Dopo le voci incontrollate dei giorni scorsi, è sceso in campo il Cavaliere Berlusconi per difendere l’immagine di un Milan sano e pacifico. Il numero uno dei rossoneri ha rispedito al mittente le malelingue che volevano Galliani al passo di addio, effetto di un amore ormai conclusosi tra lui e lo storico amministratore delegato. Fiducia incondizionata quella di Berlusconi nei confronti di chi da 26 anni è al timone di una tra le società più importanti in Europa e nel mondo, grazie anche al suo operato che negli anni è sempre stato apprezzato come uno dei migliori entro i confini nostrani. Il Cavaliere ha riconosciuto questo, sottolineando come Galliani sia uno dei “massimi manager calcistici a livello mondiale”. Oggettivamente possiamo anche convenire su quanto espresso da Berlusconi.
Come dichiarato da molti ex rossoneri nella giornata di ieri, intervistati per rilasciare un’opinione sulle notizie circolate nelle ultime ore, per Galliani parla la bacheca dei trofei in Via Turati. Qualcuno potrebbe anche ricordare il fattaccio di Marsiglia, dove più di una persona il giorno dopo scrisse che a Galliani gli si fosse spenta più di una lampadina, ma un episodio (per quanto “storico”) non può intaccare un lavoro di oltre un quarto di secolo. Lo stile Milanè diventato unico. Sapienza con i media, trattative impossibili, colpi di teatro, un licenziamento ogni 10 anni, e possiamo continuare così per molte ore ancora. In tutto questo Galliani ha sicuramente svolto un ruolo fondamentale, se non decisivo. Però, lo dicevamo già ieri, qualcosa si è rotto.
Luca Serafini, esperto di faccende rossonere, ha voluto dire la sua in merito alla vicenda di un possibile licenziamento di Galliani da parte dell’ex presidente del Consiglio. Serafini ha spiegato come i rapporti tra i due non siano più idilliaci da tempo, dal 2006 per esattezza, una data piuttosto significativa. Siamo nel post Calciopoli, il Milan invischiato insieme ad altri club di Serie A e a rischio retrocessione. Alla fine fu soltanto una penalizzazione in classifica, ma da allora in Berlusconi qualche tarlo iniziò a consumare il feeling tra lui e Galliani.
Ciò che potrebbe davvero portare alla fine di un amore pluridecennale è il capitolo allenatore. In tal senso Massimiliano Allegri è il tecnico della discordia. Dopo l’esperienza fallimentare di Leonardo al Milan, Berlusconi avrebbe comunque voluto proseguire quella linea già impostata in passato, e che rispondeva al motto “il Milan ai milanisti”. Ancelotti docet, 8 anni forse irripetibili nel breve periodo, che però hanno segnato profondamente l’immaginario collettivo dei dirigenti rossoneri. Allenatori preferibilmente provenienti da quel Milan sacchiano, con il Maestro a lanciare due dei tecnici che adesso sono considerati essere il meglio del made in Italy: Carlo Ancelotti e Antonio Conte (quest’ultimo non è mai stato a Milanello, ma l’avventura in Nazionale è stata particolarmente esaustiva).
A Galliani è andata bene il primo anno, quando Allegri ha vinto lo scudetto, potendo comunque contare su un organico che non aveva forse pari in Italia. La scorsa stagione però non è andata poi così bene, specialmente se si ricordano le “smorfie” presidenziali durante il match contro il Barcellona a San Siro. L’inizio di questo campionato non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Non è il solo Allegri a ballare quindi, anche Galliani rischia la poltrona.