In casa Inter questa settimana, partendo dal derby di domenica e finendo alla clamorosa debacle di martedi in Champions, è stata da dimenticare. Ma “dimenticare” non può essere la soluzione giusta per affrontare i problemi, che gradualmente stanno emergendo. L’arrivo di Leonardo sembrava aver risolto, quasi miracolosamente, ogni cosa riportando quella determinazione, grinta e voglia di vincere che la gestione Benitez aveva sopito.
Ora, però, pare che l’incantesimo sia svanito, ed è rilevante analizzare le diverse cause scatenanti.
In primis, un fattore rilevante è la condizione fisica, come lo stesso Leonardo ha ammesso: la squadra appare “spremuta” nelle sue energie, anche a causa della forsennata rincorsa intrapresa dal mese di Gennaio ad oggi: rincorsa che ha avuto i suoi esiti positivi, portando i nerazzurri al potenziale sorpasso nel derby, ma che, a sorpresa, si è interrotta proprio nel momento decisivo, evidenziando una notevole stanchezza fisica, aggravata anche dai numerosi infortuni che hanno ridotto il ricorso al turnover, ma anche stanchezza mentale.
In secundis, appunto, il fattore psicologico: una squadra che lo scorso anno ha vinto tutto non può avere la stessa fame della stagione scorsa. In particolare, la fame di vittoria per una squadra già sazia, nel momento in cui entrano in gioco le difficoltà, crolla notevolmente. Tutto ciò è testimoniato ampiamente dalla resa finale nella partita di Champions, quando – sul 2 a 1 – l’obiettivo doveva essere quello di stringere i denti ed evitare di incassare altre reti in casa, mentre l’esito è stato quello di subire altri quattro pesantissimi gol.
Le problematiche, dunque, sono anche di natura tattica, ed in particolare legate anche alla fase difensiva. Il gioco di Leonardo è votato prettamente all’attacco, alla coralità, ed è una chiave interpretativa ottimale se la condizione fisica è in grado di reggere ritmi incalzanti di gioco. Invece, in una situazione di constatato calo atletico (anche fisiologico) la forza dell’attacco viene meno, così come si evidenziano i limiti di una difesa molle e disattenta. Le colpe, in questo caso, n0n possono essere rivolte esclusivamente agli infortuni di Lucio e di Samuel, ma le loro assenze costituiscono una percentuale rilevante dei problemi difensivi. Christian Chivu, infatti, è stato costretto a giocare da centrale – ruolo che il rumeno ritiene “suo” ma al quale, in realtà, non pare più idoneo. Ranocchia, poi, appena arrivato e senza un bagaglio di esperienza sufficiente, si è ritrovato il peso della responsabilità di comandare la difesa: qualche errore, un po’ di sfortuna, molto sconforto.
Le problematiche della difesa, però, come spesso si usa dire, non fanno riferimento solo allo specifico reparto di retroguardia, ma sono frutto di un approccio tattico errato: se il centrocampo non filtra e gli attaccanti non rientrano, si giunge ad incassare gol con una disarmante facilità.
E poi, in un clima di confusione interna, le problematiche non fanno che accentuarsi, ed in particolare ciò accade se coinvolgono i “top players”.
Snejder appare la lontana ombra del giocatore decisivo della gestione Mouriniana, Milito, appena rientrato, fino a prima dell’infortunio aveva fornito un contributo impalpabile alla causa, Maicon ha perso lo smalto degli sprint delle scorse stagioni. Eto’o, poi, preoccupa per l’estrema banalità dei suoi errori sottoporta, assolutamente insoliti per un attaccante infallibile come il camerunense. La serie degli errori “clamorosi” è iniziata nella partita contro la Juventus, persa dall’Inter a Torino, con una traversa colpita da due passi e terminata con l’altrettanto clamoroso errore nella partita di Champions contro i tedeschi dello Shalke, mandando a lato una ghiottissima palla gol.
Alcune voci associano gli errori di Samuel Eto’o ad una sua insofferenza nei confronti di Milano, condizionato anche dalla sua famiglia. Il camerunense, infatti, è rimasto scioccato dal furto subito in casa propria qualche mese fa e, da allora, vive in un noto Hotel Milanese, in una suite da 2.500 euro al giorno. Chiaro sintomo di “precarietà”, seppur lussuosissima, che potrebbe confermare le voci di mercato su un suo probabile trasferimento in Premier League, con Chelsea e Manchester City in Pole Position.