I Glasgow Rangers verso il fallimento

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Glasgow Rangers © Ian Walton/Getty Images

Una storia gloriosa e lunga 139 anni rischia di venire spazzata via per sempre per colpa di amministrazioni scellerate e poco oculate: i Rangers, uno dei club più antichi e prestigiosi d’Europa e il più titolato di Scozia fondato nel lontano 1873, sono sull’orlo di un precipizio e rischiano di scomparire dal palcoscenico calcistico per un debito nei confronti del fisco britannico che ammonta a circa 110 milioni di euro, un conto salato da pagare.

E’ una corsa contro il tempo, venerdì 30 marzo 2012 rappresenta infatti il termine ultimo per salvare il club di Glasgow dal fallimento che, con il trascorrere delle ore, si materializza sempre di più come un incubo per i milioni di tifosi dei Gers che mai avrebbero immaginato una sorte così crudele e una fine così dolorosa: 54 campionati, 33 Coppe di Scozia, 27 Coppe di Lega e 1 Coppa delle Coppe hanno reso i Glasgow Rangers il club più titolato in patria e nel mondo, tutto questo potrebbe non esistere più se nel giro di un paio di giorni nessun investitore interessato a rilevare il club formulerà una proposta d’acquisto e risanerà il debito verso l’erario che ha causato una pesante penalizzazione in classifica di 10 punti.

Eppure i giocatori avevano provato, da parte loro, a compiere il miracolo riducendosi lo stipendio addirittura del 75% per salvare il club dallo scorso febbraio in amministrazione controllata, ad oggi non è bastato. Prima di scomparire però i Rangers si sono presi un’ultima soddisfazione, quella di battere un’ultima volta i rivali storici del Celtic nell’Old Firm, la stracittadina, evitandogli di conquistare con 7 giornate d’anticipo il titolo di campione di Scozia in casa propria, all’Ibrox Park, il che sarebbe stata una beffa doppia senza precedenti. Lee McCulloch e compagni guidati in panchina dalla bandiera Ally McCoist, tra mille difficoltà, hanno onorato come meglio non potevano l’impegno battendo gli acerrimi nemici per 3-2 regalando forse l’ultima gioia ai i Blu Noses, i propri sostenitori.

Glasgow Rangers © Ian Walton/Getty Images

L’Old Firm è molto più che un semplice derby di calcio, rappresenta infatti una diversità totale fra le due “fazioni” che affonda le proprie radici profonde in questioni extra-calcistiche principalmente di ragione politica e religiosa: i protestanti dei Rangers, unionisti e fedeli alla corona della regina e alla monarchia contro la minoranza cattolica del Celtic, la cui anima è quella degli indipendentisti irlandesi (il club è stato fondato appunto da una comunità di irlandesi di dottrina cattolica emigrati in Scozia agli inizi del ‘900). Famosi sono infatti i vessili che espongono le due tifoserie, da una parte l’Union Jack (la bandiera del Regno Unito) e dall’altra quella dell’Irlanda con bandiere biancoverdi. Uno spettacolo coreografico senza paragoni. Due correnti di pensiero e culture e tradizioni diverse che sono coesistite per oltre un secolo, non senza feroci scontri, nella vita come nel calcio.

I Rangers, se fallimento sarà, ripartiranno dalla Scottish Third Division, la quarta divisione scozzese e l’ultima serie dei campionati professionistici scozzesi, obbligatoriamente con un’altra denominazione perdendo così nome e storia in attesa che poi qualcuno possa ridare loro quello stesso nome e quella stessa storia gloriosa che hanno fatto un’epopea lunga quasi un secolo e mezzo. Ma come intonano i Blu Noses ad Ibrox e tra le vie di Glasgow “Our club will never die“.

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