, solitamente la domenica preparo il ragù, un piatto di pasta non lo nego a nessuno.
Io e mio figlio vi salutiamo, andare a mettere il ragù per domani sul fuoco. Deve cuocere a fuoco lento!

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