Il Giro d’Italia col bambino in braccio – Tappa 2

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Giro d'Italia 2012 - 2 tappa | ©CLAUS FISKER/AFP/GettyImages

Seconda tappa del Giro d’Italia, come ampiamente previsto (non solo da me, credo anche da mia nonna che non sa neanche che cosa sia il ciclismo) ha vinto Mark Cavendish.
Non che sia stata un tappa facile. È partita una fuga al km 0, ovviamente ripresa. Che cosa fanno partire a fare una fuga, se la tappa è tutta pianeggiante e il Gran Premio della montagna è piazzato a 55 metri sul livello del mare? Io ogni volta penso che la speranza degli attaccanti sia che, partendo così presto, non trovino traffico mentre il gruppo rimane imbottigliato nel controesodo domenicale. Più che una fuga, una partenza intelligente. Solo che li riprendono sempre. Come succede a quelli che fanno la partenza intelligente, che arrivano sempre dopo degli altri.

Comunque, dicevo, tappa completamente pianeggiante e per velocisti. La paura in queste tappe è di prendere il vento oppure le cadute. Oppure i guasti tecnici a pochi chilometri dalla fine. Infatti durante la tappa è successo tutto questo.

Giro d'Italia 2012 - 2 tappa | ©CLAUS FISKER/AFP/GettyImages

La caduta c’è stata nell’ultima curva, piazzata a pochi metri dal traguardo. Alcuni corridori si sono andati a schiantare contro le transenne mentre lanciavano la volata, per la velocità uno dei ciclisti coinvolti è decollato ed è stato ritrovato in Olanda. Ora sta bene, solo che si è rifatto una vita, ha indossato un paio di zoccoli di legno e ha cominciato a coltivare tulipani.

Phinney per colpa di un guasto meccanico ha dovuto pedalare fortissimo nel finale per non perdere la maglia rosa. Nessuna resa dei conti nella sua squadra, se si esclude il fatto che il meccanico che gli ha messo a posto la bicicletta dovrà tornare in Italia da solo invece che con l’aereo insieme agli altri. Ah, dimenticavo, dovrà tornare pedalando dalla Danimarca all’Italia sulla bici fallata di Phinney.
Cavendish ha stravinto e mentre gli altri sgomitavano lui, quatto quatto, è partito con la sua accelerazione ed è arrivato primo. Ha dovuto anche rallentare nel finale perché aveva preso troppo slancio e stava per superare le 88 miglia orarie, rischiando di ritrovarsi nel 1955 insieme a Marthy McFly di “Ritorno al futuro”.
Oggi altra tappa pianeggiante, come ovvio in Danimarca visto che la montagna più alta misura 147 metri. Il favorito potete intuirlo da soli.

Io e mio figlio vi salutiamo caramente, andiamo a comprare una scatola di biscotti danesi, quelli nella latta. Che poi nessuno li compra mai per i biscotti, ma solo per la latta, solitamente riciclata per metterci dentro i fili, gli aghi, la roba per cucire insomma. Non avete idea di quanta frustrazione ho sofferto nella mia vita da piccolo aprendo quelle scatole sperando di trovarci dei biscotti, e trovandoci sempre e solo dei fili per cucire. Che poi puntualmente mangiavo, visto la fatica che avevo fatto per trovarli.

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